40 ~ SOFIA

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Con molta fatica ci stiamo facendo strada tra i nostri nemici a colpi di spada e preferisco non pensare a cosa possa essere successo nel frattempo agli altri, se siano rimasti feriti o uccisi. In fondo tra di noi l'unico che sa maneggiare una spada è Zac, le probabilità di uscirne illesi sono praticamente inesistenti. Cerco di concentrarmi sul mio obiettivo, ormai posso vedere Magistra conficcata in una roccia che attende soltanto di essere estratta. Dopo qualche altra uccisione, qualche fendente schivato e un lungo taglio sul braccio che mi brucia come se fosse in fiamme, mi trovo finalmente davanti alla meta.

Mi sembra strano che Katrin ci abbia permesso di raggiungere l'Invincibile senza incontrare veri e propri ostacoli, ma, siccome abbiamo bisogno urgentemente dell'arma, afferro l'elsa con entrambe le mani, allontanando dalla mia mente ogni dubbio. Una scossa mi attraversa tutto il corpo implacabilmente, scuotendomi persino lo scheletro. Mi sento ardere dentro come se fossi appena stata colpita da un fulmine. Non so nemmeno se sto urlando, non riesco a capire e a sentire più niente di quello che mi circonda, tutto è deformato dal dolore che provo in questo momento.

Vengo sbalzata via da un'onda di energia potentissima e mi ritrovo a terra distante molti metri da dove ero fino a poco prima. Le ossa mi si stanno sgretolando, le pelle sciogliendo tra agonizzanti pulsazioni, la vista mi si sta annebbiando ma prima di svenire riesco a focalizzare un'ultima immagine: uno degli scagnozzi di Katrin sta estraendo la spada con una facilità sorprendente con un ghigno stampato in volto. Zac intanto si sta scagliando contro di lui con la furia incollata addosso.

Per quanto cerchiamo di acquisire vantaggio, Katrin è sempre un passo avanti a noi. Ovviamente non ha lasciato la spada incustodita, l'aveva già presa prima ancora che noi mettessimo piede nel castello, come era possibile immaginare, se solo non fossimo stati presi tutti quanti dal panico. Le due figure combattenti si stanno avvicinando a me quando una coltre nera mi cala sugli occhi, poi un lampo squarcia le tenebre.

Il cielo è terribilmente bianco. C'è così tanta luce che non so dove guardare. Sotto la pianta dei piedi scalzi sento il calore delle grandi pietre lisce del sentiero che sto percorrendo, tutto intorno una distesa immensa di erba verde e fresca con fiori di mille colori che sembra mi stiano facendo l'occhiolino con le loro corolle mosse da un leggero venticello. Dove mi trovo? Come sono finita qui? Ed? Zac? Dove sono tutti gli altri? Stanno bene?

Supero un piccolo dosso, colta da una forte urgenza di capire cosa sia accaduto nel castello, e mi si apre davanti uno spettacolo che ha ben poco di simile con la Terra delle Fiamme Perenni: in una conca tra i monti si estende la superficie piatta di un lago nel quale si riflette tutto il candore luminescente del cielo.

Solo in quel momento mi accorgo che di fianco a me c'é qualcun altro ad accompagnarmi nella mia passeggiata. Hunter cammina baldanzoso con un cestino in mano. Ad ogni passo i ricci castani gli rimbalzano sulla testa come molle impazzite. Come può essere qui? Giunti sulla sponda del lago Hunter tira fuori una tovaglia a scacchi rossi che stende sull'erba.

«Tra poco dovrebbero arrivare anche gli altri» dice mentre si dà da fare per posizionare una serie infinita di cibi deliziosi tirati fuori dal cestino, che pare non avere fondo, a giudicare dalla quantità di cose che contiene.

«Gli altri chi?» chiedo incuriosita, ancora un po' incredula per la sua inaspettata apparizione.

«Come chi?! Tutti, saremo tantissimi a partecipare a questo picnic.»

«Perché, festeggiamo qualcosa in particolare?»

«Ma certo, sciocchina! Saranno tutti qui per te.»

«Per me?»

«Sì, per averci salvati tutti quanti.»

«Io? Salvati da cosa?» Mi sento molto confusa da ciò che sta accadendo.

«Salvati da una triste fine. Lo sapevo che seguendo i miei indizi ce l'avresti fatta» dice gonfiando il petto orgoglioso. «Si capisce che sei la mia sorellina.»

«Ma io non ho risolto proprio niente, non sono nemmeno riuscita a prendere la spada e se anche l'avessi presa non avrei saputo cosa farmene.»

«Sei troppo modesta, lo sanno tutti con che coraggio hai affrontato Katrin e di come hai distrutto il libro.»

«Che libro? Di cosa stai parlando?»

«Lo sai.»

La testa comincia a girarmi come una trottola e più cerco di concentrarmi per farla smettere più lei gira vorticosamente. Mi sta per esplodere il cervello.

«Basta, fatelo smettere» urlo con quanto fiato ho in gola affondando le mani nei capelli.

Poi il mondo diventa una massa indistinta di colori e, a quel punto, spalanco gli occhi.

Fuori da queste pagineWhere stories live. Discover now