9 ~ ED

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«Non vorrei disturbarti, ma dovresti togliere i piedi dal tavolo. Grazie.»

Mi guarda con sguardo truce, come se fosse infastidito dalla mia presenza, quasi fossi io l'intruso e non lui. Non so ancora chi cavolo sia ma già rimpiango di avergli aperto la porta stamattina. Sarebbe bello se fosse tutto solo un brutto sogno da cui presto mi sveglierò, ma purtroppo è la realtà.

«Giù i piedi dal tavolo» gli ordino rabbioso facendo uscire le parole dai denti stretti. Deve capire fin da subito chi comanda in questa casa e che non può fare tutto quello che gli pare solo perché è Mister Muscolo.

«Mi spiace davvero, sarebbe proprio un vero peccato se ti avessi rovinato il tuo preziosissimo tavolo decadente e mangiato dai tarli.» Non accenna a volerli spostare.

Il problema non è il valore dell'oggetto, che di per sé è quasi nullo, come ha ben notato, ma il suo atteggiamento strafottente. Non so cosa lo spinga a essere così maleducato nei miei confronti, considerato che non mi conosce neppure. Inizia già a darmi sui nervi.

«Questa è casa mia: o tiri giù i piedi o quella è la porta.»

Cerco di guardarlo con più odio di quanto ne mostri lui, dando il via a una vera e propria gara di sguardi. Non sono assolutamente intenzionato a cedere. Con lui mi è impossibile essere gentile e accomodante, proprio non ci riesco, e per me è un evento più unico che raro odiare una persona così a pelle. Alla fine, sempre mostrando tutto il suo disprezzo immotivato nei miei confronti, senza smettere di fissarmi, si decide a tirare via quei maledettissimi e puzzolenti piedoni dal mio tavolino. Almeno una piccola, piccolissima vittoria per me.

«Bene. Io devo andare a lavoro oggi, per cui adesso mi preparo ed esco. Tu, ovviamente, verrai con me perché non posso chiuderti dentro casa tutto il giorno mentre io non ci sono, quindi Sofia preparati.»

Detto ciò, non aspetto la loro reazione e vado diretto in bagno a farmi una bella doccia rigenerante, anche se sento l'amico maleducato urlarmi dietro di dargli una chiave per entrare e uscire a loro piacimento se mi sono di così grande disturbo. Lo ignoro: in caso non si fosse accorto lui non era nemmeno compreso nella mia affermazione precedente perché non voglio che mi segua da nessuna parte, anzi dovrebbe proprio sparire per sempre inghiottito da una voragine nel terreno. Ho bisogno di calmarmi un attimo o non risponderò più delle mie azioni.

Tolgo gli occhiali e mi svesto, poi entro nella doccia. L'acqua comincia a scorrermi sul corpo e quello basta a svegliarmi del tutto. Faccio un balzo indietro dalla sorpresa. L'acqua è gelida. Sfortunatamente balzando indietro vado a sbattere contro il ripiano su cui è poggiato il bagnoschiuma e faccio cadere il contenitore a terra. Come per una forza magnetica, o forse per il semplice fatto che senza occhiali non vedo praticamente nulla, il mio piede finisce inevitabilmente sul contenitore e scivolo cadendo al suolo e pestando il naso contro il vetro della doccia. Comincio a imprecare. Ieri la mano ustionata, oggi il naso pestato, è mai possibile che non me ne vada bene una?! Il fato deve essermi avverso. Mi stringo il naso tra le dita e cerco a tastoni il corpo del delitto.

Toc toc.

«Tutto bene, Quattrocchi? Hai forse bisogno di una mano?»

Una risatina segue le odiose parole di Zorro. Vorrei tirargli un pugno in faccia per fargli cadere tutti i denti con cui sghignazza tanto, ma temo che mi farei male da solo e basta, facendo una figura ancora peggiore e provocando ulteriori risate. Ci mancava solo lui. Non vedo il motivo per cui vuole umiliarmi quando nemmeno sa chi sono. Ma chi si crede di essere?

«Va tutto fantasticamente» rispondo in modo acido e un po' scocciato sperando che se ne vada, anche se mi sento ridicolo per il suono della mia voce, alterato dal fatto che mi sto ancora stringendo il setto nasale dolorante.

Fuori da queste pagineDonde viven las historias. Descúbrelo ahora