52 ~ SOFIA

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Mi sento parecchio stupida per avergli chiesto di promettere una cosa del genere che non dipende in alcun modo dalla sua volontà. È ovvio che non vuole morire, ma come potrebbe mantenerla? Dopo un'attesa che mi pare lunga e sfibrante, scatta l'ora x: è giunto il momento di agire e io non sono per niente pronta, anche se dovrei esserlo dato che le ultime settimane sono state in preparazione di questo momento, eppure la sensazione sarebbe la stessa se fossi stata colta di sorpresa. Prendiamo tutte le nostre armi e ci avviamo verso l'uscita in fila, simile ad un corteo funebre. Il silenzio è tale da poter essere tagliato con la lama di un coltello, nessuno osa parlare per rompere quell'aura di sacralità, visto che tutti percepiamo l'importanza di quello che stiamo per fare, ovvero gettarci nelle fauci del leone. Stiamo andando volontariamente al patibolo come vittime sacrificali all'altare, tanto non possiamo evitare lo scontro e attendere che sia la Corte la prima ad agire non ha molto senso se non prolungare l'attesa dell'inevitabile. Prima di andarmene però getto le braccia al collo di Tea colta da un profondo senso di tristezza e malinconia: potrebbe essere l'ultima volta che la vedo.

«Su, bambina, non piangere» dice accarezzandomi i capelli e solo allora mi rendo conto che lacrime silenziose mi stanno rigando il volto. «Devi essere forte.»

«Non so se ne sono capace.»

«Io credo proprio di sì, ma devi trovare dentro di te la ragione che ti spinga a lottare.»

«Ce ne sono tante.»

«Certo, ma solo una ti darà il coraggio di cui hai bisogno per non arrenderti.»

«Ma non so quale sia.»

«Quando sarà il momento giusto lo saprai.»

La guardo in faccia. «Tu sai cosa accadrà? Sai come andrà a finire?».

«Può darsi.»

«Dimmelo, ti prego.»

«Non credo che tu lo debba sapere, il futuro è tutto da vivere e, chissà, alla fine potrebbe anche essere diverso. Ora va, stanno aspettando te, e fai attenzione a Zac o finirà per farsi uccidere se continua a voler fare l'eroe.»

Perché non me l'ha voluto dire? Questo significa che qualcosa andrà storto? Ma forse è meglio così, forse non voglio nemmeno saperlo, altrimenti perderei la cosa più importante: la speranza.

Camminiamo per strada quatti quatti, restando rasenti ai muri, e quando siamo in vista della biblioteca vengo assalita da brutti ricordi e le mani cominciano a sudarmi, tanto da essere costretta a rafforzare la presa sull'elsa della spada. La sensazione di stare soffocando è ancora viva in me e, solo quando Zac mi mette una mano sul braccio per assicurarsi che stia bene, mi accorgo di stare ansimando. Mi costringo a tornare in me e, sebbene il cuore mi batta a mille, tento di regolarizzare il respiro. Una delle porte a vetro è tenuta chiusa da uno strato di cartone, in attesa di essere riparata perciò, dato che tanto è già rotta, strappiamo la riparazione di fortuna lasciando scoperti i denti aguzzi dell'apertura e a turno strisciamo dentro nello stomaco silenzioso dell'edificio. Sembra davvero di essere ingoiati dalle fauci della biblioteca addormentata e ora stiamo vagando per le sue buie interiora.

Sono sicura che ci stiano aspettando, quindi entrare di nascosto non ha molto senso, ma Zac sostiene che almeno in questo modo potremo coglierli di sorpresa. C'è differenza tra entrare a suon di tromba e scivolare di soppiatto alle loro spalle perché, se anche ci stanno aspettando, lui spera che lo scoprano solo dopo che avremo già attaccato. E in effetti è una mossa intelligente, ma dovrebbe anche sapere meglio di me che la Corte e soprattutto Katrin ha occhi ovunque e che non è possibile fare nessuna mossa senza che loro lo sappiano. Però non ho un piano migliore e non ho niente da obiettare davanti al tentativo, seppur vano, di salvarci la pelle.

Fuori da queste pagineWhere stories live. Discover now