14 ~ SOFIA

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Cerco subito lo sguardo di Zac per capire se ce l'ha con me, ma lui evita accuratamente di guardarmi negli occhi. Quella sensazione di leggerezza che poco fa mi ha pervaso viene subito sfrattata per fare spazio alla consapevolezza della precarietà della mia situazione. Tra non molto dovrò mentire a tutti e non so se ne sarò capace, soprattuto a Zac. Sento già che mi sta salendo l'ansia e cerco di respirare più profondamente per non tradirmi ancor prima di aver fatto alcunché.

Ci incamminiamo con molta calma verso non so dove. Ed, come è accaduto poche ore fa, cammina davanti e noi lo seguiamo, dato che solo lui sa dove stiamo andando. Mi avvicino ad Zac e gli prendo la mano. Con il pollice traccio dei cerchi sul suo dorso che nel nostro tacito linguaggio vuol dire scusa. Lui mi stringe le dita come per dire che mi ha perdonata, che mi capisce e che non è più arrabbiato. I suoi occhi però non mi hanno ancora guardata.

Imbocchiamo un viottolo acciottolato e ci fermiamo davanti ad un portone in legno marcio. Ed suona al citofono e una voce trillante risponde dopo il primo squillo: «Chi va là?»

«Sono io, Ed.»

«Sicuro di essere tu? Così in anticipo?»

«Marta Carolina.»

«Allora sei proprio tu. Su, su entrate!»

La porta si apre e rende possibile la vista di un cortile interno su cui si affacciano le finestre delle abitazioni che lo circondano. Da una finestra si sporge, anzi praticamente si butta fuori, una ragazza dai lunghi capelli neri con una frangetta fermata a lato da una mollettina fucsia che urla nella nostra direzione: «Salite! Oggi sarai la nostra ospite speciale!» e poi rientra dentro casa. Sta parlando di me? Guardo Ed in cerca di una qualsiasi spiegazione, ma visto che non parla gli chiedo: «Marta Carolina? Cos'è, una specie di parola d'ordine?»

«Diciamo di sì. È il nome della sua scimmia.»

«Ha una scimmia?»

«Sì, gliel'ha portata suo nonno dopo un viaggio in India.»

«Sei sicuro che va bene se c'è anche Zac? Insomma non sa che siamo due in più, non le crea problemi?»

«No, figurati. Non ti preoccupare, è una persona molto aperta ed espansiva, se sarà educato non le darà alcun fastidio.»

«Be', in caso la cosa la infastidisse noi possiamo sempre andarcene, non vorrei essere di troppo.»

«Rilassati, davvero. Quando te l'avrò presentata capirai che non hai nulla da temere.»

Al terzo piano ci fermiamo ed entriamo in un appartamento dalla cui porta lasciata apposta socchiusa filtra una soffusa luce verdognola. Come varchiamo la soglia un forte odore speziato mi investe. Ed intanto ha richiuso la porta. La stessa faccia che ho visto dalla finestra spunta da dietro una porta che immagino sia quella della cucina. A vederlo più da vicino il suo viso appare semplicemente bellissimo: occhi grandi e scuri, labbra carnose curvate in un sorriso, il naso piccolo e grazioso, il volto di forma leggermente tonda e gli zigomi alti. Come ci vede una scintilla le illumina gli occhi vispi e, piena di un'energia travolgente, viene ad abbracciarci tutti e tre. È molto più alta di me, tanto che per stringermi a sé deve chinarsi. Mi irrigidisco a quel contatto inaspettato, ma lei non si scoraggia.

«Ciao, io sono Michi, e voi?»

«Io sono Sofia e lui è Zac» rispondo a nome di tutti e due dato che non mi sembra che Zac sia intenzionato a farlo, anzi bofonchia qualcosa del tipo "sì, ma solo per gli amici".

«Vedo che abbiamo un ospite in più. Ed, perché non me l'hai detto?»

«Perché lui non dovrebbe trovarsi qui.»

«Ma se c'è l'hai portato tu! Su, non essere scontroso, aggiungi un posto a tavola» dice all'amico che si avvia strascicando i piedi verso un'altra stanza per fare quello che gli ha chiesto.

«Sono contenta di fare la vostra conoscenza, non capita tutti i giorni di trovare dei nuovi amici. Poi mi dovete raccontare come vi siete conosciuti voi due e Ed.»

Rimaniamo lì impalati, molto a disagio.

«Forza, accomodatevi, fate come se foste a casa vostra.»

«Si può mai sapere che diavolo stai preparando?»

La voce di Ed ci giunge affievolita dalle pareti della cucina. Michi balza in aria come una molla e in un attimo è anche lei in cucina.

«È una sorpresa. Non sbirciare e fidati di me.»

Mi affaccio timidamente dalla soglia della cucina dove Michi si è rimpossessata del mestolo con cui sta bacchettando le mani di Ed che si allungano per tirare su i coperchi delle pentole.

«A cosa devo questa tua decisione di essere puntuale? Un ufo è atterrato sul tuo appartamento e gli alieni, impossessatosi della tua abitazione, ti hanno buttato fuori dalla porta?»

«Ah ah, molto divertente. Ho semplicemente finito presto di lavorare.»

Da come si muove e da come parla si vede che Ed si trova pienamente a suo agio con questa ragazza. A guardarla bene mi sembra di averla vista in una delle foto incorniciate poste sullo scaffale in sala a casa di Ed. Che sia la sua fidanzata? La proprietaria dei pantaloni che indosso? Insieme a questo pensiero giunge anche una fitta al petto che brucia come se mi fossi scottata dentro. In fondo Michi è così bella, alta e filiforme, con le curve nei punti giusti, un corpo da fare invidia ad una modella. Per di più la sua pelle ha un colore caramellato che non ha niente a che fare con il mio pallore mortifero.

Mentre sono persa nei miei pensieri, sento qualcosa atterrarmi sulla spalla e, colta di sorpresa, urlo. Michi si gira proprio quando quella cosa balza via dalla mia spalla. In quel momento mi ricordo di Marta Carolina, ovvero la scimmia. Quel piccolo mammifero peloso piomba sulla spalla di Michi che le sta già sussurrando parole di conforto dato che, a quanto pare, non sono l'unica a essersi spaventata.

Fuori da queste pagineWhere stories live. Discover now