Chapter 52

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*Louis' POV*

Sento Liam chiamare i nostri nomi, in lontananza. Lancio un'occhiata da sopra la spalla, torcendo di poco il busto, cercando di identificare la sagoma del mio migliore amico in fondo alla via.

"Sbrigati, Louis!" mi rimprovera Eleanor, strattonandomi per un braccio.

"Ma Liam-"

Lei sbuffa, quasi infastidita dal senso incompiuto delle poche parole con le quali l'ho interrotta. "Liam aspetterà; se vuole, che ci segua. Il negozio in cui ti sto portando chiuderà fra poco, temo, e non vorrei farti tornare a casa a bocca asciutta"

Corrugo la fronte, confuso. Sul viso di Eleanor è comparso uno strano ghigno malizioso. Deglutisco, chiedendomi cosa mai abbia in mente la ragazza che, con indicibile prepotenza, mi sta letteralmente trascinando all'interno di numerose vie.

"Tornare a casa a bocca asciutta? Eleanor, non c'è nulla che io debba comprare, per cui puoi-"

Lei si blocca su un lato del marciapiede, frenando così bruscamente da rischiare di farmi catapultare a folle velocità contro un passante, il quale non fa altro se non passarmi di fianco, scrutandomi indispettito.

"Harry ti ha fatto arrabbiare, sì?" chiede lei, conscia di riuscire così ad abbindolarmi, fino a condurmi al punto. Annuisco, un sopracciglio inarcato, chiedendomi in quale sorta di stregoneria sto andando a ficcarmi.

"Bene" accondiscende lei, annuendo a sua volta, gli occhi chiusi a conferirle un'espressione di serio dibattito interiore. Quando li riapre, quella nota maliziosa e piccante che le ho visto comparire in volto poco prima non sembra essere affatto sparita.

"Allora converrai con me che è giusto che Harry venga...". Si passa la lingua sulle labbra, inumidendole piano, rimuovendo una microscopica quantità di rossetto perlato rosa; ovvero il restante prodotto sopravvissuto a quelle poche foglie di insalata da lei mangiate poco prima.

"Punito" conclude poi, sorridendo sghemba, tornando ad afferrarmi per un polso e prendendo questa volta a correre, spedita per le vie del centro città.

Noto gli sforzi prettamente fisici che il suo corpo si sta ritrovando a compiere per condurmi in tempo a destinazione. Vorrei fermarla, e assicurarmi che vada tutto bene, ma so già che l'unico risultato che otterrei così facendo sarebbe una sonora, generosa lavata di capo.

Ho appena trovato sufficiente coraggio per aprire bocca, intenzionato a chiederle se per caso ci fosse qualcosa che non va, che lei si blocca dinnanzi all'entrata di uno strano negozio privo di merce esposta e dai vetri oscurati.

"Dove mi hai portato?" le chiedo, la bocca spalancata, piuttosto sconvolto di fronte all'inusuale aspetto esteriore dell'edificio che ci si para di fronte.

"Adesso lo vedrai" risponde lei, criptica, salendo i gradini in marmo, spalancando poi la pesante porta del locale, facendomi cenno di seguirla al suo interno.

Dopo che Liam ci ha finalmente raggiunti, piuttosto infuriato in seguito alla spericolata fuga rispetto alla quale ci eravamo entrambi sottoposti, almeno a sentire dire lui, ho visto i miei due migliori amici allontanarsi tenendosi sottobraccio- litigando.

Mi sono chiesto come possano due persone stare così esageratamente incollate le une alle altre, discutendo nel mentre. Arrivando a sputarsi reciprocamente addosso parole cariche d'odio che, la maggior parte delle volte, non vengono mai pensate davvero; scappano dalle nostre labbra, facendoci sentire impotenti di fronte ad un tale spesso e volentieri spiacevole fenomeno.

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