Capitolo 80 (✔️)

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Sono passate due settimane dal mio rientro in officina e le cose sono rimaste immutate, tra me e Dom. Sicuramente, passa più tempo a casa e, quindi, con suo figlio, ma tra di noi, gelo assoluto. Non ci rivolgiamo nemmeno un cenno e la situazione sta diventando insostenibile. In officina, invece, il nuovo acquisto, ha cominciato a farmi la corte. Assurdo, ma, a dirla tutta, non mi dispiacciono queste attenzioni. Le avrei preferite da qualcun altro, ma, almeno Jason mi sta facendo sentire di nuovo una donna. Ogni qual volta raggiungo l'officina mi riempie di complimenti e spesso, durante la pausa pranzo o caffè, passiamo del tempo insieme iniziando a conoscerci un po' di più. Qualche giorno fa ne ho parlato con Mia, che, giustamente, mi ha fatto notare che non dovrei dargli modo di pensare che possa esserci qualcosa in più tra di noi, almeno che io non voglia che questa conoscenza non si trasformi in qualcos'altro. Mi sono sentita in colpa per questa cosa, perché, nonostante il periodo che stiamo passando, non avevo, e no ho, mai pensato di tradire Dom. Se lo meriterebbe dopo tutto, ma non ci riesco. Non riesco nemmeno a pensare a qualcun altro al mio fianco che non sia lui. Così, stamattina, ho deciso di parlare con Jason e di scusarmi se gli ho dato modo di pensare a qualcosa di diverso da un'amicizia. Ma, il caso ha voluto, che io sia sommersa di lavoro qui in ufficio e che lui sia sommerso di lavoro in officina. Oggi stanno riassemblando la Pontiac e, giù, c'è il delirio più assoluto. Ryan si è dovuto assentare per qualche ora, quindi mi sono dovuta accollare anche il suo lavoro e, come se ciò non bastasse, ci hanno commissionato anche un nuovo lavoro. Oggi, non credo avrò il tempo di parlare con Jason, ma so che devo farlo prima che le cose degenerino. Mio cugino è tornato poco prima delle sei, giusto in tempo per l'ultimo controllo giornaliero all'assemblaggio della Pontiac. Accertatici della situazione, i ragazzi sono finalmente liberi di tornarsene a casa, e del resto, anche noi. Esco dall'ufficio, dirigendomi al SUV. Sistemo Ray nei sedili posteriori e, quando sto per entrare in auto per andare via, la voce di Jason mi invita ad aspettare.

"Jason, non sei ancora andato via?" chiedo, sorridendogli.

"Avevo bisogno di parlarti." Avvicinandosi.

"Anche io, a dire il vero." Ammetto. O adesso, o mai più. "Senti, io..."

"Tu mi piaci, Sam. E in queste settimane ho capito che anche per te è lo stesso."

"Ehi, no, frena!" allungando le braccia, quasi a mettere della distanza. Dio, ho sbagliato tutto.

"Che significa, Sam?" avvicinandosi ancora di più. Mi ritrovo ad indietreggiare fino a non potermi muovere oltre. "Dammi una possibilità." Avvicinando il suo volto al mio.

"Fermo. Allontanati, Jason." Ringhio tra i denti. Allungo le braccia per spingerlo via, ma non è intenzionato a muoversi. "Sono una donna sposata, Jason. Amo mio marito, quindi vattene." Insisto.

"Hai sentito, Jason? Vattene!" la voce di Ryan mi fa tirare un sospiro di sollievo. Vedo il ragazzo di fronte a me, alzare le mani in segno di resa ed allontanarsi prima che Ryan lo inviti a ritornare indietro e sgomberare la sua area di lavoro. Dio, mi sento in colpa. È solo a causa della mia stupidaggine se adesso mi ritrovo a piangere e a sentirmi in colpa per tutto. Per Dom, per Jason e anche per Ryan, che ha appena licenziato l'esperto elettronico del mio settore. Piango, perché non riesco a fare altro. Sono settimane che mi tengo dentro tutto questo, e solo adesso ho capito che l'unica persona con cui avrei dovuto parlare fin dall'inizio era solo Dom. Mio cugino si avvicina, aspettandomi una di quelle discussioni sul mio essere poco professionale e di aver causato il licenziamento di un povero ragazzo caduto tra le grinfie di una donna in depressione. Ma non arriva niente di quello che mi ero immaginata, anzi. Vengo avvolta dalle sue braccia, il che mi fa chiaramente capire che non ce l'ha con me. Continuo a piangere finché non mi invita a tornarmene a casa e di dormirci su. Dopo essermi calmata, accetto il suo invito ma scelgo come destinazione Echo Park. Tanto lo so che è li. Dobbiamo chiarire tutto questo una volta per tutte e devo dirgli ciò che è successo. Ne va della mia sanità mentale. Quando raggiunga la mia destinazione, come credevo, sono tutti già qui, le loro auto sono tutte fermi nel viale di casa. Scendo dal SUV con in braccio mio figlio e vado spedita verso Mia che sta venendo nella mia direzione. Ci fermiamo all'ingresso del viale, dove, ancora con le lacrime agli occhi, le spiego, a grandi linee, ciò che è successo permettendomi di lasciarle Ray e di raggiungere Dom per potergli parlare. Lo raggiungo vicino al barbecue, intento a preparare la cena per tutti. Non so se in questi 'tutti' ero inclusa anche io, ma credo proprio di no. Mi lascio questa amara consolazione alle spalle, adesso devo affrontare una questione più importante: salvare il salvabile. Una volta alle sue spalle, richiamo la sua attenzione.

"Dom." lo richiamo con la voce ancora provata dalle lacrime. Lo vedo irrigidirsi, forse perché ha notato il mio tono di voce. "Ho bisogno di parlarti." Gli comunico. Lascia ciò che stava facendo nelle mani di Roman, proprio accanto a lui, prima di invitarmi a seguirlo all'interno. Camminiamo verso la cucina, lontano abbastanza dal resto del gruppo. Mi lascia entrare mentre lui si ferma accanto alla porta. Mi affretto a bere un bicchiere d'acqua cercando di trovare le parole e di non ricominciare a piangere.

"Ti ascolto." Rompe il silenzio, forse troppo presto perché mi ritrovo a boccheggiare in cerca delle parole giuste.

"Io- io non so cosa sia successo tra di noi. Forse sarà stata anche colpa mia, ma davvero, non lo so." cercando di prendere fiato, continuando a dargli le spalle. "Sei diventato freddo, distaccato e mi hai messa da parte." Continuando a stringere il bicchiere che ho tra le mani. Decido di raccontare tutto dall'inizio, sperando che mi ascolti e che non dia di matto prima di avergli spiegato tutto. "Due settimane fa, il giorno dopo il nostro primo anniversario, che tu hai dimenticato ma che io ho passato a piangere, Ryan mi ha presentato un nuovo membro dello staff." Ingoiando il nodo che ho in gola, trattenendo le lacrime solo al pensiero di quella notte raggomitolata su me stessa a piangere mentre la persona che amo non era accanto a me. "Mi ha riempita di complimenti, mi ha fatta sentire apprezzata così come tu non hai fatto in questo periodo." Ritrovandomi ad asciugare una lacrima.

"Ci sei andata a letto?" chiede, ringhiando. Sorrido, amaramente, alla sua domanda, perché, forse, qualcun'altra, al posto mio, lo avrebbe fatto. Mi volto verso di lui e lo vedo terribilmente teso, con i pugni talmente stretti da far sbiancare le nocche, con altre lacrime a solcare il mio viso.

"No, Dom, ma oggi ha provato a baciarmi." Passandomi una mano sulle guance bagnate. "Mi ero resa conto che forse aveva cominciato a fraintendere ciò che stava succedendo. Stamattina sono andata in officina con l'intenzione di chiarire con lui, ma quello che è successo poco fa, mi ha colta come un fulmine a ciel sereno. Mi sono resa conto che avevo sbagliato tutto e, soprattutto, avevo sbagliato con te. Dovevo chiederti prima quello che stava succedendo tra di noi, perché è stato orribile per me, queste settimane, vedere te evitarmi come la peste. Sono arrivata anche a pensare che mi avessi sostituita, Dom." riprendendo inesorabilmente a piangere. Mi giro di nuovo verso il piano posto al centro della cucina di Mia, sorreggendomi con le braccia e chinando il capo. Mi sento cingere i fianchi, prima di sentirlo parlare.

"Dopo la nascita di Ray, pensavo avessi bisogno di tempo per abituarti al cambiamento. Non credevo di averti fatta sentire così. È colpa mia, tutto lo è e se, non mi fossi comportato così, questo tipo, adesso, non rischierebbe di ritrovarsi in ospedale." Facendomi sorridere involontariamente. "Mi dispiace, piccola. Mi dispiace tanto, e per rispondere a ciò che hai detto prima, no. Non ho mai nemmeno pensato di sostituirti." Costringendomi a girarmi verso di lui e a guardarlo negli occhi. "Ti amo, Sam. E mi faccio schifo per non avertelo dimostrato in questo periodo e di più per aver dimenticato il nostro anniversario. Perdonami." Portando le sue mani ad accarezzarmi le guance. Mi ritrovo a piangere avvinghiata al suo torace, mentre lui mi stringe in un abbraccio carico di scuse, pregandomi di smetterla di piangere. Che stupida. Mi sarei potuta risparmiare tutto questo, se solo gliene avessi parlato prima.

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