Epilogo.

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Meredith's pov.

- Caro Simon,
è da un pezzo che non ti scrivo, ma sai ho avuto così tante cose da fare. Per quanto sono stata indaffarata non ho avuto nemmeno il tempo di riposarmi cinque minuti sul divano in questo lungo e faticoso anno.
Ma, per mettere le cose in chiaro e darne così un preciso ordine, partiamo dall' inizio.

L'anno scorso, insieme ad Harry abbiamo preso in affitto un piccolo appartamento, un appartamento che fosse comodo sia per me che per lui. Inizialmente abbiamo avuto un po' di casini per quanto riguardava il lavoro da cercare per me, e i turni che venivano assegnati ad Harry giorno dopo giorno.

Dapprima, gli veniva assegnato solo il turno di mattina ma poi, con il passare dei giorni, gli assegnavano anche il turno di notte o a volte anche tutta la giornata.
Fu molto stressante come cosa dato che lui era l'unico ad avere un lavoro, mentre io ero ancora alla disperata ricerca di uno per me, quindi non poteva rifiutare ciò che il datore di lavoro gli assegnasse quindi passava, a momenti, quasi tutto il giorno al bar. A dirla tutta, nonostante i primi giorni, gli hanno sempre pagato bene, hanno notato il suo impegno, la sua serietà e il suo modo davvero ottimo di lavorare (qualche volta sono andata a trovarlo per vedere come se la cavasse ) quindi è stato un ottimo vantaggio per noi.

Ma, per nostra grande fortuna, sono riuscita anche io a trovare un posto di lavoro. Era in un ufficio, al centro di Londra, in una casa editrice in cui il mio compito principale era quello di controllare gli scritti dei vari autori e perfezionarne il contenuto. All' inizio, devo ammettere, che fu davvero difficile come cosa dato che era un campo in cui io non ci misi mai piede. Ma, grazie alle mie abilità ho fruttato un buon lavoro, un ottimo lavoro di cui ovviamente ti parlerò più in la perché, come ho detto prima, andiamo in ordine con i fatti.

Da quando iniziai il mio lavoro le cose andarono più che bene; i soldi a casa entravano ogni mese, sia con lo stipendio di Harry che con il mio, in più Harry poté svolgere solo un turno al giorno, o in rari casi due ma non di più.

Le cose, come ho già detto, andarono che una meraviglia.

Ma, con il passare dei giorni, non mi accorsi di una cosa molto importante, direi.

Non mi accorsi dei quotidiani mal di testa, o mal di pancia.
Non mi accorsi degli attacchi di vomito che ebbi ogni due settimane, se non poco più.
Non mi accorsi del mio, quasi costante, malumore e della mia acidità aumentata.

Ma alla fine riuscii a capirlo.

Lo capii chiaramente prima di tutto per i piccoli svenimenti che avevo durante il giorno, del calo della pressione e cose del genere, ma molto più importante, riuscii a capirlo non appena mi accorsi che le mestruazioni mi erano ritardate di ben tre settimane.

Beh, sai facendo qualche conto e ragionandoci su capii chiaramente di essere incinta.

La prima persona che venne a sapere di questa cosa fu chiaramente Marie. Lei era pur sempre la mia migliore amica, doveva saperlo.

Anche se le prove erano più che evidenti, non ero sicura al cento per cento così, insieme a lei, decidemmo di prendere un test di gravidanza, ovviamente. Così una mattina di inizio aprile andammo in farmacia e, non appena fummo a casa, lo feci.
Aspettammo molto impazientemente gli interminabili cinque minuti, dopo di che Marie diede un' occhiata al test ( io non ne avevo il coraggio ) e quando posò lo sguardo su di me mi sorrise sussurrando un semplice 'positivo'.

A quella notizia il cuore mi balzò in gola, e l'unica domanda che mi passò per la testa fu 'ed ora cosa penserà Harry? '

La stessa sera, dopo che Marie se ne andò via, convinsi me stessa a dirgli cosa fosse successo ma, quando mise piede in casa, non ce la feci. Ero fin troppo agitata, avevo paura di una sua reazione negativa quindi la mia paura prevalse sulla felicità che in realtà avevo per quella grandiosa notizia.

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