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By sofusername

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«Chi è che rischia di essere ucciso?» Il capo la fissa negli occhi. «Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Co... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Epilogo

Capitolo 9

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By sofusername

«Cosa? Incidente?!» esclama Sofia, sbarrando gli occhi.

Mille pensieri le cominciano a invadere la mente, e nessuno di questi la fa calmare.

«Il Presidente era voluto andare a trovare il figlio.» inizia a spiegarle Cecchi, e Sofia ha un brutto presentimento. «Io non ero di turno, non ne sapevo nulla, quando mi ha chiamato Giordano ero a casa. L'ex moglie abita verso la campagna, e là le strade sono isolate...mi ha detto stavano tornando, quando improvvisamente è sbucata una macchina dall'altra parte della strada che ha cercato di andargli addosso...l'autista ha provato ad evitarla, mandando così la macchina fuori strada e sbattendo contro un albero...»

«Come sta il Presidente?» lo interrompe subito Sofia, dopo essersi alzata di scatto dal divano, cercando le chiavi della macchina.

Cristo, perché cazzo è uscito da Palazzo Chigi senza dirle nulla?

Specialmente se si tratta anche di un posto lontano?

«Nessun ferito grave.» risponde il bodyguard, prima di chiudere la chiamata. «raggiungimi allo Spallanzani, ne parliamo dal vivo.»

Non c'è neanche bisogno di dirlo che la ragazza è già fuori dalla porta, fregandosene altamente di com'è conciata, perché non riesce a non pensare all'incidente, alle condizioni in cui possa essere il premier.

Va bene che nessun ferito grave, ma cosa cazzo significa esattamente?

Cosa intende lui per grave?

Guida fino all'ospedale cercando invano di rispettare i limiti di velocità.

Ci sono poche persone per i corridoi, anche perchè immagina a breve l'orario per le visite finisca, ma lei è più che autorizzata a restare, visto che in teoria una possibile minaccia potrebbe infiltrarsi pure qua. Spera non servirà tirare fuori il suo distintivo, perché si potrebbe poi spargere la voce che il Presidente è controllato dai servizi segreti, e che lei non è realmente la sua assistente.

Cecchi le aveva scritto per messaggio il reparto, e lei segue le informazioni sui cartelli il più veloce possibile, scorgendo poco dopo l'uomo in una sala d'attesa, seduto.

Si alza non appena la vede, andandole incontro. «Si è svegliato da poco, ma è sotto l'effetto dei farmaci, non è molto lucido...potrebbe parlare a vanvera e poi non ricordarsi nulla di quello che dice. Quindi, ti consiglio di rimandare il cazziatone a domani.»

Ha capito com'è fatta, e ha capito anche dal suo sguardo che fosse pronta a dirne quattro al premier. «Che ha? E gli altri?» domanda, con un tono fin troppo calmo rispetto a come si sente dentro.

Lui si passa una mano tra i capelli mori, e Sofia si rende conto che è la prima volta che lo vede senza la solita giacca nera. Ha una maglia rossa e un paio di jeans. Sarà anche lui subito corso in ospedale.  «L'autista è quello messo peggio, al momento è in coma, ma dicono dovrebbe riprendersi. Giordano e Ponti hanno solo dei graffi superficiali ma li tengono sotto controllo per eventuali traumi cranici...il Presidente ha dato una bella botta, e dicono dovrà stare qualche giorno qua a letto prima di riprendere del tutto le forze.»

La ragazza vorrebbe solo andare a vederlo di persona. «Hanno saputo individuare la macchina?»

«Purtroppo no, era troppo buio, e li ha accecati con i fari abbaglianti...come ho già detto la zona là è molto isolata, e non so se troveranno delle telecamere nelle vicinanze, ne dubito. Ma, quello che mi hanno ribadito, è che sono sicuri quella macchina stesse venendo volontariamente verso di loro, e sappiamo bene cosa significhi.» abbassa il tono Cecchi, nonostante non ci sia nessun'altro in questa sala d'attesa oltre a loro.

Fortuna che il giorno dopo avrebbe parlato con Vecchione se lasciare perdere la minaccia o meno. A quanto pare, il Presidente è in serio pericolo, e questo misterioso autista voleva ucciderlo. «Posso vederlo?»

L'uomo annuisce. «I medici prima mi hanno detto non fosse un problema, se ti dovessero fermare dì che ti mando io. Ci ho parlato prima.»

La ragazza non se lo fa ripetere un'altra volta, e si fa indirizzare la camera in cui è tenuto il premier, entrando senza neanche bussare.

L'unica luce accesa è quella della lampada del comodino accanto al letto, in cui è sdraiato Giuseppe Conte. Le coperte gli arrivano a coprire a malapena il petto nudo. Ha la testa appoggiata sul cuscino, e Sofia chiude la porta alle sue spalle. Il premier segue i suoi movimenti con lo sguardo, e sorride in modo strano, come se fosse sotto effetto di droghe.

Beh, pensa Sofia, la sua guardia del corpo l'ha avvertita che l'hanno imbottito di farmaci.

«Agente, che bello vederti.» esclama lui, sempre continuando a sorridere.

Sofia si siede sulla sedia accanto al suo letto, osservando come abbia una ferita superficiale sul petto, e anche sulla fronte. Nonostante abbia appena avuto un incidente, è comunque bello. Si chiede come possa essere possibile.

Si sporge verso di lui con il corpo, spostandogli delle ciocche di capelli che gli sono finite davanti agli occhi. «Anche per me è bello.» ammette, sentendo ancora tutta la preoccupazione che ha provato quando le è arrivata la chiamata. Ma non può fargli il cazziatone se è in queste condizioni.
Osserva le sue fossette, che per un attimo pensava non avrebbe rivisto più.

«Almeno adesso dovrai restare a Palazzo Chigi e non te ne andrai.» parla di nuovo lui, cercando invano di allungare il braccio verso di lei. «mi dai la mano, per favore?» Sofia rotea gli occhi, accontentandolo.

Le loro dita si intrecciano sopra la coperta.
La situazione è surreale, soprattutto perché il Presidente sta ancora sorridendo come un'idiota.

«È contento, ora?» lo prende in giro lei.

«Sì, hai la pelle liscia.» commenta.

La ragazza trattiene a stento una risata. «Sei patetico.» scherza, senza preoccuparsi di essere formale, visto che il Presidente neanche si rende conto di quello che sta dicendo.

«Mi piaci quando sorridi.» aggiunge lui, fissandola, e portando la donna a sentirsi in imbarazzo. Sofia si deve ricordare che è sotto effetto di farmaci, e che spera non si ricordi nulla di quello che sta succedendo ora, perché altrimenti sarà imbarazzante per entrambi.

«Forse è il caso che io vada.» sussurra l'agente, sentendo però la stretta del Presidente farsi più forte.

«No, resta qua. Parlami di te, di qualsiasi cosa.» la supplica lui.

Allora la ragazza gli racconta di quando di quando in America era andata in un ristorante che sarebbe dovuto essere italiano, in cui i camerieri affermavano di venire dall'Italia e in realtà erano spagnoli. Di come il cibo facesse schifo e l'avessero fatta pagare anche fin troppo. Gli racconta di come era emozionata all'idea di formarsi per un anno interno con l'FBI, di come erano tutti gentili con lei.

Inutile dire che il Presidente si è addormentato, e la ragazza torna da Cecchi.

«Ora sta dormendo, quei farmaci lo hanno rimbecillito.» lo informa, sedendosi accanto a lui.

Il bodyguard accenna un sorriso. «Spero non abbia detto niente di troppo imbarazzante.»

«Vorrei poterti dire di no.» ancora gli sembra di sentire le loro mani strette insieme. «direi che dovrò trasferirmi a Palazzo Chigi.»

Cecchi non sembra sorpreso dall'affermazione. «Forse è il caso, visto quello che è successo. In ogni caso, ora puoi anche tornare a casa se vuoi, posso restare io.»

«No, grazie, preferisco restare io. Tu hai una moglie e dei figli che ti aspettano, io non ho nessuno. Vai pure da loro, dovesse succedere qualsiasi cosa ti chiamo.» replica lei, pensando che probabilmente passerà gran parte delle sue prossime giornate in ospedale. Nonostante in teoria debba essere un posto sicuro, non si sente di lasciare il premier da solo.

Cecchi la ringrazia di cuore prima di andarsene via, dicendole che sarebbe andato dai medici a informarli della sua permanenza.

La ragazza si ritrova da sola, cercando di non pensare a quanto siano scomode queste sedie. E, invece, a quanto era comoda quella nella camera del Presidente.

Inutile dire che ha già capito dov'è che dormirà la notte.

——

«Agente...»

«Mhh»

«Agente...»

«Mhh»

«Agente!» esclama una voce, portando Sofia a svegliarsi del tutto.

La ragazza stava dormendo seduta sulla sedia della camera del Presidente, ma con la testa e le braccia appoggiate sul suo letto. Si ritrova davanti lo sguardo divertito di Giuseppe Conte, sempre steso come la sera prima, anche se ha il cuscino tirato più su, in modo da potersi vedere meglio intorno. «Scusa se ti ho svegliata, ma tra poco devono farmi dei controlli.»

La ragazza si rende conto che ora è lucido, e tutta la rabbia repressa torna a farsi sentire prepotentemente. Si alza dalla sedia, guardandolo male. «Non m'interessa un cazzo se sei il Presidente del Consiglio, perché sono incazzata con te!» esclama, puntandogli un dito contro. Non si rende neanche conto di dargli del tu.

Il bastardo sembra sorpreso e confuso dalla sua reazione. «Che ho fatto?»

«Ti ho già detto che devi avvertirmi di ogni tuo spostamento, soprattutto se lontano da Palazzo! Non sapevo nulla di ieri sera, e l'ho saputo solo perché c'è stato l'incidente!» cerca di non alzare troppo il tono di voce per evitare entri qualche dottore.

Lui ora ha la faccia di chi si sente in colpa. «Mio figlio mi ha chiamato ieri, dopo che eri andata via, dicendomi che gli mancassi, e ho deciso al momento di fargli una breve visita a sorpresa...mi dispiace, non ci ho proprio pensato.»

Lei non riesce più a sostenere il suo sguardo, e cammina avanti e indietro davanti al letto, cercando di calmarsi. È sempre stata brava a controllare le sue emozioni, ma al momento sembra non riuscirci. «Sarei dovuta esserci anche io ieri sera.»

Il premier non pare d'accordo. «E per cosa? Per finire in ospedale insieme a me? Purtroppo la tua presenza in macchina non avrebbe cambiato la situazione.»

Lo sa anche lei, ma comunque si è sentita impotente nell'apprendere cosa fosse successo. Impotente perché non era là con lui. Impotente perché, anche se ci fosse stata, non avrebbe potuto evitare l'incidente.

E sarebbe potuto andare molto peggio.

Si sente svuotata, e si ferma in mezzo alla stanza, con le braccia incrociate e lo sguardo puntato a terra. «Hai idea di come possa essermi sentita quando Cecchi mi ha chiamata dicendomi ci fosse stato un incidente?» sospira. «Stavo guardando un dannato film, convinta tu fossi a Palazzo Chigi, nel tuo appartamento.»

Si sente lo sguardo del premier addosso. «Hai gli occhi lucidi.» commenta semplicemente lui.

«Deve essermi entrato qualcosa nell'occhio.»

«Sai anche tu che è una cazzata. Mi alzerei per venire da te, ma non ci riesco.»

La ragazza, a quel punto, alza lo sguardo sul Presidente. Si vede che si sta sforzando di tirarsi su dal letto, fallendo ad ogni tentativo. Gli fa quasi tenerezza. «Non ti muovere, non penso sia produttivo.» lo ferma lei, avvicinandosi.

Si siede di nuovo sulla sedia, a poca distanza dall'altro.

«Per un attimo ho pensato fossi morto.» sussurra lei, sentendosi messa a nudo, tanto che non riesce a guardarlo negli occhi.

«Ti abbraccerei, Agente, ma ancora mi devono somministrare i farmaci e mi sento come se avessi un peso sullo stomaco, quindi non so se è una buona idea.» rompe il silenzio, abbozzando un sorriso.

Lei cerca il suo sguardo, contagiata da quel sorriso. «Allora direi che non è il caso. Sono comunque ancora arrabbiata.»

«Anche questa è un'altra cazzata, Agente, qua divento io l'esperto di linguaggio del corpo.» la prende in giro, facendo venire alla ragazza molta voglia di dargli un pugno.

Eppure ha ragione, non è più arrabbiata.

Quell'uomo è capace di farle passare da un umore all'altro in poco tempo, e questo la spaventa.

—-

È dovuta andare via poco dopo, che i medici dovevano fare dei controlli, e ne ha approfittato per mettersi in contatto con Vecchione.

Hanno già cercato la presenza di telecamere nella vicinanza della zona ma non c'é stato niente da fare, e le guardie del corpo non sono riuscite a riconoscere la macchina per il buio e i fari. Ovviamente, anche lui è d'accordo che lei debba trasferirsi a Palazzo Chigi, sperando che riescano a scoprire qualcosa di utile il prima possibile.

Per lo meno, sanno che l'ex moglie del Presidente e l'ex compagna non possono essere state, perché normalmente ci sono degli agenti a turni che passano vicino casa loro, quando loro non lavorano, per controllare la situazione e per scorpire un eventuale loro coinvolgimento.

E, in quel lasso di tempo, non si erano mosse da casa.

Inoltre, hanno controllato da telecamere presenti in città se potessero essere stati i maggiori sospettati, tutti facenti parte dell'opposizione. Telecamere che appartenevano, ad esempio, a negozi di fronte alle loro case.

Ma anche loro erano rimasti a casa.

Non che abbiano avuto modo di verificarlo per tutti, al momento solo una decina di persone hanno potuto togliere dalla lista.

Sofia approfitta dei controlli per andare a prendere il pranzo sia per sè che per il premier, sapendo quanto possa essere misero quello servito in ospedale. Non sa neanche se lui può mangiare quello che comprerà, ma ciò non la desiste dall'andare in una pizzeria al taglio vicina all'ospedale, uscendo con un bel cartone pieno.

Appena torna nella sala d'attesa trova Cecchi, che deve essere arrivato da poco. Questa volta ha la giacca nera. «Buongiorno.» la saluta lui, osservando il cartone che ha in mano.

«Buongiorno, sai se il Presidente ha finito i controlli?»

L'uomo annuisce, con un'espressione strana sul volto. «Sì, li ha finiti...ma non è solo.»

La ragazza aggrotta le sopracciglia. «In che senso non è da solo? Chi è venuto a trovarlo?»

«Olivia Paladino.» risponde, e dal tono capisce che non gli deve stare simpatica. «È dentro da almeno una decina di minuti.»

Sofia ringrazia il suo autocontrollo per non aver fatto cadere le pizze a terra.

«E perché é venuta?»

Insomma, l'aveva tradito, e si sono lasciati da mesi ormai.

Cecchi sta per rispondere, quando sentono entrambi la porta della stanza del Presidente aprirsi e chiudersi.

Davanti a loro c'è Olivia Paladino, con i capelli biondi che le cadono sulle spalle e un fisico da invidia nonostante l'età. Ha indosso un cappotto elegante, mentre Sofia è nelle stesse condizioni della sera prima, non essendo tornata a casa.

Lo sguardo della donna si ferma su di lei, la presunta assistente del Presidente. «E lei che ci fa qui?»

////

Che ci faceva Olivia dal Presidente?🤔
Fatemi sapere cosa ne pensate ❤️

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