7. La ragazza del tram

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«E cosa hai provato quando hai ballato con Felipe?»

Dalle labbra mi sfugge un sospiro di frustrazione, ma riesco a trattenermi dal rivolgere gli occhi al cielo. Ci risiamo. Ho raccontato alla dottoressa Neves del breve contatto fisico che ho avuto con Felipe stanotte, ed è già la seconda volta che ritorna sull'argomento. «Se per ballato intende tre passi in croce...»

«Sì, ma cosa hai provato?»

Ripenso alla mano delicata che mi ha sfiorato il polso, a quelle dita lunghe tra le mie, al calore del braccio attorno alla vita. «Stupore. Mi ha stupita che il contatto fisico con lui non mi abbia provocato la stessa reazione che scatta quando sono gli altri a toccarmi.»

«Perché pensi che con lui sia diverso?»

Credo che la risposta sia così ovvia da risultare ridicola. «Lui mi ha salvata, no? Credo che non mi infastidisca che mi tocchi perché so che l'ha già fatto e non è successo nulla di male.»

«Molto bene, Âmbar. Mi piace la tua capacità deduttiva, quindi vorrei farti notare una cosa. Ivo ti ha toccato la spalla al chiosco, giusto?»

«Sim*.»

«Cosa è successo dopo?»

«Ho avuto l'attacco di panico.»

«E dopo?»

«Non è successo nulla di particolare, mi è passato.»

Le labbra rifatte della Neves si tendono per rivolgermi un sorriso. «Esatto. Lo stesso è successo in discoteca, quando ti sei sentita a disagio perché lui si è avvicinato per parlarti. E non è successo nulla neanche dopo, quando hai attraversato la folla per uscire dal locale.»

«Mi sta dicendo che è tutto nella mia testa?»

«Ti sto dicendo che potrebbe succedere che qualcuno ti tocchi in maniera inappropriata, ma dovrai imparare a distinguere i due casi», spiega lei conciliante. «Come sempre, una buona comunicazione è la base di ogni soluzione. Se Ivo o altri come lui, che impostano le interazioni con le persone in maniera fisica, ti mettono a disagio, dovresti comunicarglielo. Ti stupirà vedere quanto comprensivi sanno essere gli altri nei nostri riguardi, se solo abbiamo il coraggio di comunicare loro ciò che proviamo.»

«Va bene, lo farò.»

«L'udienza è domani», considera di punto in bianco e si lancia in una serie di spiegazioni su ciò che dovrò dire e fare, ma sono cose di cui abbiamo già parlato, e io mi limito ad annuire, persa nei miei pensieri. Dopo un po' capisce che non la sto ascoltando. La vedo sorridere bonariamente e, certa di aver riottenuto la mia attenzione, dice: «Sono tante cose da affrontare tutte insieme.»

«Lo so, dottoressa. Ce la posso fare.»


⚓︎


Il tram arriva sferragliando e si ferma più avanti di quanto pensassi, così sono costretta a camminare sul limitare della banchina per evitare la calca. Raggiungo la porta centrale, come concordato, e attendo che la gente si riversi fuori dal convoglio, accodandomi a chi deve ancora salire. Sbircio all'interno e dall'altra parte del vetro riconosco una certa chioma biondo platino.

È stata un'idea di Ileana quella di darci appuntamento nel tram in cui ci siamo incontrate. Sono l'ultima a entrare e, nonostante ci siano diverse persone in piedi, lei è riuscita a tenere un posto libero anche per me. «Oi*!»

«Oi*», mi saluta e tira a sé le gambe per concedermi il sedile accanto al finestrino. «Se non hai mai visto Alfama ti devi sedere lì per goderti la vista.»

L'ancoraWhere stories live. Discover now