Neurotic 2 Begins (One direct...

By One__di

2.6K 360 509

Una vita difficile, in un luogo difficile, con un padre difficile. Molte volte però la vita decide di farti u... More

1995
2. Indissolubile.
3. Testardo.
4. Il male minore.
5. Angelo.
6. Te lo prometto.
7. Non mi riguarda più.
8. Rabbia.
9. Accetti?
10. Proibito.
11. Non fregava nulla.
13. Madre e figlio.
14. Familiare.
15. Ti abbiamo trovata!
16. Isabelle.
17.Calvert Street 19.
18. Vuoi capirlo o no?
19. Chi tiene il conto?
20. Anestesia.
21. Occhio per occhio.
22. Capitano.
23. Sesto senso.
24. Invincibili.
25. Personaggio preferito
26. La conosci?
27. Patetico.
28. Vivo o morto?
29. Nessuno deve farsi male.
30. Cose non dette.
31. Non è ancora finita.
32. 4 minuti e 38 secondi.
33. Tutto il contrario del mio cuore.
34. Il figlio di Carter.
35. William.
36. Fastidio.
37. Giorno fortunato.
38. Non deve dare nell'occhio.
39. Alla larga da lui.
40. Autocontrollo.
41. Due più due.
42. Uno, due, tre.
43. Assente.
44. Volturi
45. Familiarizzare.
46. Scommessa.
47. Alexis Carter.
48. Natale.
49. Fragilità.
50. La mia sì.
51. Tilt.
52. Qui con me.
53. In disparte.
54. Al sicuro.
55. In pericolo.

12. Aspetta!

45 8 4
By One__di

Cosa diavolo avevano ascoltato le mie orecchie?

"Tu cosa?" Spalancai gli occhi tra il confuso e il sorpreso, non poteva essere possibile.

"E' così ti dico!" Rispose fissandomi negli occhi, per un mese non le rivolgevo la parola e vederla in quelle condizioni mi destabilizzò.

"E' impossibile."

"Invece devi credermi!"

"Ok, basta. Harry tu nel mio ufficio, subito. Yanina, occupati di lei, arrivo subito."

Lo seguii sbuffando, non credendo ad una singola parola.

"Io non ho fatto niente", iniziai una volta chiusa la porta.

"Come puoi distrarti in questo modo, con tutto il lavoro che c'è da fare?"

"Calmati, non può essere possibile."

"Se fosse invece? Non solo ho dovuto sopportare le tue prigioniere per cinque anni, facendo costruire delle nuove celle, adesso devo anche prendermi cura dei tuoi figli, Harry?!" Commentò alterato, odiavo quando lo faceva.

"Non è sicura di quello che dice, sarà sicuramente un modo per attirare la mia attenzione visto che non ci parliamo...-"

"A me non interessa dei tuoi affari personali, Harry, continui a disobbedire, stai infrangendo milioni di regole e sai anche tu cosa dovrei fare."

"Tu non lo faresti."

"Forse una bella lezione ti schiarirà le idee", sospirò.

"Parliamo di uomini maturi che hanno lavorato per te per anni, sono forti...forse anche più di me, potrebbero uccidermi!"

"Non mi lasci altra scelta."

"Vuoi davvero lasciarmi nelle loro mani? Tuo figlio? Il migliore qui dentro aggiungerei", smorzai la tensione, se avesse voluto lasciarmi nelle loro mani sarebbe stata dura, ma avrei sicuramente lottato.

"Smettila di fare lo stupido. Quando inizierai a lavorare seriamente?"

"Lo sto già facendo."

"Dimenticando il giubbotto antiproiettile una volta sì e altre dieci pure?"

"Ok, quello..-"

"E' la prima regola."

"Su questo hai ragione, non accadrà più."

Si sedette sbuffando, era pensieroso, il che era pericoloso.

"Devi risolvere questa situazione, se fosse davvero incinta noi...-"

"Andrò a comprarle un test", fu la prima cosa che mi venne in mente.

"Sì e già che ci sei comprale anche un passeggino."

"Sono serio, papà. Le comprerò un test, sarà negativo e tutto tornerà come prima."

"Come fai ad essere così sicuro?"

"Perché so come sono andate le cose, l'ho portata io a letto, non tu", aprii la porta pronto per tornare dai ragazzi.

"Harry!" Mi richiamò. "Non fare il coglione, abbiamo davvero tante cose da fare."

"Andrà tutto bene."

Tornai in salotto, Sierra era seduta sul divano accanto a Yanina, tutti mi guardarono, lei compresa, poi quest'ultima si alzò.

"Mi ha detto che ha un ritardo e che ha la nausea da ieri mattina", mi sussurrò.

"Tu hai esperienza, cosa ne pensi?"

"Beh da ciò che dice, è probabile. Sono sintomi di gravidanza."

"Cazzo", mi passai una mano sul volto. "Senti domani andrò a prenderle un test di gravidanza e tutte le nostre domande avranno una risposta."

"Non credo che però possa tornare in cella, adesso", la guardò preoccupata.

Sospirai avvicinandomi a lei, mi abbassai sulle ginocchia e la guardai, ma il mio sguardo non era mai ricambiato.

"Come ti senti?" Domandai del tutto imbarazzato, situazioni del genere non ero abituato ad affrontarle.

"Non bene, a causa tua."

"Mia? Sierra se questo è solo uno scherzo per...-"

"Ti sembro in vena di scherzi?!" Sussurrò alterata. "Non sei l'unico a non voler diventare genitore, qua dentro poi."

"Bene, per stasera dormi sul divano, domani andrò a prenderti un test di gravidanza."

"C-Cosa?" Domandò sorpresa.

"Cosa c'è?"

"Andrai a prendermi cosa?"

"Vuoi o non vuoi delle risposte?" Quella reazione mi stupì.

"Sì....certo. Non credevo potessi uscire, tutto qui."

"Posso tutto, con il travestimento giusto", spiegai mentre ad uno ad uno i ragazzi diminuirono.

"Posso...posso dormire con te?" Quelle parole mi risuonarono false, del tutto false, come se desiderasse arrivare ad uno scopo soltanto.

Ed io la conoscevo ormai, non era una che si arrendeva facilmente.

"No, tu resti qui."

"Vuoi davvero farmi dormire qui su un divano scomodo, al freddo? Dopo quello che ti ho detto?"

"Non è sicuro che tu sia incinta e poi lì ci sono delle coperte", mi voltai camminando verso la mia stanza. "Il bagno sai dov'è, nel caso in cui...-"

"Sei senza cuore", commentò delusa, ero lì in piedi davanti a lei che le davo le spalle, quell'ennesimo commento mi fece convincere sempre di più di ciò che fossi diventato.

"Lo so", risposi uscendo dal salotto.


***



"Prendo questi", porsi sul bancone tre di gravidanza invece di uno, sempre meglio essere sicuri.

"Tutti e tre?" Mi domandò quel farmacista, abbastanza confuso.

"Sì", risposi secco aggiustandomi i capelli nel cappello.

"Ha messo incinte tre ragazze?" Rise contagiandomi, solo il pensiero mi fece rabbrividire.

"Bisogna essere sicuri, non si sa mai", ammiccai.

"Questi sono abbastanza attendibili, comunque."

"Tre vanno bene, grazie", risposi freddo, mi stava facendo perder tempo solo perché quel giorno era in vena di chiacchiere.

Mi aggiustai il cappotto, schioccandomi le dita, era così dannatamente lento, dovevo andare via da lì al più presto.

"E' di queste parti?" Quella domanda mi fece ruotare gli occhi al cielo, ma dalla visiera non poté vedermi.

"No", risposi secco.

"Non l'ho mai vista qui", dentro di me combattevo dalla voglia di cacciare la mia pistola e urlargli di muoversi, ma la guardia dietro di me, lo impediva.

Avrei provocato un bel casino ma per tre test di gravidanza non ne valeva affatto la pena.

"Qual è il suo nome?"

Sospirai, avrei dovuto inventarmi qualcosa alla svelta, se non volevo dimostrarmi troppo strano.

"Edward", fu il primo nome che mi venne in mente, da anni stampato nella mia testa, ne sentivo la sua mancanza sempre di più.

Pagai alla svelta ed uscii di lì, destando qualche sospetto, senza dubbio.

Un ragazzo con un cappello e un cappuccio, giubbino coprente e una piccola sciarpa davanti al collo, era strano, soprattutto perché le temperature non erano così basse.

"Aspetta!" Sentii qualcuno chiamarmi, ma non mi voltai indietro.

Camminai velocemente per le stradine di Detroit, assaporando quell'aria di libertà, che da tempo mi mancava.

Accanto a me passavano auto, ed osservandole mi chiedevo come fosse vivere la vita fuori di lì, avere una propria auto, una propria casa, una famiglia...un po' mi mancava.

Alzando lo sguardo intravidi le telecamere di sicurezza che circondavano la zona, erano misure abbastanza dure, nessuno voleva essere ripreso mentre cammina per strada, ma ci davano la caccia e avrebbero fatto di tutto.

Anche non rispettare la privacy delle persone.

Ogni volta che mettevo piede su quelle strade mi chiedevo che fine avessero fatto i miei familiari.

Zayn, mia madre e mio padre, cinque anni senza loro notizie, senza mie notizie, chissà se si fossero abituati alla mia assenza, se avessero smesso di cercarmi, se pensassero che fossi morto.

Chissà come procedevano le loro vite, di sicuro meglio della mia.

Chissà come avrebbero reagito alla notizia che io fossi uno dei cattivi, uno di quelli lì di cui devi tenerti alla larga, uno di quelli lì che ti spara non appena ti vede.

Era ciò che si diceva su di noi, ed era una completa bugia.

Avevamo i nostri obiettivi, non ammazzavamo così a caso.

Ma la gente purtroppo parlava senza conoscere.

La gente aveva paura, per questo aveva accettato di essere sorvegliata 24 ore su 24 da degli estranei del governo.

Speravano in un futuro migliore ed anche io.

Pensando a tutto ciò mi resi conto che quella camminata stesse diventando più lunga del previsto, il cielo cominciava ad annerirsi e sotto quel travestimento si iniziava a sentire un po' troppo caldo, per questo tolsi via il cappello.

Mi mancava il caldo, mi mancava la vita in California.

Giorno dopo giorno ne sentivo sempre più la mancanza.

Improvvisamente una ragazza uscì da un vialetto proprio davanti a me, inizialmente non seppi cosa fare, poi corsi dietro un cespuglio a caso, inciampando e facendo un po' di rumore.

Si voltò e si guardò intorno. L'aria cupa sorvolava tutto il suo viso, un po' per il freddo, un po' per la paura.

Ma mai in quel momento pensai che potessi farle del male.

Anzi la seguii lentamente con lo sguardo, per assicurarmi che nessuno si avvicinasse a lei.

Iniziò a camminare a passo svelto e grazie alle alte doti di spionaggio che possedevo, riuscii a seguirla senza farmene accorgere.

Si fermò davanti ad una casa, ma prima di entrarci si fermò ad osservare un volantino appeso ad un palo, da lontano riuscii a scorgere la scritta in grande scomparso.

Si portò una mano davanti la bocca, sembrava incredula.

Poi aprì la porta di casa e velocemente la richiuse dietro di sé.

Mi avvicinai lentamente per scorgere il viso di quella ragazzina sul manifesto, aveva sedici anni.

Isabelle, quel viso non mi era nuovo.

"Ti avrò sicuramente vista", sussurrai tra me e me, poi ricordai che era stata fatta ostaggio da quel coglione di Tomàs.

Il mio istinto mi disse di tornare alla base, ma la mia testa mi invitò ad avvicinarmi a quella casa, osservando il suo interno dalle finestre.

C'erano due persone, quella ragazza vista poco prima ed un ragazzo seduto sul divano.

"Se si potesse fare qualcosa l'avrei già fatta", rispose duro accarezzandosi le mani, sembrava distrutto.

Capii poco di quella conversazione e soprattutto non capii perché ero ancora lì ad osservarli.

Poi improvvisamente quel ragazzo le prese un braccio portandola accanto a sé, cominciando a baciarla.

"Così bella...era impossibile che non avesse un ragazzo", pensai ad alta voce, e provai un po' di invidia verso di loro, verso la loro relazione, verso tutto ciò che potesse significare.

Poi si spostarono di sopra e fu proprio lì che decisi di andare via.





Zayn's POV

"Quello alla menta è terminato, c'è quello ad arancia", spiegai a mia madre, dall'altro lato del telefono.

"Solo arancia?" Domandò di rimando, ruotai gli occhi al cielo, era solo un inutile spray.

"Sì, mamma, solo questo", commentai davanti a quel bancone, ero lì da almeno dieci minuti.

"E va bene allora, anche se...ad arancia...piaceva molto a...", si fermò, non c'era giorno in cui non pensava a lui.

Ed io anche.

Ogni sguardo mi ricordava lui, ogni foto, ogni mio gesto, ogni fottuto oggetto mi ricordava Harry.

Cinque anni, senza sue notizie, nemmeno un briciolo di notizie.

Il caso era sempre aperto, dicevano, ma io ci credevo poco.

Dopo un po' quella persona scomparsa, si da per morta.

Ma mancava il corpo e proprio per questo i miei si rifiutarono di fare un funerale.

Ma il fatto di non aver trovato il suo cadavere ci dava speranza, ovunque lui fosse, era ancora vivo.

Tutto quel tempo, chissà dove si trovasse, chissà che aspetto avesse, io ero cambiato un po'.

I miei capelli erano molto lunghi, la barba altrettanto, ero leggermente diverso.

Ma ero sicuro che lui fosse sempre lo stesso, i suoi occhi verdi e pieni di vita li avrei riconosciuti ovunque, in qualunque sconosciuto.

Mi guardavo spesso intorno, quando ero al supermercato, quando ero al ristorante, ovunque speravo di scorgere il suo sguardo, persino in quella fottuta farmacia.

"Va bene quello allora?" Mi chiese la ragazza dietro il bancone, la guardai e annuii silenziosamente.

"Tre vanno bene grazie", quel tono di voce così  duro catturò la mia attenzione, era stato pronunciato con tale freddezza da spiazzarmi, così voltai lo sguardo verso quell'uomo.

Ma notai che fosse coperto dalla testa ai piedi, completamente.

"Non l'ho mai vista qui", quella conversazione mi sembrava parecchio strana, avevo imparato col tempo ad insospettirmi in un attimo e per quel motivo iniziai ad origliare, porgendo la mia carta di credito alla ragazza.

"Qual è il suo nome?"

"Edward", a quelle parole i miei occhi si spalancarono, lo guardai ma quei vestiti non mi lasciarono intravedere nulla.

Era strano sì, Edward era il mio secondo nome.

Troppe coincidenze.

Pagò alla svelta ed uscì di lì, aveva fretta e tanta, era sempre più strano.

"Aspetta!" Lo richiamai, ma di lui si perse subito ogni traccia.

Continue Reading

You'll Also Like

51.8K 2K 56
Chissà perchè la vita attrae sempre ciò che all'apparenza sembra così lontano. Due mondi opposti. Due vite opposte. Due nazionalità opposte. Due inte...
137K 4.6K 59
Un milionario arrogante con la mania di controllare tutto. Nato e cresciuto con la consapevolezza di poter avere qualsiasi cosa volesse. Abituato ad...
25.2K 1.2K 36
Victoria è una ragazza di 21 anni che si sta trasferendo a metà degli studi universitari di giurisprudenza da Bologna a Empoli per alcuni motivi pers...
4.1K 414 46
Vecchie e nuove conoscenze incomberanno sulla vita di due migliori amiche. Valerie White e Mayra Collins sapranno far fronte ai cambiamenti posti lor...