Capitolo 100

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Chloe

Dopo più di tre ore ci ritroviamo già seduti e con le cinture allacciate sopra la aereo.
<<Sei più calma adesso?>> chiedo a mia madre. Io mi trovo dalla parte del finestrino, mentre mia madre accanto a me.
<<Non proprio, ma tra quanto parte?>> chiede a sua volta.
<<Non lo so mamma, suppongo tra qualche minuti. Quando tutti finiscono di imbarcarsi>> rispondo.
Mia madre annuisce e chiude gli occhi per un momento. Affianco a lei si siede un signore alto, tutto incappucciato, come se non si volesse far vedere da nessuno e ciò mi inquieta molto, ma solo quando si toglie il cappuccio della felpa noto che è mio padre.
Subito sgrano gli occhi e lui si porta l'indice sopra le labbra per farmi capire che devo stare zitta. Che ci fa lui qui?
Mia madre è ancora con gli occhi chiusi e ha testa appoggiata sul sedile dell'aereo.
Dolcemente mio padre posa le labbra sopra quelle della donna al mio fianco e subito a mia madre apre gli occhi.
<<Chloe ma che caz... Christopher...>> dice lei incredula.
<<Sorpresa>> ridacchia lui.
<<Che ci fai qui?>> chiede mia madre.
<<Secondo te lasciavo le mie uniche due donne partire da sole?>> ridacchia lui e mia madre lo abbraccia.
<<Sono felice di averti qui>> confessa sempre lei subito dopo. Mio padre le sorride e gli lascia un altro bacio sulle labbra.
<<Allora principessa, pronta?>> chiede staccandosi da mia madre e girando la testa verso di me.
<<Sì, sono un po' agitata ma in complesso sto bene e non vedo l'ora che questo aereo decolli>> rispondo con sincerità.
È vero, non vedo l'ora di atterrare a New York e iniziare una nuova vita, senza Dylan per il momento ma pur sempre una nuova vita.
Sono molto ottimista anche se ci sono varie cose che mi spingono a non esserlo, ma voglio cercare di eliminarle e di circondarmi solo di cose belle.
<<È normale>> replica lui.
Si allaccia anche lui le cinture di sicurezza e poi afferra una mano a mia madre.
<<Ah Chloe, quasi dimenticavo: sono fiero di te>> dice di colpo mio padre.
Mia madre a quella scena sorride come un'ebete ed io faccio lo stesso.
Sono davvero contenta di sentire queste parole uscire dalla sua bocca perché è proprio quello che desideravo sentirgli dire una volta dopo essere riuscita ad incontrarlo.
Lo ringrazio e poi mi giro verso il finestrino.
Rachel e Richard hanno i posti davanti a noi e per quel poco che riesco a vedere noto che si stanno guardando di già un film.
Prima ancora di partire mando un messaggio a Dylan e gli dico che tra qualche minuto l'aereo decollerà. Nel messaggio gli scrivo anche di non chiamarmi per le prossime sei ore perché sicuramente non potrò ricevere le sue chiamate e nemmeno i suoi messaggi, poi infine quando ho scritto tutto, gli assicuro che lo avrei chiamato non appena sarai atterrata a New York. Quando finalmente l'aereo parte una strana nostalgia di Los Angeles si invade dentro di me, mi ricorda di ciò che ne è stata di questa città per me e per il mio futuro.
Sono cambiata in questa città, ho conosciuto persone meravigliose e altre un po' meno meravigliose, ho fatto nuove amicizie, ho capito che cosa significa la parola famiglia, che cosa significa rinunciare a qualcuno per amore ma soprattutto ho imparato ad amare, per davvero questa volta.
A Los Angeles ad oggi posso dire che c'è tutto il mio passato e a New York ci sarà il mio futuro.
Le sei ore di volo passano molto lentamente e la noia si fa sentire. Sono sola in questo momento, so di non esserlo realmente perché ho i miei genitori accanto e due amici con me, ma in fondo mi sento sola quando non sono con Dylan. Sento di non essere nessuno senza di lui e so che è sbagliato, molti crederanno che sia una cosa malata, una cosa errata da pensare soprattutto alla mia età, ma non ci posso fare niente se mi sento così.
Dipendo da lui ormai, lui è la causa di tutto: dei miei sbalzi d'umore, dei miei pianti, delle mie arrabbiature e della mia felicità. 
Mia madre per tutto il tragitto è stata mano per mano insieme a mio padre. All'incirca a metà viaggio si è addormentata sulla sua spalla e lui poco dopo ho fatto lo stesso. Non scorderò mai il modo in cui la guardava mentre stava dormendo. La loro storia è stata molto complicata, in quasi ogni storia c'è quel piccolo problema o quell'ostacolo che ci mette in difficoltà, che può far dubitare l'amore che uno prova verso il proprio compagno o la propria compagna, ma alla fine se è vero amore supererà ogni cosa e quello che provano i miei genitori l'uno per l'altro ne è stata la conferma e la dimostrazione.
Loro alla fine hanno avuto il loro dolce finale, ma io lo avrò con Dylan o no?
Ovviamente io spero di sì, vorrei passare tutta la mia vita insieme a lui e non mi immagino una realtà senza la sua esistenza.
Molti di voi mi potrebbero dire che ho vissuto ben diciotto anni senza di lui e che potrei benissimo viverne altri cinquanta, ma no, non è così. Non è affatto così. Da dopo il nostro incontro niente ormai sarà più come prima.  
<<Amore siamo arrivati>> mio padre mi passa una mano davanti gli occhi ed io scuoto la testa per tornare alla realtà.
<<Si scusate>> dico subito dopo alzandomi in piedi. Mentre mia madre prende le nostre cose io afferro il telefono situato nella tasca della mia felpa e lo accendo.
Dylan non ha ancora risposto al mio messaggio, l'ha letto ma non mi ha risposto.
<<Andiamo?>> chiede Rachel.
<<Si>> risponde mio padre.
Ci vuole più o meno un'altra ora prima di arrivare in quella che sarà la mia casa da oggi in poi. Quando però ci ritroviamo davanti le mie quattro mura rimango completamente a bocca aperta. Rachel e Richard sono già andati a sistemare le loro cose nella loro casa, mentre noi siamo appena arrivati nella mia di casa.
Abbiamo chiamato un taxi e, dicendogli l'indirizzo che ci aveva detto Richard poco prima, ci ha portati a destinazione.
Quando finiamo di ringraziare l'autista entro dal cancello principale e mi avvio verso il portone di casa.
Rachel ha detto che mi avrebbero aperto due ragazze, le stesse che dovrebbero stare con me per aiutarmi con la casa.
<<Sei pronta?>> chiede mia madre tutta euforica ed io annuisco.
Busso alla porta e subito si apre.
<<Benvenuta signora Walker>> sbianco quando una delle due ragazze mi chiama così.
Entrambe sono more e sono alte allo stesso modo.
<<Io sono Katie e lei è mia sorella Steffy. Staremo a suo servizio fin quando vuole ma sopratutto per tutto il tempo necessario>> dice gentile quella situata alla mia destra.
<<Grazie ragazze, ma chiamatemi pure Chloe>> le avverto.
<<Il signor Walker vuole che la chiamiamo così>> risponde Steffy.
<<Dylan?>> chiedo confusa e loro annuiscono.
Che cosa c'entra Dylan con loro? Lo conoscono?
<<Be' ragazze voi non preoccupatevi, chiamatemi pure Chloe, poi ci penso io con Dylan>> confesso e loro annuiscano.
<<Venite, entrate pure e date le borse a me>> dice mettendosi da parte Katie.
<<Steffy tu porta in camera loro le valigie>> le ordina sempre lei.
<<Si certo>> dice la ragazza alla mia sinistra subito dopo e poi scompare.
<<Non era necessario, potevo portarle anche da sola>> ammetto a Katie.
<<Non se ne parla, so che è in dolce attesa e non voglio che muova un singolo dito in questa casa. Ci pensiamo noi signora, e adesso se non vi dispiace mi ritiro>> dice lei ed io la saluto.
<<Oddio amore ma hai visto? Ti trattano come una principessa>> dice mia madre abbracciandomi da dietro.
<<Si mamma ma è strano>> le spiego e poco dopo lei dice: <<Lo so amore ma adesso devi abituarti a questa vista. Basta pensare al passato, basta pensare alla Chloe di un tempo, adesso c'è soltanto la Chloe che abita qui. In questa casa, con un bambino in grembo e con un futuro che l'aspetta. Goditi questo nuovo inizio figlia mia...>>.
Ha ragione mia mamma, da oggi in poi la mia vita cambia, anzi adesso che ho messo piede dentro casa posso dire che è già cambiata.
Che sia l'inizio del futuro che desidero per me, per Dylan e per il bambino.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora