Capitolo 5

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Chloe

I giorni passano, e questa settimana di merda finalmente finisce. Il mio rientro a scuola non è stato per niente facile, mi sono dovuta impegnare molto per essere in pari con la classe, nonostante io abbia studiato un sacco quando ero da mia madre. Mi sono subita le lamentele dei miei professori, la loro preoccupazione per le mie assenze e anche i rimproveri da parte dei miei amici.
Non mi immaginavo così il mio rientro in college.
Be'... Non che mi aspettassi un ritorno tutto rose e fiori, ma non pensavo che fosse così una merda. Da quando sono qui non faccio altro che litigare con tutti. Ho litigato con Lea, infatti più di quel tanto non ci parliamo. Ci rivolgiamo a malapena un buongiorno la mattina quando ci alziamo, ma poi entrambe passiamo tutto il pomeriggio fuori, io studiando in caffetteria o in biblioteca e lei stando fuori con Carol o Samuel.
Parlando di Samuel invece, per tutta la settimana mi sono dovuta subire le sue lamentele. Anche lui ha cercato di farmi cambiare idea, dicendomi che non era colpa di Dylan, ma solo ed esclusivamente colpa di mio padre, che gli ha chiesto di stare zitto.
E poi Carol giustamente ha dato ragione a Lea. Anche lei si è messa contro di me e mi ha detto che in futuro me ne pentirò. La cosa che mi fa ridere di tutta questa situazione è che un tempo odiavano Dylan, lo detestavano e non volevano nemmeno che io facessi amicizia con lui, che lo frequentassi o che gli rivolvessi parola.
Adesso non capisco proprio che cosa sia cambiato in loro. Non capisco perché siano andati tutti dalla sua parte, proprio quando io avevo bisogno di loro al mio fianco.
L'unico che mi è stato vicino in questo periodo è stato Max. È sempre stato gentile con me, abbiamo passato molto tempo insieme, siamo andati a studiare in biblioteca, ci siamo preparati insieme per un compito che abbiamo avuto durante la settimana e devo dire che è riuscito a distrarmi, perlomeno per quelle poche ore che passavo con lui.
Devo ammettere che sono davvero felice di aver trovato una persona come Max, e lo sono ancora di più sapere che è al mio fianco.
In tutta questa situazione sto passando io per quella cattiva, sono colei che non riesce a dare le seconde possibilità, ma qui non stiamo parlando solo di seconde possibilità.
Molto probabilmente se Dylan non mi avesse mentito in continuazione, in passato, forse ad oggi sarei riuscita a dargli una seconda possibilità. Sarei riuscita a perdonarlo, e lo avrei guardato con gli stessi occhi di sempre. 
Però ad oggi mi sembra impossibile, non perché io non lo voglia, ma perché non è la prima volta che si comporta così con me.
Gli ho dato un sacco di opportunità, l'ho sempre perdonato per ogni cazzata che ha commesso, gli ho sempre dato un sacco di certezze e mi fa male sapere che lui è ancora così indeciso su di noi. Lui non sa cosa significhi amare per davvero una persona, perché se solo mi amasse, non si comporterebbe in questo modo.
Non mi nasconderebbe in continuazione le cose, ma sopratutto non mi avrebbe mai nascosto una cosa del genere. A questo punto immagino che i famosissimi messaggi che ha ricevuto quando eravamo a Parigi, non siano di Mathias, ma di mio padre. Non ho la conferma di questo, ma lo scoprirò. Da adesso in poi non mi farò più prendere per il culo da nessuno, ho dato troppo a persone che non meritavano niente e non succederà un'altra volta.
<<Chloe>> sento una gran voce chiamare il mio nome e con un movimento veloce, mi giro di scatto.
<<Ei>> sorrido debolmente quando vedo Smith, <<come stai amore?>> chiede, <<bene>> mento, <<ne sei sicura?>> dice di nuovo con un tono di voce più lento, <<si, non preoccuparti. Tu come stai?>> gli chiedo cambiando discorso, <<sto bene grazie. Però avrei un'attimo da parlarti. Ti andrebbe di venire in caffetteria? Possiamo prenderci qualcosa insieme e allo stesso tempo parlare>> propone, <<d'accordo>> rispondo.
L'idea che tutto il college possa vedermi insieme a lui mi mette abbastanza in ansia. Le persone che sanno la verità sono poche, oltre a Dylan lo sanno solamente i miei amici, sempre se così posso chiamarli. Spero che non sia giunta parola a tutto il college che Smith è mio padre, perché sarebbe davvero una situazione strana. Odio quando le persone iniziano a parlarti alle spalle, o alle orecchie mentre passi durante i corridoi. Quando hanno scoperto di me e Dylan, tutto il collegio si è messo a spettacolare della nostra relazione, senza saperne niente in pratica.
Quando arriviamo in caffetteria Smith mi ordina di andare a sedermi in un tavolino, e nel mentre lui ordina al barista due caffè macchiati per entrambi.
Dopo qualche minuto finalmente ritorna e si siede davanti a me.
<<Ecco a te>> mi sorride e mi porge la tazzina di caffè, <<grazie>> ricambio il sorriso e poi afferro quest'ultima.
<<Di cosa volevi parlarmi?>> chiedo, <<di Dylan>> risponde lui.
Appena sento il suo nome mi va di traverso il caffè, ed inizio a tossire. Tutti ci guardano e mio padre, quando vede che mi sono ripresa, mi chiede: <<Stai bene?>>
<<Si scusami...>> rispondo ripulendomi la bocca con un fazzoletto di carta.
<<Senti... So che non vuoi parlare di lui ma...>> lo blocco, <<infatti. Non voglio parlare di lui, quindi: perché insisti?>> chiedo iniziando a irritarmi, <<perché ti ama e perché non è colpa sua>> ribatte lui serio, <<ciò non giustifica quello che ha fatto, e sì che è colpa sua. È colpa di entrambi, sia sua che tua. Sua perché appena ha scoperto la verità, doveva venirmelo subito a dire e tua perché non l'hai fatto tu per primo>> preciso, <<lo so ma sono stato io a coinvolgerlo in tutta questa situazione. Gli ho chiesto io di non venirti a dire niente. Appena ha scoperto tutta questa faccenda, il suo primo interesse è stato quello di venirtelo a dire, ma io l'ho minacciato. Gli ho detto che questo non era un giorno e che non doveva azzardarsi a dirti nulla perché sarebbe finita male. Adesso capisci? Capisci che sono stato io a creare tutto questo casino?>> chiede, <<non mi interessa da chi è partito tutto. Il punto è che mi avete ferito entrambi. Tu perché ti sei avvicinato in una maniera che mi ha portato, non dico ad odiarti ma quasi. E lui, nonostante le tue minacce, doveva venirmi a parlare di tutto quanto, ma non l'ha fatto e adesso che si prenda le proprie responsabilità>> faccio spallucce e ritorno a bere il mio caffè. Lui sospira e inizia bere un sorso dalla sua tazza bianca.
<<Stai facendo un grosso sbaglio Chloe e te lo stanno dicendo tutti. Adesso dimmi una cosa, se non gliene fosse fregato di te, non pensi che ti avrebbe lasciata andare? Insomma... Tu non ci sei stata la scorsa settimana, ma io si. Io l'ho visto ed era disperato senza di te. Era completamente a pezzi, e confrontandomi anche con i miei colleghi, è stato disattento ad ogni lezione. Veniva scuola solamente per vederti, per cercare di parlarti, ma non ci sei mai stata>> mi ricorda, <<ma non è questo il problema Christopher, il problema è che mi ha mentito un'altra volta.
So che Dylan tiene a me, anche se devo ammettere che ad una persona a cui si tiene, non le si va a mentire ventiquattr'ore ore su ventiquattro. Però questo non giustifica quello che ha fatto. La cosa che mi ha fatto stare male, è sapere che lui sapeva già tutto e invece di venirmelo a dire ha preferito nascondermelo. Aveva giurato di non farlo più e sapeva benissimo che non lo avrei perdonato al prossimo sbaglio, ma lui se ne è fregato e a questo punto non sono più sicura di quello che prova. Se n'è completamente infischiato dei rischi a cui poteva andare incontro, e soprattutto quando ha accettato di mantenere il segreto, se n'è fregato completamente di me e della nostra relazione>> replico incazzata, <<lo ha fatto per te, solo per te diamine. Perché ti ostini a non capirlo?>> chiede, <<perché non voglio. Mi ha deluso e basta, non voglio più perdonarlo. Non posso>> concludo, <<non vuoi o non puoi? Perché sai, sono due cose diverse>> chiede a sua volta, <<adesso basta parlare di lui o giuro che me ne vado>> lo guardo male, ma lui non sembra intenzionato a chiudere il discorso, infatti dice: <<Prima rispondi alla mia domanda, poi concludiamo il discorso qui>>
<<Non voglio rispondere>> confesso finendo il caffè, <<ecco vedi?>> ride nervoso, <<tu lo ami e vuoi perdonarlo. Sei delusa e su questo non ci piove. Tutti ti diamo ragione, ma se devi prendertela con qualcuno, allora prenditela con me. Sono io che ho chiesto a Dylan di non dirti nulla, perciò prenditela pure con me, ma torna da lui e andate avanti. Ho perso tua madre per non farlo, e guarda come mi sono ridotto>> si indica e poi finisce di bere.
<<Adesso possiamo smettere di parlare di lui?>> chiedo, <<di lui chi?>> una voce familiare appare alle mie spalle.
<<Stavamo giusto parlando di te>> aggiunge mio padre sorridendogli, <<oh merda>> impreco a bassa voce prendendomi la testa tra le mani, una volta dopo aver visto Dylan.
L'ultima persona che volevo vedere è proprio difronte a me. Direi ottimo, no?
<<Bene, si è fatto tardi. Devo andare>> mi alzo e prendo il mio zainetto, posizionato sulla sedia affianco a me.
<<Chloe aspetta>> inizia a dire Dylan, <<no>> lo zittisco, ringhiando.
<<Ci sentiamo più tardi>> dico girandomi verso mio padre, <<a dopo Chloe>> mi fa l'occhiolino e mi rivolge un piccolo sorriso.
Supero Dylan e me ne vado, lasciandolo solo con mio padre e sperando che non gli dica di continuare a lottare per noi due, perché tanto sarà solo tempo perso.
Non lo perdonerò mai, non posso, non devo.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora