16. Confessioni al buio (P)

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Ci sistemammo in un corridoio fatto di grossi blocchi di marmo

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Ci sistemammo in un corridoio fatto di grossi blocchi di marmo. C'erano dei sostegni di bronzo alle pareti, di quelli che un tempo si usavano per le torce, e sembrava quasi di trovarsi all'interno di una tomba greca. Doveva essere una parte antica del Labirinto e Annabeth decise che era un buon segno. «Probabilmente siamo vicini al laboratorio di Dedalo» disse «riposiamoci un po', tutti quanti. Continueremo domattina»

«Come facciamo a sapere quando è mattina?» chiese Grover.

«Tu pensa a riposare» insistette Annabeth.

Grover non se lo fece ripetere due volte. Tirò fuori un mucchietto di paglia dallo zaino, ne mangiò un po', usò il resto per fabbricarsi un cuscino e un attimo dopo russava già.

Tyson ci mise un po' di più per addormentarsi. Armeggiò con qualche pezzetto di metallo del suo kit per alcuni minuti, ma non era molto contento del risultato –qualunque cosa fosse. Continuava a smontare i pezzi. «Mi dispiace per lo scudo» disse Alex. La guardai. Era appoggiata al muro tra me e Tyson, e aveva l'aria stanca. «Tyson si era impegnato tanto per ripararlo...» aggiunse.

Tyson alzò lo sguardo. Aveva l'occhio rosso di pianto. «Non ti preoccupare, Alex. Mi hai salvato. E non saresti stata costretta a farlo se Briareo ci avesse aiutato»

«Era solo spaventato» risposi «sono sicuro che si riprenderà»

«Non è forte» ribatté Tyson «non è più importante». Liberò un grosso sospiro triste, poi chiuse l'occhio. I pezzi di metallo, ancora smontati, gli caddero dalla mano e lui cominciò a russare. Alex sospirò e tirò fuori il sacco a pelo, sistemandosi di fianco a lui. Nel giro di un paio di minuti si era addormentata profondamente.

Cercai di addormentarmi anch'io, ma non ci riuscivo. Non so perché, ma essere appena stato inseguito da una gigantesca donna-drago armata di scimitarre avvelenate mi impediva di rilassarmi. Raccolsi il sacco a pelo e lo trascinai dove Annabeth si era seduta a fare la guardia. Mi sedetti accanto a lei. «Dovresti dormire» mi disse.

«Non ci riesco. Tu stai bene?»

«Sicuro. Il mio primo giorno a capo dell'Impresa. Fantastico»

«Ce la faremo» la rassicurai «troveremo il laboratorio prima di Luke»

Lei si scostò i capelli dal viso. «Vorrei soltanto che questa impresa fosse logica» si lamentò «insomma, stiamo viaggiando, ma non abbiamo idea di dove finiremo. Come si fa ad arrivare a piedi in California in un solo giorno, partendo da New York?»

«Lo spazio è diverso nel Labirinto»

«Lo so, lo so. È solo che...». Mi guardò esitante. «Percy, mi ingannavo. Tutte quelle mappe e quelle letture... non ho idea di dove stiamo andando»

«Te la stai cavando benissimo. E poi non sappiamo mai quello che stiamo facendo. Però le cose si risolvono sempre. Ti ricordi in quel parco acquatico, quando ci hai fatti volare in aria?»

«Ah, sarei stata io? Quel volo è stato tutta colpa tua!»

«E ti ricordi l'isola di Circe?»

Annabeth fece un piccolo sorriso. «Già. Eravamo molto carini in forma animale. Se non ci fosse stata Alex saremmo rimasti un gufo e un porcellino d'india per sempre»

Era proprio vero. Spostai lo sguardo su di lei, addormentata a qualche metro da me. Sembrava pacifica. «Speravo volessi lasciarla indietro, stavolta» dissi piano.

Mi resi conto che l'avevo involontariamente detto in tono accusatorio. Quando guardai Annabeth, la sua espressione era colpevole. «Io... mi dispiace, Percy» mormorò «so che lo avresti preferito. Ci avevo seriamente pensato, ma... ecco, sentivo di aver bisogno di lei. Non potevo lasciarla indietro»

Sì, avrei decisamente preferito che fosse rimasta al Campo. Da quando eravamo entrati nel Labirinto non facevo altro che ripensare alle parole di Atena. Avevo paura che le succedesse qualcosa di brutto... e ormai ero praticamente certo che Annabeth si fosse tenuta per sé l'ultimo verso della profezia che aveva ricevuto. Ma ormai quello che era stato fatto era stato fatto. Non potevo rimandarla indietro, e c'era una parte di me che la voleva assolutamente lì al mio fianco. Mi dava una sicurezza che non provavo con nessun altro.

«So che tieni moltissimo a lei» disse Annabeth quando notò che non le rispondevo «e conosco Alex come le mie tasche: so per certo che anche per lei è così. Io ignorerei le parole di Afrodite se fossi in te, Percy»

Sospirai. In un certo senso l'avevo già fatto. «L'ho baciata» confessai.

Annabeth trasalì, spalancando gli occhi grigi. «Tu... davvero?» esclamò sorpresa.

Annuii. Mi sentii pure arrossire per l'imbarazzo. Meno male che non c'era molta luce, lì sotto. «Sì, io... be', stavamo litigando, ed ero davvero infuriato. Poi lei mi ha detto che ha baciato Mitchell e io ho perso la testa»

Annabeth annuì lentamente, aggrottando leggermente la fronte. Poi un angolo delle sue labbra si sollevò appena. «Per lei» disse.

«Per lei cosa?»

«Hai perso la testa per lei». Annabeth abbassò la testa, giocherellando con uno dei lacci delle sue scarpe da tennis. Aveva l'espressione colpevole quando la alzò per guardarmi. «Mi dispiace tanto. Non dovevo permetterle di venire con noi» aggiunse in un sussurro.

Aggrottai la fronte, confuso. Perché aveva l'aria così colpevole? «Perchè?» domandai teso «Le...». Deglutii. «Le potrebbe succedere qualcosa di brutto? Cosa sai che io non so, Annabeth?»

Lei scosse piano la testa. «No è che... be', siamo tutti in pericolo, qui sotto» spiegò «potrebbe succedere qualcosa a lei come a me, o a te. Tutto qui. E a proposito del Labirinto...». Annabeth si mordicchiò il labbro inferiore. «Percy, cosa intendeva Era quando ha detto che conosci il modo per attraversare il Labirinto?»

La sua risposta non mi convinceva fino in fondo, ma sapevo che non sarei riuscito a cavarle di bocca più di così. E poi avrebbe potuto tranquillamente essere una mia impressione. «Non lo so» ammisi «dico sul serio»

«Me lo diresti?»

«Certo. Forse...»

«Forse cosa?»

Be', perché non approfittarne? «Forse se tu mi dicessi l'ultimo verso della profezia mi aiuteresti...»

Annabeth rabbrividì. «Non qui. Non al buio»

«Di che scelta parlava Giano? Era ha detto-»

«Basta» sbottò Annabeth. Poi fece un respiro tremante. «Scusa, Percy. Sono solo stressata. Ma io non... insomma, ci devo pensare»

Restammo seduti in silenzio, ascoltando gli strani cigolii e i gemiti del Labirinto, l'eco scricchiolante delle pietre mentre i tunnel si spostavano, crescevano, si espandevano. Il buio mi fece tornare in mente le visioni di Nico e a un tratto mi resi conto di una cosa. «Nico è quaggiù da qualche parte» esclamai «ecco come ha fatto a sparire dal Campo. Ha trovato il Labirinto. Poi ha scovato un sentiero che lo ha condotto ancora più giù, fino agli Inferi. Ma adesso è tornato qui, ed è venuto a cercarmi»

Annabeth rimase zitta per un po'. Notai che osservava Alex dormire, e mi domandai il perché. «Percy, spero che ti sbagli. Ma se hai ragione...». Scrutò il raggio della torcia, che gettava un debole cerchio di luce sulla parete di pietra. Ebbi la sensazione che stesse pensando alla sua profezia.

Non l'avevo mai vista così stanca. «E se facessi io il primo turno di guardia?» proposi «Se succede qualcosa, ti sveglio»

Per un attimo sembrò sul punto di protestare, ma poi annuì, si accasciò sul sacco a pelo e chiuse gli occhi.

[4] 𝙏𝙧𝙖𝙥𝙥𝙚𝙙 » Percy JacksonWhere stories live. Discover now