12. Epitaffio ai vivi

260 18 119
                                    


Anno: 3XXX.
Pianeta: sconosciuto.
Spazio: Impero Terrestre.
Mese: indefinito. Inverno nucleare.

Grigio. Solo grigio.

Cappa di grigiume dalla composizione indefinita avvolgeva da secoli l'intero pianeta: permeava l'atmosfera, avvelenava l'acqua, inglobava gli umani artefatti rendendo l'intera superficie un grumo incerto di cieca oscurità.

Un freddo vento portatore di cenere e polvere sferzava violento quel mondo, levigando le costruzioni e ottenebrando di paure indistinte anche la mente del più coraggioso fra gli esploratori.

Non anima viva s'udiva per quelle desolazioni se non tetre correnti che si insinuavano nei condotti di dimenticati stabili e ululavano a un cielo che oramai non esisteva più.
Da tempi immemori funereo pianeta inabitabile, sterile portatore di morte alla perenne deriva in un Universo brulicante di vita, la superficie non veniva calpestata da essere vivente se non da folli uomini in cerca d'una fine ingloriosa.

Ma quel giorno di quella data spaziale le cose erano destinate a cambiare. Da eterno oblio qual era, quel pianeta sarebbe a breve diventato messaggero di funeste calamità.

Una sagoma dai vaghi contorni avanzava immersa nella perenne oscurità.
Avvolta in un pesante cappotto violaceo logorato dal tempo, procedeva lentamente sfidando le furiose intemperie del pianeta.

Ma, come a farsi beffe di tali difficoltà, come a sfidare quel mondo a fare del suo meglio, come a ridere della sua misera sorte, continuava a camminare. Ancora e ancora e ancora.

E attraversò morte città, sepolte eternamente in quelle polveri.
Cadaveri sventrati di grattacieli s'ergevano sul suo cammino, ridotti a oblunghi e deformi pezzi d'illogicità; lunghe catene di macchine si estendevano per quelle strade, che come budella si perdevano in intricati dedali di distruzione; asfalti danneggiati e ruderi si intervallavano per quei paesaggi, incastonandosi in una cornice perfetta, creata per loro da una mente perversa.

E attraversò ponti distrutti, riversi su sé stessi, relitti informi che si estendevano nel nulla, si protraevano come dita verso mete ormai impossibili da raggiungere e, ricoperti d'edera e d'erba, sembravano più pezzi di terra che costrutti ideati da mente senziente; ecumene vallee dimenticate, impregnate di profondi crateri ove liquidi malevoli esalavano i loro gas, avvelenavano ogni forma di vita che osasse avvicinarsi e rendevano disabitate infinite distese di brulla e agonizzante terra.

E attraversò quelle che furono distese oceaniche, foreste millenarie, cupe gole, dune sabbiose, ridotte tutte a meri squarci di morte; in quel suo lento, spasmodico, eterno avanzare, nessun'anima viva lo accompagnava. L'unica cosa che sapeva con certezza, l'unica sua consapevolezza che lo seguiva in ogni dove, era che ogne essere su quell'annientato globo era perito secoli addietro di morte violenta e in quel momento lui, dopo così tanto tempo, finalmente ripercorreva quelle tremebonde strade a riveder paesaggi che occhio umano non osservava da fin troppo.

E avanzò senza riposare, per giorni, mesi, forse anni; senza bere, senza mangiare; né avvertendo la fatica né la fame né il freddo né altro umano sentimento che non fosse cieca, profonda e logorante rabbia. Unica cosa che lo teneva in vita. Unica cosa che riusciva a muovere le sue fredde membra. Singola, sola, eterna compagna millenaria che strusciava come un serpente venefico fra le profondità del suo cervello, riposando in quel limbo che ogni persona crede estinto da tempo, ove anche il solo pensiero trema di fronte a cotanta malvagità.

E avanzò sfidando l'ineluttabilità di quel mondo.

E avanzò ancora, incurante del suo misero destino. Volere maledetto d'un dio che non ascolta più i canti lamentosi di un uomo senz'anima.
Ogni tanto, in quel suo sofferto procedere, alzava la testa per osservare un cielo che non esisteva più, trasformato in una cappa grigia che sembrava compiacersi della sua stupidità. Piangeva e urlava verso quello stesso dio che non lo vedeva.

USG - United States of GalaxyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora