Lontano dagli occhi lontano dal cuore

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Cominciai a camminare tra le file di sedili per cercare il mio posto, l'82B. Camminai lateralmente per riuscire a passare tra la gente e i sedili. Partii dalla fila 76C. Tutti i posti sembravano essere al loro posto tranne che l'82B. Presi a camminare lungo la fila 80A. Arrivai nella fila B mi tirai capelli da un lato e abbassai leggermente il viso per leggere il numero del sedile.

Ed eccomi all'82B esattamente di fianco al finestrino. Fui soddisfatta del posto e mi sedetti. Avrei potuto vedere il tramonto dalle nuvole. Prima però presi dallo zaino un libro da leggere e l'iPod. Mi sedetti e posai il mento tra le mani.

La mia schiena si incurvò e trovai la faccia quasi schiacciata al sedile davanti al mio.

Mi voltai e cercai di capire cosa stesse succedendo.

Un bambino mi aveva calciato il sedile e per poco non mi trovavo la faccia schiacciata. Lo guardai e mi fece la linguaccia. I suoi occhi castano scuro erano furbetti.

"Wahhhh!" mi urlò facendo la linguaccia prima che potessi rimproverarlo.

Alzai gli occhi al cielo mi rigirai e lasciai stare.

Cominciavo a chiedermi quando sarebbe partito l'aereo.

"Ethan." disse qualcuno sedendosi sul sedile al mio fianco.

Non avevo mai visto un ragazzo così perfetto. Ma perfetto da fare paura. Il viso pallido, color rosa carne più o meno. Le labbra carnose sul rosa pesca, ma di un colore più vivo, erano incurvate agli angoli. Gli occhi grigi ma tendenti un po al ghiaccio come i miei avevano qualche ombra nera. I capelli neri, forse più dei miei, erano spettinati e gli davano un'aria buffa e semplice. Indossava una felpa color blu notte tendente al nero e dei jeans che data la quantità mostruosa di strappi penso avesse pagato la metà del prezzo.

"So di essere bello, ma se riesco ad incantare una come te, sono proprio uno schianto." disse roco mentre rideva rumorosamente.

Roteai gli occhi al cielo per l'arroganza di quel ragazzo e mi rivoltai verso il finestrino rimettendo il mento sulle mani. Arrossii dalla vergogna pensando al fatto che mi ero incantata.

"Bene dove vai, Mare?" mi chiese.

Mare? Ma cos'aveva che non andava nella testa?

"Mare?" mi girai verso di lui e sorrisi interrogativa.

"Mi ricordano il mare." ammise sorridendo e puntando i miei occhi.

"Samantha, mi chiamo Samamtha." precisai.

"L'amore della mia vita si chiama Samantha." gridò.

Le persone che intente a cercare il loro posto ci passavano accanto non poterono fare a meno di guardare verso noi.

Gli diedi una gomitata e lui smise di urlare.

"Allora, dove vai mare?"

"Miami, al college Borrison. E sono Samantha, o Sam, tu?" lo rimproverai.

"Ethan." disse porgendomi la mano trattenendo una risata.

"Dove vai tu, idiota." gli dissi ridendo.

"Anche io alla Borrison. Però io sono al terzo anno del corso di medicina e psicologia." rispose sorridendo. "Come mai a Miami?"

"La verità è che scappo da una serie di cose e persone, ma ho usato la scusa dell' università visto che mi ha accettata proprio in questo periodo in qui cercavo una scusa per allontanarmi." risposi sincera.

"Capisco." rispose lui serio.

"Quindi hai 20 anni?" gli chiesi curiosa.

"Esattamente, tu?" chiese sorridendo ammaliante.

"17, compiuti oggi." risposi sorridendo.

Stavamo sorridendo un po troppo pensai tra me e me.

Assunse un'espressione intellettuale e parlò.

"So che sto per dire una cosa che non centra nulla ma oggi hai compito 17 anni e oggi è il 17 luglio, luglio è anche il settimo mese dell'anno..." prese una pausa e continuò. "No, non fa una piega." finì rilassandosi da quella espressione intellettuale da pensatore.

"Tu? Perché a Miami?" gi chiesi.

"Scappo anche io. Ma non è servito a nulla. Pensa che ieri l'ho rivista, la lei da cui sono scappato, ed era felice. Non la sentiva la mia mancanza. E scordati quella cosa del Lontano dagli occhi lontano dal cuore, non conta nulla." disse assumendo uno sguardo debole, ma riprendendosi subito sorridendo.

Avrei voluto essere come lui, forte, ma non riuscivo. Ash era tutto ciò di cui avevo bisogno. E me ne stavo andando senza nemmeno averlo salutato. In effetti lontano dagli occhi lontano dal cuore...a Ethan aveva detto che non cambiava nulla.

Spalancai gli occhi e mi alzai di scatto. Recuperai il mio zaino e comincia a correre tra le file di sedili.

Sarei tornata da lui, avremmo ricominciato e avrei sorriso di fianco a qualsiasi ostacolo. In fondo come dice lui il passato è passato, e se lui mi aiuterà a dimenticarlo, saremo solo io, lui, noi.

Arrivai quasi allo sportello d'uscita quando mi ricordai di Ethan. Feci una corsa tra le file di sedili ritornai da lui lo abbracciai e gli lasciai un bacio sulla pelle morbida della mascella spigolosa.

"Grazie!" gli gridai mentre correvo di nuovo verso lo sportello d'uscita.

L'hostess stava per chiudere lo sportello quando gridai.

"No, non lo chiuda, devo uscire." la fermai.

"Signorina si accomodi per favore."

La guardai dritta nello sguardo e la implorai di farmi scendere. Lei aprí lo sportello.

"Ma faccia in fretta!" mi gridò mentre io correvo attraverso il tunnel che permetteva ai passeggeri di andare all'aereo.

Corsi il più in fretta che potei quei 50 m e intavidi l'altra hostess che stava chiudendo la porta vetrata.

"Aspetti!" gridai con tutto il fiato che mi rimase.

Il mio cuore scoppio di gioia quando vidi che l'hostess mi aveva sentita e stava riaprendo. Spostò la corda blu che doveva bloccare l'entrata e mi fece passare.

"Perché non è sull'aereo signorina?" mi chiese spaventata.

"Ho avuto un'emergenza, non si preoccupi non parto." dissi mentre andavo a grandi passi verso l'uscita dell'aeroporto.

I capelli mi si erano attaccati alla nuca, e avevo la fronte imperlata di sudore.

Appena uscita dall'aeroporto una brezza di aria fresca mi accarezzò il corpo.

Fermai un taxi e salii. Gli diedi l'indirizzo di Asher e lui partì diretto verso la mia felicità, verso quelle braccia che sarebbero state la mia casa, l'unico luogo dove ero me stessa, solo me.

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