I giorni successivi passano in fretta. Arya sta bene, ma ha ancora difficoltà a saltare o a stare troppo tempo in piedi. Almeno non ha più bisogno della garza sulla gamba, ma continuano a vedersi i punti sul suo stomaco. I primi due giorni Garrett l'ha tenuta nella nostra clinica veterinaria, ma lei continua a non poter stare con gli altri canguri. La vigilia di Natale dò, come è giusto che sia, il giorno libero a tutti e rimango io con lei tutta la sera. Ethan è con la famiglia, sono arrivati a Kangaroo Island persino zio Sam e i miei nonni per festeggiare insieme. Ma io non vorrei essere da nessuna parte se non qui. A Natale, invece, gli Harris vengono a pranzo da noi. Io e Greyson ci scambiamo sorrisi tutto il tempo, ma evitiamo di dire cosa siamo alle nostre famiglie. Infondo non c'è nulla di male se si sorride ad una persona, non è vero? Peccato che vorrei lui sotto l'albero di Natale, magari con un bel fiocco rosso sul petto in stile regalo.
Zio Sam mi circonda le spalle con un braccio quando mamma porta il dolce a tavola. «La mia piccola Delilah. Sei così grande, adesso. Come sta l'unica ragione per cui vivi, o come la chiami tu?» Si sta chiaramente riferendo ad Arya. Gli dico che sta meglio e sussulto quando Greyson mi prende la mano da sotto il tavolo. Ethan alza gli occhi al cielo, adesso è lui quello che mi immagino da anziano con venti canguri. Oppure venti figli di cui non sa l'esistenza sparsi nel mondo.
«Già.» Ethan fa un sorriso malizioso e guarda Greyson. «Piccola Delilah.» Improvvisamente mi pento di aver chiesto ai miei un computer nuovo e non il permesso per rompere il naso a mio fratello. Zio Sam corruga la fronte, poi però si rilassa e inizia a parlare con mio padre. L'aria è più leggera e mi sento più rilassata rispetto a qualche giorno fa. La mia migliore amica è al sicuro e comunque stasera andrò a controllare che è tutto okay.
«Andiamo di sopra?» Mi sussurra Greyson, così piano che lo sento solo io. Mi scappa un sorriso mentre traccia cerchi immaginari sul palmo della mia mano. «Non ci vediamo da due giorni, piccola Delilah.» Approfittando del fatto che mio zio ha spostato il braccio e che nessuno presta attenzione a noi, annuisco. È vero, non ci vediamo da due giorni e l'ultima volta io stavo guardando Arya. Mi ha salutato con un bacio a stampo, ma non ci ho prestato tanta attenzione. Quando faccio da guardia ad Arya non sposto mai gli occhi da lei. Ho sempre paura che può succederle di nuovo qualcosa di orribile e so che non reggerei un secondo colpo.
«Allora, Deli.» Haley mi rivolge un sorriso proprio mentre mi sto per alzare. Greyson impreca qualcosa sottovoce. «Hai già in mente cosa farai a Capodanno?» Tuo fratello, si spera. Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva per il pensiero. Mi limito a scuotere la testa perché rischio di dire qualcosa del genere. «Allora potremmo andare insieme ad Adelaide, da qualche parte.»
«Pensavo che volessi passare Capodanno con i bambini.» Le dice Gavin, con uno dei due gemelli in braccio. È incredibile come siano cresciuti in così poche settimane. Non li vedo da qualche giorno, ma mi accorgo della differenza. Se fossi nei panni dei genitori, piangerei ogni volta che mi accorgo che sono cresciuti.
«Infatti.» Haley arruffa i capelli a suo marito in un gesto divertente e dolce al tempo stesso. «Ma dopo l'una o le due potremmo andare da qualche parte a festeggiare noi adulti.»
Greyson si schiarisce la voce. «Magari Delilah vuole stare con la sua famiglia.» Voglio stare con te, idiota. «Comunque devo andare proprio in bagno. Deli mi ricordi dov'è?» E così è questa la sua scusa per andarcene. Annuisco e faccio segno che torno subito, anche se non ci credo neanche io. Prendo il Figlio del grigio per un polso e lo conduco sopra, dove c'è il bagno principale. Appena nessuno ci vede, Greyson mi spinge delicatamente contro il muro e preme le labbra sulle mie. «Per tutte le papere di tuo zio, se mi sei mancata.»
Gli rido praticamente in faccia mentre mi sorride. «Adesso imprechi come me?» Fa spallucce, quindi lo bacio di nuovo. «È una cosa dolce. Magari un giorno andiamo da zio Sam e ti presento tutte le sue papere.»
«Aspetta un attimo.» Inclina la testa e mi lascia un bacio sulla mascella. «Ha sul serio delle papere?» Rido di nuovo e gli dico di sì, raccontandogli che ha una fattoria. È grazie a mio padre e a zio Sam che amo così tanto gli animali, anche se zio non ha canguri o koala. Ha delle papere, degli asini, un paio di cani e tre capre. Da piccola le papere erano così tante che riempivano tutto il laghetto del suo giardino, per questo ho inventato quell'imprecazione a otto anni. Inutile dire quando lo dico ad alta voce le occhiate stranite delle persone.
Greyson mi ascolta, mi stringe a sé, e alla fine mi bacia. Non ho idea di quanto tempo sia passato da quando ci siamo alzati, ma non mi importa. Se ora come ora ci vedessero, continuerei a baciarlo. Il Figlio del grigio fa pressione sui miei fianchi, mentre le nostre labbra non si separano mai le une dalle altre. Le mie mani gli accarezzano i capelli, le guance, la schiena. «Brutto depravato, quella è mia nipote!»
Mio nonno è fermo sulle scale e guarda prima Greyson, poi me, che adesso sono davanti a lui tipo scudo. «Delilah, spostati. Devo fare una chiacchierata con questo ragazzo.» Fa segno con il suo bastone in legno di spostarmi e poi lo punta contro il nuovo dipendente. «Quanti anni hai, ragazzo?» Lui risponde che ne ha due in più a me e mio nonno assottiglia gli occhi. «Credo che tu sia troppo grande per la mia nipotina. So cosa volete voi giovani ragazzi al giorno d'oggi.» Per nonno, a quanto pare, io sono rimasta una dodicenne.
Greyson ha la faccia sconvolta, se non mi lascia oggi probabilmente non lo farà mai più. Ha la bocca un po' aperta e un'aria confusa, incredula quasi. Nonno invece sembra essere appena salito sul ring per un incontro di pugilato. «Nonno, non preoccuparti. Greyson mi... rispetta.» Non ho idea di che cosa dovrei dire in una situazione del genere, ma quell'anziano che tanto amo con il bastone puntato verso di noi mi fa paura in un questo momento. E mi fa anche un po' ridere, ma non è di certo giusto ridergli in faccia. Grazie a Zeus o a chiunque ci sia lassù a sorvegliare sulla mia vita da sfigata, il mio angelo custode Ethan viene a salvare la situazione. Lo vedo alle spalle di nonno, con un sorriso malizioso incorniciato sul viso. Avrà sicuramente capito tutto.
«Che si racconta qui?» E si appoggia al muro, tra me e il nonno, come se nulla fosse. Guarda Greyson con un sorriso, poi sposta gli occhi su di me. Fa un occhiolino e abbassa il bastone di nostro nonno per farglielo mettere a terra. «Dai, vecchio mio, non fare così. Vedi, quando una ragazza e un ragazzo si piacciono molto...-»
«Ethan.» Lo riprendiamo, tutti e tre insieme. Lui alza le mani in aria a mo' di difesa. «E va bene, non spiegherò queste cose a nonno.» Mi viene voglia di sbattere forte la testa contro il muro, ma mi trattengo. Sento le dita di Greyson sfiorarmi il fianco e per un attimo mi dimentico come si respira.
Il padre di mia madre, però, continua a guardare male quello che ormai credo sia il mio ragazzo.
«Mamma voleva che vi venissi a cercare perché siamo al dolce, piccioncini.» Ethan fa spallucce, poi indica con il mento il nonno. «Lui non ho la più pallida idea di che cosa ci faccia qui in corridoio.» Mi viene da ridere. Nonno sembra una statua, con l'unica differenza che stringe forte il bastone e continua a guardare Greyson come se lo volesse strozzare da un momento all'altro.
«Va bene, allora.» Mi schiarisco la voce, allontanandomi a malincuore da Greyson e prendendo sottobraccio mio nonno. «Andiamo tutti a mangiare il dolce.» Ethan e Greyson camminano dietro di noi, ridendo per qualcosa che capiscono solo loro. Intanto io chiedo a nonno di non dire niente, e lui fa segno di sì con la testa. Nient'altro. Probabilmente vedere sua nipote che bacia appassionatamente il suo ragazzo segreto deve averlo scombussolato più di quanto non dimostri.
Una volta in salotto, tutti ci accolgono con espressioni come "ah eccovi qui" "ma dove eravate finiti?" a cui non mi preoccupo di rispondere. Mi concentro piuttosto su mia madre, che mi chiede di prendere i biscotti in cucina che ho fatto ieri. Annuisco e vado, con Ethan che mi segue per non so qualche motivo. In realtà sono solo metà dei biscotti che ho fatto, un po' perché Ethan si mangiava l'impasto e un po' perché alcuni si sono bruciati nel forno. Ma almeno il vantaggio di avere un fratello che ha lo stomaco grande quanto tutto il continente australiano è che li ho fatti mangiare a lui. Non volevo fare una brutta figura con gli Harris, dopotutto.
«Sai a cosa sto pensando?» Mi chiede mio fratello mentre posiziono i biscotti in una teglia natalizia.
Mi giro un attimo verso di lui, con una finta espressione sorpresa. «Stai pensando? Certo che è proprio vero che esistono i miracoli di Natale.»
Lui fa una smorfia e mi dá una leggera spinta con un fianco. «Ah-ah, come sei simpatica. Com'è che hai detto una volta? Come una freccia nella mano?»
«Una spina nella mano, idiota.» Lo correggo, finendo di disporre i biscotti. Aspetto a braccia incrociate che lui continui, pronta ad andare di là e ricevere i complimenti di tutti per i biscotti, ma Ethan si prende tutto il tempo del mondo.
«Capirai, sottigliezze. Comunque dicevo che stavo pensando.... che tra tutto questo cibo e i segreti Ethan-Cupido e la tua nuova storia d'amore, questo è il Natale giusto per implodere.» Apro la bocca per ribattere, poi la richiudo. È questo che pensa? Che per me è Greyson fingere di non stare insieme sia un peso? Di certo mi farebbe piacere potergli prendere la mano sopra il tavolo o scambiarci sorrisi senza che tutti ci guardino straniti. Però non mi pesa evitare di farlo, in un certo senso.
«È meglio quando non pensi, Ethan.» Prendo la teglia e me ne ritorno in sala da pranzo. Per un attimo vorrei fermarmi e immortalare questo momento nella mia testa così bene da sapere ogni dettaglio. Mia madre e Denis che ridono per una battuta di mio padre, il signor Harris con uno dei suoi nipotini in braccio, i miei nonni che si tengono la mano, zio Sam che fa vedere la foto di una papera a Greyson, Haley che dà un bacio sul naso di suo figlio e Gavin che mi viene incontro per aiutarmi con la teglia che è più grande del mio stomaco. Pagherei oro per fare una foto, in questo secondo, per rivederla quando sarò triste. Averli tutti qui lo rende uno dei Natali più belli della mia vita, forse il più bello e basta.
«Ti serve una mano, Deli?» Gavin mi indica i biscotti, al che ritorno con i piedi per terra e scuoto la testa, ringraziandolo. Metto i biscotti al centro, vicino ad altri dolci natalizi tipici, e mi siedo al mio posto. Il mio gemello arriva un attimo dopo, arruffandomi i capelli quando mi passa vicino. Gli lascio in tempo uno schiaffo sul braccio. «Ragazzi.» Ci rimprovera mio padre, mandando una di quelle occhiatacce che anche i fulmini di Zeus si sentirebbero intimoriti.
Abbasso la testa, mortificata, e inizio a mangiare il dolce. «Psss, Delilah.» Mi chiama sottovoce Ethan, dandomi un leggero colpo del piede sulla gamba. Lo ignoro, ma lui continua. «Deli, sono serio.» Anche Greyson si gira verso di lui, incuriosito. Mio fratello indica la teglia, poi il biscotto che ha tra le mani. «Non so come diavolo hai fatto, ma sono crudi.»
Chiudo gli occhi. O bruciati, o crudi. Una via di mezzo no?
Santa Arya, fai che gli Harris mi approvino lo stesso per Greyson, anche se non so fare i biscotti.
~ Angolo autrice ~
Questo è il capitolo, il prossimo sarà decisamente più interessante (non faccio spoiler, anche se muoio dalla voglia di farvelo leggere). Sono finalmente in vacanza, quindi non ho idea di quando aggiornerò. Domani ho un'escursione che dura tutto il giorno, quindi probabilmente non riuscirò a scrivere. Poi vedo, il capitolo arriverà o martedì/mercoledì o sabato/domenica.