Capitolo 9

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«Cosa? Incidente?!» esclama Sofia, sbarrando gli occhi.

Mille pensieri le cominciano a invadere la mente, e nessuno di questi la fa calmare.

«Il Presidente era voluto andare a trovare il figlio.» inizia a spiegarle Cecchi, e Sofia ha un brutto presentimento. «Io non ero di turno, non ne sapevo nulla, quando mi ha chiamato Giordano ero a casa. L'ex moglie abita verso la campagna, e là le strade sono isolate...mi ha detto stavano tornando, quando improvvisamente è sbucata una macchina dall'altra parte della strada che ha cercato di andargli addosso...l'autista ha provato ad evitarla, mandando così la macchina fuori strada e sbattendo contro un albero...»

«Come sta il Presidente?» lo interrompe subito Sofia, dopo essersi alzata di scatto dal divano, cercando le chiavi della macchina.

Cristo, perché cazzo è uscito da Palazzo Chigi senza dirle nulla?

Specialmente se si tratta anche di un posto lontano?

«Nessun ferito grave.» risponde il bodyguard, prima di chiudere la chiamata. «raggiungimi allo Spallanzani, ne parliamo dal vivo.»

Non c'è neanche bisogno di dirlo che la ragazza è già fuori dalla porta, fregandosene altamente di com'è conciata, perché non riesce a non pensare all'incidente, alle condizioni in cui possa essere il premier.

Va bene che nessun ferito grave, ma cosa cazzo significa esattamente?

Cosa intende lui per grave?

Guida fino all'ospedale cercando invano di rispettare i limiti di velocità.

Ci sono poche persone per i corridoi, anche perchè immagina a breve l'orario per le visite finisca, ma lei è più che autorizzata a restare, visto che in teoria una possibile minaccia potrebbe infiltrarsi pure qua. Spera non servirà tirare fuori il suo distintivo, perché si potrebbe poi spargere la voce che il Presidente è controllato dai servizi segreti, e che lei non è realmente la sua assistente.

Cecchi le aveva scritto per messaggio il reparto, e lei segue le informazioni sui cartelli il più veloce possibile, scorgendo poco dopo l'uomo in una sala d'attesa, seduto.

Si alza non appena la vede, andandole incontro. «Si è svegliato da poco, ma è sotto l'effetto dei farmaci, non è molto lucido...potrebbe parlare a vanvera e poi non ricordarsi nulla di quello che dice. Quindi, ti consiglio di rimandare il cazziatone a domani.»

Ha capito com'è fatta, e ha capito anche dal suo sguardo che fosse pronta a dirne quattro al premier. «Che ha? E gli altri?» domanda, con un tono fin troppo calmo rispetto a come si sente dentro.

Lui si passa una mano tra i capelli mori, e Sofia si rende conto che è la prima volta che lo vede senza la solita giacca nera. Ha una maglia rossa e un paio di jeans. Sarà anche lui subito corso in ospedale.  «L'autista è quello messo peggio, al momento è in coma, ma dicono dovrebbe riprendersi. Giordano e Ponti hanno solo dei graffi superficiali ma li tengono sotto controllo per eventuali traumi cranici...il Presidente ha dato una bella botta, e dicono dovrà stare qualche giorno qua a letto prima di riprendere del tutto le forze.»

La ragazza vorrebbe solo andare a vederlo di persona. «Hanno saputo individuare la macchina?»

«Purtroppo no, era troppo buio, e li ha accecati con i fari abbaglianti...come ho già detto la zona là è molto isolata, e non so se troveranno delle telecamere nelle vicinanze, ne dubito. Ma, quello che mi hanno ribadito, è che sono sicuri quella macchina stesse venendo volontariamente verso di loro, e sappiamo bene cosa significhi.» abbassa il tono Cecchi, nonostante non ci sia nessun'altro in questa sala d'attesa oltre a loro.

Protecting you. |GIUSEPPE CONTE|Where stories live. Discover now