13° CAPITOLO ( Alessio )

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Era passato poco più di un mese da quando Lara, l'unica donna che io abbia amato aveva deciso che separarci fosse l'unica soluzione al problema chiamato
Daniel.
Questa sua scelta aveva segnato la mia vita, tutti i muri che avevo alzato durante gli anni avrebbero dovuto  protegermi da tutta questa rabbia e dolore che avevo dentro, ma purtroppo non era andata così.

L'amore è quel sentimento che riesce a tirare fuori sempre il meglio dalle persone, ma con me aveva avuto l'effetto opposto.
I miei giorni ormai diventati tutti uguali, per scelta mi ero astenuto dal lavoro passando così le giornate in palestra, sul ring, dove mi allenavo al punto tale da provocarmi dolore fisico, che aiutava ad alleviare il dolore che portavo dentro, ma non ancora soddisfatto una volta a casa annegavo tutto nell'alcol.

Sentivo il bisogno continuo di fare male e farmi del male, la mia valvola di sfogo era il fight club, dove non vi erano limiti né tanto meno regole, ero caduto in un vortice dal quale uscire era difficile ma non impossibile.

Continuavo a bere perché era l'unico modo che avevo per seguirla anche se con il pensiero, avevo bisogno di lei e del suo profumo e grazie alla wodka riuscivo a sentire tutto questo, grazie all'immaginazione potevo vederla arrivare.
Lei era ignara di ciò che il mio cuore realmente provasse e al solo pensiero non riuscivo più a respirare.

Ubriaco, chiamai lei la mia salvezza e allo stesso tempo la mia distruzione.

"Lara, con chi è dove cazzo sei? "
"Ciao, hai bevuto?"
"Si, ma non sono affari tuoi, come fai
a non capire che è l'unico modo che
conosco per sentirti vicina"
"Credo che l'alcol ti abbia fottuto il
cervello"
"Magari è quello che voglio!"
"Bene, quindi ciò che vuoi e mandare
a puttane il tuo lavoro, passare le
giornate in palestra e bere?
Complimenti davvero maturo"
"Non mi servono le tue prediche, sono
maturo abbastanza da scegliere cosa
fare e cosa no della mia vita.
Tu dimmi, con chi passi le giornate,
chi ti tocca? Al solo pensiero mi
sembra di impazzire"
"Tu non sai quello che dici, non voglio
parlare con te adesso"

In un attimo di lucidità riattaccai, non sapevo più cosa dire, perché in cuor mio sapevo che aveva ragione ma ammetterlo era difficile.
Non contento prima dell'incontro, scolai la vodka rimasta.
La testa sembrava volesse scoppiare e per concludere il suono del campanello, no che avessi voglia di vedere o parlare con qualcuno, ma aprii lo stesso trovando sulla soglia mio fratello.

"Christian, perché sei qui?"
"Ciao anche a te Alessio"
"Ciao scusami, stavo per uscire"
"Uscire? Pensavo fossi appena
rientrato visto e considerato che sei
ubriaco"
"Bene anche tu di predica sei,
accomodati pure, ma ti ricordo che la
vita come le scelte sono mie"
"Quindi bere, mandare a puttane il
tuo lavoro, i tuoi sacrifici e
combattere fuori dal ring sono le tue
scelte? Complimenti,
ma ci pensi mai a nostra madre e al 
dolore che gli stai provocando?"
"Basta, presto parlerò con lei, ma non
intrometterti"
"Fallo, e fallo anche con Lara che non
sa nulla né del tuo passato né del tuo
presente, non parliamo del giorno del 
tuo compleanno"
"Sta zitto, fatti i cazzi tuoi"
"No, Lara è importante per me quanto
te"
"Non lo fare non metterti contro di
me, lei è mia"
"Non al momento e non sei nella
posizione di dare ordini a nessuno"
"Odio me stesso per essere stato così 
debole, ora capisci il motivo perché 
dicevo sempre che sarei stato meglio
da solo.
Non e perché pensassi che sarei stato
felice da solo, ma perché sapevo che
se avessi amato una donna e poi fosse
finita, potevo non farcela e guardami
e quello che è successo.
Sono un debole, è più facile stare da
soli:
Perché quando fondi la vita su di
esso, e se poi ti piace, e ti appoggi ad
esso e poi..
Tutto crolla? È difficile sopravvivere.
Perdere l'amore e come una lesione
fisica, no è come morire. L'unica
differenza che la morte è un attimo e
questo può andare avanti per 
sempre.
Christian io sono morto, hai capito?"
"Posso capire, ma non capisco perché
continui a piangerti addosso piuttosto
che lottare e riprenderti ciò che
ritieni tuo. A cosa servono gli
incontri?"
"A niente"
"Bene, riprendi in mano la tua vita e
sii sincero con lei"
"No, potrebbe cambiare idea su di me,
su noi"
"No, se continui a mentire sì ma per il
resto nulla potrebbe cambiare
l'amore che prova per te"
"Per stasera non voglio più parlarne"
"Come vuoi, ma se non sarai tu a
parlare con lei, lo farò io"
"No, non hai alcun diritto"
"Sbagli, e ti dirò di più, se continuerai
a fare di tutto per perderla io farò
l'esatto opposto"
"Non te lo permetterò"
"Scommettiamo?"

Detto questo andò via sbattendo la porta.
Sapevo che avesse ragione, ma se credeva di portarmi via Lara si sbagliava di grosso.
Quella litigata aveva fatto si che io tornassi in me, al solo pensiero di mia madre mi sentivo ancora peggio, ma ero deciso a smettere e mettere un punto e uscire da quella merda.

Stasera sarebbe stato l'ultimo incontro, dopo avrei ripreso in mano la mia vita e la donna della quale mi ero perdutamente innamorato e alla quale presto avrei raccontato ogni cosa.
Per tutti io avevo rinunciato a lei, ma non era così.

Una sera durante una conversazione, mi confidò che il tango era diventa una sua passione ed io sentii come una morsa al solo pensiero che qualcuno che non fossi io potesse toccarla o solo avvicinarsi.
Con l'aiuto di Ross, scesi giù in Sicilia
indossai una maschera e mi mischiai tra la folla.

I nostri sguardi si trovarono subito e sceglierci fu automatico, era così bella, ma era spenta, soffriva, ma a noi bastò sfiorarci ed i nostri cuori tornarono a battere all'unisono.
Arrivato a destinazione mi sentivo a disagio, volevo solo che finisse tutto presto e andare via.

In questi incontri due uomini assetati di sangue si affrontano in una lotta selvaggia, fatta di calci, pugni , testate tutto era concesso, nei dintorni vedette pronte a lanciare l'allarme e scatenare il fuggi, fuggi.
Finalmente il tutto ebbe inizio, il mio avversario era uno tosto ma non mi spaventa, io volevo solo che tutto finisse quanto prima per poter andare via di qui per sempre.

Ero in vantaggio quando tra la folla credetti di vedere Lara, in quell'attimo di distrazione il mio avversario iniziò con il massacro,
riducendomi nei peggiori dei modi , faticavo pure a respirare, ma non potevo arrendermi, così a fatica mi rialzai e scaricai tutta la mia rabbia e vinsi l'incontro.

Uscito da quell'inferno raggiunsi la mia auto e chiamai subito mio fratello al quale inviai la mia posizione e lui arrivò quasi nell' immediato.
Con fare protettivo mi aiutò a salire in auto, ma i dolori erano troppo forti per evitare di urlare .

"Alessio, dimmi come è potuto
succedere, sei una testa di cazzo ma
sei bravo"
"Mi sono distratto, credevo di vedere
Lara tra la folla e lo stronzo mi ha
massacrato"
"Andiamo, Andrea e di turno"
"No, non voglio dare spiegazioni"
"Sta zitto, è meglio"

Aveva ragione era meglio che io non parlassi, ma una sua conversazione attirò la mia attenzione

"Mamma, lo porto in ospedale e
messo male, raggiungici con un taxi"
"Dio, non avresti dovuto dire niente"
"Stai parlando sul serio? Sono
settimane che non dorme, spesso la
trovo in lacrime, ha paura di perdere
suo figlio, riesci a capirlo o no?"

Non dissi altro, eppure avevo sempre sentito dire che il tempo era un ottimo guaritore, ma avevo potuto constatare che erano tutte balle, perché le ferite del cuore rimangono indelebili nell'anima come tatuaggi.

Arrivati, il mio migliore amico mi aiutò a stendermi su una barella ed insieme a lui salimmo su per iniziare i controlli.

"Alessio, perché?"
"Non c'è un perché"
"Che cazzo stai dicendo, stai
mandando a puttane tutto per quella
merda, perché non sei venuto a
parlarmene?"

Aveva ragione, non ero stato in grado di affrontare i miei problemi, avevo scelto di evitarli che vigliacco..
Qualche ora dopo la diagnosi non era delle migliori, avevo due costole rotte , una di esse aveva sfiorato il polmone facendo sì che si formasse del liquido, da lì si spiegava la difficoltà nel respirare, non ero in fin di vita, ma neanche messo bene.

Il mio ricovero immediato ed in prognosi riservata, no che volessi ma non potevo rifiutarmi soprattutto lo devo a mia madre.
Mia madre era arrivata ed in lacrime senza dire una parola si sedette accanto a me, nel frattempo il continuo suono del mio telefono e quello di Christian

"Alessio, bisogna rispondere o
impazzirá"
"Fallo tu"

Senza aggiungere altro fece ciò che gli  chiesi  e in pochissimo tempo riuscì a liquidarla.
La situazione era pesante ma comunque sorrisi al suo pensiero, aveva sempre odiato questi modi di fare ed immaginare la sua reazione fu davvero facile e quasi divertente, poi chiusi gli occhi e crollai in un sonno profondo.

Every breath you take ( Sequel Di "Le Sfaccettature dell'amore" ) Where stories live. Discover now