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By sofusername

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«Chi è che rischia di essere ucciso?» Il capo la fissa negli occhi. «Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Co... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Epilogo

Capitolo 26

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By sofusername

«Incinta?» esclama Sofia, non aspettandosi una rivelazione simile.

Il premier non le ha mai parlato di tutto ciò, eppure dovrebbe essere un evento difficile da dimenticare. Dopo quello che le aveva raccontato, le sembra strano avesse voluto addirittura un figlio da lei.

Olivia beve un altro po', e Sofia le allontana il bicchiere, visto che è meglio smetta di bere. Infatti, ha lo sguardo assente. «Sì! In realtà, quel giorno, Beppe mi stava accompagnando ad abortire, quindi ho solo risparmiato sia soldi che tempo.» ride, come se fosse divertente, strascicando le parole.

Se vuole sapere altro, deve approfittarne ora che è ancora in grado di capirla.

«E a lui andava bene?» le domanda.

A questo punto, il figlio non era affatto programmato.

«Certo che sì, non era il suo.» afferma, cercando invano il bicchiere, troppo lontano dalla sua portata.

Sofia, a quelle parole, rimane un attimo sbigottita, per poi ricordarsi di quello che le aveva confidato il Presidente: lei lo aveva tradito, con uno sconosciuto incontrato ad un pub.

Che fosse lo stesso pub in cui ora si trovano?

Quindi, se ha capito bene, prima dell'incidente, stavano andando ad una clinica abortiva, e dubita stessero ancora insieme. Hanno iniziato a discutere, e sbandato contro un albero, la cui botta ha causato a Olivia un aborto spontaneo, ma non ha provocato altri danni su di loro.

«Il vero padre non l'ha mai saputo, immagino.» commenta Sofia, dato che si trattava di una notte di sesso e basta. La bionda si sporge verso di lei, con un strano luccichio negli occhi.

«Vuoi sapere un segreto?» le chiede, con un sorriso divertito, come se stessero facendo gossip. «il vero padre voleva il figlio, non sapeva avessi intenzione di abortire, e ha dato tutta la colpa a Beppe, per via dell'incidente.»

Scoppia in un'altra risata, mentre Sofia si paralizza sul posto.

Sgrana gli occhi.

Evidentemente, non era andata a letto con uno sconosciuto. Era qualcuno che sapeva fosse rimasta incinta, che desiderava quel bambino e che ha dato tutta la colpa al premier per l'aborto spontaneo.

Le viene in mente solo una cosa: movente.

Non sono mai riusciti a trovare nessun motivo per cui qualcuno avrebbe dovuto avercela con il Presidente, al punto da minacciarlo a morte.

E se fosse questo il movente?

Un uomo che lo ritiene responsabile di aver ucciso suo figlio, prima che nascesse.

Un uomo che non sa la verità, ossia che Olivia fosse comunque intenzionata ad abortire.

Possibile che avesse una relazione segreta? Altro che storia da una notte.

I suoi sensi sono tutti all'erta, e cerca lo sguardo della donna. «Olivia, chi era il vero padre?»

Ma lei sembra stare improvvisamente male: quegli ultimi sorsi devono essere stati la ciliegina sulla torta, e pare sentire ora tutti gli effetti dell'alcol. «Credo...credo di dover vomitare.» borbotta, con un colorito pallido.

Sofia vorrebbe imprecare, perché qualcuno ce la deve avere veramente con lei. «Adesso ti porto fuori, appoggiati su di me.»

Con non troppa fatica, riesce a portare la donna fuori dal locale, e le tiene i capelli, mentre lei vomita anche l'anima. Guarda da un'altra parte, facendo una smorfia. Se qualcuno, un paio di mesi fa, le avesse detto "guarda, ti innamorerai di Giuseppe Conte, ma ad un certo punto succederà un casino della madonna e ti ritroverai ad aiutare la sua ex a vomitare", lei avrebbe riso di gusto.

Eppure, eccola qua.

Inutile dire che ormai non riuscirà ad avere altre informazioni da lei, ma deve assolutamente capire chi sia quest'uomo.

Olivia ora è seduta a terra, con la schiena contro il muro. Tempo un minuto, e una donna si avvicina a lei, riconoscendola. «Olivia! Ma che è successo?» si rivolge poi a Sofia. Ha un vestito sobrio, i capelli a caschetto e un'età che dovrebbe aggirarsi intorno ai quarant'anni. Sarà l'amica di cui le parlava prima, quella che l'ha lasciata da sola.

«Sono arrivata da non molto e l'ho trovata da sola, abbiamo scambiato due chiacchiere e poi si è sentita male.» risponde. «l'ho portata fuori a vomitare, deve aver bevuto troppo.»

La donna storce la bocca. «Ti ringrazio, davvero, ero dovuta tornare a casa per prendere il portafoglio, che me l'ero dimenticato...ha sempre retto poco l'alcol, ma non pensavo si sarebbe ridotta così.»

La ragazza decide di tentare la sorte. «Stavo giusto parlando con Olivia della sua relazione segreta avuta più o meno un anno fa, mentre ancora stava con Giuseppe Conte...ne sai qualcosa?»

Lei la guarda perplessa. «Sapevo stesse con il Presidente anche a quel tempo, ma ancora la frequentavo poco, quindi non so niente di relazioni segrete.» ammette. «non so se mi sto sbagliando, ma te non eri la sua assistente? Ho visto le foto sui giornali.»

Sofia sospira. «Sì, lo ero.» risponde, osservando poi la bionda, ancora a terra. «posso lasciarla a te, vero? Dovrei andare.»

L'amica annuisce. «Certo, hai fatto anche troppo.»

Così, la ragazza monta in macchina, e decide di tornarsene a casa. L'unica che sa chi sia quest'uomo, a quanto pare, è Olivia stessa, e ci sono due strade che potrebbe intraprendere : cercare chi sia attraverso le videocamere dei negozi vicino casa di lei, sempre che ci siano, oppure parlare domani con la donna stessa.

Non essendo autorizzata a lavorare a questo caso, dovrà agire in segreto, e questo significa solo una cosa: dovrà di nuovo parlare con Olivia, magari entrambe sobrie.

Ma come fa a dormire, quando si sente a un passo dal risolvere il caso?

—-

La mattina dopo, si dà malata al lavoro, anche perché ha dormito poco e niente, e non vuole ancora rivedere i suoi amici. Inoltre, non riuscirebbe a concentrarsi su qualsiasi cosa non riguardi questo misterioso uomo. Ha provato ad andare a casa della donna, grazie all'indirizzo presente nei fascicoli, che ancora ha nel computer, ma non le ha risposto nessuno.

Deve essere andata a lavorare, nonostante l'hangover.

Così, ha deciso di aspettare il pomeriggio, ignorando tutte le chiamate e messaggi dei suoi amici. Per fortuna, quella giornata dovrebbero rimanere in ufficio fino a prima di cena, in modo che non avrà visite a sorpresa.

Non è ancora pronta ad affrontarli, le serve più tempo.

Sono le cinque del pomeriggio, quando è di nuovo davanti casa della donna. Vive nel centro di Roma, in uno dei palazzi più costosi della zona. Suona di nuovo, e questa volta sente una voce. «Chi è?»

«Sono io, Sofia Ferrari, ho bisogno di parlarti.» risponde, sorprendendosi non appena sente la porta aprirsi. Non si aspettava avrebbe avuto voglia di vederla, ma forse si sente in debito per la sera prima. Insomma, Sofia poteva benissimo lasciarla in quelle condizioni, fregandosene.

«Ultimo piano.» aggiunge la stessa voce.

Una volta arrivata in cima, trova la donna ad accoglierla sull'uscio. Ha un'espressione neutra, e delle occhiaie da paura. «Entra pure.» sentenzia, lasciandola passare. Non sembra particolarmente felice della sua visita, ma neanche disturbata. Pare giusto un po' imbarazzata, forse per le condizioni in cui lei l'ha vista al pub.

«Mi dispiace irrompere così, ma è davvero urgente.» si scusa la ragazza, visto che probabilmente Olivia, essendo andata al lavoro, avrà voglia di riposarsi.

Lei la osserva attentamente, come se non sapesse cosa aspettarsi. Si siede poi su uno dei due divani, e Sofia prende posto sull'altro, ritrovandosela di fronte. Sono divise da un tavolino di vetro, chissà quanto costoso. «Ti ascolto.» afferma la bionda, con un tono di voce stanco.

«Non so quanto ti ricordi di ieri sera.» esordisce. «mi hai raccontato dell'incidente che hai avuto mesi fa con Giuseppe, e dell'aborto spontaneo.» osserva la sua reazione, e sembra Olivia se lo ricordi. «ho buoni motivi per pensare il vero padre del bambino sia dietro alle minacce del Presidente, per questo mi serve il suo nome.»

L'espressione di lei vacilla. «No, non è possibile...non sarebbe in grado di fare qualcosa del genere.»

«Olivia.» la richiama, sentendosi ormai di avere il diritto di essere informale, di darle del tu, visto che l'ha aiutata a vomitare. «È l'unica pista che ho, l'unico che avrebbe un movente...Giuseppe è in serio pericolo, lo sai anche tu, e mi devi aiutare. Fallo almeno per lui, non puoi tenere ancora tutto segreto.» la supplica.

La bionda sospira, fissando la pianta grassa sopra al tavolino. «Non lo sento da mesi ormai, ci ho chiuso poco dopo l'incidente...Giuseppe, in quel periodo, era sempre occupato dal lavoro, e non riuscivamo a incastrare i nostri impegni, allontanandoci sempre di più.» inizia a raccontare. «lui l'ho conosciuto a Palazzo Chigi, mentre aspettavo che Giuseppe si liberasse dalle riunioni. Era ovvio ci fosse dell'attrazione tra di noi, ma per me non fu mai più che del semplice sesso. Mi mancavano certe attenzioni, che non avevo più da Giuseppe, perché, in fondo, non ci siamo mai amati. Lui, però, perse la testa per me. Ci frequentammo per quasi tre mesi, quando mi accorsi di essere rimasta incinta. Si era rotto il preservativo, probabilmente. Lui era contentissimo all'idea, non vedeva l'ora. Immagino tu sappia che ho già una figlia, che adesso è a casa di un'amica, e non avevo intenzione di averne un altro, tanto che decisi subito di abortire. Non ebbi il coraggio di dirglielo, pensando avrei potuto aspettare direttamente dopo, ma poi c'è stato l'incidente.»

si prende un attimo di pausa, come a rievocare meglio i ricordi. «ora che ci penso bene, lui reagì molto male, urlando fosse tutta colpa di Giuseppe, e scoppiò addirittura a piangere. Urlava che gli aveva tolto il diritto di veder crescere suo figlio, che era un assassino. Non gli dissi mai che, quella sera, mi stava accompagnando ad abortire, perché non volevo peggiorare la situazione, e non mi sarei mai immaginata potesse arrivare a cercare di ucciderlo...»

Sofia resta in silenzio, mentre la donna si alza in piedi, con un'espressione un po' stravolta, forse perché si sta convincendo anche lei che quest'uomo possa essere coinvolto. «Ho fatto tanti errori in passato.» aggiunge, ora guardando la ragazza negli occhi. «tradire Giuseppe è stato uno dei tanti, perché non se lo meritava. Non essermi presa le mie responsabilità riguardo all'aborto, è stato un altro. Non so cosa mi fosse preso in quei mesi, non so se riuscirò mai a perdonarmi davvero, specialmente se dovesse succedere qualcosa a Giuseppe.»

Sembra sinceramente dispiaciuta, e tormentata da questi pensieri. Chissà se è proprio questo tormento ad averla spinta a bere così tanto, la sera prima. «Olivia, come si chiama?»

Le serve questo dannato nome.

Olivia glielo dice.

Sofia spalanca gli occhi.

——

Ormai fa buio presto, tanto che, alle sei del pomeriggio, sembra sia notte.

Ha parcheggiato vicino a Palazzo Chigi, sperando di trovare il Presidente, di riuscire ad entrare. Tempo di uscire dall'auto, che inquadra subito una macchina familiare.

È quella dell'autista del premier.

Osserva Giordano e Ponti entrare in macchina, con Giuseppe Conte che si sta accingendo ad aprire la sportiera. Sono illuminati solo da un lampione, e in quel parcheggio non ci sta nessun altro.

«Aspetta!» grida Sofia, avvicinandosi a passo svelto.

Il premier si blocca, girandosi verso di lei. Si scosta dalla macchina, e non sembra essere affatto felice. «Sofia...»

Lei si ferma a un metro di distanza. «So perché stai facendo tutto questo, è inutile che continui il teatrino.» sentenzia.

Lui sgrana gli occhi, non aspettandosi un'affermazione simile. «Che stai dicendo?»

Non ha voglia di iniziare una discussione simile ora, anche perché è venuta qua con lo scopo di rivelargli tutti i suoi sospetti, probabilmente concreti. Più che altro, perché sta salendo in macchina? «Dove stai andando? Ti ricordo che sei in pericolo.» ci dovrebbe essere anche l'agente Trevisi all'interno dell'auto.

Lui sospira pesantemente. «Sto andando a vedere mio figlio, la casa è più che sorvegliata e c'è anche l'allarme. Sarò al sicuro.» risponde. «non hai risposto alla mia domanda.»

Sostiene il suo sguardo. Anche se sembra molto stanco, è sempre bello, con una giacca sul grigio chiaro, e con un ciuffo ribelle che gli cade sulla fronte. «So tutto, di come hai pensato di allontanarmi per proteggermi, decidendo al posto mio...una decisione del cazzo

Lui guarda da un'altra parte. «Vattene Sofia, non sei al sicuro accanto a me.» le dice, con voce quasi supplicante.

Sente la rabbia salire. «Smettila di allontanarmi! Di decidere al posto mio! È il mio lavoro, cazzo, non hai alcun diritto di comportarti così!» grida, facendo un passo verso di lui.

Il premier torna con lo sguardo su di lei. «Perché fai sempre di testa tua?» alza anche lui il tono di voce. «Lo vuoi capire che rischi la tua vita per me? Che ho sempre il terrore tu possa farti del male, per colpa mia

«Li conosco meglio di te i rischi del mio lavoro! Come cazzo fai ad essere così sicuro sia la scelta giusta? Convinci anche me, perché io non lo sono per niente!» urla, prendendo fiato, non smettendo mai di perdersi in quegli occhi scuri.

«Perchè ti amo, cazzo!»

Sofia dischiude la bocca, e adesso le urla lasciano posto al silenzio.

Un silenzio che viene subito spezzato da un rumore così sottile che, per un attimo, la ragazza pensa di esserselo immaginata.
Il premier non sembra essersi accorto di nulla, tanto che la sta ancora fissando, dopo aver pronunciato quelle fatidiche parole, aspettandosi una qualche reazione.

La ragazza guarda con la coda dell'occhio alla sua sinistra, e, nonostante il buio, lo vede.

Fa in tempo giusto a spingere via il Presidente, prendendo il suo posto, quando inizia a sentire un dolore atroce.

Si accascia a terra, sentendo un altri spari, prima di venire avvolta dal buio.

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