Una nuova vita || The Walking...

By akyre019

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Kendra, una semplice ragazza, vittima anch'essa del nuovo mondo infetto. In queste pagine virtuali leggerete... More

Capitolo 1 : Il ritorno
Capitolo 2 : Casa
Capitolo 3 : Il piano
Capitolo 4 : Le tre domande
Capitolo 5 : Prigioniera
Capitolo 6 : Ricordi
Capitolo 7 : Ying e Yang
Capitolo 8 : La bella e la bestia
Capitolo 9 : Giano
Capitolo 10 : Reset
Capitolo 11 : War
Capitolo 12 : Punto e a capo
Capitolo 13 : Montagne russe
Capitolo 14 : Non può esserci solo orrore
Capitolo 15 : Frantumi
Capitolo 16 : Sporche verità
Capitolo 17 : Impura
Capitolo 18 : Inchiostro
Capitolo 19 : Kâuma
Capitolo 20 : Collisioni
• Messaggio •
Capitolo 22 : Never trust
>SEASON FINALE<
Capitolo 23 : Non si torna indietro
Capitolo 24 : Niente è come sembra perchè niente è reale
Capitolo 25 : Acacia
Capitolo 26 : Negazione
• Messaggio •
Capitolo 27 : Nessuna Tregua
Capitolo 28 : Scacco Matto
Capitolo 29 : Cielo
Capitolo 30 : Neve
Capitolo 31 : Al posto mio
Capitolo 32 : Persone
Capitolo 33 : Aspettative
Capitolo 34 : Tormenta
Capitolo 35 : A nudo
• Informazione •
Capitolo 36 : Champagne
• Vi Amo •
Capitolo 37 : Frida Kahlo
Capitolo 38 : Ametista
Capitolo 39 : Pillole di vita
Capitolo 40 : Anestesia
• Party •
Capitolo 41 : Do you need some time
Capitolo 42 : Sete
Capitolo 43 : Metamorfosi
Capitolo 44 : The bad guy
Capitolo 45 : Punizione
Capitolo 46 : Cicatrici
Capitolo 47 : Tutti i nodi vengono al pettine
Capitolo 48 : Mozziconi
Capitolo 49 : O te o lui
Capitolo 50 : Mayday
Capitolo 51 : Bodyguard
Capitolo 52 : Qualcosa in più
Capitolo 53 : Wolves
Capitolo 54 : Limbo
• 13 Cose che non sai di me •
Capitolo 55 : Resurrezione
Capitolo 56 : I buoni
Capitolo 57 : Questione di priorità
Capitolo 58 : Fiamme
Capitolo 59 : Germogli
Capitolo 60 : Ciò che è ancora
Capitolo 61 : Anche i demoni hanno un cuore
Capitolo 62 : Odi et Amo
Capitolo 63 : Fuga
Capitolo 64 : Tramonto
Capitolo 65 : Caramelle
Capitolo 66 : Viviamo
Capitolo 67 : Luna di miele
Capitolo 68 : Let's drink and talk
Capitolo 69 : Cetrioli
Capitolo 70 : Ride with Dixon
Capitolo 71 : Darci un taglio
• 20k •
Capitolo 72 : Collapse
Capitolo 73 : Un dito in meno, ma un giorno in più
Capitolo 74 : Condannati
Capitolo 75 : Ora o mai più
Capitolo 76 : Due patate o un maiale
Capitolo 77 : Un trio inusuale
Capitolo 78 : A mali estremi, bevi e rimedi
Capitolo 79 : Solo affetto
Capitolo 80 : Aspettami
Capitolo 81 : Restare
Capitolo 82 : La mia costante

Capitolo 21 : Quelli che arrivano sopravvivono

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By akyre019



Ci acquattammo temendo di esser notati, seppure ben distanti. Era possibile che vi fossero uomini sul perimetro, delle sentinelle. Rick lanciò il borsone con le armi all'amico, prima di prendere parola ed illustrarci il piano. Seppure il mio stomaco non sembrasse felice, ero elettrizzata e su di giri, speranzosa di trovare i restanti del gruppo.

-Tu e Kendra andate a nascondere questo. Se dovessero prenderci le armi e fossimo costretti a fuggire, meglio avere un rifornimento qui nel bosco. Noi controlliamo la recinzione, cerchiamo una seconda entrata. Evitiamo quella principale.

Nessuno di noi ancora sorrideva, provando a restare obiettivi sulla situazione. In realtà ci eravamo già illusi, volevamo solo nasconderlo. Soprattutto Daryl. Scattammo eseguendo l'ordine dello sceriffo, essendo un progetto più che sensato. Prendemmo lati opposti, dividendoci. L'arciere sgattaiolava veloce fra gli arbusti, facendo a zig zag fra questi. Riuscivo con fatica a stargli dietro, temevo che la nausea si acutizzasse nuovamente. Dopo poco, Daryl si fermò, esaminando la zona. Si accucciò ed iniziò a smuovere il terreno, scavando una buca. Lo aiutai senza aprir bocca e in un baleno l'oggetto fu nascosto, invisibile ad occhi estranei. Estrassi il bowie per incidere un tronco, per contrassegnare il punto esatto in cui si trovava, ma l'arciere mi bloccò.

-Vuoi indicargli dove scavare per caso? – abbaiò – 'Per fotterci scavare qui'.

-Non trattarmi da stupida.

-E' quello che sei. – rispose senza farmi finire.

Ritrassi la lama, sbuffando.

-Non avrei certo segnato la corteccia con una grossa x. Bastava una minuscola incisione ad un ramo, niente che qualcuno avrebbe potuto notare, a parte noi.

-Meglio non rischiare. – disse, dandomi le spalle.

Guardò gli edifici del rifugio e senza aggiungere altro, si incamminò per fare ritorno alla collinetta. Non gli domandai come avremmo fatto a raggiungere con sicurezza il luogo esatto della sepoltura degli armamenti, andando a colpo preciso. Ero sicura che mi avrebbe risposto con qualcosa del genere 'lo so e basta', sottolineando chiaramente quanto fosse superiore a me, magari con fare distaccato. Quindi mi limitai a seguirlo, ricordando a me stessa di essere paziente. Fra una chioma e l'altra, riuscivo a distinguere qualche particolare del luogo. Nessun rumore sembrava provenire da quelle mura, ma alcuni vasi colmi di fiori arredavano gli angoli delle costruzioni, ponendosi come un'area ben curata. Un fruscio ci distrasse dalla missione, facendoci voltare immediatamente nella sua direzione. Proveniva dal cuore della vegetazione.

-Occhi aperti, c'è qualcuno. – suggerì l'arciere, tenendo ben stretta la balestra.

Escluse a priori l'ipotesi di un animale, essendo egli un esperto cacciatore. Impugnai il bilama.

-Un putrido? – domandai, facendo attenzione al rumore.

-No, non sono passi strascicati. – illustrò frettolosamente – Fatti vedere o non esito a sparare!

Lo sconosciuto non si mosse, pensando di potersela cavare facilmente. Daryl però non mollò certo la caccia e senza pazientare minimamente per una possibile risposta, mirò per scoccare una freccia.

-Fermo! – gridò una voce maschile.

Dal tono compresi che era spaventato. L'estraneo si avvicinò, facendoci spazio fra i rovi.

-Non sparate, vi prego. – aggiunse ancora nascosto.

Un banco di arbusti vibrò e Daryl non abbassò la balestra, mostrandosi affatto colloquiale. Ma infondo era giusto muoversi così, non lo rimproverai per questo. Avevamo imparato a non fidarci più delle persone. Queste si erano dimostrate più pericolose dei putrefatti. Finalmente un uomo emerse dal verde, presentandosi con i palmi rivolti in alto, in segno di sottomissione. Controllai con un'occhiata fulminea il corpo, scrutando l'equipaggiamento. Dalla cintura penzolava un machete arrugginito ed una pila, facendomi intendere che era privo di un'arma da fuoco. Mi parve strano.

-Chi sei e perché diavolo ci stavi seguendo? – intimorì Daryl.

L'uomo era sulla trentina, moro, alto, esile e con gli occhi a mandorla. Ma non ne sapevo riconoscere la provenienza. Indossava una polo scura a maniche lunghe e dei pantaloni marroni sbiaditi.

-Risponderò a tutte le domande che volete, ma abbassa l'arma.. mi sentirei più tranquillo. – pregò il tizio.

Daryl non parve affatto d'accordo con la proposta.

-Non mi frega un cazzo se non ti senti a tuo agio, rispondi e basta.

Abbassando lo sguardo ai suoi piedi, notai un rigonfiamento sulla caviglia sinistra.

-Vi prego, non mi piacciono le armi.. tu.. – disse, facendomi un cenno – .. per favore, dì al tuo ragazzo di togliere quell'affare.

Daryl fece per contro ribattere da stronzo, ma evitai ciò essendo più veloce nel rispondere.

-Non mi pare che tu sia nella posizione di chiedere. Ti basta rispondere, vedrai che poi il mio ragazzo si calma. – esposi pacata.

L'arciere mi fulminò, ma non aggiunse altro. L'uomo sospirò, rendendosi conto che non ci avrebbe mai convinti ad abbassare la guardia.

-D'accordo, d'accordo.. mi chiamo Kioshi, sono un medico.. ecco, io sono rimasto solo e mi sto dirigendo a quel rifugio. – farfugliò timoroso – Non avevo intenzione di seguirvi, ma vi ho visti e volevo capire che persone foste.

-Ah sì? – chiese ironico Daryl – E che persone siamo?

Kioshi mi guardava, sperando che intervenissi, ma lasciai condurre il gioco all'arciere.

-Sicuramente brave, sì sì non ho dubbi.

Risi, poggiando una mano sulla balestra. Daryl non sembrò contento, ma abbassò comunque l'arma. Quel dottore non sembrava affatto pericoloso, anzi, mi chiesi come avesse fatto a sopravvivere per così tanto tempo. Non appena Daryl posò l'arma sulla spalla, Kio si rilassò.

-Non ho cattive intenzioni, ve lo giuro. – aggiunse.

-Lo so. – rassicurai.

Daryl mi ammonì con una semplice occhiata glaciale.

-No, non possiamo saperlo.

-Invece sì. – ribattei – Suvvia, guardalo. Già è tanto se non se l'è fatta sotto.

Kioshi si massaggiò la testa timidamente.

-Ehi, io sono qui. – disse ferito.

Gli sorrisi, mentre Daryl continuò a guardarlo sospettoso.

-Potrebbe fingere.

-Nah, lo escludo. E' così ingenuo che ha nascosto la pistola sotto i pantaloni nella caviglia sinistra, come se non si notasse a chilometri di distanza.

Kioshi piegò la testa in basso, sconfortato.

-Forse è soltanto stupido. – affermò scocciato – Sono sicuro che andrete d'accordo.

Detto questo, si incamminò dando per scontato il suo consenso. Il problema sarebbe stato convincere Rick, ma forse non avrebbe problematizzato più di quanto immaginassi. Mi accostai al nuovo membro, dandogli una pacca sulla schiena.

-Scusami per prima, ma dovevo convincerlo sul tuo conto.

-Fa niente. – disse, recuperando la pistola. – Allora anche voi siete qui per il rifugio?

Seguimmo Daryl, pur mantenendo una nota distanza. Camminare con calma non mi provocava sensazioni spiacevoli, limitando la nausea.

-Sì, speriamo di trovare delle persone che facevano parte del nostro gruppo.

-Capisco. Io spero che sia un luogo sicuro. Sono stanco di stare all'aria aperta.

Sapevo benissimo riconoscere gli animi delle persone e Kio non era uno di cui preoccuparsi, anzi, forse avremmo dovuto addestrarlo. Non mi sembrava molto preparato. Però, un lampo di genio lo aveva avuto.

-Dì un po', Kioshi, stavi perlustrando il perimetro in cerca di un'entrata secondaria.. non è così?

Egli nascose un sorriso imbarazzato.

-Beccato. Voi pure, immagino.

Udimmo alcune voci, eravamo vicini agli altri. Kio mi guardò interrogandomi in silenzio.

-Uno sceriffo, suo figlio ed una samurai. Sono con noi. – illustrai per calmarlo.

Sbucammo dalla radura, tornando alla collinetta da cui eravamo partiti. Rick fece per aggiornarci, ma non appena intravide Kio si zittì, soffermandosi sul nuovo arrivato. Carl puntò lo sguardo su me e Daryl, in cerca di spiegazioni, ma l'unica a parlare fu Michonne.

-Chi è questo?

-Kioshi. – risposi – Sta andando a Terminus. Non è un soggetto pericoloso.

-Non voglio dare problemi. Posso andarci anche per conto mio. – propose Kio, mettendo le mani avanti.

Rick lo scrutò con fare minaccioso, sperando di intravedere qualcosa in lui. Ma era chiaro come il sole quanto questo nuovo arrivato fosse innocente. Passò quindi a Daryl, il quale parlò come se interrogato.

-E' a posto. – spiegò conciso.

Carl mi parve dubbioso, ma si sarebbe adattato a ciò che avrebbe deciso il padre. Ovviamente, l'ordine del giorno non era certo arruolare nuovi membri, ma infiltrarsi nel rifugio dal retro, con l'intenzione di sorprenderli e studiarne i comportamenti. Fu quindi schietto, quasi fosse distratto da altro.

-Andiamo. – ordinò lo sceriffo – Segui noi, accetti le nostre regole. Questo è quanto.

Michonne e Rick ci mostrarono la strada, scendendo silenziosi fra la natura. Carl ogni tanto si voltava per controllare che Kio ed io fossimo sempre dietro a loro, temendo che il dottore potesse rivelarsi un mostro. La situazione però era tranquilla. Daryl passeggiava poco distante da me, fingendo di non fargli la guardia.

-Credo sia meglio essere sinceri fin da subito. – mi sussurrò Kioshi – Non sono un dottore, o meglio, non ho finito gli studi. Ho ventisei anni, ma ero fuoricorso.

Apprezzai il fato che me ne avesse parlato subito, ciò significava che era un ragazzo sincero. Avremmo evitato molte questioni. Daryl ci guardò con la coda dell'occhio, dichiarando praticamente che lo controllava, prestando attenzione ad ogni sua mossa o discorso.

-Pensavo che i cinesi fossero dei secchioni. – espresse con aria da stronzo.

Kioshi scosse la testa, esasperato dai suoi modi di fare. Credo che non gli stesse molto simpatico.

-Sono giapponese.

Daryl alzò le spalle, con fare strafottente. Come per dire 'beh, cambia poco'. Kioshi sembrò voler controbattere, ma lo trattenni per un braccio. Comprese che era inutile discutere con l'arciere e si limitò ad ignorarlo, tornando a parlare con me.

-Come fai a stare con uno così? – mi domandò stupito.

Sebbene Daryl non si mosse, sapevo che ci stava ascoltando.

-Non è il mio ragazzo. – illustrai.

Kioshi sorrise, quasi fosse felice di udire ciò. Parve proprio sollevato.

-Menomale. – disse, tirandosi su le maniche.

In quel momento Daryl scattò in avanti, allontanandosi da noi per raggiungere Rick. Si era offeso.

-Credi che mi abbia sentito? – domandò preoccupato Kio.

Non risposi, essendo scontata l'affermazione positiva. Mi acquattai, facendo cenno al mancato dottore di fare lo stesso. Rick ci mostrò l'entrata. Non vedendo nessuno nelle vicinanze, seppur sospetto, decidemmo comunque di avanzare. Camminavamo leggiadri sul luogo cementato, cercando di smorzare il rumore dei passi. Tutto era così dannatamente silenzioso. Ci fece pensare che probabilmente era abbandonato, un rifugio dismesso. Ma continuammo l'esplorazione, speranzosi di apprendere il contrario. Ci appiattimmo contro la parete di un edificio simile ad un capannone. Daryl e Rick si avvicinarono alla porta. Delle voci giunsero alle nostre orecchie. Varcammo quindi la soglia, timorosi ed agguerriti allo stesso tempo. Percorremmo un corridoio vuoto fino a giungere ad una porta. Daryl fu il primo ad affacciarsi.

-Comunità per tutti. Rifugio per tutti. – udimmo una voce femminile.

Quando entrammo nella stanza, vidi appunto una donna parlare ad un microfono. Stava mandando dei messaggi via radio.

-Quelli che arrivano, sopravvivono. Terminus : Rifugio per tutti, comunità per tutti. – continuò.

A pochi metri di distanza, in fondo al capannone, vi erano delle scrivanie, un enorme mappa geografica ed altri uomini.  Rick si avvicinò alla donna, troppo impegnata per essersi accorta di noi.

-Salve. – disse – Salve.

Al secondo saluto, alzò la voce, in modo che tutti potessero sentirlo. La donna interruppe immediatamente il compito, privandosi delle cuffie. Guardò sconcertata noi e poi i suoi. Tutti rimasero a guardarci, quasi non sapessero come agire.

-Scommetto che Albert sia di guardia al recinto. – affermò un uomo moro.

Noi ci allineammo, formando una retta orizzontale. Così facendo, tutti potevano vederci chiaramente. L'uomo che aveva parlato, superò i tavoli fino a raggiungerci. I suoi passi risuonarono all'interno dell'edificio. Essendo questo semi vuoto, fu molto scenico.

-Volete derubarci? – domandò.

-No. – rispose lo sceriffo, riponendo la pistola – Volevamo vedervi prima che voi vedeste noi.

Egli sorrise divertito, squadrandoci. Aveva un accenno di barba ed indossava un giacchetto marrone sopra una camicia verde scura. Le persone alle sue spalle, tre uomini ed una donna, non presero parola, lasciando a lui la faccenda. Doveva essere il capo.

-Ha senso. – ammise.

Poi, dopo aver dato un'occhiata ai suoi compagni, si avvicinò ancora.

-Di solito lo facciamo alla fine dei binari. – illustrò con fare socievole – Benvenuti a Terminus. Mi chiamo Gareth. Sembra che siate in strada da un po'.

Avrei voluto parlare, ma era giusto che fossero i due capi a contrattare.

-E' così. – rispose lo sceriffo – Rick. Loro sono Carl, Daryl, Michonne, Kendra e Kioshi.

Gareth ci fece un cenno con la mano, come per salutarci. Sorrise leggermente. Mi sembrava tutto molto tranquillo, troppo forse. Mi parve strano che non fossero minimamente diffidenti. Restammo muti, aspettando che ci dicessero cosa fare o che facessero qualche domanda più specifica.

-Siete nervosi! Lo capisco, lo eravamo anche noi. – ridacchiò Gareth – Siamo venuti qui per il rifugio. Siete venuti per questo?

-Sì. – rispose secco Rick.

-Bene. – continuò Gareth – Lo avete trovato. Alex!

Un uomo dai capelli castani e mossi, si sciolse dall'immobilità e si incamminò verso di noi.

-Qui non è accogliente come l'ingresso. – spiegò il capo – Non c'è niente da nascondere, ma il comitato di benvenuto è più carino. Alex ora vi farà qualche domanda. Ehm, ma prima dobbiamo vedere le vostre armi. Potete metterle davanti a voi?

Non rispondemmo subito. Prima ci parlammo con gli occhi. Rick chiese il nostro consenso. Poi estrasse la pistola.

-D'accordo. – disse, accucciandosi.

Noi lo imitammo.

-Sono sicuro che capirete. – esclamò Gareth, mostrandosi attento ai rituali.

-Sì, certo. – rassicurò Rick, seppur fece trasparire un poco di dissenso.

Poggiai a terra il mio arsenale, anche se si era ridotto molto. Kioshi non riusciva a mascherare bene la tensione, mi parve quasi tremare sulle gambe. Ad ogni modo, alzammo le braccia e Gareth ed il suo uomo, ci perquisirono.

-Ve ne siete date tante? – chiese ironico Alex, mentre era sull'arciere.

Daryl lo ignorò.

-Hai ragione. – rispose Rick.

Alex rise divertito e passò a Carl.

-E se lo meritavano?

-Sì. – ammise il ragazzo.

Sorrisi. Sembrano persone okay, ma avevo l'impressione che volessero a tutti costi porsi così, come se dovessero mostrare qualcosa che solitamente non erano.

-Noi non siamo quel genere di persone. – spiegò il capo – Ma non siamo nemmeno stupidi, ovvio. E voi non dovreste provare a fare stupidaggini. Finchè è chiaro questo, non avremo nessun problema. Solo soluzioni.

Facile. Il discorso non faceva una piega. Alex, avendo finito di controllarci, riprese una ad una le armi, restituendocele con fare gentile. Daryl afferrò la balestra prima che questo potesse toccarla, ponendosi guardingo. Guardammo l'uomo increduli e questo, quasi imbarazzato, ci chiese di seguirlo. Lasciammo il capannone e tornammo all'aperto, curiosi di scoprire l'organizzazione interna.

-Da quanto esiste questo posto? – domandò Daryl.

-Praticamente dall'inizio. Quando gli accampamenti erano sopraffatti, tutti venivano qui. Forse per istinto. Seguivano un sentiero. Alcuni andavano verso la costa, altri verso ovest o a nord, ma tutti finivano qui.

D'un tratto, ci affacciammo in una specie di spiazzo. Al centro vi era un orto rigoglioso, ai lati invece altri edifici. A sinistra vi erano degli ombrelloni e molte sedie. Davanti a noi, trovammo un barbecue acceso,  di cui si occupava una donna dall'espressione radiosa. Aveva dei capelli color nocciola raccolti in una treccia laterale. L'odore di carne alla brace aveva impregnato l'aria.

-Ciao. – salutò – Siete entrati dal retro, furbi. Vi ambienterete bene qui.

-Lo speriamo. – risposi, porgendole un sorriso finto.

Gli altri restarono in silenzio, più attratti dallo scrutare ogni particolare del luogo.

-Mary, puoi preparare un piatto per i nuovi arrivati? – chiese gentilmente Alex.

Ai tavoli delle persone si stavano gustando la succulenta carne fresca. Negare che fossimo affamati, sarebbe stupido, ma in quel momento non ne avevamo molta voglia. Soprattutto io, che avevo ancora lo stomaco in subbuglio. Rick notò qualcosa in lontananza. Seguii il suo sguardo.

-Perché lo fate? Perché accogliete tutti? – domandò Michonne.

-Più persone ci sono, più siamo forti. Per questo mettiamo i cartelli. Invitiamo la gente. E' così che sopravviviamo.

Alex porse a Carl e a Michonne un piatto fumante, ma vidi ciò solo perché mi passò vicino. I miei occhi erano puntati su qualcos'altro. Ad un ombrellone, una ragazza indossava il poncho di Daryl, il quale era stato preso da Maggie. Uno zaino arancione, di proprietà di Glenn, erano nelle mani di un uomo anziano, mentre una tuta antisommossa era indossata da un altro. Sbuffai, per un attimo avevo davvero creduto che le cose sarebbero andate per il verso giusto. Nello stesso momento in cui estrassi la pistola e la puntai alla testa della donna, Rick prese alle spalle Alex, poggiandogli la canna dell'arma alla tempia. Gli altri si armarono, compreso Kioshi, che ci emulò senza capirne il motivo. Lo sceriffo aveva notato un orologio da taschino ad Alex ed ora lo stava mostrando al sottoscritto.

-Dimmi dove hai preso l'orologio!

Gli individui lasciarono stare il pranzo e ci puntarono con le armi da fuoco. Daryl teneva d'occhio questi, assieme a Carl, mentre Michonne alzò lo sguardo ai tetti.

-Vuoi delle risposte? Vuoi qualsiasi altra cosa? L'avrai, quando avrai abbassato la pistola.

Un cecchino stava puntando lo sceriffo.

-Vedo quell'uomo sul tetto col fucile da cecchino. Quanto è bravo? – domandò ironico Rick – Dove hai preso l'orologio?

L'ultima domanda fu gridata, facendo impaurire Alex. Disse al cecchino di non sparare, che ci avrebbe pensato lui. Ma ero sicura che le cose si sarebbero messe male. La donna mi guardava in uno strano modo. Sapeva cosa sarebbe successo entro poco, era tranquilla. Alex continuava a non rispondere alla domanda, finchè non si decise ad accontentare le richieste dello sceriffo, dopo altre minacce. Si inventò una cazzata affatto plausibile. Ed idem Gareth, che d'improvviso era alle nostre spalle. Nessuno avrebbe creduto a ciò.

-L'ho preso da un morto. Credevo che non gli servisse più. – disse Alex.

-La tenuta l'aveva un poliziotto morto, il poncho era steso su un filo.

Altri uomini si avvicinarono con dei fucili semi automatici, poco amichevoli. Erano in troppi, sarebbe stato impossibile darci alla fuga e sopravvivere.

-Gareth possiamo aspettare. – pregò Alex.

-Non parlare Alex. – rispose l'amico.

-Tu parla con me. – ordinò irato lo sceriffo.

Gareth non era preoccupato, ma il suo volto era cambiato. Era un bravo camaleonte. L'uomo cordiale era solo una recita. Aveva qualcosa di diabolico. Terminus era una trappola. Daryl aveva ragione.

-Che altro si può dire? Non ti fidi più di noi.

-Gareth! – chiamò Alex

-Non devi parlare. – ripeté il capo.

-Gareth, ti prego.

-Va tutto bene, va tutto bene. – confortò l'amico.

Tenendo sempre sotto mira la donna, fulminai con lo sguardo lo stronzo.

-Cosa volete? – domandò.

-Piantala. – dissi – Dove sono i nostri amici?

Egli fece un sorrisino.

-Non hai risposto alla domanda.

Al termine della frase, degli spari partirono. Alex fu colpito e morì all'istante. Sparammo qualche colpo, ma eravamo più interessati ad uscirne illesi.

-Merda, merda, merda. – ripeteva Kio.

Sparatoria nella zona centrale.

L'allarme scattò e sui tetti arrivarono a flotte una marea di uomini armati fino ai denti. Ci raggruppammo, analizzando velocemente le possibili vie d'uscita. Correvamo come conigli da una parte all'altra, ma non appena imboccavamo una strada, questi ci bloccavano la fuga, sparando copiosamente ai nostri piedi. Capimmo in fretta che ci stavano guidando. Eravamo nella merda, eravamo in trappola, non potevamo far altro che seguire le loro indicazioni e fingere quella evasione. Essere ottimisti non portava da nessuna parte, Drake si sbagliava. Io mi sbagliavo. Non avremmo mai dovuto abbassare la guardia così velocemente o non spiare per qualche giorno il rifugio. Eravamo stati dei coglioni. Forse, in questo caso, essere pessimisti e cinici come Daryl ci avrebbe giovato. Oramai, dovevo solo pensare a sopravvivere.

Angolo autrice
Come promesso, ecco aggiornata la storia. Adesso siamo a Terminus e si aggiunto un nuovo personaggio 💀

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