Chapter 33

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*Harry's POV*

La borsa con le mie cose è stata gettata sul sedile posteriore dell'automobile senza alcun riguardo; una maglia accenna ad uscire dalla cerniera semiaperta, mentre penso invece che svariate paia di boxer siano già cadute.

Tutto questo sa, ancora una volta, di déjà-vu. Come quando Nick veniva a recuperarmi al termine dei miei allenamenti in piscina. Allenamenti che per lungo periodo di sempre i medici sostennero essere salutari per la mia precaria condizione fisica, mentre invece non facevano altro che sovraffaticarmi, unico risultato che il nuoto riuscì mai ad ottenere su di me.

Nick se ne sta in silenzio, gli occhi fissi sull'asfalto, il volto rilassato. Come se per lui fosse normale avermi al suo fianco, e non un fatto al pari di una sorpresa alquanto inaspettata, come è invece per me. Abbasso le palpebre, poggiandomi con una lentezza estenuante al sedile, attento a non fare alcun rumore molesto nemmeno nel semplice atto di respirare. Non voglio che l'attenzione di Nick si ponga su di me.

Sempre con estrema cautela torco il collo nella sua direzione e, con le palpebre socchiuse, mi ritrovo ad osservarlo. So che non mi sarei dovuto aspettare nulla di diverso, in fondo è passato poco più di un mese dall'ultima volta che l'ho visto. Eppure, nel mio immaginario, mi ero figurato che quando avessi rivisto Nick (se mai lo avessi rivisto) il suo aspetto sarebbe stato diverso. Completamente diverso.

Evidentemente mi sbagliavo. Certo, un paio di occhiaie più solcate del solito vanno ad imporsi sotto i suoi occhi, grandi e luminosi come la penultima volta che li ho visti. "L'ultima volta erano decisamente più cupi, e freddi" penso trattenendo a stento un brivido sussultorio.

Subito ho pensato che quelle occhiaie fossero derivate dall'incremento di lavoro che la promozione deve aver probabilmente comportato nella sua vita, ma ora che le guardo meglio, noto un piccolo particolare a prima vista irrisorio che sicuramente sfuggirebbe a chiunque. Ma non a me, nossignore.

"Hai pianto?" chiedo tutto d'un tratto mentre una delle due metà nelle quali mi sono recentemente diviso mi prende a male parole.

Nick volta piano la testa nella mia direzione, un sopracciglio inarcato. Eppure le sue guance stanno prendendo colore: un colore chiaro, di poco accennato, ma abbastanza per poter essere visto.

"Hai pianto?" chiedo nuovamente, e lui si limita a fissarmi, chiudendosi in un assordante silenzio. "Le tue occhiaie" dico indicando le aree incriminate sotto i suoi occhi. Ma lui, chiaramente, vuole di più. Sospiro, affranto, passandomi una mano in mezzo ai folti capelli ancora sporchi dopo il lungo soggiorno passato in ospedale.

"Sono screpolate. Se fossero state dettate dalla mancanza di riposo, sarebbero state nere, ma lucide. Le tue invece sono quasi piagate. Come se un fiume vi avesse scorso al di sopra per tanto, tantissimo tempo. E dal momento che nessun fiume potrebbe chiaramente solcarti il volto" dico, sentendomi per un attimo padrone della situazione. "Ho dedotto che siano state salate e calde lacrime, a scolpirti"

Nick apre la bocca in una "o" muta prima di scuotere la testa, un occhio fisso su di me ed un altro inchiodato alla strada. Il rossore dalle sue guance sparisce, e una risatina sommessa fuoriesce dalle sue labbra.

"Da quanto è che mi stavi fissando, Hazza?"

Una stupida domanda come quella che mi ha appena posto, e il mio volto sembra andare letteralmente a fuoco. Incrocio le braccia al petto, stringendo quanto più forte mi è consentito stringere, nella speranza di darmi un vago contegno. Tale stupido, infantile gesto è sufficiente per scatenare una vera e propria cascata di risate da parte di Nick.

"Non cambierai mai, Hazza" commenta lui scuotendo la testa, e il sorriso che incurva le sue labbra ha qualcosa di vagamente malinconico celato dietro di sé. "Sempre pronto a dimostrare la tua spavalderia... per poi arrossire un secondo più tardi!"

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