Il Segreto della Dinastia

Od Miky03005

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{COMPLETA e IN REVISIONE} • Il Regno Dimenticato - Volume 1 • "Ecco, la giornata che mi ha cambiato la vita... Více

Premessa
Prologo
1. Lo Specchio di un Incubo
2. Estirpare il Male
3. Visioni
4. Il Peso di Mille Menzogne
5. Ombre che Sussurrano
6. Cambiamento Radicale
7. Buio nelle Iridi
8. La Storia della Distruzione
9. Diamanti d'Oro nella Terra Bruna
10. Nuovi Incontri
11. Aspettative
12. È Lei
13. Anima Sgretolata
14. Punti Deboli
15. In Sintonia con gli Elementi
16. Attrazione Magnetica
17. Vulnerabilità
18. Il Terrore di Sognare
19. A Quattrocento Metri dal Mondo
20. Fino al Sorgere del Sole
21. Sotto un Cielo Stellato
22. Storia e Leggenda
23. Un Angelo Dannato
24. Scusarsi
25. Tessere di un Puzzle
26. Ogni Frammento al Proprio Posto
27. L'Ossessione di Ricordare
28. Conoscere la Verità
29. Emozioni in Tempesta
30. Sentirsi Liberi di Sbagliare
31. Il Riflesso di un Mostro
32. Faccia a Faccia con il Male
33. Abisso di Costernazione
34. Un Passato da cui Fuggire (I)
35. Un Passato da cui Fuggire (II)
36. Un Pezzo della Vera Me
37. Tra Mille Luci
38. Enigmi da Risolvere
39. Dove Tutto ebbe Fine e Inizio
40. Memorie di una Vita Sepolta
41. Soccombere
42. Pioggia sulla Pelle
43. Solo il Meglio
44. Lame di Spade d'Argento
45. Il Prezzo da Pagare
46. Dietro l'Apparenza
47. Cuori Infranti
48. Tagliare il Filo d'Intreccio
49. Un Vuoto che Logora
50. C'è Sempre una Ragione
51. Inafferrabile
52. Realizzare un Sogno
53. La Parte che Mancava
54. Ti Lascio Libero di Amare
55. Lettera per un Fantasma
56. Una Nuova Squadra
57. Semplicemente Perfetto
58. Cumulo di Bugie
59. Per Sempre
60. Situazioni di Cuore
61. L'Annuncio della Speranza
62. Tsunami
63. Caos Nero
64. Il Segreto dei Kelley
65. L'Unica Alternativa
66. Incompleto
Epilogo
Ringraziamenti & Sequel
Extra I - La Notte della Vigilia
Extra II - La Conseguenza di un Inganno
Extra IV - Diventare una Guerriera
Extra V - Famiglia
Extra VI - Gelo Dentro
Extra VII - Il Principe e l'Ombra
Extra VIII - Solo una Bugia
Extra IX - Aprire gli Occhi
Pagina Instagram

Extra III - Senza Etichette

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Od Miky03005

Matthew

Il salone della villa di Julie Wayne straripa di gente. Quasi l'intera scuola si è riunita a casa della cheerleader per questa festa, intasando il centro della stanza. Ballano, bevono e schiamazzano.

Eppure, tra tutte queste persone, io ne vedo solo una.

I suoi capelli biondo miele sono sciolti in morbide onde dorate, opposti agli occhi scuri e luminosi. Aiden le sta dicendo qualcosa, e lei in risposta ridacchia. Indossa un vestito semplice, blu notte, che arriva poco sopra le ginocchia. E, dannazione, è bellissima.

Non dovrei fare questi pensieri sulla mia ex-ragazza. Non dovrei guardare Lucy come se non desiderassi nessun'altra che lei. Non dovrei sentire l'istinto così prepotente di prenderla, baciarla e stringerla di nuovo tra le mie braccia.

Ma non ne posso fare a meno. Non posso fare a meno di volerla di nuovo.

Scocco uno sguardo a mia sorella, immersa tra la folla. Sta abbracciando Henry, il suo ragazzo, mentre Katherine, la sua migliore amica, studia l'ambiente, in disparte dietro la coppia.

Ho chiesto a Henry di dire a Bridget che avrei raggiunto Lucy e Aiden, in modo da non farla preoccupare per la mia scomparsa. Quindi, distolgo l'attenzione da mia sorella e raggiungo il mio migliore amico e la mia ex.

«Ehi, amico!» esclama Aiden, gridando sopra la musica, quando mi vede arrivare.

Gli faccio un cenno di saluto. Conosco Aiden da una vita intera, e ormai è come un fratello, per me. Però, in questo momento, le mie pupille sono concentrate sulla ragazza che lo affianca.

«Ciao, Matthew» mormora Lucy, con un sorriso timido.

Le sorrido di rimando. «Ciao, Lucy.»

Io e Lucy Johnson abbiamo sempre avuto un rapporto travagliato. Si è trasferita a New York l'anno scorso, direttamente dalla Georgia. Ci siamo conosciuti a una lezione di scienze; eravamo compagni di laboratorio.

Ho subito capito che quella ragazza mi avrebbe stravolto la vita, e non perché ha rischiato in molteplici occasioni di far esplodere la nostra postazione in laboratorio. Ho capito di amarla quando mi ha sorriso per la prima volta e non sono più riuscito a togliermi quell'immagine dalla testa.

Siamo stati amici per un buon periodo. Io, lei e Aiden siamo diventati una specie di trio. Poi, io e Lucy ci siamo scambiati il primo bacio e i nostri sentimenti sono emersi. Dopo esserci frequentati per un paio di mesi, abbiamo deciso di ufficializzare la nostra storia.

È durata poco. I motivi della nostra rottura sono tanti, dalla gelosia alla mancanza di fiducia. Le prime settimane sono state fantastiche, ma poi sono iniziati i litigi, e non sono più finiti. Abbiamo deciso di chiudere, data la situazione insostenibile, e siamo rimasti amici.

Ci stiamo riavvicinando parecchio, in quest'ultimo mese, anche grazie a Aiden, che riesce sempre a trascinarci entrambi a qualche uscita di gruppo.

«Io, ehm, devo andare» ci avverte Aiden, all'improvviso. «Devo... vedere una persona. Sì. È davvero urgente.»

Evito di fargli notare che è un pessimo attore. I suoi tentativi di lasciare me e Lucy da soli, per farci riappacificare, falliscono sempre.

Aiden mi passa accanto, andandosene, e mi mette una mano sulla spalla, avvicinandosi al mio orecchio. «Conquistala di nuovo, amico. Anche un cieco riesce a vedere che siete innamorati persi, da come vi guardate. Fatti avanti, okay?»

Non mi dà la possibilità di rispondere; mi rifila una pacca incoraggiante sulla schiena e si allontana da noi.

«Cosa ti ha detto?» mi domanda Lucy.

«Niente di importante» minimizzo.

Lucy inarca un sopracciglio chiaro. «Sta cercando ancora di farci tornare insieme, vero?»

«Sì» confesso. «Non vuole arrendersi.»

«Ma noi... cioè, noi non...» balbetta, abbassando lo sguardo, con le guance arrossate.

«Potremmo parlarne in un posto più appartato?» suggerisco.

Lei annuisce e mi fa cenno di seguirla al piano superiore. Saliamo le scale e cerchiamo una camera vuota. Mentre avanziamo lungo il corridoio, noto la figura di una ragazza dai capelli castani che entra nell'ultima stanza. Riconosco di striscio Katherine, la migliore amica di Bridget, ma decido di non farci caso.

La penultima camera è l'unica libera, perciò la occupiamo e chiudiamo la porta. Lucy si siede sul letto, evitando di guardarmi. Nei suoi occhi castani si sta svolgendo una battaglia di incertezza. Mi siedo accanto a lei, rispettando il suo silenzio.

«Ti ricordi il nostro primo litigio, Matt?» mi chiede all'improvviso.

«Sì» confermo. «Perché me lo chiedi?»

Eccome, se lo ricordo. Quando ho visto Lucy in compagnia di quel ragazzo, mano nella mano, ho perso il senno. Ho scoperto solo dopo che si trattava di suo cugino, e lei non è rimasta contenta dal mio scatto di gelosia.

«Ricordi cosa ti ho detto, quando abbiamo fatto pace?» continua a fare domande.

«Mi hai detto che mi amavi e che non volevi nessuno oltre me» ripeto le sue parole, che ho marchiato a fuoco nella mia mente.

Lucy annuisce, l'aria dolcemente amara. «È ancora così, Matt. Non è cambiato niente.»

«Lucy, io...» comincio, insicuro, «... anche per me è lo stesso. Sei ancora l'unica ragazza che voglio, anche se sei l'unica che non posso avere. Non più.»

I suoi occhi, di una calda tonalità di marrone, si incastrano nei miei. «Non riesco a esserti solo amica. Ma, se dovessimo fidanzarci di nuovo, ho paura che torneremo a urlarci contro tutti i giorni. Io e te non siamo fatti per stare insieme, Matt. Non in quel senso. Non ne siamo in grado.»

«Non esiste una via di mezzo» notifico. «Questa cosa, tra noi, non ha un nome. Non lo avrà mai. Sarà sempre una situazione di stallo.»

«Perché dobbiamo darle un nome?» sbotta. «Perché dobbiamo etichettarci? Tu non sei né mio amico né il mio fidanzato. Sei soltanto il ragazzo di cui sono innamorata. Devi per forza essere altro? Non basta, quello che provo per te?»

Sospiro. Vorrei tanto dirle che ha ragione, che non mi importa delle etichette, che voglio solo starle accanto. Che io e lei non siamo una coppia, non riusciremo mai a esserlo, perché siamo troppo diversi, complicati, pieni di difetti.

Non saremo mai amici, perché ci amiamo così tanto che ci uccide. E siamo costretti a desiderarci in silenzio, a guardarci da lontano, a sopprimere le nostre emozioni, perché non c'è universo dove due persone si amano e non stanno insieme. Resteremo sempre in bilico, sospesi sul filo che segna il confine tra questi due mondi.

«Non possiamo vivere così, Lucy. Non posso uscire con te e chiedermi se sei la mia migliore amica o la mia ragazza» protesto.

«Non ti sto chiedendo di farlo, Matt. Ti sto solo chiedendo di capirmi. È evidente che non siamo pronti a una vera relazione, non ancora, perlomeno. Ma vogliamo stare insieme. Cioè, io lo voglio più di qualunque altra cosa. Tu? »

Poso la mano sulla sua nuca e la tiro verso di me, facendo aderire le nostre fronti. «Anche io lo voglio più di qualunque altra cosa.»

«Allora proviamoci. Proviamo ad amarci senza etichette. Non esistono nomi per ogni tipo di relazione, ma non importa. Una parola non può definire una storia» sussurra Lucy, a un centimetro dalle mie labbra, i suoi occhi castani nei miei e le braccia allacciate al mio collo.

«Proviamoci» accetto.

L'istante successivo, incastro le mie labbra in quelle di Lucy, baciandola con delicatezza. Accarezzo le onde dorate dei suoi capelli, mentre la sua bocca affonda nella mia.

«Mi era mancato fare questo» le bisbiglio a fior di pelle. «E questo» aggiungo, sfiorandole il profilo del viso con le labbra. «E anche questo.» Le lascio un bacio sotto al mento, tracciando una scia fino alla clavicola.

Lucy mi poggia le mani sul petto, allontanandosi leggermente. «Forse dovremmo andarci piano» decreta.

Faccio un sorriso sghembo. «O forse no.»

Lei ridacchia e torna a baciarmi, le sue dita sulle mie guance e le mie che le disegnano linee intrecciate sulla schiena, premendo contro il tessuto del vestito.

Ci sdraiamo sul letto, con i corpi avvinghiati e i cuori che spaccano le costole, con le mani che toccano la pelle e le labbra incollate.

«Era questa la tua idea di "senza etichette"?» le chiedo, sfilandole il vestito.

«Non lo so. Come si chiamano le persone che si lasciano ma si amano ancora, e poi finiscono a letto insieme, anche se non sono una coppia?» domanda, mentre mi sbottona la camicia.

«Hai detto tu che i nomi non sono importanti, no? Siamo solo Matt e Lucy» dichiaro.

Curva dolcemente le labbra, gli occhi luminosi. «Sì, è così.»

Dopodiché, i vestiti volano sul pavimento e noi ci uniamo, diventando un solo corpo e una sola anima. E anche se non siamo niente, ci basta questo.

****

Seguo i movimenti della mia non-ragazza, mentre si rimette l'abito. Allaccia le scarpe e tenta di pettinare i capelli dorati con le dita. Quando nota che la sto guardando intensamente, fa un'espressione accigliata.

«Perché mi fissi?»

Scrollo le spalle. «Sei bella.»

Lei, in risposta, raccatta i miei capi d'abbigliamento da terra e me li lancia, ma vedo che sta trattenendo un sorriso. «Rivestiti.»

Faccio come dice e scendo dal letto, indossando di nuovo i jeans e la camicia. Quando mi sono sistemato, Lucy impugna la maniglia e la abbassa, spalancando la porta della camera.

Davanti a noi, mia sorella, con il braccio ancora teso in avanti, come se avesse voluto aprire la porta ma fosse stata preceduta da noi. Nel vederci uscire insieme dalla stanza, resta per qualche secondo immobile, pietrificata dalla sorpresa. Sgrano gli occhi e Lucy arrossisce.

«Oh. Bree» biascico, stupito. Di sicuro non mi aspettavo di vederla sulla soglia della camera dentro cui io e Lucy ci siamo chiariti.

«Noi...» attacca quest'ultima, ma non sa come proseguire.

«Lasciate stare» dice Bridget, scuotendo la testa. «Sono contenta che... che siate tornati insieme.» Abbozza un timido sorriso.

«Beh, grazie. Cercavi qualcuno?» le domanda Lucy.

«Henry e Kath. Avete idea di dove possano essere, per caso?»

«Ho visto Katherine entrare nella camera accanto» la informo. «Sembrava piuttosto giù di morale.»

Mia sorella mi ringrazia e raggiunge l'ultima porta del corridoio. Io e Lucy, intanto, imbocchiamo la scalinata e scendiamo al piano di sotto, dove la festa non è ancora terminata. La musica e l'odore dell'alcol tappano l'aria, insieme ai numerosi invitati, che si scatenano ballando.

«Andiamo fuori?» mi chiede Lucy in un orecchio.

Annuisco e le prendo la mano, guidandola fino al cortile frontale dell'abitazione di Julie. Scegliamo un angolo abbastanza tranquillo del giardino e ci sediamo sul prato, puntellato di aiuole di fiori colorati. Siamo circondati da coppie e gruppetti di ragazzi, stesi sugli steli d'erba, in preda ai deliri da sbronza.

«Quindi, adesso?» domando d'un tratto. «Siamo sempre... niente?»

Un filo di vento autunnale smuove i capelli ondulati di Lucy. Lei li scosta distrattamente dagli occhi. «Tu che dici?»

«Che ho le idee chiare, dopo quello che è successo in quella camera. Tu?»

Strappa un ciuffo d'erba dal prato, giocherellando con i fili verdi, gli occhi bassi. Stanco del suo non guardarmi, le afferro il mento tra le dita e la costringo a rivolgermi le sue iridi castane.

«Guardarmi, Lucy. So che tutto questo ti spaventa, ma dobbiamo darci una possibilità. Dobbiamo provarci.»

«E se dovesse finire di nuovo male?» sussurra, spaventata dall'ipotesi.

«Almeno ci avremmo provato. Non posso prometterti che andrà tutto bene, ma posso prometterti che ti amerò.»

«Io credo che... che potremmo provarci, allora» decide, alla fine. «A stare insieme, intendo. Per la seconda volta.»

Sorrido, sollevato, sentendo un nodo nel petto che si scioglie. «Mi sembra un'idea fantastica.»

Percepisco il telefono vibrare nella tasca dei pantaloni, segno che è arrivata una notifica. Afferro il dispositivo e corrugo la fronte, accorgendomi che si tratta di un messaggio da un numero sconosciuto.

Lo leggo. "Matt, sono Bridget. Stanotte rimango a dormire da una mia compagna di corso, Carly (sto usando il suo telefono). Puoi prendermi la borsa e la giaccia? Ci vediamo domani pomeriggio. Ti voglio bene".

Non mi faccio domande su questa improvvisa decisione di mia sorella di lasciare la festa e poso il telefono, tornando a guardare la mia ragazza. Sì, la mia ragazza. Finalmente, posso chiamarla di nuovo così.

Intreccio le mie dita tra quelle di Lucy, senza staccare lo sguardo dal suo viso, dalle sue labbra che sorridono e dai suoi occhi.

«Matt» mi chiama all'improvviso una voce, spezzando l'intimità che si era creata tra le nostre iridi. Mi volto e noto Henry. «Sai dov'è Bridget?»

«Henry.» Lo saluto con un cenno. Ha l'aria preoccupata e stravolta. «Mi ha scritto che è andata da una sua amica, una certa Carly. Resterà a dormire da lei. Non te l'ha detto?»

«Sì, certo» risponde in un balbettio poco sicuro. «Grazie.»

Si allontana, diretto verso l'ingresso della villa, senza darmi il tempo di chiedergli cosa sia successo. Lascio perdere il suo strano comportamento e rivolgo di nuovo la mia attenzione a Lucy.

Lei posa la testa tra il mio mento e la mia spalla, e i suoi capelli biondo miele mi solleticano il collo. Chiudo gli occhi, rilassandomi nell'aria fresca notturna, con il corpo della mia ragazza stretto al mio.

****

Sono quasi le sette e Bridget non si è ancora fatta viva. Nel messaggio aveva scritto che sarebbe tornata nel pomeriggio. Però, il sole sta tramontando e di lei non c'è ancora traccia.

La mamma ed Elena sono uscite a fare una passeggiata. Ho assicurato a mia madre che al suo ritorno avrebbe trovato Bree a casa. Quando rientrerà e scoprirà la sua assenza, comincerà a impazzire dall'agitazione, ne sono sicuro. Riguardo papà, non lo vedo da qualche giorno. Mi appunto mentalmente di chiedere spiegazioni a mamma, più tardi. Devo capire cosa sta succedendo tra loro.

Mi alzo dal divano, stanco di stare seduto ad aspettare. Prendo il cellulare, che avevo appoggiato sul tavolino da caffè, e cerco il messaggio che mi ha mandato ieri mia sorella. Ricavo il numero di Carly e decido di usarlo per chiamarla.

Avvicino il telefono all'orecchio e aspetto. Squilla a vuoto per una decina di secondi, poi scatta la segreteria telefonica. La voce registrata mi dice che il numero è inesistente. Sbuffo, attaccando.

Un cattivo presagio sta iniziando a farsi strada in me, lento e delicato, e mi costringo a scacciarlo. Bree sta bene. Tornerà a momenti, ne sono certo.

Mi siedo di nuovo, tentando di rilassarmi contro lo schienale di pelle bianca, e aspetto. Aspetto che il cellulare squilli, che la porta di casa si apra e che mia sorella faccia il suo ingresso in soggiorno, oppure che Carly risponda alla mia precedente telefonata, dicendomi che Bridget sta arrivando.

Aspetto inutilmente.

Dopo circa mezzora passata a fissare il parquet del pavimento, decido che non ne posso più. Mi alzo e mi fiondo al piano superiore, arrivando davanti alla porta della stanza di Bridget.

Mi ucciderà, quando verrà a sapere che ho varcato la soglia della sua camera senza il suo permesso, ma poco importa. È una situazione di emergenza.

Raggiungo il letto, sopra il quale ho posato la borsa di mia sorella, che ho recuperato ieri sera da casa di Julie. La apro e agguanto il telefono.

Non ci metto molto a indovinare la password di accesso. Sblocco il dispositivo e premo l'icona della rubrica telefonica. Scorro l'elenco, cercando nella sezione della lettera "C", finché non scorgo il nome di Carly.

Forse, dal telefono di Bridget mi risponderà, mi dico, mentre inoltro la chiamata.

Come sospettavo, sento immediatamente la sua voce. «Bridget?» fa la ragazza dall'altra parte della cornetta.

«Sono Matt, suo fratello» mi presento. «Tu sei Carly?»

«Sì, sono io. Come posso aiutarti?»

«Bridget è ancora da te?»

«Perché dovrebbe essere da me?» domanda, il tono stranito.

«Ieri sera mi ha scritto che sarebbe rimasta a dormire a casa tua, dopo la festa, ma non è ancora tornata» le spiego.

Le successive parole di Carly mi gelano il sangue. «Mi dispiace, Matt, ma Bridget non è mai venuta a casa mia. Non ci sono nemmeno andata, alla festa.»

«Va bene. Grazie» mormoro, con l'ultimo filo di voce che mi resta.

Attacco e il telefono rischia di scivolarmi dalle dita, tanto sono scosso. Se Bree non è da Carly, dove diavolo è?

Il cellulare di mia sorella mi vibra tra le mani. Abbasso lo sguardo sullo schermo, notando un messaggio appena ricevuto. Veramente, ce ne sono circa un centinaio non letti, e ne sta arrivando un'altra carrellata.

I mettenti sono sempre gli stessi: Katherine e Henry.

So che non dovrei invadere la privacy di Bridget, ma forse anche la sua migliore amica e il suo ragazzo sono preoccupati per lei. Entro nella chat con Kath, leggendo gli ultimi messaggi.

"Stai bene?"

"Dove sei finita?"

"Mi dispiace da morire, Bree, non volevo ferirti. Non l'ho mai voluto."

"Ti prego, rispondimi."

Ne arriva un altro, proprio in questo momento. "Hai tutto il diritto di ignorarmi, ma devi sapere che né io né Henry volevamo farti soffrire. Dacci la possibilità di spiegarci."

Aggrotto le sopracciglia, confuso. Bree e Kath hanno litigato? Non sarebbe la prima volta, ma Katherine sembra disperata. Leggo i messaggi inviati da Henry, che sono pressoché uguali a quelli della ragazza. Si stanno entrambi scusando ininterrottamente da ieri sera.

Ma per cosa?

Ho l'impressione che tutto questo si ricolleghi alla scomparsa di Bridget. Perciò, seleziono il contatto di Katherine e la chiamo. Mi risponde immediatamente.

«Bree!» esclama, la voce piena di sollievo. «Grazie a Dio hai...»

«Non sono Bridget. Sono io. Matt.»

Katherine mantiene il silenzio per un paio di lunghi secondi. «Matt» esala, alla fine. «Bridget...»

«Non è tornata. Ho anche chiamato Carly, ma ha detto che non è mai stata a casa sua. Non ho idea di dove sia» le spiego.

Lei emette un sospiro tremante. «È tutta colpa mia.»

«Cosa stai dicendo, Katherine?»

«È colpa mia, Matt» ripete, singhiozzando.

«Senti, di' anche a Henry di venire da me. Vi aspetto. Immagino che dobbiate spiegarmi qualcosa.»

Katherine acconsente. Chiudo la telefonata e torno al piano di sotto, lasciando il telefono di mia sorella in camera sua. Mi siedo sul divano e attendo il loro arrivo.

Non devo aspettare molto: circa un quarto d'ora dopo il campanello suona. Vado ad aprire, trovando sulla soglia Katherine e Henry, entrambi con gli sguardo sfuggenti e carichi di tristezza.

«Entrate» li invito.

Superano l'uscio e mi seguono in salotto. Mamma e Lenny non sono ancora tornate, quindi la casa è libera.

«Allora» inizio, incrociando le braccia al petto, «Cosa è successo, a quella festa?»

Henry e Katherine si scambiano un'occhiata incerta. Poi, lei espira rumorosamente e comincia a raccontare. Mi dice ogni singola cosa: di come è iniziata la loro storia, di come hanno mentito a Bree per mesi, della sua reazione quando l'ha scoperto. Io ascolto in silenzio, assimilando quelle parole e faticando a realizzarne il significato.

«Non immagini quanto ci dispiace, Matt» aggiunge Henry. «Non...»

Agisco d'impulso. Spinto da una rabbia feroce, che mi sblocca dal mio stato di stupore assoluto, stringo il colletto della giacca di Henry tra le mani e lo faccio impattare contro il muro del salone. Lui sgrana gli occhi, trattenendo il fiato per la sorpresa.

«Mi stai dicendo che per colpa vostra mia sorella se n'è andata?» ringhio.

«Matt!» strilla Katherine, artigliandomi un braccio. «Lascialo andare.»

Mi divincolo dalla presa della ragazza e libero Henry, senza però risparmiare a nessuno dei due uno sguardo furioso.

«Io vi ho visti crescere insieme. Come avete potuto farle una cosa del genere?» sibilo, in tono di accusa.

Nessuno dei due risponde. Pieni di vergogna e rammarico, sfuggono ai miei occhi. Scuoto la testa, amareggiato, a corto di parole.

«Vi meritate proprio l'un l'altra» dichiaro, sprezzante.

In seguito, esco dal salotto, raggiungo la porta d'ingresso e la apro, per poi richiuderla con un tonfo secco e lasciarmi alle spalle la mia casa e quei due traditori.

****

Quando rientro, sono le dieci di sera passate.

All'ingresso, noto le giacche della mamma e di Elena appese all'attaccapanni, segno che sono tornate. Lascio il mazzo di chiavi che ho portato con me sul mobile e faccio il mio ingresso nel salotto.

Mia madre, seduta sul divano, si alza di scatto, quando entro. I suoi occhi azzurri sono spalancati e i capelli rosso fuoco legati in una coda bassa.

«Dove eri finito?» domanda, venendomi incontro.

«A fare una passeggiata. Avevo bisogno di schiarirmi le idee.»

«Beh, avvertirmi, la prossima volta. Ci sta già pensando tua sorella, a farmi preoccupare a morte. Non iniziare anche tu» mi rimprovera.

Le chiedo scusa.

«Hai avuto notizie da Bridget?» chiede, poi.

«Nessuna» rivelo, sconsolato. «Ho contattato Carly, ma non è da lei. Ho chiesto anche a Henry e Katherine, ma niente.» Evito di menzionare il tradimento da parte loro.

Le iridi di mia madre, di solito limpide come il cielo, luccicano di angoscia. «Le è successo qualcosa, Matt. Me lo sento. Bridget non è così sconsiderata da scappare senza motivo.»

Lo avrei fatto anche io, se avessi scoperto che il mio ragazzo mi tradiva con la mia migliore amica, penso tra me.

«Starà bene, vedrai» le dico, più per consolare me stesso che lei.

«Se non si fa viva entro domani chiamo la polizia» decide.

«Sì, è una buona idea. Hai notizie di papà?» cambio argomento.

Pessima mossa. La mamma si rabbuia maggiormente. Con un sospiro rotto e stanco, si siede sul bracciolo del divano.

«Io e tuo padre stiamo divorziando, Matt. Ho scoperto che mi ha tradita per la seconda volta. È meglio per tutti se ci separiamo.»

«Dio, non ci credo» mormoro, sconvolto. «Quando l'avete deciso?»

«Qualche settimana fa.»

«E me lo dici adesso? Adesso che mia sorella è scomparsa, vuoi informarmi che non avrò più neanche un padre?» sbotto.

«Ti prego, Matt, cerca di capirmi. Non sei l'unico a starci male» mi fa notare, la voce debole e crepata.

Sento che impazzirò, se non esco subito da questa casa. Quindi, do le spalle a mia madre e mi dirigo verso la porta. Afferro la mia giacca, le chiavi della macchina e di casa.

«Dove vai? Sei appena tornato» grida mamma, dal soggiorno.

Non la ascolto e lascio l'abitazione, trascinandomi dietro un peso di rabbia e afflizione, per la seconda volta nell'arco della giornata. Supero il vialetto e raggiungo la mia auto, parcheggiata davanti al cancello.

Metto in moto e sfreccio per le strade buie di Manhattan, che nonostante l'ora sono ancora pregne di turisti e code ti traffico. Guido per circa venti minuti, le dita che stringono con vigore il volante e le luci della città che scorrono attraverso i vetri dei finestrini, finché non arrivo a destinazione.

Scendo dalla macchina e raggiungo il portico del palazzo. Suono il citofono e rispondo alla voce femminile che mi chiede "Chi è?" e mi apre il portone dell'edificio. Una volta nell'atrio, prendo l'ascensore e salgo al terzo piano.

La porta dell'appartamento è già aperta. Quando i battenti metallici dell'ascensore si aprono, scorgo la figura di una ragazza, in pigiama e con i capelli biondo miele raccolti in una treccia sulla spalla, in attesa sulla soglia dell'abitazione.

«Matt» mi saluta Lucy.

Ha l'aria confusa e probabilmente vuole chiedermi cosa ci faccio a casa sua, alle undici di sera, ma non appena nota la mia espressione disperata i suoi occhi castani si riempiono di preoccupazione.

«Vieni, entra» mi accoglie, senza fare domande. «I miei sono in cucina.»

La seguo all'interno dell'appartamento e lungo il corridoio principale. Saluto velocemente i signori Johnson, affacciandomi dalla porta della cucina, poi Lucy mi guida nella sua camera. Sono stato a casa sua innumerevoli volte, da quando ci siamo conosciuti, quindi ormai conosco ogni dettaglio della stanza a memoria, a partire dal letto singolo fino alle mensole dove sono allineati innumerevoli libri, dalla scrivania di legno scuro fino alle fotografie attaccate alla parete.

«Allora?» esordisce, sedendosi sul materasso. Mi invita ad affiancarla. «Cosa è successo?»

Inspiro, per darmi coraggio, e comincio a illustrarle gli eventi della giornata. Le dico che Bridget è apparentemente scomparsa, che è stata tradita ed è scappata, che i miei genitori si stanno lasciando e che mi sento sempre più solo, dentro quella casa. Lucy mi ascolta in silenzio. È sempre stata brava, ad ascoltare.

«Posso restare qui, per stanotte? Non riesco a tornare a casa» la prego.

«Certo che puoi, ma dovresti avvertire tua madre» suggerisce. «È già spaventata a morte per tua sorella. Non darle altri pensieri.»

Mio malgrado, le do ragione. Prendo il cellulare e scrivo un breve messaggio alla mamma. Alla fine del testo, aggiungo anche uno "scusami", per il mio comportamento. Ripongo il cellulare in tasca e torno a concentrarmi sulla mia ragazza.

«Cosa devo fare, Lucy?» le chiedo, sfinito. «È tutto un casino.»

«Lo so, ma non è colpa tua. Non puoi farci niente. Aspetta che tua sorella torni e affronterete insieme il divorzio. Andrà tutto bene, Matt, vedrai» mi rincuora, con quel suo sguardo scuro e dolce e il suo sorriso rassicurante.

«Grazie» sussurro.

«Adesso, vieni qui» mi ordina.

Si sdraia sul letto, poggiando la testa sul cuscino, e mi fa cenno di raggiungerla. Mi corico su un fianco, davanti a lei, i suoi occhi alla stessa altezza dei miei e i capelli dorati scintillanti. La stringo e lei si rannicchia contro il mio petto.

E con lei tra mie braccia mi sembra che ogni preoccupazione svanisca. Riesco a chiudere gli occhi, a rilassarmi e a scivolare nel sonno.

****

Il sole di mezzogiorno splende alto nel cielo, offuscato solo da qualche nuvola leggera. Scendo dalla macchina e attraverso il vialetto acciottolato di casa, giungendo davanti al portone. Lo apro ed entro, per poi richiuderlo con forza.

Trovo mia madre in salotto, seduta sul divano. Sopra le sue ginocchia, Elena, la mia sorellina, con i lunghi capelli rossi che mettono in risalto gli occhioni verdi, uguali ai miei. Stanno leggendo un libro.

«Sono tornato» annuncio, avvicinandomi a loro.

«Matt!» esclama Lenny.

«Ciao, tesoro» mi saluta mia madre. Il suo sguardo azzurro è sereno, stranamente tranquillo.

«Bree è tornata?» chiedo.

Mi aspetto una risposta negativa. Invece, la mamma annuisce, con un sorriso. «È in camera sua.»

Per un attimo, non respiro. Poi, quando realizzo il significato delle sue parole, mi fiondo sulle scale, salendole in fretta e furia. Brucio ad ampie falcate la strada fino alla camera di Bridget, arrivando sulla soglia della porta spalancata.

Dentro la stanza, mia sorella. Non appena mi nota, sbianca, come se l'ultima cosa che volesse fosse vedermi.

«Bridget?» faccio, a occhi sgranati. «Cosa... dove...»

Mia sorella guarda un punto alla sua destra, e solo ora noto la presenza di un ragazzo. Indossa una divisa scolastica e ha gli occhi neri e l'aria sfacciata. Annuisce alla muta richiesta di Bridget ed esce dalla sua stanza. Lo seguo con lo sguardo, studiandolo.

Ricordo che sorella mi deve qualche spiegazione e mi avvicino a lei, dedicandole uno sguardo arrabbiato. «Adesso mi spieghi ogni singola cosa, a partire dal perché mi hai mentito e da chi è quel ragazzo.»

«Non volevo mentirti, ma non potevo dirti dove stavo andando» si difende. «Ascolta, Matt: è complicato. Non posso raccontarti altro. Me ne sto andando e non so quando tornerò. La mamma è d'accordo, mi...»

«La mamma è d'accordo?» la interrompo. Il mio occhio cade sul suo letto, dove è posata una valigia chiusa. «Dio, Bree, che sta succedendo? Cosa significa che te ne vai?»

«Non posso spiegartelo.»

«Beh, trova il modo di darmi uno straccio di risposta, perché dovrai passare sul mio cadavere, se vuoi davvero lasciare questa casa» decreto, deciso a non farla scappare un'altra volta.

Mia sorella si accosta a me e mi posa le mani sulle spalle, i suoi occhi, iridi castane punteggiate d'oro, nei miei.

«Matt» bisbiglia. Con quel semplice sussurro, ottiene la mia completa attenzione. È come se una forza superiore mi incatenasse al suo sguardo. «Mi lascerai andare, senza cercarmi.»

Sono così ammaliato, ipnotizzato, che faccio a malapena caso ai suoi occhi, che cambiano colore, assumendo una tonalità nera e blu. Sento la mente annebbiata. Non riesco a oppormi.

«Va bene, sorellina» cedo, le parole che mi escono da sole dalle labbra.

Le stampo un bacio sulla fronte e mi allontano da lei, percependo una strana tranquillità in me. Mi sento... bene. Sereno. Sollevato. È la cosa giusta, lasciarla andare. Ne sono certo, come non lo sono mai stato in vita mia.

Rivolgo a mia sorella un ultimo sguardo. I suoi occhi, tornati del colore originario, brillano di tristezza. Senza la forza di protestare, con la volontà schiacciata e la testa leggera, esco dalla sua camera e scendo al piano inferiore, lasciando andare Bridget definitivamente.

****

Un mese dopo

Fisso la pioggia che scivola sul vetro della mia finestra. Le gocce d'acqua disegnano righe e curve sulla lastra trasparente, battendo in un costante ticchettio.

«Matt?» mi chiama una voce, dalla porta.

Mi giro, distogliendo lo sguardo dalla pioggerella di ottobre e portandolo sulla ragazza che occupa la soglia.

«Posso entrare?» mi chiede Lucy, la voce incerta.

«Sì» mi limito a dire, inespressivamente.

La mia fidanzata varca l'uscio e si siede accanto a me, sul mio letto. I suoi occhi castani sono impensieriti.

«Come ti senti?» mi domanda, in modo cauto, come se temesse di spezzarmi.

«Come ieri, e l'altro ieri, e l'altro ieri ancora. Come un mese fa» confesso.

Lei sospira, poggiandomi le dita infreddolite dal clima autunnale sulla schiena. «Se c'è qualcosa che posso fare...»

«No» la fermo, «non puoi fare niente. Bridget non tornerà.»

«Perché non denunciate la sua scomparsa?»

«Non posso. Le ho promesso di non farlo» rispondo.

So che è una giustificazione stupida, ma sento che chiamare la polizia è sbagliato. Dall'ultimo incontro che ho avuto con mia sorella, ci ho provato numerose volte, ma non ci sono mai riuscito. Qualcosa me lo impediva.

È passato un mese esatto dall'ultima volta che ho visto Bridget, e sento ogni giorno la nostalgia della sua presenza, del suo sguardo macchiato d'oro, del suo infastidirmi e dei suoi abbracci.

Anche la mamma sembra essersi spenta. Lei è papà hanno divorziato, ed è sempre fuori casa, a lavoro, per mantenere me ed Elena. È stremata, anche se prova a non darlo a vedere.

Elena è l'unica che non fa caso alla mancanza di Bree. È sicura che tornerà presto. Quella bambina è l'unica fonte di luce rimasta in questa casa, l'unica cosa che mi dà la forza di affrontare la giornata.

E, ovviamente, c'è anche Lucy.

Mi giro a guardarla. La mia ragazza mi sorride dolcemente, riuscendo a rallegrarmi un po'. Ormai, è diventata una presenza costante, in casa. Viene a trovarmi praticamente ogni giorno. Mi sta vicino, mi consola e rispetta il silenzio.

«Non ti sei ancora stancata di me?» le chiedo.

«Come potrei? Ti amo, Matt» ribatte.

«Mi manca, Lucy» ammetto in un sussurro, la voce spezzata. «Mi manca un sacco.»

Nascondo la testa sta nell'incavo del suo collo, e lei mi passa le dita tra i capelli, sfiorandomi la nuca. La sua vicinanza riesce a calmarmi, almeno in parte.

«Andrà tutto bene, Matt» mormora nel mio orecchio, sfiorandomi la pelle con le labbra. «Andrà tutto bene.»

Spazio Autrice

Il protagonista del terzo extra è prioprio lui: Matthew, il fratello adottivo di Bridget. In questo capitolo vediamo la festa dal suo punto di vista e scopriamo qualcosa in più sulla sua relazione con Lucy. Sono tornati insieme dopo una rottura e Lucy lo sta aiutando ad affrontare la scomparsa di sua sorella. Rivedremo Matt anche nel sequel, quindi state pronti.

Nonostante sia un capitolo lunghissimo, spero vi sia piaciuto. Scrivetemi i vostri commenti👉

Nel prossimo extra si torna tra le mura dell'Accademia!

Xoxo💛

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