Capitolo 49 (✔️)

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Dopo venti infernali ed interminabili ore di viaggio, rivedere casa mi mette incredibilmente di buon umore. Per tutto il viaggio non ho fatto altro che lamentarmi e abbiamo discusso più volte, almeno fino a quando uno dei due non si addormentava quando non era alla guida. Non credo che starò mai più a sentire una sua idea, mai più, giuro. È stata la cosa più stupida che avessimo mai fatto. Ma finalmente siamo a casa e, dopo una bellissima doccia rigenerante, ci dirigiamo a casa da Mia e Brian. Seduti in veranda, non appena ci vedono accostare al ciglio della strada, si precipitano a salutarci. Il piccolo Jack è cresciuto tantissimo in quasi due mesi ed è più bello di quando sono partita. Non appena entriamo e ci accomodiamo nel salone, cominciamo a raccontare tutto quello che è successo in queste settimane, tra la Brasilia Racer e l'infernale viaggio. Non mancano le risate e le battute che rendono il mio umore sicuramente più buono, considerando che non riesco a non avercela a morte con Dom. È così in questo periodo, tutto quello che succede mi rende così nervosa e, nemmeno a farlo a posta, è quasi sempre Dom a farmi perdere le staffe. O sono io che preferisco prendermela con lui invece che con altri. L'atmosfera si è alleggerita e parlare con Dom è diventato più facile, o parlare con me lo è diventato. Comunque, è da quando abbiamo messo i piedi sull'asfalto del viale di casa nostra, che non stiamo litigando anche solo per il ticchettio dell'orologio. Sto seriamente diventando paranoica. In più ci si mette il fatto, che mi vedo grassa e, considerando che i miei jeans preferiti mi vanno stretti, sono ingrassata sicuramente. Questo è, tra l'atro, uno dei vari motivi per il quale abbiamo discusso per quasi tutto il viaggio. Anche Dom è del parere che stia decisamente diventando paranoica. Le sue opinioni sono state l'altro motivo dei nostri litigi, ovviamente. E appena ha la possibilità di iniziare un discorso sul fatto di mangiare tanto o meno, eccolo che tira fuori la mia "paranoia" sull'essere ingrassata. Non potrebbe semplicemente farsi gli affari suoi ed evitare di farmi sentire a disagio? No, non può ed è quindi naturale che io mi arrabbi.

"Ma non è affatto vero che sei ingrassata." dice Mia per farmi calmare. Misero tentativo visto che, sapendo di aver preso peso, mi sto arrabbiando di più.

"So di essere ingrassata, vi prego non dite il contrario. Non mi accetto così anche se sono solo un paio di chili. Posso sentirmi a disagio con il mio corpo o non mi è concesso?" dico alzandomi e uscendo fuori per calmarmi. Ultimamente riesco a perdere la calma in continuazione e mi rendo conto che non è affatto una bella cosa. Devo rilassarmi ed evitare di esplodere alla prima occasione. Mentre sono ancora sotto il porticato, in piedi con lo sguardo rivolto verso le montagne, sento la porta aprirsi. Dom si ferma proprio accanto a me e, per qualche secondo, mi guarda senza proferire parola.

"Si può sapere cosa ti prende?" chiede, con preoccupazione e non con rabbia considerando il modo in cui ho risposto a sua sorella poco fa.

"Non lo so, sono stanca e facilmente irritabile. Non volevo rispondere così, prima."

"Ascolta, non capisco il motivo per il quale sei così dura con te stessa. Sei ingrassata, ok..." mi giro quasi di scatto e gli lancio un'occhiataccia, facendo si che sul suo viso nasca un sorriso divertito "ma sei bellissima così. Non c'è niente che non vada in te e, seriamente, non dovresti per niente sentirti a disagio con il tuo corpo." conclude tenendomi per i fianchi e baciandomi la fronte. Questo gesto cancella tutte quelle venti ore di odio profondo nei suoi confronti, facendomi capire che, nonostante mi sia comportata stupidamente, non ce l'ha mai avuta con me. Dopo poco, ritorniamo in casa e mi precipito a chiedere scusa a Mia per quello che ho detto e, soprattutto, per come l'ho detto. Mi abbraccia facendomi sentire subito meglio. Non passano nemmeno un paio d'ore che ci raggiungono anche Roman, Han e Gisel per cenare tutti insieme dopo un bel po'. La serata passa tranquilla tra risate e racconti su questo periodo, fino a che non sono costretta, dopo quasi due giorni d'assenza, a correre in bagno per svuotare il mio stomaco totalmente. Dom mi raggiunge quasi subito e, mentre mi tiene i capelli, continua a ripetermi di dover consultare un medico e che lo sto facendo spaventare a morte. Anche Mia ci ha raggiunta e, insieme, decidiamo di recarci proprio domani da un dottore. Ritorniamo a casa e, dopo essermi sistemata per la notte, abbracciata a Dom, mi addormento quasi subito.

Sono le otto del mattino e Dom dorme ancora, avendo deciso di prendersi la mezza giornata libera e di raggiungere i ragazzi all'officina solo nel pomeriggio. Dopo essermi preparata e dopo aver aspettato Mia, raggiungiamo lo studio medico. Una volta li, l'infermiera mi fa entrare in una piccola stanza e mi fa accomodare su una poltrona per prelevarmi il sangue e per misurarmi la pressione sanguigna. Dopo poco entra un uomo che si presenta come il Dottor Scott e comincia a visitarmi. Prima ascolta il mio respiro con lo stetoscopio e poi mi tasta ripetutamente la pancia. Non dice molto una volta finita la visita, solo di ritornare nel pomeriggio, quando le analisi saranno pronte, e mi spiegherà tutto. Io e Mia, uscite dallo studio, andiamo a fare colazione visto che non ho potuto mangiare nulla perché dovevano prelevarmi il sangue, ed ora sono affamata. Cosa per niente strana in queste sei settimane. Passiamo tutta la giornata in giro per Los Angeles prima di ritornare a prendere i risultati delle analisi. Tornate dal medico, ci riceve dopo pochi minuti dal nostro arrivo e la sua espressione non mi sembra per niente preoccupata, quindi posso per adesso sentirmi un po' più sollevata e sperare che sia solo una banale influenza stagionale e niente di più grave. Ci accomodiamo sulle poltrone di fronte alla scrivania del Dottor Scott e aspettiamo impazienti di sapere quello che mi sta succedendo.

"Allora, Signora Toretto. Come avevo intuito dalla visita, non è niente di grave e anche le analisi lo confermano."

"Quindi non è nulla di cui preoccuparsi?" chiede Mia, anche lei sollevata dalla notizia.

"Assolutamente, anzi dovreste festeggiare. Congratulazioni, Signora. Lei è incinta!" conclude. Alle parole del medico, rimango senza fiato, immobile senza quasi più respirare. Non posso crederci e mi riesce difficile farlo. Ancora immobile, Mia e il dottore aspettano impazienti di sapere quello che mi sta passando per la testa.

"Signora, si sente bene?" chiede il Dottor Scott.

"S-si, certo. Ne è sicuro?" chiedo di rimando.

"Sicurissimo. Dovrebbe fare solo un'ecografia per sapere con esattezza di quante settimane è ma, a prima vista, credo che si tratti della sesta o la settima."

Sesta o settima. Sono partita sei settimane fa, ci siamo trasferiti nella casa nuovo una settimana prima, può essere successo solo quando ci hanno comunicato che ci avrebbero venduto la villetta. Sono ancora sconvolta dalla notizia e, quando lasciamo lo studio con i risultati delle analisi, chiedo a Mia di non dire nulla fino a quando non sarò certa che il medico non si sia sbagliato. Non voglio che ricapiti quello che ho passato prima del matrimonio quindi non lo diremo a nessuno. Sicuro come la morte, prima di poterlo dire a qualcuno devo cominciare a crederci io.

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