Capitolo 56 (✔️)

5.1K 228 1
                                    

Un altro giorno è iniziato e ho già raggiunto l'officina ma, a quanto pare, sono la prima a varcarne la soglia. I ragazzi non sono arrivati quindi ho un po' di tempo per ammirare la splendida meccanica di questa DB9. Oggi non ho intensione di farmi travolgere dai ricordi per poi starci male, ma vivere il presente con un sorriso sulle labbra. Apro il cofano anteriore della Aston ammirandone il magnifico motore a 12 valvole. Questa volta, però, le nostre mani non ne toccheranno lo splendore ma ci occuperemo solamente delle sospensioni e della parte aerodinamica. Nell'udire dei rumori, mi dirigo verso lo spiazzale adiacente l'officina dove mi accorgo dell'arrivo dei ragazzi. Ci sono tutti e sembrano di ottimo umore, forse perché il lavoro assegnatoci da Hortez non ci sfinirà come ha sempre fatto. Appena si accorgono di me, i loro sorrisi si allargano cominciando a prendermi in giro per il mio non essere mai stata puntuale. Ricordo tutte le volte che li raggiungevo dopo ore perché reduce da una serata frenetica passata tra corse e alcool e quindi non riuscivo ad alzarmi presto e essere li prima di tutti.

"Cosa è successo alla nostra Sam? La vita a Los Angeles ti ha resa mattiniera?" dice, scherzando, JD che provoca la risata di tutti e mettendomi di buon umore. C'è una piccola possibilità che le cose possano ritornare come prima della mia partenza. Mantenendo il nostro buon umore, aspettiamo il corriere con i pezzi di ricambio che ci serviranno. Il nostro ordine comprende: cerchi in lega da 19 pollici diamantati in argento: pinze freni carboceramici rosse; presa d'aria in fibra di carbonio; per esaltare l'eleganza dall'auto abbiamo ordinato anche un kit sottoporta e un kit di grigliette, anteriori e posteriori; frangivento per una guida sportiva; distanziali da 10 mm; un nuovo kit sospensioni; un nuovo treno di gomme. Tutto questo da montare entro lunedì, giorno del ritiro dell'auto. Non è moltissimo tempo però non è nemmeno tantissimo lavoro quello che dobbiamo fare e se l'ordine ci fosse stato recapitato oggi stesso sarebbe stato magnifico. Il problema è che, l'agenzia incaricata di spedirci i pezzi, ci ha appena telefonato scusandosi dell'inconveniente e dicendoci che il corriere non sarebbe potuto partire prima di stasera. Cose che capitano purtroppo e, senza perdere tempo utile, decidiamo almeno di smontare quello che va sostituito. Alziamo la DB9 sul ponte e, muniti di tanta buona volontà, iniziano i lavori. Era da tanto che non mi sporcavo le mani di grasso ed è una sensazione unica che solo un meccanico può provare. Aver lasciato questa possibilità ad altri mi fa solo venire più voglia di lasciare l'ufficio e di ritornare al mio unico e vero lavoro. Mentre siamo impegnati con lo smontaggio delle ruote, Paul, mi informa di una gara a staffetta, particolarmente diversa da quella a cui solitamente partecipiamo. Quattro vetture partono dal punto prescelto, dopo quattro miglia percorsi su strade cittadine, a cui viene dato il cambio dal compagno di squadra di cui, però, non si conosce l'identità. Domanda di fondamentale importanza: come si riconosce il proprio compagno? Secondo JD è semplice; prima dell'inizio della gara ci verrà comunicato il colore del nastro, posto sul retro della macchina, scelto per contraddistinguere il partner. Quindi, a quanto ho capito, sarà il giudice di gara della serata a formare le coppie. Parteciperanno anche Paul e JD, che in merito a chi è il migliore, aprono un dibattito che non ascoltavo da tempo. Passare del tempo con i propri amici è qualcosa che non conosce paragoni. Dopo aver smontato tutto per poter, poi, posizionarvi i pezzi di ricambio, e dato loro conferma della mia partecipazione alla corsa di stasera, raggiungo Amanda che mi ha invitata a cenare con lei e la piccola Sophia per un'uscita solo donne. Ma prima di poterle raggiungere, mi dirigo a casa per una doccia veloce e per poter indossare qualcosa di comodo anche per la gara di stasera. Dopo un'ora, arrivo al pub dove io ed Amanda ci eravamo date appuntamento, trovando, lei e la bambina, già li ad aspettarmi. Ceniamo stranamente in pace, considerando che mi sarei aspettata l'apertura di quel discorso che ancora non sono pronta ad affrontare. Ma, non appena lasciamo il pub per passeggiare sulla lungomare, mi accorgo di aver decisamente cantato vittoria troppo presto.

"Hai sentito Dom?" chiede senza troppi giri di parole. Sono tre giorni che non lo sento e, nonostante mi aspettavo qualche comportamento dettato dall'istinto, come raggiungermi qui il giorno dopo cercando inutilmente di riportarmi a casa, non ha più cercato di mettersi in contatto con me, dopo quelle tre parole che, di sfuggita, gli ho sentito dire, rubando il telefono dalle mani di Mia mentre stavamo parlando. Con finto menefreghismo, scrollo le spalle e, muovendo la testa, le rispondo di no.

"Non m'importa, anche perché sto prendendo seriamente in considerazione l'idea di chiedere a Ryan di poter gestire le due officine da qui." È un idea che mi ronza in testa da ieri, ma non so se è la cosa giusta da fare. Di scatto, vedo Amanda fermarsi e guardarmi come se le avessi svelato il segreto del Sacro Graal. Sbalordita, mi sta fulminando con lo sguardo e penso proprio di sapere a cosa stia pensando.

"Toglitelo dalla testa, capito?! Non puoi semplicemente cambiare pagina a tuo piacimento ed evitare, così di risolvere la cosa!" dice, mentre mi guarda con occhi pieni di rabbia. Penso di non averla mai vista così, prima d'ora.

"Nel mio caso, sto pensando di cambiare proprio libro." Non riuscendo a tenere a freno la lingua, la faccio arrabbiare ancora di più, tanto che per un istante quello che ha detto mi ha fatta sentire come se avessi condannato il mondo alla rovina.

"Non si tratta più solo di te e di Dom. Adesso, c'è in ballo un'altra vita. Non riesci a capirlo?" le sue parole mi trafiggono l'anima e non so più a cosa aggrapparmi per cercare di convincere me stessa che non sono io ad aver commesso un errore.

"Non ho mai concesso a nessuno il lusso di parlarmi in quel modo, mio padre e mia madre inclusi. E, poi, se avesse voluto risolvere la cosa, avrebbe fatto qualcosa." Cercando di non scivolare sulla lastra di ghiaccio che, sola, mi sono creata.

"Perché ti conosce abbastanza da sapere che in questo stato sei intrattabile!" sbotta, decisa a farmi cambiare idea.

"No, ti sbagli. Se mi conoscesse almeno un po', avrebbe riflettuto prima di aprire quella diavolo di bocca. Lui non mi conosce come, in fondo, io non conosco lui. Diciamoci la verità, tutto quello che è successo è la dimostrazione che non siamo fatti per stare insieme e che abbiamo fatto il passo più lungo della gamba!" adesso sono io a perdere la pazienza, perché nessuno sa quello che sto provando io in questo momento. Tutti pensano che sia io la stupida che si lascia scappare l'uomo dei sogni. Ma si sono chiesti come mi sento io in questo istante? Non possono continuare a pensare che sia solo io quella fatta male.

"E' assurdo quello che sei arrivata a pensare. È impossibile, tu sei impossibile!" Dice con tono decisamente più basso di quello che abbiamo usato negli ultimi minuti. Non le rispondo, anche perché mi sentirei solo peggio di così. Cambiando completamente discorso, le chiedo se anche lei ci sarà stasera e, senza esitazione, mi dice che non potrebbe mancare per nulla al mondo, sapendo che una matta, incinta, alla guida di un mostro da mille cavalli corre per le strade di San Juan. Riesce a strapparmi un sorriso ma senza distogliere l'attenzione da tutte quelle parole che mi ha buttata contro. Passeggiamo ancora un po' prima di decidere di passare a casa per poi raggiungere i ragazzi nel distretto di Santurce, a est di San Juan. In questa zona sono molto frequenti gare come quella a cui parteciperemo stasera perché Santurce è piena di diramazioni, strade che è possibile usare per seminare la polizia. Gareggiare in strade cittadine è sempre pericoloso quindi è meglio farlo lontano da dove abiti così si ha più tempo per confondere gli sbirri e avere la strada libera senza essere seguiti. Ho ancora un po' di tempo prima di raggiungere JD e gli altri quindi decido di uscire e passeggiare in spiaggia. Non molto lontano da casa mia, mi siedo in riva all'oceano contemplandone l'immensità. Immensi sono anche tutti i miei pensieri ed è inevitabile, seduta qui, non far riaffiorare mille ricordi legati a questo luogo. La prima volta che i nostri occhi si sono incontrati, tutte le discussioni avvenute e il matrimonio. Mi chiedo il motivo per il quale non ha deciso di tirarmi su dal mio abisso, perché ha deciso di lasciarmici sprofondare. Non avrà mica rinunciato a lottare per me? Ma, alla fine, perché biasimarlo, io non sto facendo assolutamente niente per riallacciare un dialogo con lui. Adesso, a distanza di un anno da quando tutto è iniziato, mi ritrovo sola, come mai mi sono sentita prima.

Un amore a 200 all'ora.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora