Disaster

By wrongperfectly

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COMPLETA. #1 in Teen Fiction il 7.02.19 #1 in Fan Fiction il 21.04.20 All'apparenza Cassie Anderson e Justin... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 60

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By wrongperfectly

Stupido Reyes, penso mentre spengo il motore della mia Range Rover e mi appresto a scendere dall'auto, sbattendo la portiera con un tonfo secco.

Quel pivello non aveva la minima idea di dove si nascondesse quel topo di fogna di Brandon o come si chiama e Xavier ed i suoi fratelli non sono riusciti a rintracciare il suo telefono, dato che il bastardo utilizza un usa-e-getta. Avendo l'aria di essere finito in un vicolo cieco ho cominciato davvero a perdere quella già minima pazienza di cui dispongo, questo fino a quando pel di carota non mi ha detto che sa di un posto in cui Bob è solito passare la domenica sera, perché più volte gli è capitato di sentirlo parlare al telefono con qualcuno e darsi sempre appuntamento lì. Ne deduco che se troverò lui troverò anche chiunque lavori con lui, perciò prenderei due piccioni con una fava, come si suol dire. Mi chiedo solo perché quel ficcanaso non mi abbia fornito questa informazione prima, invece di farmi perdere tanto tempo.

Così, eccomi qui: al Grey.

Guardo l'enorme insegna al neon blu e noto che le luci che illuminano la y sono fulminate e perciò tutto quello che si può leggere è la scritta "Gre" parola che, ovviamente, non ha alcun senso.

Sono già stato in questo locale diverse volte: davanti, sembra un locale come tanti altri, forse anche sopra la media, dove ritrovarsi con gli amici a bere una birra e a ballare sulle note di qualche canzone commerciale, ma io so che sul lato sinistro dell'edificio c'è una porta ben nascosta che conduce ad un'ampia stanza sul retro ed è lì che si svolge la maggior parte degli affari non proprio puliti: dallo spaccio agli incontri clandestini, il Grey è perfetto per chi voglia fuggire per un breve momento dalla sua misera vita per sballarsi un po' o abbia intenzione di fare soldi con scommesse.

Impreco, non appena scorgo le decine di persone in fila davanti all'entrata principale le quali, però, supero incurante di tutti gli accidenti che possano mandarmi, dopo aver constatato di aver esaurito ogni scorta di pazienza.

<<Ehi, bello, fai la fila come tutti!>> sento dire ad un ragazzo alle mie spalle, una volta giunto in prossimità dell'ingresso. Mi limito a fermarmi e rivolgergli un'occhiata truce e questo basta per farlo mettere a cuccia come un cagnolino. Tipico. Vogliono fare i gradassi ma non riescono mai a reggere il confronto, penso e dopodiché riprendo a camminare verso l'entrata.

Il buttafuori che mi ritrovo davanti ha la pelle scura e la testa calva ed è grande quanto un armadio, la sua mole spaventerebbe chiunque.
<<Nome>> dice automaticamente, tenendo gli occhi sopra la lista e non accorgendosi minimamente di me, questo, almeno, fino a quando non alzandi il capo i suoi occhi scuri incontrano i miei ed un sorriso sbalordito si dipinge sul suo volto. <<Bieber!>>
<<Mike, vecchio mio>> gli sorrido di rimando e lui mi attira in un abbraccio fraterno che per poco non mi soffoca, a causa della sua stazza che sarà il triplo della mia.

Mike è senza dubbio il bodyguard che preferisco e sono stato fortunato a trovare proprio lui all'ingresso, oggi; con altri del mestiere probabilmente avrei dovuto iniziare una discussione sul rispettare i turni e cavolate varie. Veniva sempre ad assistere agli incontri, quando il suo turno glielo permetteva e spesso capitava che io, lui e Xavier concludessimo la serata davanti ad una birra a parlare del più e del meno.

<<Ne è passato di tempo, eh?>> commenta dopo avermi lasciato tornare a respirare di nuovo. <<Ma che ci fai qui? Ho saputo della tua squalifica. Non ci voleva, cazzo...>> aggiunge, scuotendo la testa con dissenso. Non mi stupisce che sia a conoscenza del fatto; tutti nel nostro giro sanno tutto di tutti ed essere squalificato da degli incontri che sono di per sé illegali è una cosa che fa piuttosto scalpore.

Scrollo le spalle. <<Già, una vera rottura>> mi limito a dire, mostrandomi piuttosto indifferente all'argomento, senza scendere nei particolari: non ho il tempo né, tantomeno, la voglia di parlarne. Nel frattempo, le persone in fila cominciano ad irritarsi, incitando di darci una mossa, tuttavia il brusio iniziale viene messo a tacere da Mike che intima loro di fare silenzio, se non vogliono restare fuori ad aspettare tutta la notte.
<<Senti, devo vedermi con una persona. Puoi farmi entrare?>> gli chiedo, poi, tagliando corto.
<<Certo!>> esclama lui lasciandomi passare, non senza prima averlo salutato con un "Stammi bene, amico", lui, in risposta, mi dà una pacca sulla spalla che per poco non mi fa sputare un polmone per la forza esercitata sulla mia schiena.
Tuttavia, prima di varcare la soglia del locale non riesco a trattenermi e mi volto verso il ragazzo rimasto dietro di me sfoggiando un sorriso divertito. <<Ci si vede, bello>>.

Una musica tecno che non mi dispiace affatto giunge alle mie orecchie, una volta messo piede all'interno. Il Gray è pieno, il che non gioca affatto al mio favore, considerando che non so nemmeno quale aspetto abbia quell'uomo e che potrebbe, perciò, essere chiunque di questi idioti. Eppure, qualcosa mi dice che saprò riconoscerlo quando lo vedrò.

Dove sarei se fossi un pazzo sociopatico che deve incontrare una persona, probabilmente altrettanto sociopatica?

Sicuramente non me ne starei in pista a scatenarmi come un sedicenne.
E non me ne starei nemmeno al bancone, col rischio che qualcuno, magari il barista, possa origliare la conversazione o che una persona che abbia alzato fin troppo il gomito venga ad importunarmi. Probabilmente, da paranoico, cercherei un posto appartato, lontano dalla folla, ma non così tanto da dare l'impressione di nascondere qualcosa.

Mi guardo intorno, in cerca di un luogo simile, individuando immediatamente i divanetti dall'altra parte della sala. Allora, deciso a raggiungere quella determinata zona del locale, mi faccio largo in mezzo alle persone a suon di spintoni e spallate.

<<Justin>> per un attimo penso di essermela solo immaginata, quella voce, ma quando mi volto scopro che non è così e non posso fare a meno che la preoccupazione e la rabbia, nel realizzare la realtà, si mescolino dentro di me dando vita ad un miscuglio letale.

<<Cassie, come...>>

<<Ti ho visto parlare col bodyguard, mi è bastato dirgli che ti conoscevo per farmi entrare>> fa lei, interrompendomi ed intuendo il mio quesito.

<<Non dovresti essere qui>> dico a denti stretti, controllando a stento l'impulso di caricarla in spalla e portarla il più lontano possibile da qui, subito. Questo posto non fa per lei.
I tratti del suo dolce viso si induriscono, dando origine ad un'espressione contrariata.
<<Nemmeno tu dovresti>> ribatte, poi. È troppo concentrata su di me per poter accorgersi di un ragazzo che le ammira il culo, fasciato nei suoi soliti skinny jeans. Contraggo la mascella più forte che posso, intimandolo col solo sguardo di starle alla larga. Non è la prima volta che mi capita di beccare qualcuno guardarla con fin troppa insistenza e bava alla bocca e non c'è nemmeno da stupirsi: Cassie è bellissima senza dover essere appariscente come molte delle ragazze che conosco e che, prima di incontrarla, mi portavo a letto, perché sapevo che con loro potevo divertirmi senza che si aspettassero altro da me. No, quella di Cassie è una bellezza acqua e sapone che, però, lei sembra volere in tutti i modi nascondere, quasi come se, per lei, quello fosse un peso e non un dono. Ma, comunque, non mi va a genio che qualcuno faccia pensieri perversi su di lei, non mi andava a genio nemmeno prima che diventasse la mia ragazza e Dio solo sa quante volte, per questo, sono stato sul punto di spaccare la faccia ad Aaron, solo perché avevo notato subito il modo in cui pareva pendere dalle sue labbra. Lei, ovviamente, non se ne è resa conto fino a poco tempo fa, perché era troppo cieca o troppo ingenua per capirlo.

Ora più che mai sono più che intenzionato a portarla fuori dal locale, ma prima voglio sapere come ha fatto a sapere dove fossi e così glielo chiedo.

<<Darren mi ha detto della tua improvvisata a casa sua>> è la sua risposta.

Reyes. Figuriamoci se quel ficcanaso per una volta poteva starsene zitto!
Comincia davvero ad infastidirmi quel tipo: prima fa la parte di quello che vuole rimediare ai suoi errori per pulirsi la coscienza e poi che fa? Spedisce Cassie direttamente nella tana del lupo? Avrei dovuto imbavagliarlo e nasconderlo nello sgabuzzino. Maledizione.

<<Non è la tua battaglia, Justin>> afferma, distogliendomi dai miei pensieri su come farla pagare a quell'idiota. Incrocio il suo sguardo e noto che si è addolcito, i suoi occhi pieni di compassione. L'ho vista piangere e crollare meno di ventiquattro ore fa, eppure, adesso, è così forte davanti a me, come se quello che è successo ieri non l'avesse scalfita, ma so che non è così.

È fragile ed al tempo stesso forte la mia Cas.

<<Non dovrebbe essere nemmeno la tua>> le rispondo, il tono più flebile di quanto vorrei che fossi. Il suo unico problema, ora, dovrebbe essere quello di scegliere la meta per le vacanze o cosa indossare al ballo di fine anno. La sua vita, la nostre vita, non dovrebbe essere così difficile, non dovrebbe essere perennemente costellata dal dolore. È tutto così ingiusto, cazzo! Perché? Perché non possiamo essere dei ragazzi normali?

Con queste domande in testa a cui non troverò mai una risposta, decido di rimandare il mio progetto di fare giustizia da solo, almeno per stasera, perché so che non potrei essere completamente lucido, non se Cassie è nel locale. Allora faccio per prenderle la mano e condurla verso l'uscita, ma lei si ritrae immediatamente dal mio tocco, irrigidendosi come un tronco e al tempo stesso tremando come una foglia.
Faccio scorrere il mio sguardo nella stessa direzione del suo per capire cosa, o meglio chi, abbia scaturito in lei una tale reazione.
I miei occhi si posano su un uomo sulla quarantina, i capelli scuri rasati ed una cicatrice ben visibile sulla guancia, che prende posto in una delle poltrone ad una decina di metri da noi.

<<È lui?>> le chiedo, immaginando già la risposta. D'improvviso, smetto di ragionare, tutti i propositi che mi sono fatto due minuti fa sul lasciar perdere vanno in fumo e la sfera dei colori svanisce dalla mia visuale, permettendomi di vedere solo il nero, come la rabbia che mi monta dentro, ed il rosso, come il sangue che ho intenzione di fargli sputare.
Senza aspettare un'affermazione da parte di Cassie e, senza esitare, mi incammino verso il tizio a passo spedito, quando lei, ridestatasi da quel suo stato di trance, prima mi strattona per la giacca e poi si para di fronte a me. <<Justin, aspetta! Che vuoi fare?>>
<<Cosa credi che voglia fare?>> le chiedo retoricamente, senza alcun umorismo.

Poggia le sue mani sul mio torace, tentando di spingermi indietro senza, ovviamente, smuovermi di un millimetro. <<Quale sarebbe il tuo piano?Andare da lui e riempirlo di botte?>> indaga lei, visibilmente agitata, guardandomi come se fossi un pazzo suicida. <<Non è un ragazzo che ti ha fatto un dispetto o uno dei lottatori che sei abituato ad affrontare sul ring, con quell'uomo non si scherza>> i suoi occhi restano puntati nei miei, supplicandomi silenziosamente di non fare niente che potrebbe essere ritenuto sconsiderato. Ma mi conosce e dovrebbe sapere che sono una persona estremamente impulsiva. <<Nemmeno io scherzo, Cas>> le dico spostando leggermente la giacca dal mio fianco sinistro, rivelandole il mio asso nella manica.

Non appena il suo sguardo finisce sulla mia cintura sgrana gli occhi, incredula, ed il suo viso si fa subito pallido. <<O mio Dio>> esclama portandosi le mani sulla bocca, sempre più visibilmente sconvolta. <<Dimmi che non è quello che penso>> quasi mi implora e, vedendo il mio silenzio religioso, mi schiaffeggia il braccio. <<Justin!>>
Mi mordo una guancia, dicendole, successivamente, quello che vuole sentirsi dire con molto sarcasmo. <<Va bene, allora non ti dirò di avere una pistola con me e non ti dirò nemmeno che ho intenzione di usarla>>.

Non ho mai usato una pistola, ho sempre preferito scontrarmi nel corpo a corpo, dove ognuno deve contare solo sulle proprie forze e non su mezzi esterni, ma non mi sono fatto scrupoli a chiedere a Xavier di procurarmene una. Quando ci si mette, il mio amico, sa il fatto suo. E non mi farò nemmeno scrupoli a piantare a quel tipo una pallottola nel cranio, se fosse necessario.

<<Non puoi essere serio>> commenta.
Mi massaggio le tempie e <<Ha minacciato di farti del male, cazzo!>> sbotto, sull'orlo di perdere la pazienza per la milionesima volta in questa lunga serata. <<Ha minacciato te e la tua famiglia, vuoi sul serio che la passi liscia? Perché io no e non lo permetterò>> annuncio tentando di superarla, spostandomi a sinistra. Cassie, però, si sposta alla sua destra, impedendomi, così, di passare; sa che non userò la forza, non con lei.
<<No, ma non è questa la soluzione>> ribatte. Mi chiedo perché? Perché deve essere così buona? Perché non può semplicemente vedere le cose come le vedo io e ragionare come me? Con quel tipo fuori dai piedi potrà tornare a vivere la sua vita senza più alcun timore, senza più la paura che possa fare del male a lei e a chi le sta intorno. Ma no, deve essere così schifosamente buona da non augurare la morte nemmeno all'uomo che, per poco, non l'ha procurata a lei.
<<D'accordo, supponiamo per un momento che tu riesca a portare a termine il tuo assurdo piano: cosa farai quando verrai sbattuto in prigione ed il senso di colpa ti consumerà per quello che avrai fatto?>> chiede incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio. <<Perché è questo che succederà se premerai quel grilletto>>.

Anche dopo tutto quello che sta passando, dopo le varie minacce ed i problemi si preoccupa più che io non mi metta nei guai che per se stessa. La sua obiezione ha una logica, certo, ma se c'è una cosa di cui sono sicuro è che quell'uomo merita di morire e non mi pentirò se sarò io a porre fine alla sua vita.

Stringo i pugni lungo i fianchi. <<Se questo significa che tu sarai al sicuro ne sarà valsa la pena>> rispondo, serio quanto non ricordo di essere mai stato.

Cassie scuote la testa ripetutamente. Non ne sono sicuro, poiché le luci stroboscopiche del locale non aiutano di certo la vista, ma mi pare di intravedere i suoi occhi riempirsi di lacrime. <<Non posso permetterti di macchiarti di sangue per me, tu non sei...>>

<<...Mio padre?>> finisco bruscamente la frase al posto suo. Lo aveva detto, una volta, aveva detto che io non sono come lui, così come lei non è come sua madre e che i loro errori non ci competono. Il punto è che, adesso, però, non sono più sicuro di nulla.

La sento sospirare rumorosamente. <<Stavo per dire che non sei un criminale>> mi corregge. <<Ma è ciò che diventerai se farai questo passo e a quel punto cosa ti renderà diverso da quelli come Bruce e tuo padre? Da quelli come loro?>>

Quelle parole, così vere e pungenti, mi colpiscono dritte al petto, al punto che sono costretto ad indietreggiare di due passi, come se qualcuno col doppio della mia forza mi avesse appena spinto ed io cercassi di ritrovare il mio equilibrio.

Ha ragione. Ha stramaledettamente ragione.

Io non voglio essere in quel modo, non voglio essere uguale a loro, eppure non riesco nemmeno a trovare una soluzione alternativa.

<<Io non sono così>> non mi rendo conto di averlo detto ad alta voce vino a quando non sento il profumo alla vaniglia di Cassie riempirmi le narici e le sue mani cingermi le spalle in un abbraccio che, una volta tornato alla realtà, ricambio. <<Lo so, va tutto bene>> mi sussurra, anche se non va affatto tutto bene; stavo per perdere la mia strada, ma lei, ancora una volta, è riuscita a rimettermi in carreggiata. Non riesco a smettere di stupirmi di quanto strabiliante sia questa giovane donna. Mi concentro sulle mie mani intorno ai suoi fianchi, sul suo respiro caldo che sfiora il mio collo e su come i nostri cuori sembrano battere all'unisono nelle rispettive gabbie toraciche. E proprio quando sento di non poterne fare più a meno, lei scioglie l'abbraccio.

<<Andiamocene da qui>> suggerisce, poi, afferrandomi la mano, esattamente come ho tentato di fare io prima che la vista di Bruce la sconvolgesse, ma i miei piedi si ancorano al pavimento quando il mio sguardo si posa per un'ultima volta su quel bastardo che proprio in quel momento viene raggiunto nel privè dalla persona che stava aspettando.

Sento i muscoli irrigidirsi, la gola seccarsi e un profondo senso di confusione crescere dentro di me.

No, non può essere, mi ripeto mentalmente, fino a che la voce di Cassie non spazza via ogni minimo dubbio con una sola frase:

<<Quello non è Jason?>>

Spazio autrice

Ma salve!
Lo so, il capitolo è un po' più corto rispetto agli ultimi che ho pubblicato, ma non c'era bisogno di allungarlo più del necessario, poiché ritengo che sia già ricco così.

D'accordo, questa volta vi pongo una sola, unica domanda: cosa ci farà Bruce insieme a Jason? Fatemi sapere cosa vi frulla per la testa!

Mancano solo cinque capitoli e l'epilogo alla conclusione della storia, i nodi stanno finalmente per sciogliersi.

Stay tuned e al prossimo aggiornamento!

Melissa

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