24. Tutta colpa di un disegno

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Il bagliore che filtra attraverso le palpebre è rosso e intenso e si porta via lentamente la quiete del sonno. Con la calma e il silenzio dell'appartamento vuoto, i rumori della strada arrivano a quattro piani di distanza, ovattati ma improvvisi, e dissolvono il mio torpore. Alzo le palpebre e dalla luce che invade la stanza capisco che è pomeriggio inoltrato. Il che significa alzarsi per mangiare qualcosa e andare a lavoro.

Stamattina mi sono buttata sul letto appena uscita dalla doccia, con i capelli ancora bagnati, senza curarmi nemmeno di indossare il pigiama. La mia pelle nuda, però, è protetta dalla stoffa leggera del piumone, segno che Ileana deve avermi coperta senza che me ne accorgessi. Il tepore di questo letto morbido mi ha fatta cadere in un sonno profondo che non sperimentavo da giorni. Ieri è stata una giornata pesante, nella quale ho avvertito sulle spalle tutto il peso della settimana che dovrò affrontare dopo questo inutile weekend. Il litigio con Teresa per via di mia sorella, l'interruzione della terapia con la Neves, la strana reazione che ho avuto al regalo così personale di Felipe, hanno accumulato in me così tanta tensione da farmi crollare di colpo. Senza rendermene conto giocherello con il ciondolo d'ambra della collana.

La terapia ricomincerà e so che Teresa ha già dimenticato l'atteggiamento adolescenziale che le ho riservato ieri mattina e di cui, adesso, un po' mi vergogno. Il senso di colpa nei confronti di Felipe, al contrario, mi torce le viscere. Dopo avermi affidato una memoria della sua famiglia, ha ricevuto in cambio appena qualche misera parola di circostanza. Chissà quanto devo essergli sembrata sgarbata... Mi metto a sedere. Afferro il telefono dallo spigolo del comodino e mi impegno a scrivere un lungo messaggio di troppe parole e poco senso. Rileggo quelle righe, ma appaiono false e formali, così cancello tutto.

Parlerò a Felipe oggi al porto. Anzi no. Meglio essere breve, precisa e diretta.

"Grazie per il regalo, è perfetto. E scusa se non te l'ho detto prima."

Clicco l'icona verde e invio il messaggio, lasciando ricadere la testa sul cuscino. Fisso il soffitto a occhi sgranati e ripenso alla sensazione che ho provato stamattina, quando le mani di Felipe hanno sfiorato la mia pelle. Sono certa di essere stata sopraffatta dall'emozione del momento, ma non riesco a fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se mi fossi voltata...

Il lieve cigolio della maniglia che si abbassa mi fa sobbalzare. Ileana entra nella stanza in punta di piedi. I capelli chiari, sciolti sulle spalle, risaltano sul nero della giacca, e le guance arrossate dal freddo donano alla sua carnagione diafana un tocco di colore inusuale. Si volta verso il letto e, quando i nostri sguardi si incrociano, lei si immobilizza, neanche fosse una ladra colta sul fatto. «Ah, sei sveglia? Bom dia*, bellezza!»

«Boa tarde*, vorrai dire. Rientri dall'università?» le chiedo, con la voce ancora roca.

«Sim*, e tu, ghiro, ti svegli solo adesso? Questa mattina sono uscita dal bagno e ti ho trovata svenuta sul letto». Io avvampo d'imbarazzo mentre gli occhi di Ileana si concedono qualche istante per vagare sulla sagoma del mio corpo, ben nascosto sotto la coperta. «Te l'ho tolto io di dosso, l'asciugamano, per coprirti con il piumone. Lo ammetto, un po' ho sbirciato ma non troppo, giuro!» E, con un'espressione ammiccante, aggiunge: «Ho apprezzato il completo, comunque.»

Alzo gli occhi al cielo per sdrammatizzare. «Puoi prendermi una maglietta dalla valigia, per favore?»

«Quale?»

«Quella verde che sporge fuori». Ileana ha l'espressione interdetta nello sfilare la maglia spiegazzata da quella montagna di disordine. Dal mucchio rotolano a terra dei vestiti e, con sommo orrore, noto che anche la cartellina che contiene i disegni si sbilancia. Il cuore si ferma un istante per iniziare a battere all'impazzata in punto molto prossimo alla gola, mentre i fogli si spargono sul pavimento come petali di un fiore soffiati via dal vento. «Lascia stare. Sistemo io», dico a Ileana, senza riuscire a nascondere una punta di impazienza nella voce.

L'ancoraWhere stories live. Discover now