Rapimenti di sguardi

By soukainalyafori

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Un unione di sguardi. Lei fredda come il ghiaccio, lui senza pensieri come il cielo. Impareranno a godersi... More

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Qualsiasi fosse la meta
Sono stata bene
Disastri
L'inizio della verità
Piacere, Samantha Carter.
Eri spenta, ora sei accesa.
L'amore
In frantumi
Gli Abiti
Sono distrutta, ma non lo mostro.
Addio al nubilato
Si, lo voglio.
Sono difettosa
Partenza
Lontano dagli occhi lontano dal cuore
Sta volta non torno, mi hai persa.
L'inizio.
Ortiche e smeraldo
Avviso
Imbambolata nei ricordi
Atterraggio
Ritorno al passato
Ubriaca
Scontri di ghiaccio
37A e 38A
Instagram
Due dolci scoperte
L'alba sulla pelle
Smancerie&Pizza
Aiuto!
Imperfezioni perfette
Fine libro
Gelosia
A voi la scelta! :)
Brutta e buona notizia.
Yee
Manto luminoso

Segni indelebili, ma cancellabili.

331 13 2
By soukainalyafori

Apro gli occhi e fisso il soffitto. Nulla di nuovo il soffitto è sempre lo stesso.

Mi alzo e da coricata mi siedo. Guardo il calendario 09-07. Mancano 8 giorni al mio compleanno. Sono stanca, non che centri con il mio compleanno. Sum cuore, o almeno su quel pezzo di cuore che mi è rimasto, sento una pietra, un macigno, faccio persino quasi fatica a respirare. É come se il cuore ce l'avessi ma non lo sentissi. M ero detta di tornare la Sam d sempre. Con lui camminavo sulle nuvole, vedevo l'arcobaleno di notte, non me la prendovo se era sincero, potevo essere me stessa. Potevo essere ciò che nemmeno io sapevo di essere. Ero incolta di una Sam che non conoscevo.  Ora era tutto come prima,  non sentivo nulla, almeno non in tutto il corpo, ma nel cuore, la mente e lo stomaco si. Quando la paura si faceva grande lo stomaco cominciava ad arricciarsi e a mandare fitte, come se fosse stato calciato comincia a lividare, mostrandoti che forse qualcosa ti fa male, ti spaventa. Il cuore che purtroppo non regge, non vuole saperne di continuare a supportare le mura che gli sono costruite intorno e cede, lasciando a tutti passaggio libero, lasciando a tutti i permesso di calpestarlo. La testa che ormai risponde ai comandi dell'amico cuore, ma non risponde ai comandi dell'armadio nemico corpo, che ti fa trasmettere ciò che non vuoi. Ho sempre evitato l'insicurezza, non mo descriveva. Rendeva tutto debole e insignificante. A cadere inerme, sono sempre stata brava, ma in pubblico mai. Non avrei permesso a nessuno di entrare in me e capirmi, eccetto a chi si era da giorni portato via con se una parte del mio cuore e mi aveva fatta ritornare quella di sempre.

Mi accarezzai le punte dei colori colorati, e pensai. Ci pensai a lungo. Era quella la decisione giusta e così avrei fatto. Tanto nessuno avrebbe capito. In fondo è solo per me. E sta volta avrei comandato io, non il cuore, non la testa e non il corpo, io.

Balzai in piedi e da sotto il letto un po a fatica tirai fuori la valigia. Mi diressi verso l'armadio e spalancai le ante pizzicandomi il mento. Presi prima i jeans, da quelli chiari a quelli scuri, i pantaloncini e le salopette. Tra le mani prima d finire mi passò la salopette che avevo il giorno del campo di fiori di Ash. Il nostro primo incontro. I ricordi cominciarono a fluire rapidi nella mia mente, scossi la testa per continuare a fare ciò che stavo facendo. Le felpe, ne presi poche la bordeaux, nera, verde, grigia... Le maglie e i maglioni. Non volevo sembrare una che pensa solo ai vestiti, cinnica ed egoista, anche perché di tutto ciò non ero nulla, quindi mi fermai a quella quantità di abiti.

Scesi le scale e prima di andare in cucina a fare colazione diedi un'occhiata all'orologio. Entrai in cucina e trovai mia madre a sorseggiare da una tazza del caffè. Afferrai un bicchiere e mi ci versai del latte sicuramente poggiato lì precedentemente da mia madre. Mi presi un paio di boscotti , integrali, mia madre ha la fissa per quelle cose. Quelle cose orribili. Per non parlare delle gallette di riso. Oh mio Dio. Quelle mentre le mangi prima si attaccano alle labbra poi alla lingua e se ri passano per la gola fino allo stomaco sei fortunato. Il gusto della carta, e molto invitanti a guardarle.

"Buongiorno, mamma." dissi baciando la fronte di mia madre.

'Giorno, Sam." ripose sorridendo.

Rielaborai la genialata che avevo avuto in mente di commettere.

"Ti devo dire una cos..." dissimo all'unisono.

Le feci cenno di cominciare.

E lei fece segno di parlare a me.

"No, beh.. Ehm.." comincia tirandomi nervosa il lobo dell'orecchio mentre sorseggiavo un po del mio latte. Poi ci riprovai.

"Non sei incinta vero?!" Chiese lei sporgendosi e sgranando gli occhi.

Per la frase che pronunciò o meglio dire urlò sputaiil latte avevo in bocca e sgranai gli occhi. La guardai e con le braccia feci segno di no.

"No! No, no, no e no." risposi io pulendomi con il dorso della mano le labbra.

"No, beh ricordi la lettera che è arrivata circa 2 settimane fa?" chiesi più calma.

Lei annuì e io continuai.

"Era del college Science of Communication of Miami. Mi hanno chiamato all'università per giornalismo. Beh ecco all'inizio avevo pensato di dirtelo solo quando ne sarei stata sicura ma ora voglio andare lì. Vorrei iscrivermi ai corsi e conoscere un po il posto. Magari fare amicizia con qualcuno e avere qualcuno con cui passare del tempo. Potrei?" chiesi tutto d'un fiato.

"Caspita. Avevo letto college ma non pensavo quel college. E qui? Jo? Come farai? E i tuoi amici? Mancherai a tutti. E alla tua mamma di più. Sei cresciuta così in fretta. Mi ricordo ieri che imparavi a camminare ed ora che stai per partire per il college. " rispose lei bombardandomi di domande.

In effetti non avevo pensato a tutto ciò. Jo, il bambino, i miei amici, Rico e Carol, Henry e mia madre. Ero stata frettolosa.

"Mamma, lo sai che esistono le vacanze vero? Quando ci saranno quelle di Natale sarò a casa. E in fondo è per il mio futuro. Quindi per te va bene?" chiesi io accrezzandole il braccio e le sorrisi.

"Si, ma ad una condizione..." disse lei sorridendo.

"Sentiamo.." dissi io imtimorita.

Lei si alzò e a passi lenti e svogliati andò verso camera sua che era situata al piano di sotto rispetto la mia. Ne uscì fuori con una grande scatola color porpora.
Fece spazio sul tavolo spostando le tazze di latte e caffè e l'appoggiò. Ne tirò fuori una marea di cose fino a quando non arrivò ad una scatoletta verde smeraldo.
La aprì e tirò fuori una collana di oro bianco con scritto sopra qualcosa che ancora non avevo capito.

"Questa, è la catenina che usavo al college per gli esami prima di laurearmi e diventare avvocato. So che può sembrare stupido ma secondo me quella collana porta fortuna, molta. Ora, promettimi che la metterai ad ogni esame." chiese lei rimettendo al proprio posto le cose nella scatola.

C'era scritto "What Will Happen" sulla collana, ovvero "Quel Che Succederà". Mi piaceva quella frase e la collana era molto semplice e per niente vistosa, quindi se era quella la condizione la accettavo pienamente.

Presi la collana dalle mani di mia madre e la misi al collo all'istante.

Baciai mia madre e feci per salire le scale quando ma madre mi richiamò.

"Sam, un'altra cosa scusa... Quello che dovevo dirti prima." riesce si le scale e a dai di nuovo verso lei.

"Si dimmi." dissi io sorridendo.

"Sta mattina mentre dormivi ancora è venuto Asher e mia ha portato queste cose, dice che sono tue." disse.

Mi diede dei libri. Erano libri che avevo letto con lui quando ero a casa sua. Poi c'era una felpa che era sua ma mi aveva regalato e una macchina fotografica.

"Grazie..." risposi a mia madre afferrando le cose e avviandomi per camera mia.

Quelle cose, sapevano tremendamente di lui. La macchina fotografica era piena di foto, sue, mie, nostre. I momenti migliori catturati. Come se non volessimo cancellarli. Poggiai tutto sul letto e presi la macchina fotografica. C'era ancora il rullino, evidentemente Ash voleva liberarsi di tutto quello che ricordava qualcosa. Accesi la macchina fotografica e scorsi le foto. C'era un'infinità di foto che rappresentava la nostra spensieratezza. Ma la mia preferita era quella che ci aveva fatto Rico mentre dormivamo. Io e Ash eravamo sul divano di casa sua, eravamo appena tornati da scuola, e ricordo che avevamo fatto a gara su chi si sarebbe buttato prima sul divano, arrivò prima lui. Io, siccome lui si era preso tutto il divano, mi ero buttata su di lui. La sua mano era dolcemente poggiata sulla mia guancia e io gli cingevo la vita con le mani. Era un momento di noi. Un momento di quelli indelebili che senti sotto la pelle anche quando non vuoi. Spensi la macchina fotografica e la riponei nella valigia. Volevo liberarmi di Ash ma non dei nostri momenti. E questo non avrebbe aiutato per niente. Era furbo scommetto che era proprio quello che volesse.

Aprii uno dei libri che mi aveva riportato e mi imbattei subito in uno dei segni che ci aveva fatto sopra Ash mentre leggevo. Richiusi il libro e lo appoggiai sulla scrivania. Presi l'altro libro per appoggiarlo sul comodino. In un attimo la mia attenzione fu spazzata via. Sulla finestra c'era una margherita girasole, era una delle margherite del campo. Ma come era arrivata li? Andai verso la finestra e allo stelo aveva attraccata qualcosa. Presi la margherita molto delicatamente, come per non spezzare la sua bellezza e staccai il biglietto.

Lo lessi. Ma non riconoscevo la scrittura. Però sentii un profumo che mi aveva chiarito le idee. Era Ash.

-Sei un segno indelebile, Sam.-

~ Spazio scrittrice ~

Grazie mille!!!!! Due grandi disastri ha raggiunto 1K e sono felicissima! Ringrazio di cuore tutti e vi prometto e spero di non deludervi.

Tra Ash e Sam sembra andare proprio male eh...

Comunque scusate eventuali errori ma non ho avuto tempo di correggere.

Buona lettura! Vi voglio bene

                Suky~

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