Sono stata bene

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Finalmente le 15:00 ora posso uscire da questa maledetta classe e andare a casa a farmi un doccia, dato che nonostante siamo appena a maggio si muore di caldo. Mi incammino verso la fermata del bus quando mi sento chiamare
"Sam! Sam! Fermati un attimo!" era Asher che mi correva in contro con lo zaino in spalla e una mano tra i capelli mentre cercava di spostare quel ciuffo castano dal viso.

"Ehi." dissi io salutandolo con la mano mentre lui si fermava davanti a me a due centrimetri dal mio viso. Era stranamente bello, non era un tipo da Sam, io, pensai tra me e me.

"Allora dove scappi?" chiese mentre ansimava dalla corsa che aveva appena fatto per raggiungermi.

"Pensavo a casa a farmi una doccia e rilassarmi." dissi sincera tirando su le mani e sorridendo. Poi ripresi a camminare lasciandolo alle mie spalle.

"Ti va un cambio di programmi?" chiese mentre mi raggiungeva.

"Tipo?"

"Tipo io e te con due belle birre in un posto che conosco solo io, mi piacerebbe conoscerti un pò." mentre mi rivolgeva un sorriso sghembo.

"Non saprei..." risposi del tutto confusa avevo bisogno di una doccia diamine.

"Ti pregoooo!" chiese supplicandomi in ginocchio.
Ora che cavolo faccio non mi piace dare confidenza e poi non so niente di lui e soprattutto chi è? Da dove viene? E perché proprio il destino doveva farlo proprio incontrare con me? Basta stavo diventando paranoica, accetto.

"D'accordo ma a una condizione." dissi.

"Sentiamo." rispose lui corrucciando lo sguardo.

"Ti do l'indirizzo di casa mia e passi a prendermi alle 18:00, ci stai?" dissi porgendogli la mano in segno di affare fatto.

"Se non mi perdo in questa città che conosco a mala pena.. Si!" disse lui prendendomi in braccio e facendomi fare una giravolta veloce per poi rimettermi a terra.

"OK, Carlusburg Avenue 56 road street."

"Non è un appuntamento Samantha Jody Carter, a dopo!" mi urlò mentre si allontanava.

***
Merda! Sono già le 17:45 e devo
ancora asciugarmi i capelli, vestirmi
e darmi una sistemata.

Cominciai a correre per la camera, poi mi fermai davanti allo specchio e mi guardai. Notai che ero dimagrita rispetto a due settimane fa. Buon segno! Da piccolina ero una specie di bombolone avevo problemi con tutti a scuola mi chiamavano 'lardosa', quando avevo 9 anni la professoressa di danza classica mi fece smettere dicendo a mia madre che ero troppo grassa per quella disciplina. Alle scuole medie ero una specie di obesa ed ero vittima di bullismo da parte di Sindy una troietta che ora fa il college, menomale.

Ho optato per una maglia a righe blu e bianche e la salopette pantaloncino che avevo preso tre giorni fa con Jo in un negozzietto dell'usato. I capelli li ho asciugati dandogli un fonata veloce creando delle onde morbide, mascara e fard ed ero pronta.
Scesi al piano di sotto e mi infilai il cellulare in tasca mentre mi mettevo le vans nere, di cui avevo appena notato solo ora l'orribile stato.

Ormai aspettavo da 45 minuti in giardino e di Asher nessuna traccia, erano passati 47 fottuti minuti e io stavo ancora aspettando come una stupida.

Una moto nera abbastanza sportiva si fermò davanti il cancelletto di casa mia. Lui era beh... Uau. Aveva tolto la giacca di pelle che aveva durante la mattinata e notai che possedeva una serie di tatuaggi su tutto il braccio sinistro. Indossava una t-shirt bianca e dei jeans strappati neri. Mi stavo chiedendo se fosse vero che io sarei andata da qualche parte con lui.

Stava scendendo dalla moto e mi veniva in contro sempre con quella cazzo di mano tra i capelli castani che all'apparenza sembravano setosi.

Mi afferrò per un braccio e mi strinse a se. Riuscivo a sentire il battito regolare del suo cuore. Gli arrivavo al petto, diamine! Io che avevo sempre pensato di essere alta. Mi stampò un bacio sulla guancia, mi prese la mano e mi portò verso la moto porgendomi un casco.

Stavo perdendo seriamente qualche battito.

"Tieni metti questo Samantha Jody Carter e partiamo!"

"Mi chiami Sam per favore?" risposi abbastanza scocciata, mentre sbattevo i piedi a terra come una bambina che faceva i capricci.

"Va bene SAM." rispose marcando con un tono alto il mio soprannome.

"Ora va meglio." risposi sospirando e salendo in sella. Era dannatamente complicato salire su quell'aggeggio infernale, chiamato moto dagli umani.

"Ti do una mano?" disse ridendo.
"No, ce la faccio." risposi arrossendo per la figura di merda.

"Va bene, principessa." continuò a provocarmi mentre io ormai ero già seduta.

"Ah ah ah, simpatico. Si preannuncia una serata di risate."

"Stringiti forte io sono un cattivo ragazzo, e vado forte in moto." continuò ridendo mentre si metteva il casco e stava per accendere la moto.

"Se lo dici tu." dissi cercando di trovare un appiglio differente dalla sua vita, ma lui prese le mie mani le intreccio alle sue e se le strinse in vita

"Lo dico per il tuo bene!" gridò dopo essere partito bruscamente.

***
Mezz'ora dopo eravamo davanti a un campo di margherite, ma non erano margherite normali, erano una via di mezzo tra le margherite e i girasoli. Lui continuava a guardare davanti a sé senza dire niente.

"Uau... Come hai trovato questo posto." gli chiesi con filo di voce.

"Quando ero piccolo... E insieme a mia madre venivo qui dalla nonna lei mi portava qui, e mi diceva che era il nostro posto segreto." rispose mentre con una mano teneva il cestino con dentro da bere e con l'altra teneva me e mi tirava verso un punto del campo dove non c'erano fiori ma una coperta per sederci.

"Allora io non dovrei essere qui, non pensi?" mi sembrava strano che mi avesse portato in un luogo così intimo.

"É il primo posto che mi è venuto in mente guardandoti." rispose distogliendo lo sguardo dal campo.

"Dimmi qualcosa su di te." chiesi io cambiando argomento.

"Qualcosa... Non saprei cosa dirti." mi rispose lui che ora stava sorseggiando dalla lattina di birra.

"Tipo perché proprio Caroline's Ville?" chiesi io. Non mi è mai piaciuto fare il terzo grado.

"É qui il mio passato, parlami di te invece Sam."

Merda. Ora cosa gli avrei detto? Avrei potuto parlargli della mia ex obesità, della bulimia, o magari di quando mi facevo. Anzi no forse di quando in preda al bullismo sanguinavo per ore nel bagno della scuola, senza mai dire niente. Tutto quello che avevo vissuto fino ad oggi è stato uno schifo e le persone erano sempre quello che sono. Se gli avessi detto del mio passato gli sarei sembrata una ex psicopatica. Ma non lo avrei fatto perché nessuno eccetto me e chi mi picchiava sapeva qualcosa.

"Beh io sono io." risposi mentre una lacrima mi rigava il viso. Davvero me ne ero uscita fuori con una frase del genere?! Ma che cazzo ho nella testa?

"Perché?" mi chiese pulendomi con il pollice la lacrima.

"Cosa?" risposi io distogliendo lo sguardo dal suo.

"La lacrima." disse mentre prendeva il mio mento per girare la mia faccia e fare incontrare i nostri sguardi.

"Portami a casa." risposi alzandomi.

Era tutto troppo doloroso. Mentre pensavo a cosa dirgli una serie di immagini mi aveva trafitto la testa e faceva troppo male. Non avevo intenzione di ricordare.

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