45. Promesse

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Ci furono troppi addii per i miei gusti

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Ci furono troppi addii per i miei gusti.

Fra i morti c'era Lee Fletcher della casa di Apollo, abbattuto dalla mazza di un gigante. Fu avvolto in un drappo dorato senza nessuna decorazione. Mi dispiacque un sacco: Lee era un bravo ragazzo. Non eravamo particolarmente vicini, ma lui e Will lo erano e spesso mi allenavo con loro.

Castore, uno dei gemelli figli di Dioniso, era invece caduto battendosi contro un mezzosangue nemico -quello che avevo fulminato mentre io e Percy correvamo verso i segugi infernali. Polluce cercò di dire qualche parola per il gemello, ma la voce gli si strozzò in gola e si limitò a prendere la torcia. Accese la pira funebre al centro dell'anfiteatro e nel giro di pochi secondi la fila di salme fu inghiottita dal fuoco, mandando fumo e scintille verso le stelle. Successivamente mi fece sapere che avevo solo pesantemente stordito il semidio che lo aveva ucciso, e che grazie alle mie gesta erano riusciti a catturarlo. Sinceramente non volevo essere nei suoi panni quando Dioniso lo avrebbe saputo. Non mi aspettavo di rivederlo vivo -o sano di mente. Ricordavo ancora l'aiuto che il dio del vino ci aveva dato l'anno precedente, anche se avrei tanto voluto dimenticarlo.

Passammo la giornata seguente a curare i feriti, ovvero quasi tutti -e, in misura minore, anche me. Lo scontro con Campe mi aveva un po' provata fisicamente: la colpa era sicuramente della mia Aerocinesi. Padroneggiavo molto bene l'Elettrocinesi: nonostante ogni tanto andasse un po' fuori controllo per via delle mie stupide emozioni, non mi aveva mai portata al punto di perdere sangue dal naso o di prosciugare completamente la mia energia vitale. Dovevo lavorarci su.

I satiri e le driadi si misero al lavoro per riparare i danni nel bosco. A mezzogiorno, il Consiglio dei Satiri Anziani tenne una riunione d'emergenza nel boschetto sacro. Io, ovviamente, fui invitata a non partecipare: stando alla versione ufficiale, Sileno era molto offeso per come mi ero rivolta a lui. Chirone, invece, pensava che il vecchio satiro fosse terrorizzato da me. Feci promettere a Percy, Juniper e Annabeth di raccontarmi ogni cosa, visto che loro potevano andarci.

Avevo cercato Nico per un po', ma non lo avevo trovato. Sperai che non se ne fosse andato senza salutare. Raggiunsi il laghetto delle canoe e mi sedetti sull'erba con un lungo sospiro. Il Campo era praticamente semi-deserto; i semidei in giro erano veramente pochi. Chirone aveva avuto ragione: non eravamo minimamente preparati ad una battaglia. L'esercito di Crono era di gran lunga più numeroso e più forte di noi... e Crono non aveva nemmeno partecipato.

«Ciao, Alex». Mi girai, guardando alla mia destra. Silena mi rivolse un piccolo sorriso, sedendosi accanto a me. «Ti disturbo?»

«Ehi. No, per niente» replicai. La osservai meglio; aveva qualche graffio su mento, guancia e braccia, ma a parte quello non c'era segno che avesse partecipato attivamente alla battaglia. «Come stai?»

Silena si strinse nelle spalle. «E' stata dura» rispose con un filo di voce. Teneva lo sguardo basso e fissava l'acqua davanti a sé. «Non mi aspettavo che fossero così forti...»

[4] 𝙏𝙧𝙖𝙥𝙥𝙚𝙙 » Percy JacksonWhere stories live. Discover now