Ortiche e smeraldo

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Margarethe era così semplice. Il viso era troppo tranquillo ed era sempre troppo calma. Aveva due gambe slanciate alta più o meno sul metro e 70. I capelli castano chiaro, molto chiaro, erano lisci e morbidi. La cosa che mi aveva colpito di più erano i suoi occhi, con delle ciglia infinite e un colore caldo, che ti spingeva a guardarli per stare tranquillo. Il sorriso era largo creato da due labbra sottili e semplici. Rideva sempre, in continuo. A volte aveva persino le lacrime dal ridere, ma lacrime che sgorgano.

Rosy, era strana. Parlava poco e la maggior parte delle volte rispondeva male. Aveva due occhioni enormi color castano scuro. I capelli anch'essi del colore degli occhi erano colorati a metà di un biondo che creava sfumature dal castano chiaro al biondo. Il petto troppo incurvato, la rendeva sensuale. I fianchi arrotondati erano leggeri e la slanciavano. Le labbra a forma di cuore color rosa erano sempre sigillate, parlava poco, ma ascoltava molto. E il naso a punta. Aveva un'aria di bellezza, di quelle bellezze che devi capire, che non puoi vedere così.

Per ora andava tutto bene. Mi ero sentita da subito a mio agio e questo mi aveva aiutato a stare bene.

Erano passati 3 giorni e conoscevo ancora solo un professore, le mie compagne di classe ed Ethan.

Miami era fantastica e mi ci ero abituata da subito. Avevo sempre sognato di vivere in una città movimentata, piena di ritmi, gente che svolazza tra le strisce pedonali con il caffè in mano e il giornale sotto gli occhi. Ma c'era anche una parte malinconica di Miami, ovvero la spiaggia.

Le spiaggie di Miami, anche nei film mi erano sempre sembrate spente. Nonostante la gente che gioca, scherza, e prende il sole.

Margarethe rideva, alzai la testa dal mio pranzo e la guardai.

"Cosa c'è?" le chiesi confusa non capendo il perché ridesse.

"Pensi troppo, e sempre. Da quando sei arrivata ti sarai già persa con lo sguardo su qualcosa e ritrovata nei pensieri, almeno una ventina di volte." rispose sorridendo.

"Scusate vado un attimo fuori." dissi uscendo dalla mensa.

All'improvviso mi era cominciata a girare la testa. Camminai per il campus e mi sedetti sul prato, dato che il mal di testa non passava.

"Ai!" gridai una volta seduta dopo che qualcosa mi pizzicò il sedere e la caviglia non coperta dai jeans.

"Urtica dioica, pianta erbacea perenne, nativa dell'Europa, dell'Asia, del nord Africa e nord America, è la più diffusa del genere urtica."

Una voce chiara e maschile interruppe i miei imprechi, alzai lo sguardo e risentii il cuore battere più forte di qualsiasi altra cosa. Due occhi smeraldo si impossessarono del mio sguardo.

"Vuoi una mano per alzarti?" disse sirridendo.

Un sorriso cosí perfetto.

"Eh?" chiesi stordita da una sensazione che aveva attraversato il mio corpo.

Odiavo sentirmi così. Sembravo stupida e impotente. Non mi piaceva affatto sembrare incantata.

"Vuoi che ti dia una mano per alzarti? O vuoi continuare a stare seduta sull'urtica?" mi chiese ridendo.

"Ah si, oddio si, si grazie." risposi balbettando.

"La mano." mi disse indicando la mia mano.

"Si..." risposi arrossendo dalla vergogna.

"G-grazie." dissi piegando leggermente il collo all'indietro per riuscire a guardarlo negli occhi a causa della differenza d'altezza.

"Piacere Josh Owen.si presentò porgendomi la mano.

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