Capitolo 17

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Rose's P.O.V.

Era mattino presto quando ho sentito la mia sveglia suonare, era arrivata l'ora che portassi fuori il cane per fare una piccola corsetta con lui e sarei subito tornata a casa per preparare la colazione a tutti. Erano solo le 6:40 del mattino e mi metto subito addosso una dei pantaloni da jogging ed una felpa con il cappuccio sopra una t-shirt. Harry stava ancora beatamente dormendo e me ne vado dopo avergli dato un bacio sulla fronte.

Oscar è un cane abbastanza attivo e veloce, dato che abbiamo corso solo per cinque minuti e mi sento il già fiato che manca. So che ho sempre fatto schifo a correre, ma una volta riuscivo a mantenere il passo anche per otto o dieci minuti. Ora ne faccio a malapena cinque. Forse è perché son stata in coma per un anno ed i miei muscoli si sono un pò indeboliti.

Anche ieri sera stavo leggendo il diario di Harry e mi ricordo ancora di quanto ero presa dalle parole che aveva scritto.

Apro un'altra pagina del suo diario ed inizio a leggere. Mi sento terribilmente in colpa, ma non posso farne a meno. La curiosità mi stava mangiando viva.

“Caro diario,

Evelyn non si è fatta più sentire da quando abbiamo divorziato e la cosa che mi fa incazzare è che non ha neanche chiamato per sapere come stanno i suoi figli, che mi chiedono sempre se lei li amava veramente. Io gli dico sempre di sì perché è la loro mamma, ma ho i miei dubbi su questo fatto.

Se soltanto fosse Rose la loro vera mamma.

Ah... Rose, Rose, Rose... Il suo nome fa eco nei miei pensieri ed è difficile dover sopportare la sua assenza. In effetti, aveva ragione: stava andando tutto troppo perfetto fra noi due. Lei sospettava già che sarebbe successo qualcosa che avrebbe stravolto la nostra vita.

Se fossi andato al supermercato con lei quel giorno, magari l'avrei salvata e ora non sarebbe in questa situazione. Già... Rimpiango di non essere uscito a fare la spesa con lei quel giorno.

Non ci sono altre parole per descrivere quanto mi manca, ma vorrei  poterle chiedere scusa perché non sono riuscito a proteggerla. È compito mio tenerla fuori dai pericoli e non sono riuscito a farlo.

Non so come dirglielo a suo padre, ma credo che dovrò dirlo tutto d'un fiato e basta. So che la notizia lo ferirà, ma tenerla nascosta farebbe decisamente più male.”

Mi faceva male pensare che Harry si sentiva colpevole del mio incidente e che voleva tanto poter aver fatto di più, così che le cose sarebbero andate in un modo diverso. Adesso riesco a capire come si sentiva quando io ero in coma e... Sono perplessa e senza parole perché lui è aperto come un libro e riesco a stare nei suoi panni molto facilmente.

Oscar si ferma per fare uno dei suoi bisognini, mentre io appoggio le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Faccio pena agli occhi delle persone in questo stato, ma fortunatamente è ancora presto e non ci sono macchine o gente in giro. Oscar finisce di bagnare il marciapiede e decido di tornare a casa. Ero così persa nei miei pensieri che a malapena notavo l'ora; erano le sette e cinque, a quest'ora Harry era già in piedi a fare colazione.

Arriviamo a casa ed entriamo, facendo piano. I bambini si sarebbero svegliati verso le sette e mezza ed Harry li avrebbe portati a scuola con lui. Oscar entra in salotto e mi ritrovo Harry che fa colazione già vestito.

«Ma... Non ti sei appena svegliato? Cioè, ti sei già vestito». Inarco un sopracciglio.

«No, mi sono svegliato dieci minuti fa perché non ti avevo accanto e così ho colto l'occasione di prepararmi subito e fare colazione più presto del previsto». Mi sorride ed io mi avvicino a lui.

«Ah, okay». Dico solamente.

«E comunque...». Arriccia le labbra ed io le bacio dolcemente. «Buongiorno, piccola».

«Buongiorno, anche a te». Dico fissando le sue labbra con un piccolo sorriso stampato in faccia. «Sei tornato a casa molto tardi ieri sera, immagino». Dico e lui annuisce, facendomi sedere sul suo grembo.

«Già, ma la cena mi è piaciuta davvero tanto e scusa se non sono tornato subito». Dice, premendo la punta del suo naso contro l'incavo del mio collo.

«Non fa niente, davvero. È il tuo lavoro e non c'è niente di male se, di tanto in tanto, torni a casa tardi perché hai molto da fare». Metto una mano nei suoi capelli e li accarezzo.

«Tu sei una donna meravigliosa, Rose». Mormora contro la mia pelle ed io ridacchio.

«Beh, grazie». Gli bacio la fronte. Restiamo per un pò fermi in questa posizione, lui con il viso nascosto nell'incavo del mio collo ed io che gli accarezzo i capelli, finché non inizio a parlare. «Sai, ieri sera ho deciso di tornare a lavorare».

Toglie il viso dal mio collo e mi guarda con le sopracciglia leggermente corrugate. «Ti ho detto che mi va benissimo che tu stia qui a casa, e poi chi si occuperà di Oscar?».

«Sì, ma... Ecco, non lo so». Mi mordo il labbro inferiore.

«So che ti annoi qui a casa, ma ora abbiamo un cane e se stiamo fuori tutto il giorno senza dargli da mangiare, diventerà magro come una stecca e morirà nell'arco di qualche mese». Dice ed io sospiro, non avendo pensato a quel particolare. «Ti prego, resta a casa».

Lo guardo negli occhi e vedo che mi sta supplicando. «Va bene, resterò a casa». Annuisco e lui accenna un piccolo sorriso, dandomi un bacio nell'angolo delle labbra.

Dopotutto, aveva ragione. Se non ci occupavamo di Oscar nel modo giusto, se ne sarebbe andato via in poco tempo e avremmo solamente deluso i bambini.

«Ti amo». Mi sussurra.

«Ti amo anche io».

***

Stare a casa era una vera tortura dopo aver fatto pulizie e robe del genere. Non avevo più niente da fare, se non stare seduta sul divano a fissare il cane che se ne sta buono e sdraiato sul tappeto. Entrambi ci stavamo fissando da un paio di minuti e la cosa stava diventando una noia mortale.

«Sai, Oscar, forse è stata cattiva idea decidere di diventare casalinga». Gli dico, anche se non può capirmi. Beh, almeno credo. «Piaci molto a Harry, lo sai? Dice che sei il cane più bravo che abbia mai visto». Dopo che ho detto la mia frase, Oscar la testa dopo aver sentito qualcosa che è caduto per terra vicino alla porta d'ingresso.

Sarà il postino con le solitre lettere. Di solito, passa a quest'ora per consegnarle. Mi dirigo verso la porta e, infatti, mi ritrovo un paio di lettere per terra.

Inizio a raccoglierle. Alcune sono per Harry da parte della scuola e di alcune persone che non conosco, ma l'ultima che trovo è indirizzata a me e la apro subito senza esitazioni.

“Harry non è l'uomo sincero ed onesto che tu pensi. Stai attenta o ne rimarrai delusa e ferita alla fine”.

Diceva, ma non c'erano firme e non potevo sapere chi me lo aveva inviato. La cosa mi metteva ansia e il mio cuore aveva iniziato a battere forte senza neanche accorgermene. Non dovevo mostrarlo assolutamente ad Harry o avrei messo in paranoia anche lui.

Metto il resto delle lettere vicino al comodino del divano e mi siedo, tenendo ancora fra le mani quella dannata lettera che stava iniziando a spaventarmi. Oscar si mette accanto a me ed io lo guardo.

«Oscar, ho paura». Gli dico e lui continua a guardarmi con i suoi occhioni. «Non dovrò dire niente a Harry o peggiorerò solo le cose».

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Se riuscite a tempestarmi di voti e commenti, metto subito l'altro capitolo ;) ♥

The Babysitter 2 √Where stories live. Discover now