We are Forever

By itsClaudiaG_02

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《E poi sei arrivato tu, con un semplice cappello Fedora, un paio di mocassini e un guanto di paillettes...》 ... More

PREFAZIONE
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Epilogo
This is it
Ringraziamenti
MJmoonwalker awards 2017
NOVITÀ!
AGGIORNAMENTO CAP. 34
WaF Cartaceo & Kindle

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By itsClaudiaG_02

Quando quel momento magico finisce, a Michael scappa un sorriso, talmente contagioso che finisco per sorridere anch’io, e mi solleva piano da terra cingendomi la vita con le braccia. E’ così assurdo! E’ successo. Si volta definitivamente per andare; i nostri corpi si separano dal tutt’uno e tornano ad avere dei lineamenti distinti, ma non gli lascio la mano. Lo guardo supplichevole, non so veramente più che cosa fare per impedire che la distanza ci porti a vivere due nuove vite completamente diverse. Whatever happens, don’t let go of my hand. E alla fine accetto la realtà, che vince sempre su tutto, e sono costretta a lasciarlo andare.
-Andrà tutto bene, te lo prometto. Ricorda che i cancelli di Neverland saranno sempre aperti per te. Ciao mia piccola Applehead.
Sale sulla macchina, mi lancia un ultimo sguardo fugace e chiude la portiera. Lo vedo fare un cenno a Frank con la mano e l’auto parte lentamente. Se ne sta andando… c’è riuscito. E’ scappato via, sta tornando alla sua vita surreale esattamente dall’altra parte del mondo.

Ho affrontato diversi concerti e l’ansia che essi portano con loro, tutti estenuanti ma emozionanti al tempo stesso. Eppure, nonostante le esperienze vissute, non c’è modo di prepararsi ad un concerto come questo, il più grande e spettacolare: l’addio.
Rimango lì, con lo scatolone stretto al petto e il suo profumo che aleggia nell’aria (ciò che mi rimane di lui) e la macchina intanto si allontana. E’ tremendo sentirsi così maledettamente impotenti, non poter impedire che tutto questo accada.
–Ciao Michael. Ricorda che una parte del mio cuore sarà per sempre tua…- riesco a dire in un sussurro impercettibile.
Sento gli occhi offuscarsi, velati dalle lacrime. Non può finire in questo modo! Corro in casa spalancando la porta. Tutti mi aspettano con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra, forse per cercare di rallegrarmi. Apprezzo i loro sforzi, ma sanno meglio di me che ora non c’è nient’altro che possano fare per consolarmi. Papà cerca di fare qualche altra domanda, ma mamma lo blocca.
-Scusate, i-io vado a svuotare il trolley. Stasera vi racconterò tutto.
-Ma certo, vai tesoro, sarai sicuramente stanca.
Annuisco cercando il più possibile di non guardarli in faccia. Entro in camera e chiudo la porta alle mie spalle, lasciandomi cadere sul letto. Intorno a me regna il silenzio; cerco di mettere a fuoco, nonostante le lacrime che mi offuscano la vista, tutte le foto attaccate alle pareti. E’ in queste situazioni che ti accorgi di quanto quegli sguardi e quei sorrisi ti lascino senza fiato, ma che siano troppo finti rispetto alla realtà. Abbiamo più foto di lui che nostre dall’inizio alla fine della nostra esistenza, e solo ora mi rendo conto che tentiamo di ricostruire invano una vita che non ci appartiene affatto, della quale ci sfugge dalle mani proprio la semplicità. Creiamo fantasie, giochi di illusione, situazioni inventate e storie attorno ad una persona che non sa della nostra esistenza e che chiede solo di essere amata per quello che dimostra di essere ogni giorno, su ma soprattutto giù dal palco.
Mi rendo conto anche che appena starò meglio dovrò scendere e chiedere scusa ai miei genitori. Gli ho mentito, li ho fatti aspettare a casa in pensiero senza che avessero la minima idea di dove fossi, sono salita in camera mia senza dire una parola o dare una spiegazione… So che adesso staranno pensando “Ti senti triste, lo capiamo, ma non tutto dura per sempre”; so che stasera o quando uscirò dalla camera me lo diranno, apprezzerò i loro sforzi, ma la realtà è che non potranno mai capire a fondo cosa vuol dire.
Prendo un paio di forbici dall’astuccio della scuola e comincio a fare dei buchi nel pacco di cartone lungo la linea d’imballaggio dello scotch. Che cosa potrà mai esserci? “C’è qualcosa di veramente speciale” così aveva detto Michael. Libero il contenuto abbastanza pesante dal cartone, che scivola in piccoli pezzi sul pavimento. Quante cose! Mi salta subito all’occhio un grande quadro bianco, una tela, e subito la riconosco… E’ proprio quella che avevo visto in aereo! E’ lei. Il disegno mi lascia senza fiato e soffoco un piccolo singhiozzo con una risata di gioia. Ritratti a matita, su quel quadro, ci siamo noi, uno accanto all’altro, mano nella mano e alle spalle il cancello di Neverland. Così ben fatto, così ben disegnato, da sembrare reale. In basso a destra la sua firma. Voglio morire, non ci credo! Chissà quando ha cominciato a farlo… Oh, Michael!
Ma non è l’unico oggetto del pacco. Ci sono anche un pacchetto di caramelle, le sue preferite e… il suo cappello Fedora! Oddio! Lo afferro e lo stringo al petto come un piccolo grande tesoro. Mi arriva un inconfondibile profumo, il suo profumo. Sarà un altro modo per pensare di averlo sempre vicino a me. Trovo una cassetta con una costoletta sulla quale c’è un’unica frase “I momenti migliori di sempre”. Sorrido alla sola vista e pregusto già di trascorrere una serata a guardarla e riguardarla rievocando con nostalgia i ricordi di qualche giorno fa. Solo qualche giorno fa. Cosa c’è di più prezioso dei ricordi? Infine, sul fondo dello scatolone, una lettera. Strofino il viso con le mani per cercare di liberare la vista da quel velo di lacrime, con il risultato di diventare ancora più rossa di prima. La calligrafia è proprio la sua, un po’ disordinata, ma sono le parole ciò che contano. Trattengo il fiato per tutto il tempo che impiego a leggere la lettera e mi scappa un sorriso immaginandolo seduto alla sua scrivania, con la penna in mano, tutto intento a scrivere ciò che ora rimarrà per sempre impresso sulla carta.

E’ ormai sera.
Alla fine oggi pomeriggio sono stata costretta ad uscire dalla camera dove mi ero rintanata. Piccoli colpi che battevano sulla porta: era mia madre. Forse si era preoccupata che non fossi ancora scesa, forse era passata a vedere come stavo, l’importante era che fosse con me. Siamo un attimo rimaste a fissarci, poi l’ho abbracciata e sono scoppiata a piangere sulla sua spalla, bagnandole la maglietta. Quando mi sono calmata siamo scese in sala da mio padre che ci aspettava, preoccupato del tempo che scorreva incessantemente. Mi sono scusata con tutti, ho mostrato loro i regali fatti da Michael e ho risposto alle domande che volevano farmi da tanto tempo: “Com’è andato il viaggio? Com’è stato vivere con Michael? Cosa è successo quando l’hai incontrato? Cosa avete fatto? Com’era Neverland? Eri emozionata durante i concerti? Sei stata veramente bravissima!” Eh sì, l’elenco sarebbe molto più lungo di così. Dopo cena abbiamo continuato a parlare, finché, verso le undici, non sono ritornata in camera.
Sono molto stanca, ma non riesco ad addormentarmi. I pensieri mi affollano la mente, così scendo in giardino, sul muretto con il roseto, proprio dove tutto è cominciato, con il libro di Peter Pan posato sulle gambe.  Volgo lo sguardo al cielo, contemplando le stelle, le stesse che potevo vedere dal Giving Tree, ma contornate da un’atmosfera completamente diversa. Almeno quelle non se ne vanno… La fresca brezza mi fa sollevare ritmicamente i capelli e svolazzare il foulard che ho usato per avvolgermi il collo. L’aria di settembre comincia a farsi sentire. Il cielo stellato rivela migliaia e migliaia di stelle, ognuna che brilla di un’intensità diversa e, proprio accanto a quella più luminosa che sto fissando da svariati minuti, si vedono le luci rosse di un aeroplano che lampeggiano ad intermittenza, quasi immobili, a chilometri di distanza. Eppure, se le si osserva bene, si nota che in realtà l’aereo si sta muovendo ad una velocità pazzesca. Dove sarà Michael in questo momento? Dovunque si trovi, starà guardando il mio stesso cielo? Avrà già letto la mia lettera? Mi sembra quasi di vedere il suo volto specchiato in quel mare di stelle. Dio, quanto mi manca… Vorrei donare il tuo sorriso alla luna, perché di notte guardandola possa pensare a te. Ed eccola lì, la riesco a riconoscere, la mia stella, la stella che avevo visto sul Giving Tree, quella a cui racconto ogni mio segreto e con cui mi confido, come con un migliore amico. La mia stella sei tu.
Quante emozioni mi hanno accompagnato quest’estate! E Michael… mio Dio. Mi sento così sola. Mi manca tutto di lui. Potrei anche rinunciare a Neverland, ma non a Michael. E pensare che fino a poco tempo fa mi sembrava impossibile tutto questo… Ricordo ancora qualche ora fa, quando passeggiare con lui per le strade di Roma sembrava una cosa così normale, e siamo passati davanti a quel parco giochi, e mi sono stupita che fosse completamente ristrutturato, nuovo come se fosse stato costruito il giorno prima; un attimo prima rotto, l’attimo dopo nuovo, come nei miracoli. Ho guardato Michael, e anche senza replicare niente mi ha sorriso, come è suo solito fare, e da quel gesto ho capito tutto. Effettivamente non servono parole per descrivere il suo immenso cuore. Michael non mi ha solo catapultata in un mondo incredibilmente giusto, fatto di magia e infantilità, ma mi ha anche aiutato a vederlo in modo diverso. Anche quando sembrava che tutto ciò che lo circondava gli stesse per crollare addosso, lui si rialzava con un sorriso più abbagliante di prima e ti diceva “Sto bene. Sono forte”. Non si ha tutti i giorni l’occasione di avere certi insegnamenti di vita. Ora so come affrontare situazioni che prima non avrei solo avuto difficoltà a gestire, ma anche ad immaginare. E so per certo che se vedi qualcuno per la strada, non giudicarlo (non sai per quale battaglia sta lottando), ma semplicemente amalo come faresti con un figlio.
E poi, in un attimo, mi balena un’idea che prende forma piano piano, sempre più nitida. Comincio a rimuginare sul libro che stavo scrivendo: beh, dovrà aspettare. Scriverò un altro libro, ma non uno inventato; racconterò una storia vera, l’estate che mi ha stravolto la vita e lo spettacolare incontro con la persona più dolce, speciale, gentile, premurosa, amorevole e incredibile che io abbia mai conosciuto e alla quale sarò per sempre riconoscente. Descrivere Michael Jackson non per quello che le persone vedono al di fuori della sua vita privata, un uomo ricco e talentuoso, ma per quello che è il suo mondo e la sua vita, uguale a tutte le altre, ma più infantile e magica, ciò che si trova dietro una maschera, avvolto in un alone di mistero e che i giornalisti non prendono mai in considerazione. Chi lo sa, magari mi aiuterà a non dimenticare, perché in questo modo le parole rimarranno impresse sulla carta e mi aspetteranno lì ogni volta che vorrò rivivere quell’avventura.
E così ritorno a guardare con un sorriso il cielo, le stelle, la mia stella, come se potesse contenere tutti i ricordi nel suo debole bagliore argenteo. Si sta muovendo, sta tornando nel suo cielo perfetto e senza regole. Lo stesso cielo che ha condiviso con me. Eppure, nonostante mi senta la persona più fortunata del mondo, apprendo una cosa: siamo nati per osservare due facce diverse della stessa luna.
Sei ancora in viaggio? Cosa stai facendo? Manchi tanto, sai…? Ciao Stella. Ti terrò sempre nel mio cuore.

Ciao Claudia,
se stai leggendo questa lettera vuol dire che hai visto i miei regali. Spero che ti siano piaciuti. Hai visto, alla fine sei riuscita a scoprire di che disegno si trattava. La mia curiosona! In questo modo la nostra promessa fatta sull'aereo è stata finalmente mantenuta: io ho un tuo bellissimo disegno, tu hai il mio. Eppure, ti dirò, nessun disegno al mondo potrà mai ripagare la sensazione che ho provato quando ho sfiorato la tua mano su quell'aereo. In quel momento, ai miei occhi eri così piccola e dolce e l'unica cosa che ho desiderato è stata mantenere quel contatto il più a lungo possibile.
Nulla potrà mai ripagare la tua compagnia. Nel pacco ti ho lasciato anche la mia confezione di caramelle preferite e il cappello Fedora che ti piaceva tanto. Non è vero che sta meglio a me, però! Sai, credo di aver trovato qualcosa di tuo a casa. La tua lettera che mi hai scritto quando eri piccola mi ha fatto molta tenerezza, veramente. Mi dispiace di non averla letta prima, ma spero che riuscirai a perdonarmi per l’interminabile attesa… Amo veramente i miei fans e, se dietro le parole delle lettere si nascondono persone così speciali come te, vorrei conoscerli tutti di persona. Ad ogni modo, per farmi perdonare, ho deciso che sistemerò la tua lettera nella tasca della giacca che uso durante i concerti, insieme alle lettere di tanti altri bambini, come porta fortuna, perché in fondo tu sei una bambina e in questo periodo siamo cresciuti insieme (o tornati piccoli, a seconda del punto di vista che preferisci).
Sei stata un’eccezionale ballerina e me l'hai dimostrato in ogni singolo istante, non solo sul palco, ma anche quando hai rispettato le mie assurde pretese di perfezionista. Ora potrai finalmente dire di aver fatto parte del team di Michael Jackson. A volte ti ho chiesto di capire me e il mondo che mi circonda, dimenticando quanto potesse essere doloroso e inaccettabile; eppure, mi sei stata sempre accanto, anche quando il mondo mi stava per crollare addosso, e hai saputo rendere le mie giornate ricche di una speranza che non risplendeva in me da tempo immemorabile. Te ne sarò per sempre grato.
Mi dispiace se dopo tutto questo tempo trascorso insieme non sia mai riuscito a trovare il coraggio di ringraziarti guardandoti negli occhi. Te l'ho scritto con una banale lettera e se stai pensando che sono un vigliacco, sì, hai ragione, ma spero che ormai tu mi conosca abbastanza da sapere che sono molto timido e che i discorsi faccia a faccia non sono il mio forte. Quest’estate è stata speciale, spero lo sia stata anche per te. Sei veramente una ragazza dolce e simpatica e spero che tutti i tuoi sogni si continuino a realizzare, tu però non ti arrendere mai! I concerti continueranno anche la prossima estate e forse.... avrò bisogno di un ballerino… o una ballerina… quindi manteniamoci in contatto. Potremo vederci molto presto, più presto di quanto tu riesca ad immaginare. Ricorda che i cancelli di Neverland saranno sempre aperti per te.

I love you MOST. God bless you.

With love, Michael Jackson

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