Silence

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Sono tornataaa!!! *Si abbassa per evitare una scarpa volante* Lo so, vi faccio sempre aspettare troppo. Giuro che non lo faccio apposta.😖🙏
Now, spero che il capitolo vi piaccia miei cari Fenicotteri Petalosi e vi aspetto nei commenti per sclerare e teorizzare insieme.
Abbracci lupeschi.🖤🐺

Passarono tre giorni dalla furiosa litigata e nonostante ciò, regnava ancora il silenzio più totale fra i due. Oltretutto, entrambi parevano non voler dare alcun segno di cedimento. 

Dopo la sua sfuriata, il moro si era chiuso a riccio, limitandosi a parlare il minimo indispensabile, come ad esempio, lo scandire l'orario dei pasti. E se non doveva cucinare o fare mestieri di altro genere, passava quasi tutto il tempo in camera sua a leggere, e nel caso la giornata fosse stata particolarmente bella ma non eccessivamente afosa rimaneva seduto sotto il portico di casa, mentre il vento estivo che passava fra le travi di legno gli scompigliava i capelli neri come la pece.

Arthur dal canto suo, iniziò a passare le giornate come meglio poté, rispettando le rigorose leggi di Merlin. Che sostanzialmente consistevano nel non disturbarlo a meno che non fosse strettamente necessario. 

Era tornato a dormire sullo scomodo giaciglio di coperte, questa volta sistemato strategicamente in salotto, così da evitargli  ogni possibile entrata in camera di Merlin. 
Si dovette pure tenere la ciotola dell'acqua e del cibo per terra, messi da Merlin il giorno dopo la loro sfuriata. Con tutta probabilità, messe per evitare di essere disturbato anche solo per un bicchiere d'acqua ma, ad Arthur non piacque comunque l'idea di dover bere e mangiare come un quadrupede qualunque.
Mai come in quei giorni il suo orgoglio di Pendragon fu messo alla prova.
Passando letteralmente dalle stelle alle stalle.

Per il resto poteva fare quello che voleva, come guardare la tv se riusciva a beccare i tasti giusti con le sue grosse zampe pelose o dormire in giardino sul soffice prato verde o in qualunque altra parte della casa, esclusa la stanza di Merlin, ovviamente.

Sembrva aver sviluppato una sorta di letargo intermittente, che lo coglieva all'improvviso nel caso non ci fosse nulla di abbastanza interessante da intrattenerlo. Gli bastava sdraiarsi pochi minuti per addormentarsi profondamente senza quasi rendersene conto, per poi svegliarsi una o due ore dopo come se nulla fosse. 

Sapeva che i cani di giorno dormivano parecchio, ma di certo non si aspettava di essere anche lui vittima di quello strano sonno totalizzante. Non che gli dispiacesse, visto che non aveva modo di fare nulla per occupare il tempo, tranne esplorare le sue nuove capacità lupesche come: il super udito e il fiuto iper sensibile. Ma da atleta quale era avrebbe preferito occupare il suo tempo in modi migliori e più produttivi, piuttosto che poltrire tutto il giorno, origliando le conversazioni dei vicini. 

Questo non fece altro che demoralizzarlo ancora di più visto che si sentiva a tutti gli effetti un vero e proprio cane domestico. 
Già si immaginava a distanza di anni, ancora lì, in quella casa con Merlin e sua madre a ingrassare e dormire come un cane qualunque. Senza più rivedere la sua squadra, la sua casa. Chiedendosi per quanto tempo lo avrebbero cercato e dopo quanto si sarebbero scordati del Grande Arthur Pendragon, erede della Famiglia Pendragon, Capitano della Squadra e Ruba Cuori indiscusso della scuola.
Forse con il tempo si sarabbe pure dimenticato chi fosse davvero, e chissà se avrebbe incominciato ad invecchiare come i cani normali. Se così fosse questo voleva dire, vivere ancora pochi anni al massimo...dodici anni se era fortunato, visto che per un cane un anno vale per sette. Ma nemmeno l'idea di trascinarsi come una vecchia carcassa lo allettava gran che.
Gli si drizzò la pelliccia a quei pensieri funesti.

Meglio morire giovane!

E mentre Arthur vagava in una sorta di limbo tormentato dal pensiero di rimanere un lupo per sempre, Merlin sembrava aver ritrovato la sua dimensione, nonostante il Pendragon fosse ancora in casa con lui.
Il non parlare con Arthur della sua vita privata, anzi il non parlargli affatto, gli aveva giovato anche se era perfettamente conscio di non poter passare così il resto dell'estate.
Il problema andava risolto, anche se detestava l'idea di dover parlare con Arthur per riuscirci. Non voleva perdere nuovamente il controllo per colpa sua e soprattutto voleva evitare che ficcasse il naso dove non doveva. 

Quando cala la notte e la magia divampa || MerthurDove le storie prendono vita. Scoprilo ora