Capitolo 74 (✔️)

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Seduta in giardino, aspetto impaziente l'arrivo di Dom. Sono stanca di dover continuamente lottare per quel che mi appartiene ricevendo in cambio solo rimproveri sul mio essere gelosa e possessiva. Non può avere due piedi in una scarpa, quindi è meglio per lui che sappia quello che deve dirmi altrimenti non credo di essere in grado di sopportare altro. E ancora una volta, mi ritrovo a mettere in discussione il mio matrimonio, la mia felicità, e, ogni volta, non so mai come andrà a finire. Sasha è venuta ad accoccolarsi sulle mie gambe come fa ogni volta che il mio morale è a terra. È come se riuscisse a capire che stia soffrendo a causa di qualcosa. Le accarezzo la testa osservando l'oceano e, persa nei miei pensieri, quasi mi spavento quando nel mio campo visivo entra Dom. Va spedito ad appoggiarsi alla staccionata che divide il nostro giardino dalla spiaggia, dandomi le spalle. Non l'ho sentito arrivare e questo mi fa pensare a quanto mi sia immersa all'interno della mia bolla. Passano secondi, forse minuti, prima che si volti nella mia direzione e viene a sedersi accanto a me. Sospira pesantemente, segno della sua frustrazione, e passa ancora qualche secondo prima che inizi a parlare.

"Non credo di riuscire più a sopportare queste discussioni a causa di Cindy, Sam." Introduce. Lui non riesce a sopportarle? Perché, io, si? Come può essere così stupido da non capire che io sto peggio di lui?Come può non capire che questa cosa mi sta lacerando l'anima e che se non fosse perché porto suo figlio dentro di me, sarei andata via già da un pezzo? E che mi sono ripromessa di lottare con le unghie e con i denti per poter salvare il nostro rapporto? Perché è così difficile per lui mettersi nei miei panni, entrare nel mio cervello e intimare a tutte queste mie paranoie di sparire una volta per tutte? Perché non mi dice una buona volta che non è mai riuscito a dimenticarla? Ora ho bisogno di dare delle risposte a tutte quelle domande che da anni mi porto dentro e credo che stasera sia obbligato a darmele.

"Quel giorno di due anni fa, mi hai vista come l'opportunità per riuscire a dimenticarti di lei, vero?" dando sfogo al quesito più grande in assoluto. Anche se ho ancora lo sguardo rivolto verso l'oceano, sento gli occhi di Dom penetrarmi la pelle.

"Sei seria? Perché se lo sei, hai detto la stronzata più grande della tua vita." risponde ringhiando.

"Allora perché, dopo avermi baciata, sei scappato come un criminale?" alzando il tono. Ormai il livello di rabbia è alle stelle.

"Ho cercato in tutti i modi possibili di evitare quel gesto, perché sapevo che probabilmente non ti avrei più rivista. Ma non ci sono riuscito, è stato più forte di me e quando giunse il momento di andare via, non ebbi il coraggio di venirti a dire addio. Ti avrei solo ferita di più." Cercando il mio sguardo.

"Perché, così facendo, cosa hai fatto? Mi sono sentita presa in giro, usata proprio come hanno fatto tutti. Non ero pronta ad innamorarmi di nuovo, a dare il mio cuore in pasto a qualcun altro, ma avevo pensato che tu saresti potuto essere quello diverso, quello che mi avrebbe apprezzata così com'ero, senza pretendere un mio cambiamento. Ma ci ero, ci sono, cascata e così come all'ora, continuo a farmi del male. Sai quando ebbi la dimostrazione di essere stata usata? Quando, quel giorno, da casa tua vidi uscire lei. Tutte le mie sicurezze caddero a pezzi e mi odiavo perché, nonostante non fossi ancora pronta, ero consapevole di essermi già innamorata di te." Facendo scontrare i miei occhi con i suoi. Ormai è tempo di scoprire le carte e niente potrà fermarmi dal farlo parlare. I suo occhi sono spalancati per la mia rivelazione e mi guarda quasi allibito. "Non c'è stato un solo istante in cui i miei pensieri non siano volati da te. E sono consapevole che, incontrarti, sia stata la mia salvezza e la mia distruzione." Resto ferma aspettando che ribatta ma dalle sue labbra socchiuse non sento uscire suoni, così mi alzo pronta a rinchiudermi di nuovo nella mia bolla dove posso sentirmi al sicuro e proteggere la piccola vita che sta crescendo dentro di me.

"Quando, la sera che facesti da portafortuna, baciasti quel ragazzo, stavo per perdere la testa. Avrei voluto spaccargli la faccia, perché non ammettevo che qualcun altro ti si avvicinasse. Lo so è strano considerando che, per quanto non ci siamo visti? Sei mesi? Non potevo essere geloso di una persona che a stento conoscevo, ma persi la ragione. Sai cosa successe quando andasti via? Lo presi a pugni, perché nessuno aveva il diritto di toccare quelle labbra, se non io. Il giorno dopo venni in aeroporto con l'intenzione di farti restare con me, ma non arrivai in tempo. Eri già andata via." Alzandosi e raggiungendomi, posando la sua mano sul mio braccio. "Ero deciso a tornare da te, questa volta dimostrandoti quanto ti amassi e che avrei fatto di tutto per tenerti al mio fianco. Quella sera a Los Angeles, capii che mi ero incredibilmente innamorato di Samantha, Sam per gli amici, che aveva un cane di nome Sasha, un'amica stravagante, una Mustang GT rossa e guidava con la semplicità con cui si cammina. Non sapevo altro di te, ma già mi appartenevi, come io appartenevo a te." Le sue parole mi hanno lasciata senza fiato, consentendomi solo di voltarmi verso il suo viso e guardarlo dritto negli occhi. "Incontrandoti ho capito che non ho mai amato Cindy, con lei era diverso. Non speravo di avere un futuro con lei, mi bastava vivere giorno per giorno insieme a chiunque, non m'importava chi. Ma con te è cambiato tutto, non riuscivo a vedermi tra vent'anni da solo se non con te. Non ho mai nemmeno pensato di potermi sposare, Sam. Cosa mi hai fatto?" accarezzandomi una guancia. Non riesco a trattenere le lacrime, e prontamente, lui me le raccoglie. "E non immaginavo donna migliore di te per crescere i miei figli." Quasi sussurrando e abbassandosi molto lentamente verso il mio volto, quasi come per chiedermi il permesso di poter fare quello che sta per fare. Sono confusa, non so più cosa pensare. Non sono più nemmeno sicura di riuscire a pensare, per la verità. Tutte le sue parole, mi hanno trafitto il cuore e l'anima senza lasciarmi il tempo di metabolizzarle. Non la ama, non l'ha mai amata nonostante si conoscessero da una vita. Invece si è innamorato di me senza conoscere nemmeno il mio passato più recente, senza voler sapere niente e questo mi basta per far si che le mie labbra ritornino ad unirsi con le sue, in un bacio voluto, desiderato, sentito e di vitale necessità.

La luce del sole mi costringe ad aprire gli occhi e a guardare l'ora. Sono le sei del mattino e devo raggiungere la futura sposa per il suo addio al nubilato. Mentre mi preparo per poter uscire di casa, ritornano in mente i momenti del mio matrimonio. Non ci fu nessuna festa e, fino alla fine, rimase in forse il matrimonio stesso. Rimpiango l'ansia per i preparativi, l'emozione di scegliere le decorazioni e tutta la felicità di quei momenti. Mi sarei voluta sentire proprio come Mia in questi mesi, agitata e in fibrillazione, nonostante condividessero già l'amore per un figlio. Accantono questi pensieri per poter passare una splendida giornata insieme alle due ragazze che considero parte integrante della mia famiglia, anche se ci conosciamo solo da due anni. Questa è la dimostrazione di come le persone possano entrarti sotto la pelle pur non conoscendole fino infondo ma, nonostante ciò, sono pronte a donarti l'anima. E per me, nei loro confronti, è proprio così. Lascio Dom ancora tra le braccia di Morfeo per raggiungere Echo Park e, una volta li, le trovo già pronte per poter partire. Mi obbligano a lasciare a Gisel la guida, visti i miei sette mesi di gravidanza, anche se ho spiegato loro di poter guidare. Ma non hanno voluto sentire ragioni e, a bordo del mio SUV, raggiungiamo la contea di Orange. Newport, già dalle prime ore del mattino, è gremita di gente che si rilassa in spiaggia nonostante sia ancora aprile e sia le scuole che gli uffici siano ancora aperti. Ci sistemiamo poco lontano dalla riva così che anche il piccolo Jack possa divertirsi e giocare. E pensare che tra due mesi anche io e Dom avremmo un bambino da accudire. Mi passo involontariamente la mano sul pancione che continua a crescere facendomi sentire sempre più a disagio con il mio corpo. Non sono mai stata così grossa ma, pensare che li dentro ci sia mio figlio, mi fa sentire felice di esserlo.

"Mi sposo!" mi strappa dai miei pensieri la voce di Gisel. Io e Mia portiamo contemporaneamente lo sguardo allibito sulla nostra amica che si sta torturando le mani mentre aspetta una nostra reazione.

"Tu cosa?" chiedo con gli occhi sbarrati. Le sembra il modo di dare una notizia del genere? Lei annuisce sorridendo, prima che io e Mia ci catapultiamo su di lei per abbracciarla e farle le nostre congratulazioni. "Ti sembra il modo di dircelo? Dovevi, come minimo, prepararci psicologicamente. Wow, non ci credo. Quando?" ormai non riuscendo più a tenere a freno la lingua.

"Tra due mesi!" annuncia. "Non volevo rovinare il momento di Mia con questa notizia, ma non riuscivo più a tenermi il segreto. Spero solo che per te, Sam, non sia un problema." Riferendosi alla nascita del bambino.

"Sono senza parole. Sono felicissima per te. Comunque, il parto è previsto per la fine di Giugno. Avete già deciso la data e il luogo?" chiedo euforica.

"Si, il diciotto Giugno a Tokio."

"Ok, devo parlare con il mio ginecologo per chiedergli se posso affrontare un viaggio prima del parto. Non ho nessuna intenzione di perdermi il tuo matrimonio." Continuiamo a parlare tranquille del matrimonio di Mia, di quello di Gisel e di altro ancora, perdendo la cognizione del tempo, ritrovandoci a tornare a casa felici come non mai.

Anche il giorno dell'addio al celibato è arrivato è l'attività in casa Toretto/ O'Conner è più frenetica del solito. È il giorno prima del matrimonio di due delle persone più importanti della mia vita e sono andata a casa di Mia per recuperare tutto l'occorrente per poterla sequestrare e portare a casa mia. La tradizione vuole che i futuri sposi non debbano dormire insieme la notte prima delle nozze e noi, io e Gisel, abbiamo intenzione di farla rispettare. Recuperiamo abito, scarpe, trucco, ciò che serve al piccolo Jack e lascio invece l'abito di Dom, che stasera dormirà, da buon testimone, insieme a Brian, anche se tutti i ragazzi resteranno qui stanotte. Hanno deciso di non dirci niente riguardo ai festeggiamenti ma li ho praticamente minacciati di non osare arrivare in chiesa con i postumi di una sbronza.

"Mi stai cacciando di casa, moglie?" chiede Dom quando mi vede entrare con le sue cose per poi venirmi ad aiutare.

"Si, marito, ma solo per stanotte. Non ti libererai di me così facilmente." Portando tutto nella sua vecchia camera da letto. Saluto Dom e i ragazzi, ribadendo ciò di cui li ho minacciati e raggiungo le ragazze in auto per poter metterci in marcia verso Marina del Ray. Sarà una lunga notte di preparativi e riflessioni, sperando che il sonno ci inghiotta il prima possibile.

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