Capitolo 44 (✔️)

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I giorni volano e il lavoro ci sta riempiendo le giornate. Le modifiche da apportare alla macchina sono davvero tante ma il lavoro sta venendo alquanto bene. Meccanicamente, speriamo di aver finito, dobbiamo solo modificare l'assetto della macchina e stiamo aspettando le gomme. Dovevamo arrivare due ore fa ma il corriere ha sbagliato strada, più di una volta a quanto pare, e ci siamo dovuti concedere una pausa forzata. Mi stressa e mi sto seriamente arrabbiando. Non è la prima volta che capita una cosa del genere e dovrei esserci abituata. Ma, no, mi arrabbio sempre allo stesso modo. Sono degli idioti e stanno ritardando la fine dei lavori e la prova in strada della macchina prima della corsa. Dopo ancora venti minuti d'attesa, finalmente arriva il corriere con le gomme e non vanno via senza una bella sfuriata da parte mia. E la cosa bella è che se ne sono usciti dicendo che era la prima volta che capitava una cosa del genere a causa del posto sperduto nel quale ci eravamo rintanati. È stato fondamentale l'intervento di Chris per evitare che saltassi addosso allo spedizioniere dando il via ad una rissa. Sono troppo suscettibile in questo periodo, ma una parte della colpa è di quell'idiota che non sa usare il GPS. Gran parte della colpa, direi. Una volta sistemata la questione "gomme disperse per oltre mezza giornata" e calmato il mio bollente spirito, terminiamo all'assemblaggio della macchina. Le gomme sono perfette per l'assetto apportato; ora, non resta che provarla in strada. Faccio un giro intorno all'isolato per testare la manovrabilità e ne rimango entusiasta. Abbiamo fatto un buon lavoro considerando che la Dodge non è molto famosa per la facilità nel guidarla. Abbiamo montato un otto cilindri sovralimentato che sprigiona più cavalli di un motore normale e, in più, bombole di protossido d'azoto che aumenteranno la potenza del 60%. Almeno, speriamo lo faccia. La potenza, però, non è stata ancora testata. Non vorrei farmi beccare dalla Polizia a correre con una macchina per niente invisibile ed essere arrestata una settimana prima della competizione per guida "eccessivamente" eccessiva. Quindi, la proveremo stasera ad una di quelle famose corse clandestine brasiliane di cui tanto si parla e a cui noi siamo stati invitati. Non poteva andarci meglio di così. Invitati, si, perché qui, se non sei del posto, non ti ci fanno nemmeno mettere il naso ad uno dei loro "incontri" notturni a meno che, qualcuno all'interno, non ti inviti e dica che sei con lui. Altrimenti non si avrebbe mai la possibilità di parteciparvi. Ora la domanda è: perché ci hanno invitati? O meglio, perché mi hanno invitata? Perché, in poco tempo, è venuto fuori che conosco intimamente, per così dire, Dominic Toretto. In tutto ciò c'è un lato positivo ed uno negativo. Quello positivo è che non faremo nessuno sforzo a partecipare alle loro gare, quello negativo è che non mi va di essere sempre preceduta dalla fama di mio marito. Anche io ho una certa reputazione e quale occasione è migliore di questa per dimostrarlo?

Giunti alle gare, come assicurato, ci lasciano passare senza problemi. Ci avviciniamo al resto dei piloti e diamo un'occhiata prima di poter partecipare a qualche corsa. Le occhiate dei presenti sembrano volerci fulminare al solo avvicinarci alle loro auto. Presto, però, una conoscenza di Dom, spiega alla maggior parte di loro la nostra presenza qui. Nonostante ciò, restano ancora molto scettici.

"Ma cosa credono? Che siamo sbirri?" chiede Chris, spazientito dall'atteggiamento dei presenti.

"Come ti saresti comportato se uno qualunque avesse partecipato alle corse nella nostra zona?" chiedo di rimando. La sua espressione gli indica la risposta. È una normale reazione, anche io avrei reagito male se avessi visto uno sconosciuto nella mia zona, nonostante un lasciapassare come il nome di Dom. Una raccomandazione non basta ad eliminare ogni tipo di dubbio, ma una corsa, forse, si. Decido di partecipare alla prossima per testare, finalmente, la potenza della Challenger. Pochi secondi, mezzo miglio in rettilineo e la gara finisce decretando la mia vittoria. Scendo e raggiungo i ragazzi sotto gli sguardi stupiti di tutti. Ci sono abituata, sono anni che vengo giudicata solo perché sono una donna e, ormai, non ci faccio più caso.

"Ottimo, è pronta per la competizione di venerdì." dice JD.

"Non ne sono tanto sicura." Sul rettilineo, qualsiasi auto se la cava egregiamente, ma come si comporterà su un circuito? La gara si svolgerà all'interno di una pista adibita proprio a questo tipo di competizioni. Curve e tornanti per auto che superano i duecento chilometri orari. "Preferisco fare ancora un'ultima prova, prima di venerdì." spiego.

"E dove?" chiede stranito, più che curioso, JD.

"Fuori strada. Ci sono parecchie zone dove è possibile provare la macchina. Ho fatto un giro poco dopo il mio arrivo qui."

"Non dici sul serio, vero?" chiede Paul.

"Invece sono serissima. Se la Challenger si comporta bene anche su una pavimentazione irregolare come quella, anche dopo aver azionato il protossido, non avremo problemi in pista."

"Sai, vero, che se la prova non dovesse andare bene, potresti anche saltare in aria?"chiede quasi arrabbiato JD.

"E' un rischio che, purtroppo, devo correre. Sei stato tu a dirmi di non arrendermi senza provare, no? Ed è quello che sto facendo." ribatto, acida.

"Si, ma non ricordo di averti mai detto di suicidarti." dice, facendo nascere sui nostri volti cupi, un sorriso divertito.

"Forse non ho mai vinto questa corsa proprio perché, non spingendo la macchina ai suoi limiti, non abbiamo mai saputo se realmente avesse dei limiti. Ci siamo affidati al caso, ed è un errore. Stavolta, facendo così, magari vinco, chi lo sa."

"Tu sei completamente andata di matto. La provo io."dice Paul.

"Scordatelo! Sono io a gareggiare e sono io a fare i test. Devo guidarla secondo i miei standard e, di conseguenza, modificarla secondo i miei standard. Comunque apprezzo il tuo gesto di cavalleria." dico dando una pacca sulla spalla di Paul.

"Ok, sei tu il capo." dice, rassegnandosi. Non nego di non essere preoccupata, ma l'auto va provata su una pavimentazione irregolare prima di poter dire che è ottima anche per le gare in pista. Almeno, per me, è così.

Il sole si è alzato velocemente stamattina, e noi lo abbiamo seguito senza perdere tempo. Siamo ai piedi di una "sierra", alture che si estendono per tutta la regione, e che sono perfette per le prove fuori strada. Non perdiamo tempo prezioso e subito controlliamo l'auto prima di dare il via all'ultimo test drive. Dopo questa prova, non ci sarà più tempo per le modifiche anche perché c'è il rischio che non ci sia più io. Se fossimo stati a San Juan, forse, sarebbe stato diverso. Lì conosco a memoria ogni centimetro di pavimentazione fuori strada e la percorrerei a occhi chiusi. Qui è diverso, devo fare attenzione soprattutto ora che è il momento di provare il protossido d'azoto. Non appena l'auto riceve la spinta del Nos, l'auto diventa un purosangue, che però in pochi attimi si lascia domare e guidare con facilità. La prova sembra essere stata superata con successo, ma non amo cantare vittoria prima del dovuto. Rientriamo al garage, ancora elettrizzati dalla prova, quando ricevo una telefonata da Dom. Era ora che si facesse sentire.

"No, non preoccuparti, non sono scomparsa. Non ti sbarazzerai di me tanto facilmente."

"Come va con l'auto? Quale hai preso?"

"Perché tutto questo interesse?"

"Perché rispondi alle domande con altre domande?"

"Ah,ah,ah... Non vieni a vedermi correre? Non saprai nulla della macchina."

"Ok, allora non voglio saperlo, non m'importa."

"Ah, davvero? Quindi hai deciso di non venire?"

"Non posso assicurarti niente."

"Dom, si tratta di me, non di qualcun altro di cui puoi anche non fottertene niente. La gara è tra poco meno di tre giorni!"

"Mi dispiace, piccola. Ma non posso prometterti che ci sarò."

"Ok, senti... adesso ho da fare, magari ti chiamo io, ok? Ciao." concludo la telefonata arrabbiata e frustrata. Ma non voglio essere tesa prima della gara, quindi è meglio se riprendo questo discorso dopo la competizione. "Dio, che caldo. Non ce la faccio più! Sto per scoppiare!" Vado vicino a dove è collegato il tubo dell'acqua, lo sgancio, e, sotto la fontana, adesso c'è la mia testa con questi lunghi, troppo lunghi, capelli che in questo momento odio a morte. Anche se a dirla tutta, in questo momento odio tutto. Sapevo di non dover venire, ma considerando che sono in pista per ballare, fra un po' si balla. Al diavolo Dom. Di lui me ne occuperò a gara terminata. Ma fino ad allora non voglio alcuna distrazione, il che significa che non voglio sentire ne lui ne chiunque altro possa farmi perdere la concentrazione. È troppo importante per me riportare un buon risultato in questa gara. Troppo.

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