Capitolo 67 (✔️)

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SAM'S POV

Il pianto isterico di ieri mi ha permesso di riposare qualche ora anche se, aver dormito, è una parola troppo grossa da poter usare. Guardo l'ora sul mio cellulare e, nonostante siano appena le sei e trenta del mattino, decido di alzarmi e, in silenzio, per non svegliare mio cugino e la sua famiglia, mi preparo per uscire e raggiungere l'officina. Ho bisogno di non pensare e il lavoro, a volte, aiuta. Speriamo sia in grado di farlo anche oggi. Mi sento moralmente a pezzi e non credevo che potesse succedere tutto quello che ieri è successo, non mi aspettavo niente di tutto quello. Solo ripensarci mi riporta a stare male e credo che non supererò la cosa tanto facilmente. Ma cercherò di fare quello che da sempre mi riesce meglio, nascondere le mie emozioni dietro una maschera per evitare di sembrare troppo fragile agli occhi di chi, invece, mi crede una donna forte. Ma non lo sono mai stata e non penso lo sarò mai, ho sempre finto alquanto bene a tal punto che me ne sono auto convinta. Devo riuscire a rialzare quel muro che per mesi mi ha protetta e che troppo velocemente ho concesso di buttare giù. A questo punto, credo di poter affermare che non ero ancora pronta per buttarmi in un'altra storia. Ma l'amore è un sentimento in cui ho sempre creduto e vedevo come rimedio per ogni male. Anche se era malato, anche Iago, a modo suo, mi amava e, a modo loro, anche i miei genitori. Ma con Dom è stato diverso. Mi sono persa nel suo sguardo troppo facilmente e, forse, è stata colpa di quello che era successo mesi prima. Avevo bisogno di ritornare a credere che potesse esistere qualcuno che mi avrebbe amata nel modo giusto, nel modo che dicevo io. Credere, una parola che dal mio dizionario è stata strappata, perché ormai non credo più. Non credo che ci possa essere un lieto fine per me e non credo che potrei più fidarmi di qualcun altro. Amo quell'uomo con ogni fibra del mio essere e non penso che riuscirò a cancellare questo sentimento tanto facilmente. È stato l'unico uomo, in tutta la mia vita, a farmi sentire di nuovo una donna e non solo un oggetto. Sono arrivata in officina e mi rinchiudo nell'ufficio di Ryan per potermi distendere sul suo divano, considerando che nel mio ufficio/sala progetti non ne ho più uno. Com'è cambiata la mia vita in questi anni. Ho sempre cercato l'indipendenza e, dopo averla trovata, mi ritrovo a dipendere da un uomo che, proprio ieri, mi ha delusa. Nonostante mi sia ripromessa di non versare più nemmeno una lacrima, lo sto rifacendo pensando a quello che è stato e a quello che, forse, non ci sarà più.

RYAN'S POV

Me ne frego altamente di quello che Samantha mi ha vietato di fare e, appena sveglio, raggiungo la fonte del malessere di mia cugina. Non posso vederla in quello stato, le voglio bene come se fosse mia sorella e la considero tale. Perciò devo salvaguardare i suoi interessi ed evitare di farle commettere uno sbaglio di cui, ne sono certo, se ne pentirà per il resto della vita. Sono riuscito a convincerla a restare ancora qualche giorno con la scusa di finire un lavoro che, in verità, avrei potuto benissimo terminare da solo. Ma lasciarla partire avrebbe implicato rendersi invisibile per molto tempo, non solo allo sguardo di Dom, ma anche al mio. Sarebbe, come minimo, sparita per un po' e solo Dio sa dove si sarebbe rifugiata. Da ragazzina, il suo nascondiglio preferito, era la casa di nonno Marcus e forse lo sarebbe stato anche adesso, visto il rapporto che c'è tra i due. Ma, infondo, non lo sapremo mai, perché ho intenzione di risolvere questa questione, che lei lo voglia o no. Sono un Torres anche io e lei non è l'unica testarda della famiglia. Ho notato che, quando sono uscito, lei già non c'era e spero che, come lei, anche suo marito sia già in officina, perché so per certo che lei è nella nostra, quello sarebbe anche il mio rifugio. Quando raggiungo la mia destinazione, tiro un sospiro di sollievo vedendo la macchina di Dom parcheggiata al solito posto e la grata dell'officina già alzata. Parcheggio e lo raggiungo, sperando di riuscire a far ragionare almeno lui. Quando mi vede entrare, senza dire nulla, si avvicina con lo sguardo perso, di chi ha lasciato andare la cosa più importante della sua vita, e forse è così.

"E' già andata via, vero?" chiede con voce stanca. Nemmeno lui è riuscito a dormire, come Samantha del resto che è stata sveglia tutta la notte. Lo so perché verso le tre sono andato a controllare e lei era seduta, dandomi le spalle, con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra. Spero non sia rimasta li tutto il tempo.

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