Nebbia E Tenebre | MARVEL โท

By Nadja-Villain

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Per ogni conquista c'รจ un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta cro... More

๐—œ๐—ก๐—ง๐—ฅ๐—ข๐——๐—จ๐—ญ๐—œ๐—ข๐—ก๐—˜
1 . Fiume in piena
2 . Tonnellate
3 . Ventuno Dicembre
4 . Rinforzi
5 . Cantina
6 . Vissuti segreti
7 . Forzatura
8 . Fuliggine
9 . Lucciole
10 . Campanelle
11 . Etere
12 . Confini sottili
13 . Ostaggi
14 . Astrid รจ in TV
15 . Piano ribelle
16 . Saluta i tuoi fan
17 . Manifesto
18 . Dieci per cento
19 . Olio e gas
20 . Infantile
21 . Profondi stati emotivi
22 . Central Park
23 . Presentazioni discutibili
25 . Sogni lucidi
26 . Seiรฐr
27 . Zucchero
28 . Opinione Pubblica
29 . Adulti
30 . Confronti
31 . Scambio di coppia
32 . La prestigiatrice
33 . Tornerรฒ
34 . Cautela
35 . Scommesse
36 . Effetto Rosenthal
37 . Ubiquitร 
38 . Condizioni
39 . Confessioni rischiose
40 . Forbici
41 . Voragine
42 . Altitudine
43 . Dritto nel cuore
44 . Cambiamenti
45 . Vecchie amiche
46 . Un'arma su misura
47 . Creep
48 . Dress Code
49 . Sorridi
50 . Esposizione
51 . La Navicella
52 . Ore Piccole
53 . Eclissi
54 . Il Bimbo-geco
55 . Testimoni
56 . Gerbere gialle
57 . Domani
58 . Regole per uscire di casa
59 . Vittime
60 . Zheltyy tsvetok
61 . Un gioco da ragazzi
62 . Pessime idee
63 . Acque calme e braci accese
64 . Disarmati
65 . Accoglienza

24 . Idromele

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By Nadja-Villain

-Pensavamo di averti perduta nel Valhalla! - aveva esordito Thor allungandole la mano e lei si era lasciata tirare su dalla presa vigorosa. Nel momento in cui le loro mani si toccarono, rimbalzò una scintilla e nella mente di Astrid apparve un solo termine: Seiðr.

Steve li raggiunse con una corsetta. Salutò l'amico con un abbraccio virile e prese a fare l'intermediario nelle presentazioni.

-Astrid, lui è Thor. Thor, Astrid ha perso la memoria e...

Il norreno lo interruppe con tutta l'enfasi teatrale che aveva in corpo.

-Io sono Thor, figlio di Odino, principe di Asgard, Dio del Tuono. E tu sei Astrid, figlia di Muspellehim e del Signore dei Demoni di Fuoco, l'Immenso Surtur. Loki mi ha riferito ogni cosa.

-Sì, ne parliamo più tardi... - provò a interromperlo Steve, ma non servì a nulla.

-Tuo padre e mio padre si scontrarono in una gloriosa battaglia migliaia di anni fa. Ovviamente mio padre ebbe la meglio. In ogni caso sono contento di aver lottato fianco a fianco con la figlia di un antico nemico: i Nove Regni si riuniscono per la pace!

Astrid guardò il Capitano sempre più senza parole. Steve si sentì rasserenato dalla prorompenza di Thor, sebbene non fosse particolarmente persuaso dalle immagini guerrafondaie e barbarie che il Dio del Tuono esaltava.

-Com'è andata con Loki? - chiese un po' per curiosità e un po' per tagliare corto.

-Nostro Padre lo ha confinato nelle prigioni di Asgard, sorvegliato dai soldati e dalla magia. Non è più un pericolo per i terrestri.

Magia, ripetè Astrid tra sé e sé.

-Lo scettro? Stark lo sta ancora studiando? È importante che venga sorvegliato in un posto sicuro. Vorrò averlo con me quando dovrò ripartire.

-Quanto rimarrai con noi?

-Non molto. Ho ancora qualche conto in sospeso, ma mi fa piacere festeggiare con i miei amici della Terra. Vi ho portato un regalo per la vostra festa, emh... Natale? E' così che la chiamate?

-Che genere di regalo?

-Il miglior Idromele di tutti i Nove Regni! Due botti ci aspettano alla Torre.

-Idromele? - domandò Astrid.

-Oh, sì ti piacerà! Siete pronti?

-Pronti per cosa? - Astrid si voltò verso Steve e incontrò dell'incertezza nel suo volto. - Cosa stiamo per fare?

Thor sorrise esageratamente mentre Mijolnir aveva preso a ruotare nella sua mano verso le nuvole che borbottarono sopra di loro. Un fulmine si agitò come la coda di un serpente.

-Assicuratevi di avere una presa salda. Se per qualche disgrazia doveste cadere, precipiterete nel vuoto.

-Non credo sia una buona idea, meglio che voliamo in Quinjet. - commento il Capitano.

-E perchè mai? Sarà divertente, vedrete! Mi ricordo la prima volta che ci riuscii mi bruciai tutti i capelli. Ero poco più che adolescente.

Astrid cercò rassicurazione nello sguardo di Steve, ma quello sembrava cercare di autoconvincersi più di lei della fattibilità della cosa. Precipitare per sbaglio nel vuoto non era una prospettiva allettante nemmeno per lui. Non sapeva cosa stesse pensando, ma lei era terrorizzata di sospendere nell'aria in generale.

-Siete pronti? - domandò ancora Thor con impazienza.

Ora Mijolnir aveva creato un cerchio di scintille azzurre e le nuvole iniziavano a contorcersi sopra le loro teste sempre più minacciose. Per qualche motivo, Astrid sapeva che da un momento all'altro una colonna luminosa di energia l'avrebbe investita annientandola se non si fosse messa in salvo, ma era troppo vicina alla fonte e l'unica cosa che potè fare fu afferrare il possente braccio di Thor. Il Capitano rimase ancora fermo, indeciso. Astrid pensò veloce. Steve fece un passo indietro. Lei lo afferrò dalla maglietta e lo tirò a sé. Le sembrò di trainare il camion dal quale si era salvata il giorno prima.

Proprio in quell'istante una forza estranea li sollevò da terra. Il cielo venne squarciato da un boato luminescente. Il Capitano afferrò il mantello di Thor e in un batter d'occhio vennero risucchiati in un imbuto di luce accecante. Astrid percepì il suo corpo stirarsi come uno spaghetto. Ad un certo punto l'ascesa si trasformò in una sfrecciata orizzontale e poi infine in una caduta libera sempre più rapida. Astrid non riuscì a trattenere un urlo, mentre il suolo li richiamava a sé e lei iniziò a pensare a tutte le cose terribili che sarebbero potute capitare se solo fosse andato storto qualcosa: pensò di precipitare nel vuoto, al suo corpo che si strappava in due parti, a Thor che sbagliava bersaglio e li faceva schiantare contro un palazzo.

L'atterraggio fu più scoordinato che brutale. Astrid lasciò andare la presa, probabilmente troppo presto e rotolò lungo il pavimento.

-Allora? Com'è stato? - chiese Thor, fiero, senza curarsi minimamente di come stessero fisicamente i suoi compagni.

-Mai più. - decise il Capitano, tenendosi lo stomaco.

Astrid che sentiva il cuore scalpitare come per uscirle dal petto, venne pervasa da un'ondata adrenalinica e inizò a ridere.

-È stato pazzesco! Mi sono spaventata a morte!

-Questo è lo spirito! - esultò Thor dandole una vigorosa pacca sulla spalla che la fece traballare. Astrid, per un attimo, si vide sporgere troppo dal bordo della piattaforma e si accorse di essere in cima ad un grattacielo, in cima alla Torre Avengers. La città sotto di lei era spaventosamente miniaturizzata sotto i suoi piedi e le regalò un capogiro.

Un tripudio accolse Thor e il Capitano a braccia aperte. Lei rimase alle loro spalle a mordicchiarsi le labbra per l'agitazione finché i due uomini entrarono al coperto e davanti a lei apparve una schiera di persone dal volto familiare, ma che non riusciva ad identificare in alcun modo. La donna dai capelli rossi la guardò con un sorriso che influenzava tutti i muscoli del suo volto. Le mise le braccia al collo e la strinse in un abbraccio caldo. Astrid rimase di stucco perché non se lo aspettava.

-Bentornata.

-Tu... Sei?

-Natasha. - fece quella ricomponendosi. Si strinsero la mano. Il suo sorriso si spense leggermente. - Come ti senti?

-Disorientata.

-È del tutto normale. Spero che il pranzo aiuterà a schiarirti le idee.

Natasha fece un gesto di accoglienza invitandola ad entrare. Astrid fece un passo avanti e un moltitudine di aromi la investirono piacevolmente: una lunga tavolata imbandita con posate preziose e leccornie pronte per essere assalite.

-Siete arrivati! - esclamò una ragazza dai capelli lunghissimi, le cui dita erano intente a giocare con un gomitolo di filamenti luminosi di un rosso rubino pulsante che spostavano le palline da un ramo all'altro di un gigantesco abete dorato.

-Dov'è l'Idromele? - esplose Thor divorando la tavolata con gli occhi. Sollevò una caraffa, la annusò e stirò un sorrisone. Poi riempì un grosso bicchiere tondo e alzò in alto le braccia per annunciare a tutti che l'Idromele era una prelibatezza divina e invitò tutti ad assaggiarlo.

Non ci fu bisogno di convincere nessuno a sedersi. Astrid approfittò della confusione per nascondere il proprio imbarazzo. Contò i commensali: erano lei, Thor, il Capitano, Natasha, la ragazza dai capelli lunghissimi che si sedette accanto ad un ragazzo dai capelli d'argento con cui condivideva i lineamenti del volto, più altri tre uomini.
Uno di loro, quello occhialuto, si era allungato dall'altra parte del tavolo per stringerle educatamente la mano. Goffamente urtò un paio di bicchieri vuoti.

-So che hai perso la memoria. Ne sono rammaricato. Io sono il dottor Bruce Banner. Piacere di rivederti e ben tornata.

Astrid fece appena in tempo a ricambiare il saluto che la sedia alla sua destra venne occupata.

-Clint Barton, Occhio di Falco. Per gli amici sono Clint. Bentornata anche da parte mia.

Astrid ringraziò anche lui e accettò una teglia di salumi che si vide passare davanti. Ben presto il suo piatto si era riempito. Il suo obbiettivo era ora assaggiare tutto. Puntò una teglia di lasagne. Allungò una mano per afferrare la spatola e tagliarne una fetta, ma anche la ragazza dai capelli lunghi che sedeva di fianco a Natasha aveva avuto la stessa idea. Il gemello assistette alla scena e si irrigidì.

-Vai pure. - cedette la gemella ritirando la mano.

Astrid percepì la tensione. Si sentì fuori luogo e infastidita.

-No, prego.

-No, no, prima tu.

-Perdonami, non so nemmeno il tuo nome. Voglio dire, non lo ricordo.

-Wanda.

Astrid prese un respiro profondo, mentre capiva che tra di loro non era mai scorso buon sangue. Afferrò la spatola e tagliò un pezzo di lasagna sia per lei che per sé stessa e tornò sul suo piatto incassando un piccolo sorriso di circostanza e un riconoscimento che volle tenersi custodito. Incontrò lo sguardo del Capitano che si era seduto dall'altro lato del tavolo, a sinistra di Thor, il quale era seduto di fronte a lei. La stava testando?
Quel pensiero fuggì via quando il bicchiere le fu riempito di una bevanda bionda senza consenso. Thor fece tintinnare i bicchieri e rimase in attesa del primo assaggio.

Astrid si portò la bevanda al naso e aspirò un dolcissimo aroma di frutta fermentata e miele che le inebriò il cervello. Assunse un bel sorso e si leccò le labbra. Emise un lungo e convinto "ummh!" e soddisfò le aspettative di Thor che non vedeva l'orda di condividere il suo piccolo tesoro.

-Salute amici miei! E' un piacere avervi tutti qui al mio stesso tavolo! - esclamò il Dio del Tuono guardando, ad uno ad uno, i suoi compagni in viso.

-Quasi tutti. - lo corresse Natasha a bassa voce. Astrid la sentì, dal momento che erano sedute vicine e si domandò chi mancasse.

-Niente mi renderebbe più felice e orgoglioso! - continuò Thor, ma la frase rimase in sospeso e il suo sguardo si ottenebrò all'improvviso. - Niente...

-Agli Avengers. - fece il Capitano.

-Agli Avengers! - ripeterono tutti gli altri più o meno all'unisono sollevando i calici in aria.

-Thor, perchè non ci racconti qualche storia del posto da cui provieni? - chiese Natasha per rompere il ghiaccio.

-Ma certo! che cosa vuoi sapere? - fece lui con la bocca piena.

-Di Muspellheim. - si infiltrò Astrid.

Così, mentre Sam Wilson dall'altra parte della tavolata sghignazzava ad una battuta di Pietro insieme a Banner, Thor iniziò a introdurre il discorso spiegando dell'esistenza dei Nove Regni, elencando i loro nomi e spiegando la loro posizione secondo uno schema che metteva al centro Midgard, la Terra, a nord Asgard, a sud Muspellheim e così via. Tra una parola e l'altra nessuno si accorse che l'Idromele stava finendo tutto nella loro pancia.

-I figli di Muspell sono un popolo di Demoni guerrieri. Sono alti, con possenti corna. La loro pelle è fatta di carbone e lava ed è letteralmente impossibile da perforare. Per questo non portano un'armatura, ma combattono con singolari spade fiammeggianti. Vengono anche chiamati Giganti di Fuoco perchè il loro re, Surtur, può assumere l'altezza di due grattacieli. Tu ne hai già affrontato uno!

-Io?

-Loki ha aperto un portale e lo ha fatto passare attraverso. Il Capitano non voleva farti combattere. Era alto quanto? Dieci metri? Sputava fuoco da ogni dove - enfatizzò l'ultima frase perché si accorse che i gemelli erano interessati - non siamo riusciti a stenderlo noi in cinque. Ma lei! - la puntò e poi si alzò in piedi - È uscita da quel coso, come si chiama...?

-Quinjet - risposero in coro Natasha, Clint, Banner e Steve.

-Quello! La città era distrutta, c'erano solo macerie. E questo mostro si dimenava e spuntava fuoco e lei non aveva paura minimamente. Si è arrampicata sulla sua schiena fatta di carboni ardenti. Il gigante si è scosso e lei è caduta dalla sua groppa e non si è fatta nulla. Dieci metri in picchiata! E si è rialzata. Ha preso la rincorsa urlando, AAAAAH!

Il tavolo ricevette uno scossone. Astrid guardò Natasha per conferma.

-Sta ricamando?

Nat ridacchiava dietro una mano.

-Giusto un po'. - commentò Barton sorseggiando una birra.

-L'ho lasciata sulle spalle del gigante che ringhiava e si scuoteva, lei ha saldato la presa al suo gigante collo da gigante e lo ha annientato risucchiandogli via tutta l'energia, fino all'ultima viscera! È stato memorabile! Vero Astrid? Salute a te!

Astrid dovette pararsi da uno schizzo di Idromele quando Thor le colpì nuovamente il bicchiere. Si misero a ridere lei e Natasha e trovò il Capitano metà in imbarazzo e metà contrariato.
Annegò ogni pensiero nel bicchiere e ci trovò curiosamente una memoria. Una stamberga rustica piena di gente, donne che sventolavano i lembi dei loro lunghi abiti in una danza pimpante, uomini grossi e barbuti che sbattevano le caraffe a ritmo e cantavano con i loro vocioni carichi dell'ebrezza dell'alcol e di una fresca vittoria sul campo di battaglia. Non capì se era stato l'Idromele ad averla riportata lì o se se lo stesse immaginando. Era già decisamente alticcia. Il bicchiere le scivolò dalle mani e quello si disintegrò fragorosamente.

Il silenzio nella stanza fu una falce. Tutti si voltarono verso di lei. Clint era slittato verso destra con la sedia e ora fissava i cocci di vetro sparpagliati sul pavimento. Il Capitano guardò Natasha, Natasha guardò il Capitano e scosse poco la testa come per dirgli di non reagire. Thor si alzò in piedi di scatto rischiando di rovesciare la tavolata. Bevve l'ultimo sorso e lanciò il suo bicchiere per terra.

-Un altro!

-No! Okay, basta! - lo ammonì il Capitano.

-Ah, giusto, scusate. Mi ero dimenticato che voi non... - balbettò Thor prendendo di nuovo posto. Dopo solo mezz'ora, cantava una canzone popolare nella sua lingua madre, a pieni polmoni, battendo le mani a ritmo:

Men trærne danser og fossene stanser
Når hun synger, hun synger "kom hjem"
Men trærne danser og fossene stanser
Mentre canta "torna a casa" perchè questo è il tuo posto

Barcollando all'inizio, fece il giro del tavolo. Astrid ebbe paura che si stesse dirigendo verso di lei, invece Thor passò oltre, appoggiandosi alle schiene e provocando ilarità. Si sentì sollevata che non avesse scelto lei per iniziare un ballo, più che altro perché l'Idromele l'aveva completamente tagliata fuori dalla realtà. Non aveva preveduto un secondo giro, infatti un momento dopo Thor l'aveva da un braccio e l'aveva costretta a battere le mani con lui a tempo, in piedi, davanti a tutti e lei aveva ceduto, ma solo perché sentiva di non essere così spensierata da tanto tempo e anche per il dio norreno era talmente convinto che non poteva fare altro che seguirlo.

Wanda aveva fatto partire una playlist di musica celtica dal suo telefono collegato all'impianto stereo della sala e Thor ne fu così grato che invitò anche lei in pista. E mentre Wanda cercava di imparare i versi della canzone inventandosi i suoni perché non conosceva la lingua, Astrid si tolse le scarpe, prese un tovagliolo e se lo legò alla cintura fingendo fosse una gonna.

L'allegria si diffuse presto in tutta la sala e rasserenò il clima. C'era chi continuava a raccontarsi vicende divertenti, chi si buttava sul divando appesantito dal pranzo, chi come Natasha aveva provato a convincere Banner a ballare, il quale aveva timidamente rifiutato quattro o cinque volte prima di lasciarsi andare ad una frenesia contenuta.

Il Capitano era l'unico rimasto ad osservare la scena per tutto il tempo senza immergersi, fingendo di non avere bisogno di svagarsi. Per un po' aveva chiacchierato con Sam, ma quando arrivò il dolce quello lo abbandonò sul terrazzo fuggendo verso il suo posto per assicurarsi una fetta.
In piedi, solitario, aveva incrociato lo sguardo di Astrid mentre saltellava battendo una forchetta contro una bottiglia di birra come fosse uno strumento musicale. Lei lo notò solo quando la nebbia dell'alcol aveva iniziago a calare. Riempì due bicchieri di Idromele, uno lo riempì due volte perché lo usò per incoraggiarsi e si diresse verso di lui decisa, concentrandosi a stare dritta con la schiena nel tragitto.

-Sono a posto, grazie. - disse Steve facendo un gesto di rifiuto con la mano.

-Non succede niente se abbassi la guardia per due ore.

-Non sono fatto per queste cose.

-E se sparissimo tutti all'improvviso con uno schiocco di dita, cosa ti rimarrebbe di questa serata?

Steve soppesò la domanda.

-Preferisco della musica più lenta.

-Avanti, Capitan Musone. Smettila di essere imbronciato. Perché non volevi farmi combattere con quel gigante?

-Perché non ti ritenevo all'altezza. Pensavo saresti scappata o ti saresti fatta molto male.

-E invece eccomi qui.

Steve aveva fatto ossigenare l'Idromele nel bicchiere e aveva fatto finta di sorseggiarlo.

-Su, su, su. Non barare.

Astrid spinse il fondo con un dito e lo costrinse a mandare giù come una medicina. Steve fece una smorfia mentre deglutiva, ma dovette ammettere la verità.

-Non è così male.

-Visto? Qual è il problema?

-Non ti ho mai vista così.

-Così come?

-Felice.

-Ti ci dovrai abituare.

-Mi dispiace per la nostra discussione.

-Sono troppo su di giri per pensarci o per parlarne. Facciamo pace?

Astrid bevve l'ultimo sorso del suo bicchiere, ma prima che potesse rompere anche quello, il Capitano glielo sfilò dalle mani e lo appoggiò sul ballatoio del terrazzo.

-Pace fatta.

-Quindi, che tipo di musica lenta ti piace?

Steve Rogers le afferrò delicatamente le mani. Dondolò a destra e sinistra e Astrid seguì i suoi passi e si sorprese a trovare quella danza seducente e romantica. Gli occhi che l'avevano ripresa più volte, denudandola di ogni difesa, adesso erano un oceano infinito di tenerezza e lei ci stava precipitando dentro senza resistenza.
Si trovò a piroettare, mentre le loro dita giocavano a rincorrersi. Rischiarono di inciampare e infine trattenne il respiro perché finì con la schiena contro un paio di pettorali di marmo.

Il braccio muscoloso del Capitano la avvolgeva in una morsa discreta e quanto più possibile ammodo, ma abbastanza stretta da parlare per lui per dirle un sacco di cose che lei aveva intuito e aveva volentieri accolto. Tra le risa non si accorsero subito di essere così vicini, ma bastò un attimo per rendersi conto entrambi dove avrebbe portato quell'intimo contatto fisico mischiato alla tensione segreta che alimentava i loro caratteri opposti. Le loro labbra si sfiorarono appena, prima che Astrid si spingesse via perchè, esattamente in quel frangente, l'Idromele stava avendo un effetto indesiderato e dovette correre in bagno a vomitare.

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