Of the night

By bloom_red

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Rosalie. Ventun anni di vita e morte che non sono altro che la somma di una serie di perversioni e fissazioni... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Epilogo

Capitolo 15

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By bloom_red

28 Agosto 2019 – New York


È strano sapete? È strano quando nella vita ti sei abituata a non avere più nulla e, all'improvviso, ogni mattina ti svegli con la consapevolezza di avere un po' tutto.

Vivere con Noah è un'esperienza alquanto conturbante, devo ammetterlo. Svegliarmi ogni mattina accanto al sul corpo così caldo, sentire il battito del suo cuore che scandisce il passare del tempo come un dolce rintocco tutto per me, è rassicurante.

È rassicurante sapere che qualunque cosa io faccia, qualunque cosa io dica, lui è lì. Per me.

Noah a volte mi fa sentire il cuore piccolo piccolo. Ancora più piccolo di quanto non lo senta normalmente. Non so se è un bene oppure no, sto ancora decidendo in merito. Però mi fa sentire così umana, così viva, così piena di possibilità seppur non sia vero.

Noah è la mia dolce illusione, quel cioccolato che ti concedi dopo aver buttato giù tanto amaro ed è così dannatamente buono che nemmeno ci credi, è così buono e rassicurante che ti spaventa.

Ci sto sotto da matti con lui.

Ogni sera gli permetto di spogliarmi un pochino di più.

Ogni notte i suoi baci mi riscaldano l'anima. Baci che carezzano quei rottami oramai incompatibili anche fra loro, le sue mani fanno chilometri su quella mia pelle segnata dalla brutalità del mondo.

Ogni notte mi ritrovo, incantata, ad ascoltare il suo cuore che canta per me.

Ho scoperto che esiste qualcosa di più potente del sangue che bevo. Qualcosa che mi dà ancora di più alla testa, che mi esalta più di qualsiasi droga io mi sia calata in tutta la mia esistenza.

Noah. Noah mi esalta. E non a parole o per quello che fa, ma per come reagisce.

Ogni volta che guarda il mio corpo nudo nella penombra di quella che è diventata la nostra camera, ogni volta che poso le mie mani su di lui, ogni volta che lo bacio, lui implode.

Il suo cuore si scompensa, il suo sangue è come se prendesse a circolare in maniera differente, il suo stesso odore diventa quasi diverso. E tutto questo è per me, solo per me. Reagisce così solo per me, non esiste nessun'altra capace di fargli così tanto effetto.

È questo, allora, che si prova quando qualcuno vuole te, solo ed unicamente te?

Lo sto provando ora sulla mia pelle ed è bellissimo. Terrificante, ma bellissimo.

Non sono mai stata un'Eterna facilmente ossessionabile, la mia Eternità l'ho spesa inizialmente cercando di sopravvivere, rifiutandomi anche ed attaccandomi, semplicemente, a ciò che ero e non potevo più essere. Poi è sopraggiunto il desiderio di vendetta, di esplodere ed esplorare, capire le mie potenzialità. Ed eccovi servita la mia ribellione.

Non ho mai provato certe cose, con Logan era diverso. Logan era il centro esatto della mia dipendenza, era tutto ciò che era malsano per me e che doveva sparire assolutamente dalla mia esistenza.

Mi sono presa le mie rivincite. Mi sono vendicata e, credetemi, l'ho fatto in grande stile perché io non sono una poveraccia qualunque. Se una cosa la devo fare, la faccio con tutti i crismi del caso.

Noah sta ancora dormendo, è prestissimo ma mi sono ritrovata fra capo e collo uno Steve selvatico oltremodo agitato e quindi non ho avuto alternative se non quella di preparargli una tisana, la botta in testa per spedirlo in coma non mi sembrava una cosa molto pratica e forse un po' troppo drastica per quello che è il mio migliore amico.

Ho i capelli disordinatamente raccolti in un cipollotto non troppo alto, sono struccata e c'è una penombra piacevole in casa visto che tutte le tende sono tirate. C'è fresco, io sono scalza e mi sono infilata al volo una maglietta scura e basica di Noah che in pratica mi fa da vestito senza alcun problema.

Steve è seduto allo sgabello dell'isola della cucina, è nervoso. Non è solo il suo cuore che scalpita, ma proprio trasuda nervosismo da ogni poro, pure dai capelli a momenti.

« Ma ti calmi? » di botto, scorbutica.

« Sono calmo. »

« E io ho il pisello. »

« Sul serio!? »

« Ma sei cretino dico io?! » poso le mani contro il ripiano in marmo, fissandolo.

« Che ne so, ti ho mai visto nelle mutande? »

Scuoto la testa lentamente, ma con un rimprovero evidente. « Non risponderò a questa tua provocazione. » mi volto, piuttosto, a prendere una tisana dal mobile della dispensa.

« Non puoi farmi un caffè come tutti i cristiani normali? Dai, ti prego Rosie. »

La mia mano si ferma a mezz'aria e all'ultimo opto per il barattolo del caffè, iniziando a riempire la macchinetta e poi azionandola. Niente tisana, è sempre valida l'opzione coma. Oh, io ci ho provato ad essere civile, mi siete testimoni. Recupero due tazze, lo zucchero, il latte e due cucchiaini. Faccio tutto con gesti un po' seccati, ma non troppo violenti perché come minimo rompo le tazze contro il ripiano e alle mie tazze ci tengo.

« Mi dici che hai? » Steve sembra perseguitato da uno spirito, il che è anche abbastanza curioso considerando che non è un negromante.

« Me lo stai chiedendo davvero? Tu non hai visto niente? »

Sbuffo, leggermente spazientita. « Ti pare che se sapessi cosa succede in quella tua testa bacata te lo chiederei perdendo tempo? » retorica. « Steve inizi a preoccuparmi. » più sincera in questo. « È colpa di Noel. Cristiddio. Ti ha dato di nuovo quella merda, mh Steve? » se davvero Noel ha ripreso a spacciare quella merda a Steve, è la volta buona che faccio il culo a tarallo a quel coglione.

« No, Rosie. No. Cazzo. Non lo sentiresti se fosse così!? Annusami. » mi allunga il polso. « Mordimi, se non mi credi. »

Fisso quel polso, so bene che dovrei morderlo solo per controllarlo. Se nell'odore la presenza della droga si attenua dopo un po' di ore, nel sangue no, restano tracce più a lungo e oramai so perfettamente com'è il sangue di un drogato. Non mi importa se qualcuno decide di bruciarsi la vita dietro una striscia o una siringa, non mi importa davvero. Fintanto che non ho effetti collaterali io, è tutto ok. Il problema è quando il mio migliore amico, l'ultimo pezzo di famiglia che mi resta, inizia a spaccarsi così. Ho preso Steve per il rotto della cuffia mesi fa, andarcene in Australia era anche un modo per allontanarlo da certi giri e Noel sembrava anche abbastanza convinto che andasse fatto così.

« Parla. » il dorso della mia mancina scosta quel polso, per fargli capire che non ho intenzione di morderlo.

« Christopher. » il cuore di Steve esplode quasi. Il mio sembra gelarsi.

« Che c'entra. » sono a disagio. « Senti se è per Noah io... »

Mi ferma. « Non è per Noah. Lui è okay. » scuote il capo. « Christopher è a New York. »

Mi sento le gambe così molli che appoggio le mani sul bancone. Ho gli occhi sgranati, non so cosa ci si possa leggere dentro perché io sono un miscuglio di paura, terrore, ma anche ansia ed eccitazione.

« Come... » guardo Steve atterrita. « Halley? » chiedo pianissimo.

« Non lo so. Ti pare mi importi di Halley? » fa spallucce, retorico. Halley non è mai piaciuta a nessuno di noi due, ognuno per motivi diversi vero, ma il risultato non cambia: non la sopportavamo. « A quanto pare Emma è morta. Morta per davvero. »  non mi muovo di un millimetro mentre Steve parla e mi fissa, greve. « Ci ha visti, ieri. » si smuove, tira fuori un pezzettino di carta dalla tasca dei pantaloni e lo mette sul bancone, spingendolo piano verso di me. « Questo è il tuo. Non l'ho letto. » mi rassicura.

Fisso quel pezzettino di carta come se fosse un ordigno rudimentale inesploso e pronto a far danni appena lo si sfiora. Non riesco a muovermi. Temo che se solo staccassi una mano dal bancone, poi crollerei a terra e non posso permettermelo.

« Cosa diceva il tuo? »

« Che Emma era morta, che lui era a New York e che tu avresti saputo trovarlo. » si ferma, mi fissa: non è tutto. Si è solo preso una pausa per darmi tempo di assimilare.

« E..? »

« Che ti rivuole. » sembra una sentenza di morte visto il tono con cui lo dice.

Sbatto le palpebre un paio di volte e torno a fissare quel pezzo di carta. Allungo piano la mano verso quel foglietto, lo sfioro con la punta delle dita e lo rigiro fra le mie dita affusolate.

« Non ci pensare nemmeno. Scordatelo. » mi fissa astioso, sul punto di mettersi a ringhiare.

« Steve, io... »

« No tu un cazzo Rosie, porca puttana NO. »

« Non urlare. »

« Come cazzo devo fartelo entrare nel cervello che è NO. Non ci devi andare. Non devi cercarlo. »

« Tu quindi non lo farai? »

« No, Rosalie. No. Non lo cercherò e farò in modo che non si avvicini a casa nostra. A me, a te. A Noah. Ti rendi conto che ci ha seguito tutto ieri e non ce ne siamo accorti?! »

«  È Christopher, Steve. Io non posso abbandonarlo. »

« Ah, certo. E poi che succederà? Pensi che tornerà con te, con noi? Mh?! » mi aggredisce con la sua furia e a me si riempiono un po' gli occhi di lacrime inespresse.

« Non fare così, ti prego. »

« Ti prego un cazzo, Rosalie. Sei quasi morta l'altra volta. Se non fossi arrivato in tempo?! Se non ci fosse stato Logan a darti il suo sangue? Se, porca puttana, non ti avessi fatto quel cazzo di ciondolo, io come avrei saputo che ti aveva ridotto in quelle condizioni? » si allunga a prendermi il polso, stringendolo in maniera da tirarmi per farmi alzare lo sguardo. « Ti ha quasi ammazzata l'altra volta. Ti ha spezzato le ossa, sventrata e lasciata dissanguare. Non è più nostro fratello. Emma l'ha cambiato, è morto e tu devi rassegnarti. »

Non mi scosto dalla sua presa, lo fisso solamente senza dire molto finché lui parla. « Lo so bene che non è più lo stesso.  Anch'io sono morta e sono cambiata eppure tu sei ancora qui. Non hai mai mollato con me. Io non posso mollare con lui. Non posso Steve. »

Contrae la mascella, mi fissa con una rabbia indicibile nello sguardo. « Io non posso permettere che ti faccia ancora del male, sei mia sorella e non posso perderti così. Lo vuoi capire? »

Mi avvicino di più a lui e lo abbraccio, cercando di far sciogliere un pochino, almeno un po', quella tensione che c'è fra noi. « Non mi perderai. »

Mi stringe a sé con una veemenza incredibile, affonda il viso nell'incavo del mio collo e sembra respirare male.

« Andrà bene, Steve. »

« Non ti credo manco per il cazzo. »

« Lo sai che torno sempre. »

« Non me ne fotte, non ci devi andare. »

Non rispondo: qualunque cosa dicessi in questo momento, sarebbe una bugia. Io andrò da Christopher, lo sa Steve, lo so io, lo sa Christopher stesso. Ecco perché non parlo. Mentire è inutile.

« Se non lo vuoi fare per me, pensa a Noah. »

Mi stacco un po' da lui e cerco il suo sguardo. « Quindi mi stai dicendo di abbandonare mio fratello per il mio ragazzo? »

« Cazzate. Sappiamo tutti che Christopher per te non è quello. E che tu per lui non sei quello. »

« Ma tutti chi, ma smettila. » sono scocciata adesso. Ho recuperato il biglietto, lo apro e lo leggo velocemente. Ci sono poche parole e me le fisso bene in mente, stracciandolo poi in piccoli pezzettini.

« Solo una minchiona come Halley non se ne poteva accorgere. Ma io non sono così coglione. »

« Steve basta. Okay? Se avesse voluto farci del male, lo avrebbe fatto ieri non credi? Non l'ha fatto. E io e te abbiamo il dovere di fare la cosa giusta. »

« La cosa giusta sarebbe stargli lontani. »

« La cosa giusta è riprendercelo. È questo che fa una famiglia. Sempre e per sempre, Steve. » sono mediamente incazzata, tanto da ricordargli quella specie di giuramento fatto anni fa, quando della vita, della morte, delle cose difficili non sapevamo un cazzo eppure l'abbiamo fatto. Gli prendo il polso sinistro, lì dove tutti e tre abbiamo tatuato la stessa cosa: tre puntini sospensivi messi in verticale. Io, lui e Christopher. « Questo non lo puoi spezzare. Abbiamo fatto una promessa. Tu. Io. Lui. E se tu vuoi mollare, io non lo faccio Steve. Io vado a riprendermi Christopher. Se non sei con me, vorrà dire che pagherò da sola il costo necessario a riaverlo con noi. » è con questo tono che chiudo il discorso.

Non c'è altro da dire, per me. Non c'è una scelta da fare se non quella che è logica, per me, compiere. Sono pronta a ritrovarlo in qualunque modo lui sia diventato, un anno è lungo ma anche breve per quelli come noi. E io sono pronta davvero a tutto per Christopher.


---------------

"Tu sai dove tutto è iniziato ma anche finito.
Non importa quanto ci vorrà, io lì ti aspetterò.
Chris"

Poche parole, quelle di Christopher. Poche, ma buone. Ho capito esattamente il posto a cui si riferisse. Central Park.

C'è un posto preciso lì dove io e lui andavamo spesso. Dove a lui piaceva stare, all'ombra di una grande quercia, distesi su una copertina e convinti di avere tutto e di non aver bisogno di null'altro che quello. È lì, per noi, dove tutto stava cominciando ma è anche finito.

Venire qui, forse, non è stata un'idea così grandiosa.

Non ho paura di ciò che Christopher potrebbe farmi, alla fine non ho paura di nulla se non dei miei sentimenti. Quelli mi spaventano enormemente.

Questo posto è pieno di ricordi, mi pare quasi di sentire l'eco delle nostre voci, delle nostre risate. Il calore di quegli abbracci, l'incertezza e la timidezza di quei primi baci che non hanno mai avuto un vero seguito.

Fa male al cuore essere lì, pure al mio cuore che di solito è piccolo ed apparentemente immune a certe cose.

Ma sono qui, non voglio scappare ancora una volta. Sono uscita approfittando di un momento in cui Steve e Noah erano completamente distratti. Mi farò perdonare, prima o poi.

Stupidamente, ho scelto uno degli abiti che a Christopher piacevano di più: è leggero, è corto, semplice nella sua linea ad A, la gonna arriva a mezza coscia, le mie solite converse azzurre si abbinano perfettamente al color panna del mio abito. Ho raccolto i capelli in una coda alta, non troppo ordinata anche perché per un tot ho corso per arrivare qui, poco trucco come al solito.

Il buio della notte è rischiarato da alcuni lampioni, i rumori della città sono attutiti ma qui non c'è nessuno, nessun cuore che batte, nessun respiro. Niente di niente.

Ci sono solo io, vicino a quell'albero che era il nostro.

Forse ho capito male.

Forse non era qui che si riferiva, ma a Boca Raton.

Espiro piano, guardo verso il laghetto e non posso fare a meno di pensare che forse aveva ragione Steve. È stato l'ennesimo buco nell'acqua.

Sono quasi tentata di andarmene, ficco però la mano nella tasca del giacchetto di jeans leggero che indosso e cerco il cellulare.

Non so perché, è la malinconia che mi guida nel cercare su Spotify proprio quella canzone. Quella che lui spesso mi cantava mentre io suonavo al piano gli accordi giusti.

Le prime note di "Believe" dei Mumford & Sons si diffondono nell'aria, a un volume bassissimo ma che per me è sufficiente.

Mi viene voglia di piangere. Piangere per me. Per Christopher.
Per la mia morte. La sua morte. Per tutto quello che eravamo e non siamo più perché costretti a sotterrarlo nelle nostre tombe.
Io sono mancata. Lui è mancato.
Ci siamo persi e adesso che rimane? L'ennesimo colpo al cuore. L'ennesima rottura, i cocci che cadono per terra e nemmeno fanno più rumore?

« Everything you're trying to say to me... » La sua voce è inconfondibile. Mi entra dritta nel petto, tocca direttamente le corde del mio cuore. È sbucato dal nulla. Ero così assorta da non averlo sentito nemmeno arrivare. È il magnetismo che si scatena con la vicinanza di un mio simile, quella morsa allo stomaco che mi prende sempre, a farmi voltare verso Christopher quando sento la sua voce. Da che ero immobile, assorta in quella mia resa, snudo un sorriso adesso che potrebbe far sciogliere un iceberg. « So open up my eyes. Tell me I'm alive. This is never gonna go our way... » lui canta ancora, avvicinandosi di più a me, restando a meno di un metro da me, guardandomi dall'alto della sua altezza statuaria. È di una bellezza imbarazzante, i lineamenti mi hanno sempre ricordato quelli di un dio greco, i suoi occhi sono come li ricordavo, ma hanno perso un po' di quel calore che nelle foto rivedo e ricordo.

« Say something, say something... » non ho voce, è un sussurro flebile il mio mentre avanzo verso di lui di qualche passo, ritrovandomi di fronte a lui. Gli guardo le mani: ha anche lui un anello solare, è sicuro, è protetto, è autonomo e la cosa mi dona un senso di sollievo considerevole. Lentamente rialzo lo sguardo, incontrando il suo.

« Something like you love me. » completa lui con le sue mani che vanno ai miei fianchi, il cellulare mi cade a terra mentre mi attira a sé e mi stringe al suo corpo. Affonda il suo viso nell'incavo del mio collo, si prende il mio profumo a pieni polmoni. C'è quella scarica di adrenalina piacevole che il contatto con lui, con lui che è come me, crea.

« Chris. » piano piano, ricambio il suo abbraccio.

« Rosie. » sfiora il mio collo con le labbra. Mi bacia la linea della mandibola e le sue mani mi carezzano la schiena. « Sei venuta. Sapevo che avresti capito. » la sua voce è densa di emozione: è felice di vedermi. Che sia andata. Ma al contempo c'è qualcosa che stona. È come se ascoltassi la mia canzone preferita ma riconoscessi che in tutta la composizione c'è una nota fuori posto. Quasi nessuno se ne accorge, ma io sì.

« Sì. » sorrido appena. « Anche se pensavo di aver sbagliato fino a poco fa. »

Lui ride, ride e mi piazza un bacio vicino alle labbra, per poi staccarsi da me e farmi fare un mezzo giro su me stessa e riprendermi fra le braccia, ballando sulle note di quella canzone che in sottofondo sta andando in loop. « Che fessa. » si porta la mia mano sul suo petto, in prossimità del suo cuore. « Sei così bella, Rosalie. » ha lo sguardo sognante.

« Sono sempre la stessa. » con quella punta di imbarazzo che lui mi scatena sempre dentro.

« No, non è vero. » mi carezza lo zigomo con un bacio. « Puoi perdonarmi? »

« Non c'è nulla da perdonare, davvero. » scuoto piano la testa. « Adesso sei qui, questo conta. »

« Sì. Adesso questo conta. » mi stringe di più. « Non intendo andarmene. Non ci separerà più nessuno. » con una sorta di intenzione quasi brutale, folle. « Sono tornato per riprendermi te. E non mi fermerò stavolta. Questa volta credimi, Rosalie. Non ti lascio più. »

Sembra una cosa bella, no?

E perché allora mi sta mettendo i brividi addosso e non quelli belli?

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