20. Deimos (terza parte)

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«Mi domandano spesso perché mi piace
così tanto la storia. La risposta è presto detta:
perché la storia è piena di persone morte»
"da Vita di Zhera - la morte arriva sempre due volte"

-Dannazione! Me lo sento, ci stiamo perdendo una storia epica! - esordì Zhera stringendo la mano a pugno.

-Suvvia, calmati...

-Calmarmi? - esclamò a un passo dallo strangolare il suo compagno di disavventure - Credi che mi piaccia essere bloccata in un ascensore?! - e mentre urlava a Xemi, dava calci alle porte dell'abitacolo.
Poi si buttò sopra, avvicinando l'orecchio alla loro superficie per cercare di capire ciò che accadeva fuori.
-Me lo sento... si stanno divertendo... - mormorò a denti stretti, udendo urla concitate, spari e bizzarri versi di piacere, come qualcuno che amoreggiava vicino all'ascensore - Là fuori sta accadendo qualcosa!

-Suvvia, Zhera... - cercò di intervenire il fidanzato, col suo solito modo pacato.
La afferrò quindi dalle spalle e le leccò il collo con la sua lunga lingua bitorzoluta mentre le strofinava la guancia con la sua pelle squamosa, come le faceva sempre piacere in quelle situazioni stressanti.
-Siamo solo noi due qua, - aggiunse sibilandole all'orecchio - possiamo inaugurare l'ascensore col nostro rituale propiziatorio...

La donna, a quelle parole, cominciò ad ansimare, ma durò appena un attimo che si ricompose immediatamente: - Sta zitto! - e gli diede uno scossone per levarselo di dosso - Lo sapevo, dannazione... lo sapevo che non dovevamo stare qua a giocare a tombola tutto il giorno!

Quella mattina

-Piano ottantatré - esordì una voce robotica.

Kasumi, Xemi e Zhera avevano preso l'ascensore e andavano di piano in piano per sfruttare il nuovo meccanismo di trasporto interno.

-Nove, - continuò il macchinario, per poi aggiungere in rapida sequenza altre cifre - quarantatré, ottantotto, settantadue, trentaquattro... - i tre intanto avevano preso dei cartoncini rettangolari e ogni volta che la voce dava i numeri, questi ci scrivevano sopra.

-Quindici, dieci.

-Tombola! - esclamò soddisfatta Zhera - Ho fatto tombola! - e alzò le mani in alto strette a pugno, in segno di vittoria.

-No, non è possibile! - disse Kasumi - Fa vedere un po' perché non mi fido... - e le porse il palmo aperto, come a intendere di darle il pezzo di carta.

-Se è tombola è tombola! - esclamò l'altra, nascondendo il cartoncino fra le pieghe dello yukata.

-Ottantadue, cinquanta... - continuava intanto la voce.

-Wooo, raga, fermi tutti! - aggiunse Xemi, interrompendo il litigio delle due donne - Credo di aver fatto terno!

Presente, ascensore

-Ma perché siamo rimasti qua a giocare fino a tardi?! - chiese Zhera, quasi vicino a una crisi nervosa.

-Perché tu volevi vince... - ma il suo compagno non finì la frase, che venne fulminato con lo sguardo dall'albina.

-Era una domanda retorica.

L'altro non le rispose ma si limitò a girarsi dall'altra parte, mimando a smorfie - per quanto lo consentisse la sua composizione muscolare da rettile - le espressioni di Zhera.
-Gne gne gne - digrignò tra i denti.

-Che c'è? Il finto Paradiso ti ha dato alla testa?

-Parla quella che, alla prima difficoltà, mi ha scaricato anziché aiutarmi.

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