The Only Easy Day Was Yesterd...

By MeTeng

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Zayn Malik non è altro che una recluta dei Navy SEALs, le Forze Speciali della Marina degli Stati Uniti. Ly... More

Prologo
One Call Away
Knocking On Heavens Door
Tell Me - Please -
Alone
Stop Callin
And Now We Run
Long Day
Do Not Sleep
Safe
Not Again
076321644
Expectations
Ultrasound
Rewind
First times
See U
Think Of You ~ Part 1.
Think Of You ~ Part 2.
Think Of You ~ Part 3.
Think Of You ~ Part 4.
Game Over
Exhausted
Together
Getting Worse
Dear My Zayn
Happily Happy
Sunshine
Epilogo
Extra - Cruel

Home, Work, Money, Family

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By MeTeng

6 maggio

Lyn corre verso il cordless che sta trillando. Si pulisce la mano sui pantaloni della tutta, come meglio può, cercando di togliersi il sale delle arachidi che ha appena iniziato a sgranocchiare sul divano.

«Pronto?» risponde, finendo di masticare.

Dall'altro campo del telefono si sente subito un ronzio fastidioso. La linea, infatti, non sembra essere completamente libera, ma parecchio disturbata.

«Cecilia.»

«.. No, non c'è in questo momento, vuole lasciarle un –»

«Lyn, sono io.»

Sono io.

Uno.

Due.

Tre ..

Le comincia a mancare il respiro.

Quattro.

Cinque ..

La sua voce le arriva così strana alle orecchie, quasi fosse totalmente sconosciuta.

Sei.

Sette.

Otto, nove ..

Ma è proprio lui, si cerca di convincere, mettendoci forse un po' troppo visto che lui prontamente la richiama dall'altra parte del mondo.

Zayn.

«Evelyn? Mi senti?»

Dieci.

«Sì ..» è tutto quello che riesce a dirgli, un misero e flebile sì.

Zayn inizia a parlare, ma lei non riesce a stargli dietro. Non sta capendo niente, non lo segue. È troppo veloce. E lei troppo stordita. È da una vita che non lo sente ..

Solo un problema, intuisce: c'è stato un problema.

Una sottospecie di imboscata?

«–Dobbiamo spostarci, i rivoltosi ci hanno bombardato quasi tutti gli accampamenti. Non so quando riavremo la linea .. Ho chiamato per questo. Dille di non preoccuparsi se non mi faccio più vivo per un po' o se il telefono chiama a vuoto.»

«Okay.»

«Okay?» le chiede, quando un'interferenza ha coperto la voce di Lyn.

Lei si ritrova stupidamente ad annuire, per poi finalmente aprire bocca.

«Sì, sì, okay.»

Rimane in silenzio, ascoltando il frastuono che non riesce a coprire definitivamente alcune voci. Non sa cosa dirgli e si ritrova a maledirsi da sola per non essere andata lei stessa a rifornire la dispensa al posto di Cecilia, che sicuramente avrebbe voluto risentire la voce del fratello esattamente come lui avrebbe preferito ascoltare la sua, anziché quella di Lyn.

Lyn ha ancora il telefono appoggiato all'orecchio, forse la linea è caduta nel frattempo. Non lo sa. Ancora non ci crede di aver parlato con lui, proprio con lui: è frustata, al tempo stesso felice e arrabbiata nei suoi confronti. Se ne è andato senza dirle una sola parola. Nessuna.

Poi però lo sente.

«Come state?» domanda.

Boccheggia, con le spalle sempre più tese e le noccioline che si fanno sentire sullo stomaco.

Che stupida! Non si è neanche preoccupata di chiederlo a lui, come stesse, presa alla sprovvista da quella chiamata totalmente inaspettata.

«Bene. Bene, Cecilia è solo uscita per andare a fare la spesa ..» si affretta a rispondergli.

«No, tu e il bambino.»

Tu e il bambino.

Oh.

Inconsapevolmente si tocca la pancia con la mano, accarezzandone la rotondità appena appena accennata sul ventre. Sono tre mesi, adesso.

«Bene, grazie. Tra pochi giorni ho l'ecografia.» e sorride.

Sorride perché adesso non vede l'ora di vedere ciò che la tiene sveglia certi notti. Non vede l'ora di sentire il battito del suo piccolo cuoricino e magari di guardare le manine che ancora devo formarsi completamente del tutto.

«Lo so, me lo ha detto Ce. Dovrei essere a casa per quella settimana, ho chiesto qualche giorno di permesso.» le dice, facendole diventare gli occhi lucidi.

Ha chiesto un permesso per l'ecografia.

Quindi torna. Presto. Una manciata di giorni.

Lo stomaco le si attorciglia, ancora, sì.

«Tu come stai?» gli chiede con le labbra tremolanti e l'ansia nella voce.

«Bene. Non posso trattenermi a lungo, anche gli altri dev–»

«Quanto è pericoloso stare ?» e lo stronca subito sul nascere.

Non le risponde subito. Cerca di scegliere le parole più giuste, perché non si deve preoccupare per lui, deve solo badare al bambino.

«Non è pericoloso.»

«Vi state spostando, però.» quindi lo è.

«Solo per sicurezza.» perché ti preoccupi? Non ha senso farlo.

La sente annaspare.

Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci.

«Dovevi dirmelo che saresti partito. Ne avevo il diritto, Za.»

Za.

Di nuovo quel Za.

Zayn serra la mascella. Chi se lo toglie più quel suono dalla testa, adesso?

.. L'ultima volta che glielo ha detto – mormorato dopo l'orgasmo – è stato su quel divano scomodo e malconcio. Erano nudi, accaldati e Lyn passava il polpastrello su ogni tatuaggio disegnato sul suo corpo.

«Che differenza avrebbe fatto?»

È l'indifferenza di quella domanda che forse le fa più male.

Lyn scoppia. Per la prima volta, da quando lo conosce, scoppia. Gli risponde.

«Sta crescendo tuo figlio dentro la mia pancia, è dentro di me. E mi hai appena chiesto che differenz–»

«Sarei dovuto partire lo stesso. La prossima volta ti avviso, okay? Contenta?!»

«Saresti partito lo stesso, certo.» e chi lo metteva in dubbio?!

Non capisce.

«Certo? Dovevo partire, Lyn, che altra scelta avevo? Prima o poi sarei comunque dovuto ripartire.»

«E chi ti ha obbligato a farlo?»

Perché parlare di dovere? Quella sua spavalderia lo fa innervosire. Merda.

«Ma che cazzo pensi, che sia andato in vacanza?»

«Me lo dovevi solo dire! Almeno questa volta, Zayn.»

Come tutti gli altri. Sembrano come tutti gli altri, si ritrova a pensare lui. Come tutte le coppiette innamorate che litigano per telefono perché si mancano troppo l'uno con l'altra, con la solo differenza che loro non si amano. E che si mancano solo per un' unica cosa.

Lui chiude gli occhi, fa un respiro profondo e poi li riapre. 'Fanculo a Cecilia che non ha risposto!

«Ciao, Lyn.» la saluta, ponendo fine alla chiamata.

Rimane fermo e immobile, con le braccia sporche appoggiato al tavolo rimasto in piedi per miracolo: non gli è mai andato a genio chiamare a casa, ma questa volta doveva farlo. Per sua sorella, ovviamente.

Questa volta, decisamente, è andata peggio del solito. Non ci sa fare con queste cose, semplice.

Non devo un cazzo a nessuno!

Una mano gli si appoggia sulla spalla, tirandolo indietro. C'è la fila, dietro di lui, se ne ricorda solo adesso.

«Era ora, Malik, quanto cazzo ti ha tenuto al telefono, sta volta, tua sorella?!»

Finn, uno delle teste più brillanti dell'intera squadra – nonché il primo ragazzo con il quale aveva fatto conoscenza dopo il reclutamento – , gli sorride beffardo, mentre afferra la cornetta del telefono.

Aveva una voglia matta si sentire la sua Katie, Zayn lo sa molto bene. Il suo amico è innamorato follemente di quella ragazza: addosso, con sé, porta sempre e solo una sua fotografia.

A breve le avrebbe chiesto di sposarlo, gli ha confidato un giorno. Loro stanno così bene insieme, cosa che non riesce proprio a dire per uno come lui e una come .. Lyn.

Zayn e Lyn stanno bene insieme solo quando c'è il sesso fra loro. Punto.


Tutto a rotoli. Sta andando tutto a rotoli.

Sebbene abbia un tetto sotto cui stare e Cecilia, che sta facendo di tutto per non farle mancare niente, Lyn non riesce a vedere altro che una ragazza immatura allo specchio.

Una ragazza immatura, incinta, con un sacco di problemi sulle spalle.

Lyn non ha un posto sicuro dove stare: non può passare il resto della vita standogli tra i piedi. Zayn che «Tu non vai da nessuna parte. Stai con me, qui, e il discorso è chiuso.» diceva, ma quando si sarebbe stancato di lei? Che avrebbe fatto? Cosa avrebbe detto?

Lyn non ha un lavoro.

Non ha un soldo, se non pochi risparmi che di certo non le basteranno più a lungo, forse per un annetto scarso!

E deve pensare al suo bambino, ai vestitini, ai body e hai pupazzetti che ancora deve comprare. Avrà bisogno di una culla, di un seggiolino per l'auto, di un fasciatoio. Di un paio di ciucci, dei pannolini, di un passeggino .. L'elenco è ancora lungo.

«Sei preoccupata?»

Cecilia non ha bisogno di una vera e propria risposta. Lo vede benissimo da sola che negli occhi di Lyn c'è solamente panico.

«Un po'.»

Un po'.

Dovrà andare via, prima o poi

Un po'.

Dovrà trovarsi un lavoro.

Un po'.

Chi le terrà il bambino?

Un po'.

Dovrà farcela da sola.

Sono preoccupata. Una casa, un lavoro, i soldi .. Manca tutto. Tutto.

Non ha più nemmeno una famiglia.

«Oggi lo sei più del solito.»

Lei alza una spalla. Lascia la macchina fotografica sul mobile del bagno e si riabbassa la maglietta che prima ha alzato fino sotto il seno.

Cecilia si appoggia allo stipite della porta, aspettando di sentirla parlare. Lo sa che le serve spazio, l'ha capito che ha bisogno di prendersi il suo tempo per poi sfogarsi e lasciarsi andare. Esattamente come Zayn.

E infatti, dopo alcuni minuti interminabili Lyn rompe quell'insolito silenzio.

«Ci sono dei giorni dove .. Non lo so, non riesco a vedere niente di buono. Niente, Ce.» mormora sconfitta, abbassando lo sguardo sulle sue unghie ormai prive dello smalto scuro che continua a rimandare di togliere definitivamente del tutto.

«Non dire così, Evelyn.»

«Non ci riesco.»

Alza lo sguardo e si guarda: le palpebre tremano, la gola le brucia, il petto fa male.

«Non ci pensare.»

Come? Come fa a non pensarci?

«Non ci riesco.»

Non ci riesco.

Non ci riesco!

Sta cominciando a essere troppo evidente, adesso. Non c'è più verso di non pensarci.

«Sono solo i primi mesi, più avanti andrà meglio, vedrai. Ne sono sicura. Adesso sei solo un po' spaventata, Zayn è partito e ti senti sola ma .. Non pensare a quello che succederà dopo

Annuisce. Casa, lavoro, soldi, famiglia: manca tutto.

«Non so neanche come si tenga in braccio un bambino.» e non è la solita frase che tutte dicono tanto per dire.

«Non affronterai tutto questo da sola.»

Cecilia si allontana dalla porta, avvicinandosi a Lyn. È fragile, capisce che è molto fragile: come un bicchiere di cristallo in aria che si sta avvicinando pericolosamente verso il selciato.

«I miei non vogliono questo bambino.» non verranno, non mi daranno una mano.

«Hai bisogno solo di Zayn, nessun'altro. Te l'ho detto, non devi preoccuparti per questo. E ci sarò anche io, sempre, per qualsiasi cosa, in qualsiasi ora del giorno e della notte.» le dice, accarezzandole la schiena.

Sembra assurdo come adesso si senta legata a lei e a quella creaturina a cui farà da zia.

«Mi dispiace avervi incasinato la vita.»

Cecilia la fa voltare lentamente, le asciuga le guance e l'abbraccia come se fossero amiche dai tempi dell'asilo.

Lyn si lascia andare, piange sulla sua spalla, le racconta della quasi litigata che ha avuto con Zayn e di ciò che si sono detti al telefono. Singhiozza, vergognandosene un po', ammettendo di essere arrabbiata con lui e con i suoi modi di fare che l'hanno sempre tenuta distante, lontana.

«Non pretendo nulla se lui non vuole! Non voglio che debba rinunciare a niente per me, posso tenerlo anche da sola il bambino, io lo voglio.»

Basta che glielo dica.

«Lo so, Evelyn.»

«Noi non ci amiamo, capisci? Non voglio che cambi per me, sono piombata nella sua vita e non ho fatto altro che stravolgergliela, me ne rendo conto. E tutto questo è così sbagliato, io mi sento in colpa

«Aspettare un bambino non è una colpa.»

«Lo so, ma ho lo stesso rovinato tutto. Tutto! Lui non voleva questo: Dio, non lo voleva, io lo so, e sinceramente non lo avrei voluto neanche io! Andavamo solo a letto insieme, a volte quando ci vedevamo non parlavano neanche. Noi non siamo come gli altri – si morde le labbra – ci divertivamo e basta .. Nonostante tutto .. Solo che .. C'e un bambino adesso, Cecilia. E nonostante tutto so di essere egoista, di pensare solo a me stessa ma io sono felice di essere incinta, adesso. Sono felice che tra un paio di mesi non sarò più .. Mi fa andare avanti, questo

Lyn si indica la pancia con le mani tremanti mentre Cecilia, che le sta di fronte, si toglie le lacrime dal viso che le sono cadute dagli occhi.

«Ne sarei felice anche io. Devi esserlo, non deve importarti nient'altro e nessun'altro se non questo bambino, Lyn. Devi stare tranquilla, non aver paura.»

Paura.

Entrambe prendono un pezzo di carta igienica, si soffiano il naso, si rinfrescano il volto e poi si sorridono.

Lyn rilassa i muscoli tesi, abbraccia ancora Cecilia. Lei la stringe, le da sicurezza, la prende per mano e la costringe a uscire per la prima volta di casa. È un po' tardi, ma fa lo stesso. E mentre passeggiano lungo l'isolato del quartiere, casa, lavoro, soldi e famiglia passano in secondo piano.

«D'ora in avanti, pensiamo solo a Roy.»

«Roy?»

«Ho la vaga sensazione che sia un lui. Me lo sento.» e indica il ventre di Lyn.

Un bambino.

L'idea le piace.

«Non ho ancora pensato ai possibili nomi, in verità. Non sapevo se .. L'avremo tenuto.» si affretta a specificare. Lo sperava, però.

Cecilia non la guarda male, non la giudica, non la biasima. Solo le sorride, facendola non sentire in colpa.

I nomi sono una delle prime cose a cui si pensa di solito e, successivamente, su cui si discute per i restanti nove mesi.

«Per te è maschio o femmina?»

Lyn aspetta un po' prima di risponderle. Ovviamente lei è fra le poche donne sulla faccia della terra che non si è ritrovata a pensare al sesso del bambino: l'ultima cosa che ha considerato, per l'appunto, non appena ha visto le doppie lineette sui test di gravidanza che ha fatto di nascosto a casa dei suoi genitori, sono stati proprio quei due colori, il rosa e il blu.

«E se fosse femmina?»

«Juliet.» risponde Cecilia, trovandosi preparata.

Roy e Juliet.

Il suo bambino, la sua bambina. Lo, La amerà a prescindere.



Sono aperte ufficialmente le scommesse: fiocco rosa o fiocco azzurro, secondo voi? :) Vediamo chi è più originale –di Cecilia – e chi ci va più vicino con i nomi! ♥ 

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