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By sofusername

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«Chi è che rischia di essere ucciso?» Il capo la fissa negli occhi. «Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Co... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Epilogo

Capitolo 19

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By sofusername

Legge l'articolo tutto d'un fiato.

Abuso di potere.
Favoritismi.
Crisi di mezza età.

In pratica, la professionalità e serietà di Giuseppe Conte sono state appena calpestate, e parlano male anche di lei, come se gli andasse dietro unicamente per soldi, come se si fosse fatta manipolare dal suo capo e, nella sua vita, avesse bisogno di una figura di riferimento paterna.

Scopre che non è l'unico articolo che è uscito a riguardo, su internet ne girano altri, ognuno con le proprie idee a supposizioni, scritti per far perdere credibilità al Presidente e, conseguentemente, anche il consenso.

Hanno scritto certe cose veramente assurde.

Sofia si alza dal letto, non sapendo cosa pensare, cosa fare.

Ancora è presto, si è svegliata prima del solito, tanto che forse il premier è ancora nel suo appartamento.

Deve assolutamente andare a vedere come ha reagito agli articoli.

Prima prova a chiamarlo, ma risulta irraggiungibile.

Allora la ragazza decide di andare a cercarlo, vestendosi in fretta e furia, sentendo un moto di rabbia crescere verso i giornalisti.

Possibile che, solamente per qualche soldo in più, si mettano a scrivere certe cose?

A buttare merda su persone serie e competenti?

Probabilmente l'opposizione ora è contenta, forse qualche autore degli articoli fa proprio parte di coloro che vanno dietro a gente come Salvini.

Sale le scale, percorrendo l'ampio corridoio, fino a ritrovarsi a bussare alla porta del Presidente. Lui le apre quasi subito, vestito con una giacca blu scuro, anche se ancora gli manca la cravatta, e i capelli sono un po' spettinati. Non appena la vede, sembra gli si illuminino gli occhi. «Entra pure, mi stavo giusto sistemando, tra dieci minuti dovrei avere una riunione con un paio di ministri.»

Le fa spazio, e chiude la porta alle sue spalle. «Ho provato a chiamarti, perché non mi hai risposto?»

Sembra contento di vederla.

«Il telefono si è scaricato stanotte, adesso è in carica, ma ancora non si è acceso.» le spiega, facendo un passo verso di lei. Le porta una mano sulla guancia, in una carezza. «mi sei mancata, stanotte.» sussurra, con voce roca, e Sofia si sente imprigionata in quello sguardo. «se non avessi questa maledetta riunione, non sai cosa ti farei

Lei sente dei brividi di piacere, e il premier abbassa il volto, per lasciarle un bacio sulla bocca. Sembra essere un gesto fin troppo familiare, come se fosse normale, come se non fossero stati solo amici fino a due giorni prima.

Che poi, chi vogliono prendere in giro?
Non sono mai stati veramente amici.

Si allontana da lei, dirigendosi verso il divano, dove aveva lasciato la cravatta. «Comunque, è successo qualcosa che mi hai chiamato?» le domanda, cercando di mettersela bene.

Sofia rimane un attimo in silenzio, perché è evidente che lui ancora non abbia letto nulla. Soprattutto considerando che ha il cellulare scarico, e sarà stato irraggiungibile per chiunque. Non sarà certo lei a dirglielo, non quando lui la sta guardando come se non riuscisse a staccarle gli occhi di dosso, come se lei fosse qualcosa di speciale. «Niente, volevo solo sapere che impegni avessi oggi.» mente.

Per fortuna lui pare non sospettare nulla. «Non è troppo impegnativa come giornata.» risponde, cercando inutilmente di sistemarsi la cravatta nel modo giusto. «dovrei avere un'intervista nel pomeriggio.»

Lei gli si avvicina. «Fermo, te la sistemo io.» lo blocca, come era già capitato in passato. «come fai normalmente a mettertela bene?»

Si sente il suo sguardo addosso. «Di solito ci perdo molto tempo, anche troppo.» ammette. «potremmo vedere un film, stasera, magari con un paio di pizze.» propone subito dopo.

Sofia finisce di sistemare la cravatta, alzando lo sguardo su di lui. Cerca di sforzare un sorriso, perché qualcosa le dice che non reagirà per niente bene a quegli articoli. «Certo, mi piacerebbe molto.»

Questa, però, è la verità.

Vorrebbe solo stargli vicino, il più possibile.
Vorrebbe solo che possa essere sempre come il giorno prima.

Lui apre le labbra in un sorriso. «Perfetto, adesso devo proprio andare, non è il caso che scendiamo insieme, se qualcuno ci vede potrebbe pensare male.»

Prima di aprire la porta, le lascia un ultimo bacio sulle labbra.

Aspetta che lui scenda per primo, e, quando lei si incammina verso il proprio ufficio, scorge in lontananza il Presidente, fermo in mezzo al corridoio, a parlare con quello che dovrebbe essere Rocco Casalino. Non potrebbe mai sentire cosa si stiano dicendo, vede solo Rocco gesticolare, e poi il Presidente aprire la porta del suo ufficio, invitandolo dentro, forse per rendere del tutto privata quella conversazione.

Immagina molto bene di cosa Rocco vorrà parlargli.

Si sente impotente, perché non sa cosa fare, vorrebbe parlarne con qualcuno, ma non per telefono. Il problema è che deve ancora aggiornare i suoi amici sul week end passato a Milano, e l'unico di Palazzo Chigi con cui si sente davvero a suo agio è Marco Cecchi. Peccato che non sia di guardia quella mattina, perché darebbe di tutto per riuscire a sentire quello che Rocco sta dicendo al premier, e la sua reazione.

Anche perché si sente gli sguardi di tutti addosso, e non le piace questa sensazione, tanto che comincia a guardare male chiunque la stia fissando.

Per fortuna, gli altri membri dello staff non sono ancora arrivati, e ne approfitta per accendere il computer e mettersi le cuffie alle orecchie, in modo da far capire di non voler essere disturbata.

Analizza altri documenti inviati dai servizi segreti, mangiando per pranzo solo un panino che si era già preparata, e cerca di lavorare il più possibile, per non pensare.

È anche andata un paio d volte a vedere se il Presidente fosse in giro, ma Giordano le ha sempre riferito fosse impegnato nel suo ufficio, o che fosse in chiamata con qualcuno.

Gli ha mandato anche un messaggio, per chiedergli come andasse, ma non ha ricevuto risposta.

Il pomeriggio passa fin troppo veloce, anche perché i suoi amici l'hanno chiamata per sapere di più riguardo a cosa fosse successo, e lei si è dovuta chiudere nel proprio appartamento, per poter rispondere senza che nessuno potesse sentire.

Non che sia scesa troppo nei dettagli, perché ha promesso li avrebbe rivisti il prima possibile, ma ovviamente avevano tutti letto almeno un articolo, e volevano saperne di piú.

Ormai, però, è quasi ora di cena, e sta cercando di capire come mai il premier non le abbia ancora risposto, visto che le aveva anche detto di non avere una giornata molto impegnativa.

Che abbia avuto degli imprevisti?

Sospira, pensando a cosa cucinare, anche se, stranamente, non ha molta fame.

Le sembra assurdo pensare a quando, più due mesi prima, parlava di Giuseppe Conte ai suoi amici, quando ancora lo conosceva a malapena, e affermava non sarebbe mai andata a letto con un cinquantenne, e che sarebbe sempre rimasta professionale.

E, invece, di professionale non è rimasto proprio nulla, e adesso si sta facendo mille paranoie.

Possibile che, in così poco tempo, lui sia diventato così importante per lei?

È in grado di farle cambiare umore senza essere fisicamente presente.

Vorrebbe avere un sacco da boxe da colpire, perché odia aver permesso a qualcuno di avere tutto questo potere su di lei. Le era successo con Mattia, ed era finita male. Anche se per Mattia non ha mai provato certe sensazioni, a cui non vuole dare un nome.

Lei non ha bisogno di nessuno.

Decide di optare per un piatto di pasta in bianco, visto che è un piatto veloce, quando le squilla il cellulare. Lo afferra subito, illudendosi fosse il Presidente, e vede il nome del suo capo sullo schermo.

Che Vecchione abbia qualche novità?

Di solito non la chiama mai, le manda magari un'email con dei materiali o dei messaggi. L'ultima volta che hanno parlato al telefono era la sera di Halloween, anche perché lui in genere è molto impegnato.

«Pronto?»

Si sposta in cucina. «Agente Ferrari.» la saluta l'uomo, e dal tono non sembra essere di buon umore. «saró veloce...apprezzo tutto il lavoro fatto finora, sai che ho una grande stima nei tuoi confronti, ma d'ora in poi non lavorerai più a questo caso.»

Lei s'immobilizza, sperando di aver capito male. «Cosa?» domanda, in un sussurro.

Che cazzo vuol dire?

Sente un sospiro dall'altra parte del telefono, come se gli pesasse. «Mi dispiace, ma dovrai tornare di nuovo nel tuo appartamento, a partire da questa sera stessa.»

Lei si porta una mano tra i capelli, non capendo cosa stia succedendo. «Perché? Avete trovato chi lo vuole morto? Il caso è chiuso?»

Altro sospiro. «No, il caso non è affatto chiuso, l'agente Trevisi prenderà il tuo posto.»

Ancora non riesce a capire. «Qual è il problema? Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

«No, è stato deciso così, non devi sapere altro.» risponde, con un tono che non ammette repliche, anche se nemmeno lui sembra davvero convinto di ciò che sta dicendo.

«Penso di avere tutto il diritto di saperlo, è il mio lavoro.» ribatte lei.

«Credo che tu possa essere più d'aiuto in un altro caso, che ti presenterò domani mattina in ufficio.»

Lei ancora non riesce a crederci, ed è sicura ci sia una spiegazione sotto, che Vecchione non vuole rivelare. Vorrebbe chiedere se per caso è colpa di quegli articoli, se lui crede che lei non sia in grado di separare il lavoro dalla sua vita privata.

L'avrebbe anche chiesto, se lui non avesse subito chiuso la chiamata, come se non volesse continuare la conversazione.

È pur sempre il suo capo, non può fare molto.

Potrebbe solo cercare di convincere il premier a parlare con lui, a fargli cambiare idea.

Non sa dove sia, ma deve assolutamente trovarlo, e al telefono sembra non rispondere. In poco tempo è di nuovo davanti al suo appartamento, e bussa più di una volta.

Questa volta ci mette più tempo ad aprire.

È ancora vestito in modo formale, e sembra molto stanco. La lascia passare, senza proferire parola, e la ragazza non sa da dove iniziare, perché da quella mattina sono successe troppe cose. «Non mi hai risposto al messaggio.» lo accusa.

«Sono stato impegnato, non l'ho letto.» afferma, anche se sfugge al suo sguardo.

Bugia.

Gli vorrebbe chiedere degli articoli, di cosa ne pensa, e se si è già mosso per smentirli, ma al momento c'è qualcosa di più importante, e solo lui può aiutarla a rimanere a Palazzo Chigi, convincendo il suo capo. «Mi devi fare un favore.»

Adesso punta lo sguardo su di lei. «Che tipo di favore?»

Rispetto a quella stessa mattina, sembra tutta un'altra persona: ha un'espressione stanca, indifferente, e neanche l'accenno di un sorriso.

Non l'ha neanche baciata.

«Mi ha chiamata Vecchione prima, e mi vuole togliere dal caso, mettere qualcun altro al posto mio, e non so perché.» gli spiega, avvicinandosi a lui. «solo tu puoi fargli cambiare idea, provare a convincerlo.»

Ora non la sta guardando di nuovo, come se non riuscisse a sostenere il suo sguardo, e lei non riesce a capire il motivo. Poi, lui sembra cedere, guardandola negli occhi, e Sofia scorge del senso di colpa. E si rende conto che lui non ha avuto alcun tipo di reazione, quando gli ha spiegato cosa fosse successo.

Chiunque sarebbe rimasto almeno un minimo sorpreso.

Improvvisamente capisce. «Tu lo sapevi già.» sussurra, spalancando gli occhi.

Lui stringe le labbra in una linea sottile, con lo sguardo di chi è stato colto in flagrante. «Sofia...»

È la prima volta che la chiama per nome.

«Ti prego, non dirmi che sei stato tu a dire a Vecchione di togliermi dal caso.» lo supplica, con ormai il presentimento piantato nel petto.

Ecco che non riesce di nuovo a sostenere il suo sguardo. «È meglio così.» asserisce, senza aggiungere altro.

Bugia.

Lei vorrebbe solo tornare al giorno prima, quando non si era mai sentita così bene. «Perché l'hai fatto? È per la stampa?» sapeva non avrebbe reagito bene, ma non si sarebbe mai aspettata questo.

Che cazzo gli ha detto Rocco?

Lui ha le braccia incrociate al petto. «Non posso permettermi altri articoli simili, è l'unico modo.»

Lei non riesce a crederci. «E che cazzo vorresti fare? Vederci in segreto? Lo sai anche tu che sono più che brava in quello che faccio! Te l'ho detto che voglio risolvere il caso, sai quanto è importante per me!» alza il tono di voce.

Lui chiude un attimo gli occhi. «È meglio non ci vediamo più.»

Pronuncia quelle parole come se avesse un macigno a premergli sulla schiena.

«È quello che Rocco vuole? Qualche ora prima mi baci, e poi, pur di farti piacere dalla stampa, mi tratti come se non contassi un cazzo per te?» è incazzata, e le fa ancora più rabbia che lui non sia in grado di guardarla negli occhi per più di cinque secondi di fila.

Scuote la testa. «È quello che voglio io.» afferma.

Bugia.

«Non ci credi neanche tu a quello che dici.»

Adesso la sta guardando dritto negli occhi. «Da quando saresti in grado di leggermi? Te l'ho detto, è stata una mia decisione, ed è meglio non ci vediamo più.»

Adesso sembra essere più che sincero, e questo manda in confusione la ragazza.

Inizia a dubitare dei suoi sensi, e le capita solo con lui.

I sentimenti rischiano di farle credere cose non vere, e non si sente più sicura di nulla. «Vorresti davvero far finta non sia successo niente tra di noi?» osa chiedere, ricordandosi quanto lui sembrava essere preso da lei, tutte quelle parole dolci.

E se si fosse sbagliata?
Se, desiderosa di essere ricambiata, si fosse illusa?

Interpretando male i suoi gesti, i suoi sguardi.
Le sembra di non potersi più fidare di se stessa.

Lui sostiene ancora il suo sguardo, con un'espressione neutra, distaccata. «Abbiamo sbagliato, è stato un errore, e lo sapevamo entrambi.»

Le sembra le pareti le stiano crollando addosso. «Cosa?» Non puoi dire che è stato un errore, quando due sere fa ridevamo sotto le coperte, nudi, e mi guardavi negli occhi mentre ti muovevi dentro di me, come se anche tu provassi qualcosa. Non posso chiamare errore il modo in cui mi fai sentire, perché non mi sono mai sentita così viva.
Ma ora mi stai soffocando.

Lui stringe di nuovo le labbra. «Mi dispiace averti fatto credere ci potesse essere qualcosa tra di noi, ma non ho mai provato nulla.»

«Vaffanculo.» sussurra, non riuscendo più a stare in quella stanza.

Ha solo bisogno di andarsene via, di stare lontana da lui, di tornare a respirare.

Gli passa accanto, ed esce, senza neanche essere fermata.

////

Che si saranno detti Rocco e il Presidente?😳

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