Non mi feci ulteriori domande, rimossi il quaderno al suo posto, dove lo avevo trovato, non appena sentii l'asciugacapelli venir spento nell'altra stanza, e mi posizionati sul letto, seduto, in attesa che il blu tornasse lì con me.
In pochi minuti, Suga fu nuovamente nella stanza e si avvicinò a me; in mano aveva delle bende pulite e l'occorrente che gli sarebbe servito per medicare la mia schiena.
"Sai che non posso cambiarti le bende con la maglia addosso?"
Sorrisi a quelle sue parole e, senza rispondere, rimossi l'indumento che mi copriva la schiena martoriata. Nel farlo, sperai che i lividi riportati quella sera non fossero ancora ben visibili, nascosti dagli altri, più vecchi.
Doveva essere andato storto qualcosa, quel giorno,forse qualche affare importante, perché Jiho era stato molto più violento del solito ed io ero come scappato dalla sua stanza non appena ne avevo avuta l'occasione.
Certo, ci ero abituato perché ogni volta che gli andava male qualcosa diventava in quella maniera, ma era sempre doloroso, come lo era stato la prima volta.
Ci si può abituare ai gesti, ma il dolore rimane ogni volta, senza eccezioni.
"Le bende non sono al loro posto", osservò il ragazzo a cui davo le spalle, intento a rimuovere le stesse. Mi morsi il labbro, non rispondendo a quell'affermazione, volevo che facesse in fretta, così da poter indossare nuovamente la maglia e nascondere i lividi che si sarebbero formati.
Sentii il sospiro del blu sulle mie spalle, e poi le sue mani che medicavano le mie ferite, fino al compimento di quell'azione. Mi rimisi in fretta e furia la felpa larga e mi voltai, alzandomi dal letto per uscire da quella stanza.
Ma una mano bloccò il mio polso, e quindi la mia fuga da quel luogo. Suga mi fece voltare ed incatenò il suo sguardo con il mio.
Non erano passati inosservati, quegli aloni violacei che si stavano formando, e lo potevo ben dedurre dallo sguardo che ci stavamo scambiando.
"Dobbiamo parlare, principessa ".