Chapter 56

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*Harry's POV*

La scelta del cambio d'abito è stata una delle più difficili che, finora, mi sia ritrovato a dover compiere. Se fosse stato per mia madre, o addirittura per mia sorella, che mi sarei dovuto vestire, la scelta sarebbe stata decisamente meno complessa. Ma era di Louis, che si trattava. E nonostante sapessi quanto per lui non contasse il mio aspetto fisico, e che con ogni probabilità mi avrebbe trovato attraente perfino se addosso non avessi portato nulla più che un esiguo sacco nero dell'immondizia, io non potevo nemmeno lontanamente pensare di non strafare; di non apparire al mio meglio, per lui.

Osservo la mia immagine riflessa nell'imponente specchio, storcendo il naso, disgustato. Quelle occhiaie sulle quali mi sono soffermato anche poco prima, ora appaiono ai miei occhi decisamente più disgustose e totalmente meno attraenti di quanto non fossero già. "Esageri, Harry. Sono solo occhiaie" mi ricorda una voce, bonaria. Concordo con lei, sebbene continui silenziosamente a sperare in una loro rapida, invisibile scomparsa dal mio viso.

Scendo le scale col cuore in gola. Vorrei correre, e non dovermi limitare a camminare. Eppure qualcosa, forse l'istinto, mi consiglia di frenare la mia irrefrenabile gioia. Se dovessi sentirmi male a causa di uno sforzo troppo intenso, certamente non potrei tenere nascosta a Louis la mia malattia ancora a molto.

Zittisco la vocina che, riprovevole, continua a ripetermi che "non c'è bisogno di nascondere nulla, Harry! Basterebbe che tu glielo dicessi, diamine! Louis capirebbe", e varco la soglia del salotto, dal quale sento provenire un invitante, sfrigolante aroma zuccherato.

Louis è seduto sul divano, la torta da lui portata poggiata sul minuscolo tavolo dinnanzi a lui; lo scopro armeggiare con una teiera colma di thè bollente, e due eleganti, raffinate tazze di porcellana dai manici bordati in oro. Mi schiarisco la voce, richiamando la sua attenzione. Louis è così assorto nelle azioni che sta compiendo che, non appena sente il suono rauco emesso dalla mia gola graffiata, sobbalza, rischiando di rovesciarsi l'intero, caldo fluido addosso.

"Harry" sussurra poi, poggiando la tazza sul tavolo con braccia tremanti, prima di premersi una mano sul petto, all'altezza del cuore, come se volesse disperatamente cercare di rallentare la sua folle corsa. "Mi hai spaventato" commenta poi, il tono della sua voce velato da un sottile, dolce rimprovero.

"Scusami" inizio, ridacchiando, incamminandomi poi nella sua direzione, vedendo come il suo corpo finisce facilmente fra le mie braccia dopo che si è sollevato dalla morbida superficie del divano. "Mia madre mi ha detto che avrei fatto meglio a cambiarmi, e-"

Mi interrompo, guardandomi attorno con la fronte corrugata, confuso. "A proposito: dov'è Anne?"

È ora Louis, a ridacchiare, mentre solleva i grossi occhioni blu ad incontrare i miei, spingendomi a deglutire, colto da un profondo, fin troppo ben radicato nervosismo. "Ha detto di doversi occupare di alcune commissioni. Qualcosa come pagare la bolletta della luce, e fare la spesa, e-"

Scuoto la testa, sentendo i capelli lasciati liberi correre da un lato all'altro del mio viso, oscurandomi per qualche istante la visuale. "Impossibile" dico poi, sicuro delle mie parole. "Le bollette le abbiamo già pagate. E la spesa è stata fatta solo due giorni fa; non penso abbia intenzione di comprare null'altro, con il frigorifero sul punto di scoppiare che ci ritroviamo"

Louis ride, e questa volta la sua è una vera e propria risata, coronata con tanto di capo gettato all'indietro e rughette indecifrabili ad increspargli quella porzione di pelle risiedente tutto attorno ai suoi occhi.

"Harry, Harry. Piccolo, innocente Harry" inizia lui, canzonatorio, ed io arrossisco sotto l'inflessione vocale applicata alle sue parole. Così dolce, e sporca, allo stesso tempo. "Quello che tua madre mi ha chiaramente fatto capire è che non dovesse fare nulla di tutto ciò che mi ha detto. Voleva solo lasciarci un po' di tempo libero, sai, per noi"

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