Capitolo 28.

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" Si vive nel falso fino a che non si è sofferto. Ma quando si comincia a soffrire, si entra nel vero soltanto per rimpiangere il falso. "
-Emil Cioran.



Meredith' s pov.



L 'idea che quei due uomini sarebbero tornati da me non faceva altro che terrorizzarmi. Solo il pensiero delle loro viscide mani sul mio corpo mi faceva rabbrividire.

Perché dovevo essere trattata in quel modo? Per quale fine? Qual' era il loro scopo?

Avevo così tante domande a cui ancora non riuscivo a dare una concreta risposta. Quei due ragazzi erano palesemente degli psicopatici, ed io ebbi fin troppo a che fare con persone del genere.

L' unica cosa che potevo fare era quella di star zitta ed aspettare un Harry che speravo, in quel momento, mi stesse cercando.

Non avevo nemmeno io la più pallida idea di dove fossimo. Ecco perché quella fredda mattina decisi di alzarmi dal letto senza procurare nessun rumore e affacciarmi alla finestra per vedere dove fossimo.

Non appena mi affacciai non misi davvero a fuoco dove fossimo ma balenò in testa il pensiero di saltare e scappare via da lì. Ma la finestra era fin troppo distante dal terreno e a causa della mia scarsa forza ed elasticità optai per rimanere lì, ferma.

Avrei tanto voluto scappare, ma tenevo alla mia pelle e se solo mi avessero scoperta sarebbe stata la fine per me.

Ad ogni modo cercai di mettere a fuoco le immagini davanti a me voltando la testa da destra a sinistra e non appena vidi un lago ed una piccola panchina lì vicino quasi non ebbi la pelle d'oca.

No, non poteva essere proprio quel bosco.

Il nostro bosco.

Mi aveva portato in quella casa che feci nostre ad Harry, quando mi portò qui, qualche giorno prima. Era quello il posto e il pensiero mi distruggeva.

Sapevo che Harry mi stava cercando, non ha mai smesso di farlo. Ma sapevo anche che quello era un posto in cui Harry non avrebbe mai cercato perché, come mi disse lui tempo fa, solo lui ne era a conoscenza e a quanto pare anche Michael.

Mi sentivo male. La speranza che Harry mi avrebbe trovata andava scomparendo sempre più.

Mi mancava, da morire. Mi mancava poterlo abbracciare, poter scontrare il mio sguardo con il suo e potergli dire quanto lo amassi.

Fui una tale sciocca. Una sciocca per non avergli detto di Michael, ero una grande sciocca. Avrei dovuto ascoltarlo più spesso, Harry ha sempre avuto ragione, in tutto.

Avrei dovuto dirgli tutto sin dall' inizio perché sapevo che se glielo avessi detto, adesso non saremmo in questa dannata situazione,e soprattutto in questo momento non mi sentirei così triste e vuota. Sono stata stupida, ma ormai non potevo farci più nulla.

Le cose erano ormai successe e chissà cosa sarebbe successo in seguito, dopo tutto quel casino, quello schifo.

Ancora non riuscivo a rimuovere dalla mia testa le terribili parole che mi erano state dette dai due ragazzi durante l' abuso. Mi veniva quasi da vomitare e ricordo perfettamente che per un paio di volta, stavo per perdere i sensi.

Mi avevano trattata fin troppo male, mi avevano usata, come un giocattolo e questo non ha fatto altro che diminuire la mia forza, la volontà nel resistere.

Dopo tutto quello che accadde non ebbi nemmeno più la forza di urlare, e di farmi sentire di qualcuno, o di oppormi a loro. Non ebbi più la forza di far nulla.

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