14. Epitaffio a lei

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Jack, Enoch e Camelia si scrutavano minacciosamente a vicenda. Nessuno aveva il coraggio di parlare né di dire alcunché, la paura di venir tacciati per l'eccessiva lunghezza dei capitoli era ancora viva in loro.

-Ma... - iniziò a parlare Jack, beccandosi subito gli sguardi rabbiosi degli altri due - non sarebbe ora di... non so, descrivere anche Camelia? Dopotutto, in una botta sola ci possiamo liberare sia della descrizione di Kasumi sia di lei visto che sono uguali, così risparmiamo capitoli e parole...

Enoch strinse il pugno e fece qualche passo nella sua direzione: - Non osare mai più parlare di questo argomento, Jack, o giuro che...

-Che mi uccidi? - aggiunse l'altro bloccando il suo discorso sul nascere. - Sì, l'hai già detto così tante volte che ormai non mi fa più alcun effetto.

-No, che se continui giuro che ti mando sul pianeta Inghilterra, così inorridirai dinanzi agli scempi che fanno alla tua moda.

-No, non puoi farlo!

-Oh sì. Immagina: donne coi bigodini a fare la spesa...

-No! - Jack si strinse la camicia in prossimità del cuore e fece qualche passo indietro.

-Sandali indossati con calzini bianchi...

-NO!

Ma più Jack si faceva indietro, più l'altro avanzava nella sua direzione incalzando sempre più il discorso, alzando il tono della voce, e continuando il suo aberrante elenco, finché l'affarista non cadde a terra come corpo morto cade.
Spasmi e convulsioni scuotevano le sue membra, la vista si faceva sempre più scura, mentre udiva già i canti lamentosi dell'Inferno che lo invitavano a divenirne il sovrano.

Alzò una mano al cielo e pronunciò con fatica le sue ultime parole: - Io... l'ho detto che... vestire Prada mi... avrebbe portato bene....

Infine, il silenzio.

-Che stupido uomo... - mormorò Camelia facendosi aria con un ventaglio. Poggiò poi un braccio sulla spalla dell'altro continuando ad osservare con aria di sufficienza quella caricatura d'essere vivente che aveva davanti: - E noi abbiamo sprecato tutto sto tempo per stare dietro a lui?

-Che ci vogliamo fare, Miss? - Si volse verso di lei e le prese la mano, portando il dorso alle labbra - Rozzo è e rozzo rimarrà.

La donna infilò il ventaglio nella cintura e, con un veloce gesto delle dita, si aggiustò delle ciocche ribelli.
Enoch alzò la testa, leggermente china per il baciamano, guardandola negli occhi.

Era una bella donna, come Kasumi del resto. Non era una di quelle bellezze particolari, ma il volto di porcellana e quei lunghi capelli corvini che lo incorniciavano la rendevano come una di quelle fate letali delle favole.

Solo che tutto di Camelia, a differenza della sua gemella, era letale. Da quel bellissimo sorriso che aveva ammaliato uomini potenti, a quelle dita lunghe e curate, che più volte si erano bagnate del sangue dei suoi poveri bersagli; infine quegli occhi, di un castano scuro, che potevano fissare una persona e capire subito se essa stesse mentendo.

Assassina specializzata dell'Impero, ne era diventata ben presto uno dei Generali: il Sesto.
Era inoltre un clone come Kasumi, ma ella aveva qualcosa in più rispetto a lei, una rabbia diversa che la portava a mettersi da sola contro la Galassia.

Ma a Enoch piaceva per un'altra cosa.
La osservava e la adulava e, segretamente, amava.

-Enoch, hai finito di guardarmi? - esordì la donna dopo qualche minuto.

-Mi scusi, Miss, è che ogni tanto mi soffermo a contemplarla e mi perdo.

-Nei miei occhi?

-No, semplicemente in lei.

Si presero per mano, la testa di lei poggiata sulla spalla del viandante; fermi così ad osservare l'immensità del grigio cielo che si schiudeva dinanzi a loro. Entrambi dimentichi del futuro, del passato, e della vastità del presente.
Volsero un ultimo sguardo alla candida lapide.

L'era di una nuova Galassia sarebbe ben presto giunta.
Il Fondatore, il Gran Ammiraglio, l'Imperatore: tutti erano al posto giusto nel momento giusto.

-È finalmente tempo di cambiare la scacchiera - mormorò Enoch.

-Non vedo l'ora di affrontare quell'odiosa di Kasumi. Ti devo ringraziare, se non mi avessi contattata non avrei mai avuto questa opportunità.

L'altro non rispose, limitandosi a un fugace sguardo all'epitaffio inciso sul marmo.
Infine, nel tacito silenzio di quel pomeriggio, se ne andarono.

L'ultimo raggio di luce di quella giornata riuscì ad illuminare quelle parole, le ultime dedicate a colei che vi era sepolta.

"A lei, che tutto diede".

(continua...)


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Finalmente riesco a pubblicare l'epilogo di questa storia. Ho anche scritto meno parole, il meteorite del capitolo precedente ha aiutato direi...

Cosa succederà? Che intendeva dire Enoch che sono tutti pronti? Come fa a conoscere il futuro? Chi è il Fondatore e perché ha creato gli Illuminati? Chi è la misteriosa persona sepolta?
Tutte queste risposte... non arriveranno presto!

Nel prossimo capitolo: quell'ameba subumana di Miki si ritrova ad indagare su un (presunto) omicidio avvenuto a bordo della Sole Nero. Durante la sua ricerca troverà una creatura che... afferma di poter avverare ogni suo desiderio!
Alla prossima con: "Desideri pericolosi" e a seguire "Primo desiderio: donna, dammi il tuo posto!"

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