capitolo 85

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Jack Pov's

Erano le 4 del mattino e io ancora non dormivo. Da quel che mi aveva detto "Finn" cambiava personalità solo in alcuni casi. Ecco perché spesso sembrava normale.

Però da quando era successo il fatto di Noah non ero più riuscito a vedere il mio Finn.

Eppure mentre dormiva sembrava lo stesso.

Come Ve lo immaginate? Io me lo immagino accovacciato a sé stesso con un braccio intorno al busto della sua vita... Ovvero Sophia.

Ed era proprio così che stava. Solitamente quando era sveglio non faceva altro che guardarmi e sorridermi come solo lui sapeva fare, dava le sue attenzioni solamente a me e se non c'era nessuno con noi abbracciava me.

Ma sapevo che se fossimo stati in compagnia avrebbe cercato sicurezza in qualcuno che avrebbe saputo "proteggerlo" qualcuno a cui avrebbe fidati la sua stessa vita. E sapevo che quella era Sophia.

Sia io che lei eravamo abituati e ci andava bene così. Non ero geloso perché per il suo problema era normale cercare rifugio in una figura sicura.

Ecco perché in quel momento abbracciava Sophia.

In un lampo di genio mi alzai facendo attenzione a non svegliare nessuno.

Misi velocemente le scarpe e uscii di casa così come stavo.

Camminai a lungo, verso una meta ben precisa, nonostante non avessi assimilato bene dove stessi andando.

Pensai solo a Finn, a quanto avessi paura di stare vicino a lui e a quanto questa cosa non andasse bene.

Le mie gambe si muovevano da sole e non avevo la facoltà di fermarle. Ero consapevole del fatto che fuori facesse freddo, molto freddo perché cominciavo a non sentirmi più i piedi e le dita delle mani, ma non me ne curai.

Continuai a camminare e incominciò addirittura a piovere bagnandomi dalla testa ai piedi. Il freddo iniziò a farsi sentire, dopotutto camminavo per la città alle 4 di mattina del due novembre con addosso solo un pigiama di Finn.

Il mio respiro si fece pesante e il passo più veloce, le gocce d'acqua cadevano sul mio corpo prepotentemente, non lasciandomi via di scampo. Ma poi finalmente riuscii ad arrivare a destinazione.

Entrai nell'ospedale tenendomi il busto con le braccia. Avanzai verso il bancone della segreteria dove un ragazzo stava picchiettando sul computer <Buonasera, come posso aiutarla?>

Jack fece per rispondere fa non si era accorto che i denti avessero iniziato a battere furiosamente.

Doveva solo parlare con un dottore. Però non riusciva a parlare.

Stranamente il destino era dalla sua parte e il dottor Schephard uscì da una stanza avvicinandosi al bancone con dei moduli in mano.

<Stefan, fammi per favore due copie di questi fogli...- disse al ragazzo prima di accorgersi della mia presenza -...Jack... Che ci fai qui a quest'ora? E vestito così, poi... Dio Jack, ma stai tremando! Forza, vieni con me.>

Mi prese la mano, che era gelata, e mi condusse in una sala.

Mi fece sedere su un lettino e prese degli armesi per visitarmi.

Non mi sentivo più le dita e cercai disperatamente la coperta del lettino con cui mi coprii subito dopo averla trovata.

<Jack!- alzai lo sguardo e mi accorsi che il dottore si era messo di fronte a me. Si mise lo stetoscopio alle orecchie e passò l'altra parte sul mio petto -Mi dici che ci fai qui?>

I'm In Love With You! || JyattWhere stories live. Discover now