Nebbia E Tenebre | MARVEL โท

By Nadja-Villain

18.1K 1.2K 425

Per ogni conquista c'รจ un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta cro... More

๐—œ๐—ก๐—ง๐—ฅ๐—ข๐——๐—จ๐—ญ๐—œ๐—ข๐—ก๐—˜
1 . Fiume in piena
2 . Tonnellate
3 . Ventuno Dicembre
4 . Rinforzi
5 . Cantina
6 . Vissuti segreti
7 . Forzatura
8 . Fuliggine
9 . Lucciole
10 . Campanelle
11 . Etere
12 . Confini sottili
13 . Ostaggi
14 . Astrid รจ in TV
15 . Piano ribelle
16 . Saluta i tuoi fan
17 . Manifesto
18 . Dieci per cento
19 . Olio e gas
20 . Infantile
21 . Profondi stati emotivi
22 . Central Park
23 . Presentazioni discutibili
24 . Idromele
25 . Sogni lucidi
26 . Seiรฐr
27 . Zucchero
28 . Opinione Pubblica
29 . Adulti
30 . Confronti
31 . Scambio di coppia
32 . La prestigiatrice
33 . Tornerรฒ
34 . Cautela
35 . Scommesse
36 . Effetto Rosenthal
37 . Ubiquitร 
38 . Condizioni
39 . Confessioni rischiose
40 . Forbici
42 . Altitudine
43 . Dritto nel cuore
44 . Cambiamenti
45 . Vecchie amiche
46 . Un'arma su misura
47 . Creep
48 . Dress Code
49 . Sorridi
50 . Esposizione
51 . La Navicella
52 . Ore Piccole
53 . Eclissi
54 . Il Bimbo-geco
55 . Testimoni
56 . Gerbere gialle
57 . Domani
58 . Regole per uscire di casa
59 . Vittime
60 . Zheltyy tsvetok
61 . Un gioco da ragazzi
62 . Pessime idee
63 . Acque calme e braci accese
64 . Disarmati

41 . Voragine

66 5 0
By Nadja-Villain

L'orfanotrofio era stato messo a soqquadro dalla fretta. I file vennero trasferiti su un server esterno, le attrezzature necessarie erano rinchiuse in un borsone. Nulla doveva essere lasciato al caso, ma dovevano sbrigarsi prima che gli Avengers arrivassero in città e prima che Sokovia si trasformasse in una meteora. Un pullmino era stato imbottito dal vibranio rimanente. Ciò che avevano conquistato era nient'altro che una briciola caduta dalla precisa e abbondante tavola imbandita di Ultron, un pezzo di pane ceduto al cane da compagnia. Ceduto, o rubato, in realtà non faceva la differenza. Ultron era talmente centrato sull'obiettivo finale che non si era accorto dove andassero a finire i pezzi del vibranio delle vecchie armature che scartava. Radu non aveva tenuto nulla per sé. Il carapace che gli era cresciuto sottopelle, grazie agli esperimenti, gli bastava come corazza. In questo modo, il lavoro di una vita non sarebbe andato sprecato e i bambini si sarebbero salvati dall'apocalisse preannunciata.

Radu imbracciò il pesante borsone e ripeté il piano alla collega, per assicurarsi che fossero sincronizzati. "Appena Sokovia cade, premi il pulsante. Rimarrete dentro per un giorno intero o finché non sarai sicura di poter uscire. Se non dovessi arrivare in tempo, chiuditi dentro, non pensare a me".

La donna tacque, occhi bassi, si soffermò sulle ultime parole. Radu la rassicurò. Le disse che in caso fosse rimasto indietro, avrebbe corso più in fretta che poteva, pur sapendo che non era indispensabile al progetto, perché la mente era lei. La giovane si affidò all'ultima speranza rimasta, deglutendo due pillole di ansiolitico. Le tremavano le mani e probabilmente avrebbe avuto un crollo emotivo in un paio d'ore, ma doveva costringersi a essere forte.

I bambini dell'Orfanotrofio Scolastico Sokoviano, in quel momento stavano giocando nel cortile. Per loro era una semplice ricreazione, un giorno come un altro. La maestra bionda batté le mani e li richiamò a sé. Erano in anticipo sui tempi. La città non era ancora stata allarmata, ma quei quindici orfani avrebbero avuto una possibilità rispetto a tutti gli altri del pianeta. Paziente, ma solo all'esterno, attese che tutti si mettessero in fila con le divise sporche di cadute e di rincorse, le scarpe slacciate, i capelli arruffati, gli occhi pieni di richieste, i sorrisi sdentati.

La mano sottile afferrò quella della più audace in testa alla fila. La gita a sorpresa che avrebbero fatto quel giorno sarebbe stata diversa da tutte le altre. Il loro viaggio li avrebbe portati verso un nuovo mondo, un mondo sano e perfetto. Ora dovevano raccogliere le loro cose, chiuderle negli zainetti e seguire la maestra in una doppia fila ordinata per raggiungere il parcheggio dove era in sosta il pullman che li aspettava. "Ma siamo dispari" osservò un bimbo dai capelli rossi e le lentiggini sul naso. Radu arrivò proprio in quel momento con il sedicesimo che gli avvolgeva un dito con l'intero palmo. Un razzo sfrecciò accanto alle finestre facendole vibrare.

-Sono già qui. Inizierà tra poco. Sbrighiamoci.

***

Una mandria di figure spaurite sgomitavano attorno ad Astrid, come antilopi in fuga da un predatore. Si accalcavano e si urtavano, seguivano la direzione indicata senza domandare, i piedi veloci, l'adrenalina nelle gambe e la trepidazione nel petto. Le scarpe allacciate alla buona, i giubbini aperti. Qualcuno era ancora in pigiama o in vestaglia. Le macchine in circolazione si muovevano piano tra loro, imbottigliate.

Astrid prese Wanda da parte e la interrogò. Non capiva perché l'avesse avvisata di Jay-Jay, non capiva perché il bambino non fosse con i suoi parenti e in ogni caso doveva trovarlo.

Wanda mal sopportava il carattere prorompente di Astrid, ma avevano qualcosa in comune: entrambe volevano riscattarsi. Da tempo aveva dubbi su Radu, la sua apparizione improvvisa era stata un segnale d'allarme per lei. Si era allontanata dalla squadra per scoprire cosa avesse in mente oltre che per difendere Sokovia. La sua morte non l'avrebbe aiutata a scoprire cosa stesse tramando. Era ben consapevole che nonostante le parole misericordiose del Capitano, Astrid avrebbe agito sicuramente d'impulso, se avesse visto Radu avvicinarsi a qualcuno a cui lei teneva. Per fortuna aveva avuto l'intuito di chiedere. Ora sapeva che poteva trovare un accordo. Il bambino sarebbe stato il tramite della loro alleanza e magari sarebbe riuscita a ristabilire la loro amicizia per quanto superficiale.

-Ho letto nella sua mente e ho visto gli esperimenti che gli hanno fatto. Si sta preparando a questo da decenni. Ho visto una donna con lui. E' una maestra, si è trasferita da poco, non so dirti molto di lei. Li ho visti farsi strada con i bambini. Ho letto nella mente di uno di loro e ho visto te.

Astrid sostò sul fotogramma che le era apparso davanti. Radu stava usando la battaglia per agire di nascosto. Immaginò Jay-Jay pestare i piedi e venire trascinato con la forza. Wanda le comunicò il dettaglio più strano: non era spaventato per l'uomo, bensì sembravano conoscersi.

Un corpo di metallo sfrecciò in mezzo a loro e le separò. Una fiammata rabbiosa partì dal palmo di Astrid. Qualcuno urlò terrorizzato. Un uomo si tolse la giacca in fretta mentre veniva divorata dalle lingue di fuoco. Qualcun altro, per ripararsi, inciampò e gattonò via dall'Avenger più irruente. Il tronco di un palo della luce si infiammò, si piegò in due e cadde in mezzo alla strada. Si trascinò dietro i cavi elettrici che a loro volta cedettero, si ruppero e crearono una reazione a catena, trainando gli altri pali attaccati alla stessa linea. Le faville zampillarono sui ciottoli mandando ancora più in panico i civili. Una scintilla più emancipata fece un balzo più lungo ed esplose su un camion propagando una nuvola incandescente. Wanda si adoperò per contenere l'incendio. Pietro, sbucato dal nulla, si fermò ad osservare il disastro senza sapere cosa fare.

Clint richiamò i ragazzi. Astrid non rispose, non lo sentì nemmeno il suo nome. Pensò ai rifugiati nel sottosuolo che avevano perso i loro beni per via delle goffe azioni degli Avenger nella battaglia di New York. Pensò al proprietario della casa che sarebbe ritornato e l'avrebbe trovata un cumulo di cenere per colpa sua. Clint la tirò dalla manica della tuta: "Non puoi fare nulla, andiamo". Quando si incamminarono, una bolla d'acqua volò sulle loro teste e si lasciò andare sull'incendio.

Radu le fece un cenno con il mento, immobile, in mezzo al ponte, con una faccia da rimprovero. Alle sue spalle, una quindicina di bambini si era fermata sotto un porticato a ridosso di una vetrina. Una donna bionda in mezzo a loro li proteggeva come poteva con le braccia. Portava un lungo cappotto color camoscio e un berretto di pelliccia. Un bambino che conosceva le fece "ciao" con la mano, con frenato entusiasmo.

-E' così che ci salvi, fiammella?

Astrid non aveva stomaco per i convenevoli, né per le frecciatine.

-Perché Jay-Jay è con te?

-Perché sono suo zio. Voi perché vi conoscete?

Astrid deglutì una morsa alla gola, senza saliva.

-Perché siamo... amici.

Radu si era voltato verso Jay-Jay, per conferma, il quale fece "sì" con la testa.

-Andiamo, dobbiamo evacuare! - ripeté Clint alle loro spalle. Uno sciame di robot rimbalzava da una parte all'altra della città e avanzava verso di loro. Sembravano rigenerarsi continuamente, non finivano mai.

-Va bene, vi scortiamo noi. - decise Wanda. Si alzò in volo sopra il gruppo per conquistare un raggio d'azione più ampio, creò uno scudo contro le esplosioni, i raggi di energia e i frammenti di metallo che filavano come proiettili. Pietro allontanava gli ostacoli terreni ad una velocità supersonica, Clint faceva capriole dal tetto di una macchina all'altra e scoccava frecce in ogni direzione. Astrid correva davanti alla fila di fianco a Radu, che aveva le mani impegnate e doveva decidere la direzione in cui andare. Durante una breve sosta, il sokoviano aveva sollevato una bambina da terra che piangeva ininterrottamente. Astrid non poteva credere che quello era lo stesso uomo che un giorno prima l'aveva massacrata.

Ogni tanto si voltava per vedere se Jay-Jay ci fosse ancora. Lo vedeva correre incerto e si stringeva tra le spalle ad ogni scoppio. Nel mentre si accorgeva sempre di più che il volto della donna le era familiare.

Quando inquadrò un trio di droidi dalla parte opposta, staccò l'anta di un'automobile al volo e la lanciò con tutta la forza che aveva, dirigendo le fiamme nella stessa direzione. Ne urtò due in pieno. Si sentì un po' come il Capitano con lo scudo. Il terzo droide la colpì mentre era distratta e insieme sfondarono il muro di un bar.

Il robot la spinse con la potenza con tutti i propulsori accesi, mentre la schiena di Astrid colpiva pareti, tavoli, sedie, il bancone e tranciava le mattonelle del pavimento, finché non finirono contro il muro opposto. Le mani di metallo spingevano contro le sue spalle, i piedi in aria. Astrid gli diede un calcio contro il busto. Il droide si catapultò contro il muro e il reattore si spense. Per sfogarsi, Astrid lanciò il droide fuori dalla finestra. Così facendo, attirò l'attenzione di un uno sciame di omini grigi sfuggiti all'attacco di una nuvola scarlatta. Si precipitarono su di lei immediatamente. Erano una ventina e lei era da sola. Con la coda dell'occhio vide Jay-Jay davanti alla voragine che dava sulla strada. Radu lo sollevò di peso e se lo portò via insieme agli altri.

Fu un brivido, non fu nemmeno una scelta. Il manico del pugnale che scese dalla sua manica si gonfiò e diventò pensante, tanto da doverlo impugnare con due mani. La lama si allungò e si curvò come una sciabola, quella che aveva visto nella stanza delle armi.

La sollevò a mezz'aria, in diagonale. Sperò che il materiale fosse abbastanza duro e affilato quanto lo era il pugnale di sua madre. I droidi caddero a terra uno dopo l'altro, alcuni falciati a metà, alcuni fusi, alcuni spezzati in parti. Si susseguirono per suicidarsi in massa. Quando finirono Astrid rimase in posizione e ascoltò i rumori all'esterno per capire se ne stessero arrivando altri. L'olio motore che si era riversato sul pavimento si infiammò di colpo. Si affrettò ad uscire, annaspando e con un terribile sapore metallico in bocca.

L'adrenalina scorreva nel suo corpo come un cavallo imbizzarrito. Poteva giurare di aver percepito l'ossidiana seghettata strisciare sul suo palmo. Come ci si doveva sentire ad impugnare un'arma tanto violenta e potente? Se fosse riuscita a richiamare Crepuscolo, avrebbe potuto decapitare Ultron come aveva fatto con le sue copie. Le guardò giacere nella fiamme. Un cumulo di ferraglia, meccanismi e cavi scoppiettanti. Uno di loro ancora si trascinava sulle braccia. Gli fece scoppiare l'unità centrale bruciando i connettori dall'interno con la mente. La sciabola sporca di olio, le sembrò sangue. La pulì con un gesto netto, la nascose con la magia e rincorse il gruppo che si era spostato.

La strada era dissestata, alcuni pezzi di edifici occupavano il campo orizzontalmente, ma era pressoché sgombro rispetto a mezz'ora prima. Il piano di evacuazione stava funzionando.

I piedi di Jay-Jay si inchiodarono al terreno. Radu si voltò, ma non poteva tornare indietro. La folla si accalcava. Astrid lo prese in braccio e tornò davanti alla fila.

-Aspetta! Il mio game-boy!

Il sokoviano intercalò nella sua lingua. Radu gliene avrebbe comprato un altro, uno più bello, nuovo, ma non c'era modo di rassicurarlo. Jay-Jay voleva il suo game-boy, nessun altro game-boy era uguale al suo, ma se l'era dimenticato per l'agitazione e ora era rimasto all'orfanotrofio.

-Ha parlato di questo maledetto gioco per tutto il tempo.

Mentre schivavano un monumento che crollava, retto da Wanda, Radu le disse che era un regalo della madre, sua cognata, la quale aveva perso la vita in una retata, un conto da pareggiare finito male. Le raccontò che suo fratello si era trasferito negli USA per trovare fortuna, prima di incontrare la futura moglie. Era stato immischiato in affari loschi e se ne voleva liberare, pensando bastasse attraversare l'oceano. Era stato avvisato tante volte, ma aveva deciso di non stare alle minacce, una temerarietà che lo aveva maledetto. Così, dopo aver visto il sangue della sua famiglia colare dalla tovaglia da pranzo, la polizia era venuto a prenderlo in casa. Per punirlo fino alla fine, qualcuno aveva macchiato il suo onore di prove false. Il dolore era stato più forte di lui, lo aveva divorato in cella e lo aveva trascinato verso il suicidio.
Quando Radu aveva scoperto il fatto, si era deciso a sottoporsi all'iperpotenziamento. Aveva dato la caccia agli assassini, li aveva sterminati. Qualcuno era venuto a cercarlo qualche tempo dopo, ma nessuno era tornato indietro per raccontarlo.
Ad un certo punto, parati da un muro, Radu guardò la sua nemica provocatorio: "Ora chi è il cattivo, fiammella?"

Mentre si avvicinavano alla massa di gente che si era accumulata ai bordi della città, Astrid intravide uno scudo a strisce che si muoveva nel traffico. Esso colpì un droide a dieci metri da terra, proprio di fianco ad una macchiolina rossa impegnata a respingerne altri quattro come lui. Iron Man si voltò verso il difensore, ma non lo ringraziò, anzi fece analizzare a Friday la sagoma che correva dietro ad Astrid sotto di lui. Lo puntò. L'armatura sul braccio si aprì per preparare un piccolo missile. Imprecò quando lo zoom su di lui inquadrò i bambini e Friday gli sconsigliò di sparare.

Pietro si accostò ad un palo, gli serviva un momento per riprendere fiato. Wanda lo notò immediatamente e atterrò di fianco. Steve afferrò lo scudo e rimbeccò il ragazzo come faceva solo lui, con pazienza, ma mordace: "Sarei tentato di non concedertelo".

Si distrasse quando una macchina cappottata venne spinta con una spallata lì vicino. Radu sbucò seguito dalla maestra e i bambini. Astrid si aggrappò a lui appena lo vide, le mani cinte ai rispettivi avambracci, come collegati ad un cordone di apprensione reciproca. Steve aveva abbandonato il casco, la pelle del viso era sporca di polvere, aveva un labbro rotto. Astrid era quasi interamente ricoperta di olio motore e gli macchiò il costume.

-Stai bene?

-Tu, stai bene?

L'asgardiana non era pronta a rispondere. Gli chiese di Nat, perchè non la vedeva e quella le rispose prontamente dall'auricolare. Il cuore diventò d'un tratto più leggero.

-E' la prima volta che ti sento così preoccupata per me.

-Dovresti farti rapire più spesso.

Ci fu uno scoppio dall'altra parte.

-Tieni le chiappe fumanti in salvo.

Tony, che non si era perso un passaggio, si unì alla conversazione.

-Romanoff! Tu e Banner state giocando al dottore e all'infermiera?

-Sta calmo. Non tutti sanno volare.

Un ruggito deflagrò tra le strade. Seguitò un tonfo che fece tremare il terreno. Hulk era arrivato e sollevava polvere sulla collina. Jay-Jay si rianimò di colpo. Alzò le braccia per aria e urlò uno "YEEEE!" ruggente e fortissimo. Quando Steve si accorse chi era il bambino accanto a Radu si sentì disorientato. Quando Astrid gli disse che erano parenti, cercò di carpire dello sconvolgimento negli occhi di lei, che era presente, ma soprattutto le chiese se se la sentisse di fidarsi di lui.

-Risparmia il fiato, Captain. Non combatto contro di voi o contro L'uomo di Latta, ma solo per la mia gente.

-Sai come fermare Ultron? - chiese Astrid, scavalcando le provocazioni. Radu non rispose, altezzoso.

-Ci siamo scontrati, ma ora è il caso di unire le forze. Per loro. - aggiunse Steve puntando i ragazzini che si stringevano tra loro. Radu non aveva tic nervosi, se non quello di stirarsi un ciuffo di barba. Per il resto sembra un uomo inaccessibile e privo di emozioni.

-Sokovia è una meteora.

Dopo quella frase, proseguì il tragitto, si tirò dietro la maestra e tutti i piccoli capi tondi che creavano una catena umana. Astrid e Steve guardarono i gemelli che avevano una faccia confusa quanto la loro. Tornarono al lavoro, mentre Iron Man sfrecciò sui tetti come preso da un'illuminazione. Clint parlò dall'auricolare e disse di aver trovato Nat durante il percorso. Il Capitano comunicò che la parte più importante del piano era quasi al termine. Incoraggiò i ragazzi a continuare così. Tutto sembrava andare per il verso giusto. Mentre lui e Astrid sgomberavano la strada schiena a schiena, sentirono la voce di Radu sgolarsi, chiamando il nome di Jay-Jay. Una sagoma bassa sparì tra la folla e le auto, esattamente verso dove avevano faticato ad allontanarsi: in mezzo alla città. Steve capì subito cosa stesse per succedere, la conosceva troppo bene. Non la fermò. La vide correre e saltare sulle macchine senza pensarci due volte.

Astrid lo chiamò più volte, mentre lo inseguiva. La paura che venisse colpito da un robot spingeva le sue gambe come una pompa. Il terreno tremò di nuovo. Fu una scossa prolungata. Un rombo partì da sottoterra, un borbottio gutturale. Pensò a Surtur, ma questa volta il Seiðr di sua madre non era coinvolto.

Una crepa spaccò il cemento a qualche metro dietro di lei. Le case che stavano in mezzo, si strapparono come pezzi di carta e crollarono nel dislivello che si faceva sempre più pronunciato, sempre più profondo, sempre più vertiginoso. Le persone entrarono nel panico attorno a lei, mentre la città si piegava ai bordi come acqua traboccante da un vaso.

Un furgone perse l'equilibrio. Le persone all'interno riuscirono solo ad urlare e a battere le mani sul finestrino. La terra cedette sotto il peso e il mezzo rotolò verso il vuoto. Astrid ci si fiondò, afferrò la carrozzeria e tirò indietro, mentre blocchi interi di suolo franavano. Fece l'errore di guardare in basso, dove gli edifici rimasti in piedi si rimpicciolivano, le auto precipitavano nel vuoto, la gente puntava gli occhi verso una gigantesca piattaforma volante.

Mise in sicurezza il mezzo. Il conducente spalancò la portirta e si mise a vomitare. Anche l'apparato digerente di Astrid si annodò. Il cuore iniziò a battere così forte quasi a voler scappare anche lui e abbandonarla. Ebbe un capogiro e si aggrappò ad un palo. Aveva perso di vista il bambino, ma in quel momento il suo corpo non voleva funzionare. Le mancava l'aria. Negli auricolari scoppiò un dialogo ansioso.

-Ragazzi? State tutti bene?

-Cap, che succede?!

-Sta crollando tutto qui!

-Si è aperto un baratro in mezzo alla strada...

-Cosa facciamo?

-Friday?

-Capo... Sokovia ha preso il volo.

Continue Reading

You'll Also Like

44.1K 2.6K 32
New York, 2013. Damon Salvatore ha iniziato una nuova vita nella grande mela. Una notte, dentro un affollato bar, salva la vita di una giovane ragazz...
359K 11.4K 138
Eccomi qua con un ennesimo libro immagina e il mio senso dell'umorismo per il quale a volte mi prenderei a calci da sola :D (Attori e personaggi) Seh...
331K 11.5K 34
Season 3a Jane Montgomery. Potrei presentarvi questa ragazza come la copia perfetta di un certo ragazzo logorroico ed iperattivo, una sua versione...
210K 10K 123
Questa ragazza di nome Clelia, scopre di avere un tumore al seno. Lei ama braccialetti rossi, ma qualcosa non conta...