Acheronta Movebo

By _AlanSmithee_

29K 3K 22.3K

"I poeti canteranno gli eroi, consegnandoli all'Immortalità" Ecco ciò che mi hanno insegnato. E io ho consuma... More

PARTE I - TACERE
CAPITOLO 1 - VITA NUOVA
CAPITOLO 2 - IL MIO ULISSE
CAPITOLO 3 - UNA PUNIZIONE INGIUSTA
CAPITOLO 4 - NON SONO UOMINI
CAPITOLO 5 - UNA SERATA COME TANTE
CAPITOLO 6 - SIGNOR VENTO
CAPITOLO 7 - NOTIZIE
CAPITOLO 8 - CON QUESTO AMULETO IO TI PROTEGGO
CAPITOLO 9 - MAGGIORENNE
CAPITOLO 10 - DIVENTARE ADULTI
CAPITOLO 11 - LA ZANZARA
CAPITOLO 12 - LE EROINE NON ESISTONO
CAPITOLO 13 - NIENTE PIU' FAVOLE
PARTE II - VOLERE
CAPITOLO 1 - ROMA CAPUT MUNDI
CAPITOLO 2 - I FIGLI DELL'URBE
CAPITOLO 3 - STORIE DI MEZZANOTTE
CAPITOLO 4 - MUOVERO' L'ACHERONTE
CAPITOLO 5 - UN TALENTO NASCOSTO
CAPITOLO 6 - IL FIGLIO DEL CONSOLE
CAPITOLO 7 - PORTA DI CORNO, PORTA D'AVORIO
CAPITOLO 8 - FUGGE IL TEMPO IRREPARABILMENTE
CAPITOLO 9 - LA CASA DELLA SIRENA
CAPITOLO 11 - NON FA RIDERE
CAPITOLO 12 - PATER FAMILIAS
CAPITOLO 13 - LA PRIMA VOLTA
CAPITOLO 14 - IBIS REDIBIS
CAPITOLO 15 - LA VIA DEL RITORNO
CAPITOLO 16 - TRA LE RIGHE
CAPITOLO 17 - LA COLPA E' DELLA SPADA
CAPITOLO 18 - UN BUON ESEMPIO
CAPITOLO 19 - ALLO SCOPERTO
CAPITOLO 20 - UOMO D'ONORE
CAPITOLO 21 - FUGGI DOVE SORGE IL SOLE
PARTE III - OSARE
CAPITOLO 1 - SANGUE DEL TUO SANGUE
CAPITOLO 2 - PASSATO, PRESENTE, FUTURO
CAPITOLO 3 - ESTRANEO
CAPITOLO 4 - DIMMI DI PIU'
CAPITOLO 5 - LUNGA VITA AL RE
CAPITOLO 6 - UN'ALTRA SCUSA
CAPITOLO 7 - LA SOLUZIONE
CAPITOLO 8 - FIORE D'INFERNO, LUPO CANTORE

CAPITOLO 10 - IL MAESTRO SENZ'ANIMA

606 62 551
By _AlanSmithee_

Appena entrammo nella popina, rividi il lupanare in cui il nonno mi aveva portato tanti anni prima: stessa aria imperlata di umori e profumi intensi, stesso vociare sguaiato, stessi gemiti provenienti dal piano superiore.

«Sei certo che siano qui?» mormorai, aggrappandomi al braccio di Sabino.

Lui fece per rispondere, ma la sua voce fu coperta da un ululato.

«Cosa succede?!»

«È stata la donna laggiù» sbuffò, aumentando il passo «Suvvia, Virgilio, smetti di fissarla! È una lupa e svolge il suo lavoro». Non attese una risposta e mi condusse in una stanza immersa nel fumo delle torce, dove i nostri compagni erano intenti a gozzovigliare.

«Sabino! Non credevo ci avresti raggiunti» Marco Catone gli fece spazio senza, tuttavia, lasciarne un po' per me, e io rimasi in mezzo alla sala con le braccia conserte. Non sapevo né dove spostarmi né che posizione assumere e, più passava il tempo, più speravo di diventare invisibile. Ridicolo al promontorio e fuori luogo qui, soffiava una voce nella mia testa, devi...

«...Sederti?» era stato Sesto a parlare «Ti cedo volentieri il mio posto: in questa popina non hanno messo nemmeno un cuscino e stare in piedi è un sollievo». Era una scusa: Sesto, da ragazzo attento qual era, aveva notato il mio disagio.

"Ripagherò tutti i favori che ti devo" promisi, mentre prendevo posto accanto a Vario e mi soffermavo a studiare Sabino. Lui evitava di guardarmi, quasi si sentisse in colpa per quanto accaduto sul promontorio. O, forse, agisce così perché adesso c'è Marco. Non vedi come gli parla? Un amico non accarezza in quel modo, non si preoccupa di sistemargli la veste, non beve dallo stesso calice, non.... «Basta.»

«Ti do fastidio?» Vario mi fissò mortificato.

«No... io... scusami» farfugliai, allungando la mano verso il vino. Stranamente, bere mi sembrava l'unica soluzione per sopportare la serata.

«È un Falernum del Petrino alquanto scadente» Sesto indicò il suo calice «L'ho assaggiato con grandi aspettative, e invece...»

«E invece è squallido, come l'intero locale» Quinto Cicerone apparve sulla soglia insieme a una giovane discinta.

«Hai fatto in fretta al piano di sopra» lo punzecchiò uno dei nostri compagni «Più svelto di Filippide!»

Seguì una sonora risata a cui mi sforzai di partecipare.

«Perdonaci, puella» esclamò Marco Catone, ritornando composto «Immagino che sarai stanca. Perché non ti fermi un istante? Desideri dell'uva?»

«Non perdere tempo a sedurla» Quinto si riempì il calice fino all'orlo e lo mostrò ai presenti «Costa tre assi: poco più di questo bicchiere.»

Catone alzò gli occhi al cielo ma, prima che la discussione ricominciasse, portarono in tavola un canestro colmo di pesciolini e le attenzioni dei miei compagni si riversarono sulla nuova pietanza.

Sesto ne afferrò uno con due dita. «Ha un odore terribile.»

«E tu dovrai mangiargli la testa!» ridacchiò Quinto «O non intendi onorare la promessa?»

«Se mio padre sapesse...»

«Tuo padre, tuo padre, sempre tuo padre! Se continui così, Pompeo tormenterà persino le visioni che avrai a breve.»

Rivolsi a Vario uno sguardo interrogativo. «Visioni?»

«Il pesce dei sogni» spiegò lui «Chi ne mangia la testa sentirà voci che non esistono e avrà gli occhi colmi d'immagini inspiegabili. Qualcuno ha vagato per ore credendosi un felino, qualcun altro è stato colto dall'irrefrenabile desiderio di spogliarsi, e chiunque perde il controllo. Si smette addirittura di percepire il dolore!»

Mi concentrai su quei piccoli animali, certo di averli già visti. Poi, d'improvviso, avvertii un brivido: "Il fanciullo".

Intanto, Quinto ne aveva addentato uno. «Coraggio, Sesto! Tocca a te.»

«Non saprei.»

«Lascia decidere al Fato» Marco Catone si fece portare un dado «Numero dispari lo mangi, numero pari no.»

"Il fanciullo erano le mie paure" mi ripetevo, mentre il dado rotolava per terra "Il fanciullo non è reale e questa è una mera coincidenza".

«Assaggia anche tu» Vario tese il canestro verso di me «Non c'è pericolo: ho avvisato i proprietari della popina d'intervenire in caso di bisogno.»

Scossi il capo e spostai lo sguardo sui miei compagni. Non volevo vederli perdere il controllo. «Torno a scuola.»

«Ti ricordi la strada? Se preferisci io...»

«No, Vario. Vado da solo». Senza nemmeno salutare, lasciai la popina e camminai fino al villino di Sirone. Lui era seduto nel patio, avvolto in una coperta di lana e con gli occhi persi nel cielo. "Un modo decisamente migliore di trascorrere la serata" pensai, incerto se avvicinarmi. Sentivo un'affinità d'animo con quell'uomo, ma era un estraneo e mi spaventava il tipo di rapporto che legava molti maestri d'Oriente ai loro allievi. Ero in balia dei dubbi, quando una folata di vento lo fece voltare.

«Virgilio?»

«Io stavo... sono...» "Vada come deve andare: ho bisogno di sapere" «Possiamo parlare?»

«Del Passato o del Futuro?». Il maestro aveva già capito che volevo chiedergli del nonno.

«Entrambi» mormorai «Però, prima, ho una domanda. Me la concedi?».

«A patto che io possa non saper rispondere.»

Sorrisi, rivedendo in lui la dolcezza di mio padre. «I miei compagni stanno provando i pesci dei sogni. Si usano spesso qui?»

Sirone sospirò. «Sì, purtroppo. E così i papaveri, l'oppio e molto altro. Nelle scuole per attori, in particolare, li mangiano con regolarità preoccupante. Lo vedrai tra qualche settimana, quando sarete ospiti di Volumnio Eutrapelo.»

"Ha detto attori?" se il fanciullo era un'illusione, come potevo aver immaginato proprio quel pesce e proprio nel contesto in cui era realmente usato? "Ho, per caso, scorto...? No, è impossibile: io vedo segni del Domani, non autentici momenti che devono ancora avvenire".

«I pesci dei sogni fanno emergere parti di noi che dovrebbero restare nascoste» continuò Sirone «Perché chiedere ai nostri demoni di entrarci negli occhi e nelle orecchie?»

«Concordo. Abbiamo anime fragili che...» il cambio repentino nella sua espressione mi tolse le parole «Ti ho offeso in qualche modo?»

Lui scosse la testa, ma rimase serio.

«Maestro, io...»

«Magio non te l'ha spiegato?»

"Il nonno ha dato tanti ordini e poche spiegazioni" non aprii bocca; però, Sirone intuì i miei pensieri.

«Non fargliene una colpa. Come hai detto tu, parlare del Passato significa spesso tracciare una linea sul Futuro, e viceversa. Magio ha bisogno di restare nel Presente.»

«Tu lo sai perché conosci mio nonno?» ecco l'argomento di cui volevo discutere.

«Così mi piace credere» Sirone spostò lo sguardo sull'orizzonte «Di certo, lo conoscevo un tempo, quando eravamo due ragazzi inesperti del mondo.»

«Puoi... raccontarmelo?»

«Non si nega una storia a chi ha orecchie e cuore per ascoltare.»

E il mio cuore rispose, cominciando a battere più forte.

«Ero giunto a Napoli per studiare con Filodemo di Gadara, convinto che il poco latino appreso da autodidatta fosse sufficiente...»

Non un suono, non un odore, non un colore mi appariva famigliare. Persino il Sole sembrava diverso da quello che vedevo in Oriente e io vagabondai lungo il porto finché un vecchio marinaio non m'indicò una barca. «Chiedi a Magio» sillabò, per assicurarsi che capissi «Lui conosce il greco.»

Lo ringraziai – o, almeno, provai a farlo – e mi diressi dove aveva suggerito.

Tuo nonno stava impartendo ordini su come sbarcare la merce. Aveva la fermezza di un capo, ma un attimo dopo si girò verso una giovane per accarezzarle il ventre e quel gesto, molto più del lavoro in cui era impegnato, mi fece esitare. Poi, però, il bisogno di trovare la scuola sciolse la mia lingua.

«Dunque cerchi Filodemo, il faro italico dell'Epicureismo» dichiarò lui, stringendomi la mano secondo le vostre usanze «Il Destino ti è favorevole: so dov'è l'accademia e sono costretto a restare in città per qualche tempo». Lo disse con l'entusiasmo di chi non può celare la propria gioia, e la ragione di quella felicità era a un passo da noi, ben visibile sotto le vesti morbide di sua moglie.

Nei giorni seguenti, Magio divenne la mia guida e la simpatia iniziale si trasformò presto in una sincera amicizia.

«Brindiamo, Sirone! In alto i calici» esclamò una sera di fine estate «Abbiamo celebrato il dies lustricus e mio figlio gode di ottima salute. Sai cosa significa?»

Rimasi in silenzio.

«Ho ufficialmente un erede! Il bambino è stato affidato ai geni, i suoi crepundia sono pronti e il nome deciso.»

Annuii senza, tuttavia, comprendere il senso di quelle parole.

Magio sorseggiò il vino e tornò a fissarmi: «Se vuoi diventare un maestro per i figli di Roma, dovrai prima conoscerci. I nostri giovani sono diversi dai vostri.»

«Capisco.»

«E...?»

«Hai ragione. È ciò che desidero.»

«Allora, fammi una promessa» Magio assunse un'aria di sfida «Salperò alla prossima alta marea e resterò lontano da Napoli sei mesi: al mio ritorno, esigo che tu non sappia parlare soltanto di Filosofia.»

Soffocai una risata. «Esigi pure che badi alla tua famiglia?»

«Oh no! Verrà con me.»

«In mare?»

«Nettuno mi è amico e io intendo mantenere intatta la mia anima.»

Aggrottai la fronte.

«L'anima è ancorata al nostro corpo finché siamo piccoli» spiegò con voce improvvisamente solenne «Dopo si spezza: metà dentro di noi e metà insieme a quelli che amiamo. Così dicono i saggi, e tu dovrai imparare anche...»

«Temo di non poter imparare questa lezione.»

«Perché no?»

«Io non credo nell'anima» confessai in un sussurro.

Magio trasalì. «Non ha senso!» ribatté nervoso «Che ne sarebbe di noi, dopo la Morte?»

Non volevo rovinare la serata, eppure avevo il dovere di essere sincero, come lo era sempre stata la nostra amicizia. «Siamo materia e diventeremo altra materia.»

«Intendi che... smetteremo di esistere?»

«Sì.»

Magio mi scrutò sulla difensiva e io, quasi senza accorgermene, irrigidii i muscoli. Restammo in silenzio un istante; poi, scegliemmo che essere amici non significava per forza pensarla allo stesso modo e, al momento della partenza, quella piccola nuvola era un ricordo lontano.

Usai i mesi successivi per mantenere la promessa, ma, al suo ritorno, non parlammo di Roma. Magio era pallido, segnato da rughe nuove, e portava al polso i crepundia del bambino.

"Non chiedere" pregai, mentre mi avvicinavo a lui "Non posso darti la risposta che desideri".

«E adesso?» ansimò con voce rotta «Per te mio figlio non esiste più?»

Rimasi zitto.

«Vuoi essere un maestro, no? Allora parla». Provava rabbia verso il mondo: io ero solo la prima persona con cui sfogarsi. «Guardami in faccia e giura che la sua anima non mi aspetta da qualche parte, oltre i confini del mare.»

"No, non ti aspetta". «Magio, se...»

«Lui. Esiste. Ancora.»

«Forse.»

«Te lo dimostrerò». Di nuovo, non ero il vero destinatario delle sue parole: era se stesso che sperava di convincere. Gli serviva una prova, un segno innegabile che avrebbe placato il suo dolore. L'Oltretomba divenne il regno da raggiungere e i viaggi di tuo nonno si fecero mirati a quello scopo. Creta, Tessaglia, Efira, Hierapolis, Enna e, quando era a Napoli, il lago Averno. Ne esplorò leggende e fenditure finché, un giorno, non venne da me. Sembrava lui stesso una delle ombre che andava cercando. «Niente» singhiozzò «Non c'è modo di vederlo.»

Lo abbracciai. Era l'unico supporto che potevo dargli.

«Trascuro mia moglie... non trovo stimoli nel lavoro... ignoro gli amici... Se almeno lo sentissi. Una volta sarebbe sufficiente» le lacrime di Magio erano così amare da allontanare tutto il resto «Qualcuno sostiene che l'anima sia come l'aria, invisibile agli occhi e sempre presente, però...» erano teorie talmente rarefatte da sembrare solo storie con cui consolare gl'ignoranti. Magio voleva un'ombra uguale a quelle descritte nei poemi; tuttavia, nessuno era in grado di dargliela e lui dovette imparare a convivere con dubbi e cicatrici.

«Si possono imparare tante cose, Virgilio, ma non a credere» Sirone mi posò una mano sulla spalla «In quei mesi, pregai ogni giorno di svegliarmi con la certezza di possedere un'anima: avrei saputo confortare tuo nonno e aiutarlo nella più dura delle prove. Purtroppo, non venni accontentato, né seppi ridare il sorriso a Magio» fece una pausa e mi guardò negli occhi «Ci riuscì il Tempo. E tua madre.»

«Mia madre?» mormorai.

«Quando nacque Maia, tuo nonno aveva un'unica sicurezza: poteva controllare solamente ciò che avveniva in Terra. Significava compiere scelte oculate, stabilire legami vantaggiosi, raggiungere in fretta l'agiatezza economica e godere degli attimi in compagnia di quella bambina che amava con tutto sé stesso.»

«Perciò è venuto al Nord?»

«Perciò è la persona che conosci» mi corresse Sirone «L'Amore parla tante lingue, Virgilio. Io credo che tu e Magio cerchiate di dirvi la stessa cosa, ma lo facciate in maniere così diverse da non capirvi.»

Rimasi in silenzio. Devi imparare a difenderti, devi smettere di credere alle favole, devi diventare un grande avvocato. Tutti quegli ordini, per la prima volta, avevano un suono nuovo. Forse, era davvero il modo in cui il nonno diceva di volermi bene.


NdA

Capitolo lungo e, forse, un po' complesso... prometto che il prossimo non prevederà disquisizioni filosofiche! Au contraire, si svolgerà nella dimora di Volumnio Eutrapelo e l'anima sarà l'ultimo dei problemi!

Oltre a questo, occhio ai dettagli sparpagliati come coriandoli (già che siamo in periodo carnevalizio 😜🙆)! Non sono cose a caso.

Riguardo alle tradizioni "post-nascita", più avanti ci sarà un capitolo in cui si vedranno per bene, quindi potrei essere un po' tirchio di spiegazioni e.... Beh, cosa più importante di tutte: GRAZIE DI CUORE A CHI È ANCORA QUI A SOPPORTARE LE (DIS)AVVENTURE DI VIRGY ❤️❤️❤️❤️

Continue Reading

You'll Also Like

5.7K 479 6
Nico di Angelo è uno psicologo che lavora in un manicomio. Gli viene affidato un nuovo paziente, un pazzo fuori da legare, che pensa che esista un ca...
1.9K 305 30
Felìpen ha la fama di spezzare i cuori, ma il più spezzato è il suo. Jurig è il giovane che sa leggere i sentimenti e non cede ai tentativi di Felìpe...
3.2K 512 52
Nelle zone lontane dai centri abitati, dove la gente meno si aspetta di trovarci qualcuno, c'è sempre una persona, un osservatore per precisione, ad...
503 38 14
Il romanzo segue le vite intrecciate di Rachel, una giovane ebrea deportata ad Auschwitz, e Hans, un tenente nazista incaricato di gestire la corrisp...