Premessa e Commiato

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Perché scrivo questa premessa? Parte per sfizio personale, parte per farvi leggere un capitolo in più.

Ho preso questa decisione un po' all'improvviso, visto che originalmente non era prevista.

Ciò è dovuto principalmente al fatto che vorrei dedicarmi a spiegare le ragioni che stanno dietro a questa storia, ciò che ha animato la sua creazione e, a seguire, anche quello che dovrebbe essere una sorta di "manifesto" della stessa.

Inizialmente, non doveva essere drammatica, ma solo pura e semplice satira. Poi però le cose cambiano, noi cambiamo e così anche i miei personaggi: si evolvono, crescono, e diventano più complessi e maturi di quanto mai avessi potuto immaginare. E così, con me e con loro, anche le stesse premesse della storia sono mutate.

Adesso non oserei definirla né troppo drammatica né troppo demenziale, ma piuttosto è un qualcosa che si colloca a metà in quella sottile linea che separa la lucidità dalla stupidità.

Direi anche che è una storiella destinata a morire presto, collassare e distruggersi nel suo stesso fuoco creativo: oggi c'è la scintilla e domani non vi sarà più nulla.

Non vuole nemmeno essere troppo lunga, ma al contempo nemmeno troppo corta, altrimenti rischia di non lasciare nulla ai pochi che avranno il coraggio di arrivare fino alla fine.

È solo un piccolo esperimento letterario che spero vi possa accompagnare in liete e leggere letture durante queste uggiose giornate, dedicate però a qualcuno che, come si dirà più volte nel corso della narrazione, "l'ultima cosa che si aspettava era che qualcuno le dedicasse un resoconto delle sue imprese".

E dopo questa breve premessa, vi lascio a un pensiero che è un po' anche una sorta di riassunto fatto dalla nostra protagonista alla conclusione di tutte le vicende che leggerete nel corso dei vari capitoli.

* * *

Caro Jilian,

noi chi siamo?
Domanda banale per iniziare una lettera, non trovi? Ma, in fin dei conti, la banalità è lo stesso fuoco che alimenta l'essere umano, perciò non riesco a pensare a inizio migliore di questo.

Ma non è per parlare di ciò che ti sto scrivendo.

Molto probabilmente non riceverai mai questa lettera, destinata a perdersi in qualche cassetto e, lentamente e inesorabilmente, venir sepolta dalla polvere e dimenticata, e magari in futuro venir gettata sul fuoco di un caminetto per alimentare una fiamma più meritevole.

In questi ultimi mesi sono arrivata alla triste consapevolezza della nostra fugacità, esuli e deboli figli di un Universo crudele che ci ha creati per divertirsi un po' e riderci in faccia alla minima oscillazione, al minimo affanno, al minimo ripensamento.

Perciò noi chi siamo davvero? Veloce e impercettibile battito di ciglia o mera materia gettata nel cestino dell'esistenza che ha preso vita?

Forse non lo sapremo mai, né in questa vita né in quella dopo; forse non lo sapremo finché la stessa nostra esistenza continuerà a proliferare in questo Universo. Povera, misera materia agonizzante plasmata da mani invisibili, che si agita e si muove e si riproduce in un oceano di tristi, dimenticate, vuote banalità, e che si illude di essere qualcosa che non è.

Brutte copie del Creatore sguazzanti in una piscina per bambini credendola l'oceano, e ci meravigliamo ogni volta che ci giriamo e osserviamo cose nuove, non rendendoci invece conto che il vero oceano è lì, dinanzi a noi, mentre perseveriamo a guardare quella piccola e inutile pagliuzza nei nostri occhi che abilmente ci distrae e separa dalla verità.

Perciò la mia personale verità è una e una sola, tornando alla domanda iniziale: battito di ciglia, infinitesimo secondo prima della fine, piccolo punto che precede il tac di un orologio.

E ora ti domanderai perché ti stia dicendo tutto ciò. La risposta è presto detta, ma prima di svelarti l'arcano, vorrei tenerti a conversare con me un altro po'.

Per seccatura, dirai tu; per sfizio, direi io.

Sai, certe volte a noi donne ci chiamano "creature semplici". Non trovi sia un controsenso? Come possono delle creature essere tali e al contempo semplici? Anche il più piccolo e microscopico degli organismi ha una complessità che potrebbe lasciarti sconvolto. Ma non voglio inoltrarmi in questo paradosso, piuttosto concentrarmi sulla precedente affermazione.

Offensiva, oserei dire. Creata ad hoc per sminuirci e farci sentire inutili. Rimasugli di ego maschile d'altri tempi che si divertivano con noi donne. Sciocchi trogloditi invidiosi. E sì, mi spiace, mio caro Jilian, ma in questo simulacro di cavernicoli anche tu potresti avere un posto d'onore.

Ma allora perché tutto ciò? Forse quelli la sapevano lunga e avevano scoperto cose sul Creatore che era meglio tener nascoste? Non lo sapremo mai, così come non sapremo mai chi siamo noi davvero. Sciocchi trogloditi? Sciocchi ammassi di pelle e ossa mossi da un insano senso di superiorità? Anche a queste domande potremmo non avere mai una risposta.

Tuttavia potrei avere la risposta a una domanda sibillina che chiunque, leggendo questa lettera, si potrebbe porre: come faccio, dopo aver visto la vastità di questo Universo, a credere in un Creatore assoluto?

La risposta è presto detta: non fede, non miracoli, non tradizioni, non bisogno di credere, ma pura e semplice osservazione. Di cosa? Ma dell'Universo, ovviamente. Non è meraviglioso e perfetto? Mai banale: sia nell'incredibilmente piccolo sia nell'incredibilmente grande. Mai banale, mai sciocco, mai scontato.

E allora solo il Dio Natura merita le nostre attenzioni e le nostre energie.

Fredda, crudele e dolce Natura. Divinità dei tempi passati, gli stessi perduti e mai ritrovati trascorsi a guardare la pagliuzza nell'occhio anziché l'oceano di fronte.

E allora concludo con uno squarcio della mia mente dedicato a te e a coloro che leggeranno, con ciò che per me rappresenta la miglior risposta alla domanda iniziale: noi siamo la Società. La Società che in fondo è solo un riflesso distorto nello specchio dell'Universo di ciò che vorremmo essere e che invece non saremmo mai: migliori di ciò che siamo, imitazioni di qualcuno che non ci vuole più.

Con affetto,
Kasumi

P.s. ricordati, Jilian, cerca di guardare oltre te stesso, contempla l'oceano e chissà che tu non possa arrivare a una risposta migliore di quella a cui sono arrivata io.


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Che cos'è questa parte? Un piccolo delirio serale che, non ci crederete mai, ma è dato dall'aver ascoltato sere fa, prima di addormentarti, delle imitazioni di Crozza, ed è così che mi è venuta in mente una premessa al testo. 
Sì, è assurda questa creazione, ma il mio cervello è capace di fare associazioni più assurde di così...

Forse avrei dovuto pubblicare un nuovo capitolo? Può darsi xd per adesso però ho infarcito la storia un po' di più presentandovi quello che è esclusivamente - e ribadisco esclusivamente - il pensiero di Kasumi. Perché lo ribadisco? Perché Kasumi, per ciò che dirà e farà nella storia, direi che non è proprio una persona affidabile...  

Allora, alla prossima! :)

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