13. Ricordi di vecchi amori

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«Cominciamo dalle cose semplici. Come l'hai conosciuto?»

Sospiro, e il mio sguardo si posa sulla pianta di monstera nell'angolo dello studio della dottoressa Neves. Sapevo che oggi mi sarebbe toccato affrontare l'argomento, ma ciò non significa che mi senta pronta a farlo. Non lo sarò mai abbastanza, e la Neves l'ha capito da un po'.

Lunedì le ho detto che mi serviva più tempo. Mercoledì non ha insistito, ha fatto solo un accenno alla questione. Ieri ha ricominciato a pressarmi, e io mi sono rifiutata di nuovo di parlarne, ma non ho scampo, dovrò raccontarle anche questo. E prima lo faccio, meglio sarà. Adesso vorrei avere la stessa determinazione di Ileana nell'affrontare i problemi, ma io non sono affatto come lei, sono codarda. Per me colpevolizzare gli altri per i loro errori è facile quanto è difficile ammettere i miei. «Lui era... In realtà non voglio che la sua identità si sappia.»

Il sospiro di frustrazione della dottoressa Neves raggiunge, lieve, le mie orecchie. «Non ti ho chiesto di darmi un nome e un cognome, Âmbar. Ti ho chiesto come vi siete conosciuti.»

«Ci siamo conosciuti all'università». Era l'assistente del mio relatore, se ti dicessi questo sapresti chi è in men che non si dica, dottoressa. «Lo vedevo tutti i giorni quando lavoravo alla tesi.»

«Avevate una relazione?» domanda lei, con tono troppo disinteressato per risultare credibile.

«No. Non eravamo fidanzati, niente del genere.»

«Dunque la vostra era una relazione di tipo sessuale?»

Ah, nell'insieme è compresa anche questo tipo di relazione, a quanto pare. «Abbiamo fatto sesso tre volte. Si può considerare relazione?»

Lei ignora la domanda e prosegue: «Posso dedurre che sei rimasta incinta con un rapporto occasionale non protetto. È giusto?»

Mi agito sulla sedia, il volto in fiamme. «Non esattamente. Abbiamo sempre usato il profilattico.»

«Può capitare di incorrere in gravidanze indesiderate anche con l'uso del profilattico. È raro, ma può succedere». La Neves appunta qualcosa sul quaderno e chiede: «Una volta mi hai detto di essere uscita con un ragazzo ad Alcains.»

Aggrotto la fronte e chiarisco: «Non è la stessa persona.»

«Lo sospettavo. Con questo ragazzo hai avuto una relazione anche romantica, giusto?»

«Non ho mai avuto una relazione romantica». Cerco di mitigare la voce perché la sento carica di frustrazione. «La prima e unica volta che ho passeggiato in pubblico accompagnata da un ragazzo è stata quella che le ho raccontato, certo. E quando ho fatto ritorno a casa, mio padre mi ha cacciato la testa nel cesso.»

La fronte della Neves si corruga. «In che senso?»

«In senso letterale. Mi ha presa per i capelli, mi ha trascinata in bagno, e ha spinto la mia testa nella tazza del gabinetto. In questo senso.»

La dottoressa serra la mascella e scribacchia a lungo sulla pagina. «Scusa, Âmbar, ma davvero non riesco a capire come tu abbia vissuto l'amore negli anni dell'adolescenza.»

«L'amore? Ah!» sbuffo, incapace di trattenermi. «L'ho vissuto con abbracci scambiati nei corridoi della scuola, e baci rubati nelle aule vuote. Per non parlare dei messaggi scritti in autobus perché a casa non mi era consentito avere la minima privacy, neanche quando ho frequentato l'università». La Neves mi guarda con espressione interrogativa, e le devo spiegare che il mio cellulare veniva frugato di continuo alla ricerca di messaggi, conversazioni o foto inappropriate. Il ricordo di quelle umiliazioni quotidiane che ho dovuto subire mi rivolta lo stomaco. «Non ho mai chiesto a nessun ragazzo l'impegno di mantenere una relazione segreta con me. Ho sempre preferito assaggiare l'amore e lasciarlo andare. Tante, tante e tante volte.»

L'ancoraTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon